“QUANDO I VIOLENTATORI SONO I SOLDATI USA NIENTE CARCERE”
IL MILITARE, GIA’ ACCUSATO DI STUPRO, E’ FUGGITO DALLA BASE NATO E HA AGGREDITO ALTRE DUE DONNE
“Questa volta il processo si farà in Italia”. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando torna sull’ennesimo episodio di violenza di genere che vede coinvolto un militare americano della base Del Din (conosciuta come Dal Molin) a Vicenza.
A differenza di quanto accaduto tante altre volte in passato, il guardasigilli promette che l’Italia stavolta non rinuncerà al processo.
Resta il fatto che a compiere la violenza (un’aggressione che non è però sfociata in uno stupro) è, per la terza volta, lo stesso militare: Jerelle Lamarcus Gray di 22 anni.
E che, nonostante le due violenze sessuali per le quali è indagato, Lamarcus non si trovasse in carcere, ma agli arresti domiciliari dentro la base, dalla quale è riuscito a fuggire.
Il suo nome compare la prima volta sulle cronache locali nel novembre 2013 quando una minorenne lo accusa di averla stuprata all’uscita da una discoteca
Nel luglio scorso il secondo episodio: una prostituta di 27 anni accusa lui e un suo commilitone di violenza sessuale e del successivo pestaggio di cui è vittima.
La donna era incinta di sei mesi: il figlio è nato con malformazioni neurologiche e all’apparato respiratorio (gli accertamenti medici in corso dovranno stabilire se c’è una correlazione tra le violenze e i problemi del bebè).
Nella notte tra venerdì e sabato, il terzo episodio. Lamarcus Gray si trovava all’interno della Del Din: non in una cella di sicurezza, ma in un normale dormitorio.
Questo perchè, appena una settimana dopo il secondo stupro di cui Lamarcus è accusato, la Procura ha disposto gli arresti domiciliari, invece della custodia in carcere.
La dinamica della fuga è da film: il militare ha eluso la sorveglianza della base di sicurezza formando un fantoccio di vestiti sotto le coperte ed è scappato dalla finestra.
Dopo un’abbondante bevuta, ha raggiunto un residence dove “esercitano” molte prostitute.
Ne ha avvicinata una e — stando alle ricostruzioni degli inquirenti — l’ha aggredita, senza però ottenere una prestazione sessuale.
Anche questa donna, come la vittima della violenza di luglio, era incinta.
Dopo la prima aggressione si è rivolto a un’altra donna. Di fronte al suo rifiuto, avrebbe colpito al volto anche lei. Si è scatenata una rissa che, grazie alle telecamere di sorveglianza, ha permesso alla polizia di intervenire rapidamente.
L’uomo è stato arrestato per l’evasione e denunciato per le lesioni.
“È incredibile che non fosse in una cella di sicurezza. A Vicenza quando un procedimento riguarda i militari Usa spesso si applicano premure poco comprensibili”, commenta Alessandra Bocchi, legale della donna aggredita a luglio.
Stessa lettura per Anna Zanini, che assiste la minorenne violentata un anno fa: “Se si fosse trattato di un immigrato di altra nazionalità , vista la gravità dei reati e la loro reiterazione, il trattamento sarebbe stato diverso”.
Ancora più diretta la candidata Pd alla Regione Veneto, Alessandra Moretti: “È sconcertante che di fronte a un reato così grave e reiterato non si siano decise misure cautelari che avrebbero scongiurato la fuga. E, stavolta, il processo si deve celebrare in Italia”.
Preoccupazione comprensibile: per una singolare interpretazione dei trattati Nato il 90% dei reati compiuti dai militari americani in Italia vengono giudicati oltreoceano.
Orlando però promette: “Dopo i reati sessuali raccontati dalla stampa nei mesi scorsi, abbiamo deciso che tutte le violazioni di una certa gravità saranno giudicate in Italia”.
Una promessa già annunciata su Twitter dopo il secondo stupro.
“Da allora però – racconta la legale che segue il caso – il ministero non ha mai confermato dove si terrà il processo”.
Alessio Schiesari
(da “il Fatto Quotidiano“)
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