SALVINI ANNUNCIA “CENTRI PER RIMPATRI CHIUSI”, QUALCUNO LO AVVISI CHE GIA’ ESISTONO, SONO NEL DECRETO DEL SUO AMICO MINNITI DI UN ANNO FA, SI SVEGLI
SONO I CPR, CENTRI DI PERMANENZA PER IL RIMPATRIO, DOVREBBERO ESSERCENE UNO PER REGIONE, MA FINO AD OGGI SONO SOLO SEI…SAPETE DOVE MANCANO? NELLE REGIONI RETTE ANCHE DALLA LEGA PERCHE’ SI SONO OPPOSTI I GOVERNATORI LEGHISTI
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ai cronisti in Transatlantico ha detto che “vanno realizzati
Centri per i rimpatri “che permettano di espellere chi va espulso”. Centri “chiusi“, dunque, “che servono per ospitare momentaneamente chi deve tornare a casa sua”.
Centri di questo tipo — destinati non ai richiedenti asilo, ma agli irregolari destinatari di provvedimento di espulsione — sono già previsti dal decreto Minniti dell’aprile 2017: non si chiamano più Cie (Centri di identificazione e di espulsione) ma Cpr, “Centri di permanenza per il rimpatrio“, secondo il provvedimento voluto dall’ex capo del Viminale doveva essercene uno in ogni Regione da 150 posti al massimo ma fino a oggi quelli aperti sono solo 6 (Torino, Roma, Bari, Brindisi, Caltanissetta e Potenza) per poche centinaia di posti rispetto ai complessivi 1.600 previsti a regime. Altre strutture sono state individuate (da Iglesias a Bologna, a Santa Maria Capua Vetere), ma non avviate.
Il problema a cui Salvini si trova di fronte è l’opposizione di molti governatori e di molti sindaci.
Chissà come mai in Lombardia, Veneto e Liguria i governatori leghisti non hanno messo a disposizione strutture adeguate, visto che Salvini parla tanto.
Il problema in ogni caso è che per rimandare a casa gli irregolari e superare i poco più di 6mila i rimpatri in media ogni anno servono accordi con i Paesi di provenienza: l’Italia ne ha siglati solo con Tunisia, Egitto, Nigeria, Sudan e Gambia.
Quindi Salvini pensi a lavorare invece che fare annunci.
(da agenzie)
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