DISSIDENTI M5S: “SPOSTIAMO ANCHE IL DECRETO SICUREZZA AL 2020”
AUMENTANO LE INSOFFERENZE PER LA GESTIONE DEI RAPPORTI CON L’ALLEATO E LA LINEA DEL BECCHINO DEL FU MOVIMENTO DEGLI HONESTI
Dopo l’accordo con Matteo Salvini Che prevede sì l’abrogazione dei tempi della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, ma che ne sposta l’entrata in vigore al gennaio 2020, aumentano i malumori tra i parlamentari grillini
Come una mazzata, è arrivata la stroncatura di Piercamillo Davigo. Il magistrato, nel pantheon del movimentismo, ha tuonato: “Vedremo gli effetti quando sarò morto, funzionerà da qui all’eternità “.
Parole che non sono passate inosservate in una parte del gruppo parlamentare 5 stelle.
Al fine pena mai si è aggiunto il fine fronda mai.
Perchè il dissenso non coinvolge una fetta di onorevoli tale dal destare per ora preoccupazione. Ma il caso che ha coinvolto i ribelli al Senato, ha causato fibrillazioni anche al di là del normale nella stanza dei bottoni del vicepremier e ha portato al deferimento di cinque senatori di fronte ai probiviri potrebbe ripetersi di qui a breve.
E riguarderebbe lo stesso versante: quello di un cedimento secco ai desiderata della Lega, rinnegando la piattaforma sulla quale M5s ha costruito la propria credibilità e il proprio consenso politico.
È Elena Fattori, in prima linea sulle critiche al decreto sicurezza, ad affidare a Huffpost le proprie perplessità : “Non vedo perchè rimandare al 2020 lo stop alla prescrizione. Non c’è bisogno di rinviare così a lungo per armonizzare con una riforma complessiva della giustizia”.
La senatrice poi tira una vera e propria stoccata: “Se però il nuovo corso di questo governo è lavorare su riforme meditate e complessive chiederei di fare altrettanto su immigrazione e sicurezza, congelare questo decreto scritto malissimo e lavorare insieme su una riforma complessiva con orizzonte 2020”.
Il collega alla Camera, Andrea Colletti, va oltre: “È una cagata pazzesca. Non ha senso – spiega all’Adnkronos – farla entrare in vigore dopo. Tanto vale farla entrare in vigore subito, visto che gli effetti li vedremo nel 2024, più o meno”.
Raggiunto al telefono, Gregorio De Falco si trincera dietro la prudenza: “Voglio prima leggere il testo”.
Più o meno la stessa linea di Nicola Morra, esperto senatore tra i più fermi custodi dei 5 stelle che furono: “Molto dipenderà da come si costruirà la norma sul processo penale”. Ma se gli si chiedono previsioni (non) risponde con ironia tagliente: “Lasciamo il lavoro ai raffinati cultori della materia”.
A microfoni spenti si raccolgono le perplessità di altri deputati. Di prima come di seconda legislatura.
“È l’ennesima volta che Salvini ci frega”, spiega un peones nel cortile della Camera. E allarga le braccia. Un suo collega è più prudente, ma altrettanto critico: “Io capisco gli hashtag e le campagne virali, ma qui la verità è che ci stanno mangiando in testa, così alle europee sarà un bagno di sangue”.
Perplessità diffuse, con gradi più o meno marcati di insofferenza. Non una valanga, ma una serie di mal di pancia che, decreto dopo decreto, si sommano nel mondo dei soldati 5 stelle, un mondo in cui per dirla con Albert Camus “tutto è dato e nulla viene spiegato”.
E che potrebbero a lungo andare scavare la roccia della leadership.
(da “Huffingtonpost”)
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