ASTENSIONISMO A DESTRA: PERCHE’ L’ELETTORE DOVREBBE ANCORA VOTARE PER VECCHI MESTIERANTI CON PROGRAMMI OTTOCENTESCHI?
NON ESISTE PIU’ UN MOVIMENTO CREDIBILE E UN LEADER MODERNO, CAPACE DI INTERPRETARE I TEMPI NUOVI… E SENZA SAPER FARE OPPOSIZIONE NON SI DIVENTA MAGGIORANZA NEL PAESE
I risultati delle elezioni regionali in Emilia e in Calabria non esigono grossi commenti: la vera novità è rappresentata dal fatto che solo un elettore su tre ormai va a votare.
In termini tecnici gli addetti ai lavori la chiamano “crisi di rappresentatività “.
Per quale motivo un elettore di sinistra, legato al sindacato, dovrebbe votare per il partito di Renzi?
Per quale ragione dovrebbe farlo un giovane precario che della pseudo riforma del lavoro ha capito l’essenziale, ovvero che non produrrà un solo posto di lavoro a tempo indeterminato in più?
O quale motivazione può trovare un simpatizzante di Grillo per recarsi alle urne dopo aver visto emergere “tutto e il contrario di tutto”, in un movimento contraddittorio, con anime diverse e un capo dalle sembianze nordkoreane?
E infine, un elettore moderato di destra dovrebbe proprio essere travolto da un momento di ordinaria follia per trascinare le gambe in cabina e votare per un partito che da mesi fa la ruota di scorta di Renzi in cambio di un posto a tavola (e di leggi che non penalizzino le aziende del capo).
Il resto a destra conta poco, anche se qualcuno canta vittoria: quando la gente non disertava le urne (nel 2009) la Lega aveva già raggiunto in Emilia il 13,67%, oggi che va a votare la metà è normale che arrivi a sfiorare il 20%.
Anche alla luce della percentuale di razzisti che indubbiamente esistono in Italia e del fatto che Berlusconi ha permesso che il candidato governatore fosse un leghista e fungesse da traino.
Ricordiamo solo un dato: cinque anni fa la Bernini raccolse il 36,52%, oggi il candidato del centrodestra è arrivato al 29,9%.
Quindi più si estremizza la coalizione, meno voti prende.
Per non parlare del modestissimo 23,6% del Centrodestra in Calabria.
La Lega ha semplicemente dato l’impressione di “fare opposizione” e molti elettori si sono così dimenticati lo scandalo dei rimborsi spesa che li ha visti in prima fila, in Emilia come in Piemonte e in Lombardia.
Se il nuovo sono Salvini e la Meloni, converrebbe rispolverare il detto “quando sento parlare di cultura…”: sono semplicemente la garanzia del sistema per canalizzare la protesta su binari innoqui.
Non a caso sono sempre pronti a scattare sull’attenti in parlamento (e fuori) al richiamo del padrone.
Esiste a breve un’alternativa per ricostruire un’area di destra moderna, liberale nelle idee e sociale nei valori e nella prassi?
Per farlo occorrerebbe partire da un’analisi che avevamo pubblicato qualche settimana fa, da cui emergeva, dati alla mano; che metà degli elettori di centrodestra non si sentono rappresentati dagli attuali referenti partitici.
Da ieri temiamo (e speriamo) che siano pure diventati di più.
E’ da loro che occorre ripartire, con un nuovo progetto di destra a tutto campo, una destra non liberista, ma moderata e attenta alle esigenze dei ceti più esposti alla crisi.
Una destra che non deve imitare la sinistra, ma che non lasci alla sinistra temi che non sono di suo monopolio, anzi che spesso sono “nostri”.
Scavalcando nel caso anche la stessa sinistra e ponendosi come interlocutori di categorie finora “inagibili”.
E qui si collega il secondo aspetto: occorre anche saper fare opposizione.
E’ normale, ad es., che a Milano 6.000 famiglie siano sotto sfratto e il Comune non abbia i soldi per ristrutturare 24.000 appartamenti per mancanza di fondi statali?
Mancano le case popolari e la destra razzista non sa che prendersela con gli immigrati: perchè non dice che la marchetta di Renzi degli 80 euro ci è costata la stessa cifra con la quale avremmo potuto non dico ristrutturare, ma addirittura costruire 100.000 appartamenti popolari?
O a qualcuno fanno comodo gli scontri tra poveri ?
Esisterà un leader credibile un domani capace di parlare di questi semplici progetti, invece che inneggiare alle oligarchie corrotte di leader ex comunisti, azionisti miliardari della Gazprom?
Per ora accontentatevi dei provini a Cinecittà e dei rutti padagni: certamente non rimarranno nella storia del nostro Paese.
Forse neanche nel folclore, meglio una sagra dei fagioli borlotti.
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