INTERVISTA A CASELLI: “LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE NON SI FARA’ MAI”
“TROPPE VARIABILI, SOLO VAGHE PROMESSE DI FATTI FUTURI CON ESITI INCERTI”…”LA PRESCRIZIONE SERVE AI COLPEVOLI RICCHI CHE POSSONO PERMETTERSI BUONI AVVOCATI”
L’ex magistrato Gian Carlo Caselli vorrebbe la riforma della prescrizione presto, così come l’epocale riforma del processo penale.
Ma non crede al governo gialloverde, “non capisco come possano passare dalla tempesta al sereno in mezz’ora”.
Dubita, e molto. “2020 dice il ministro Bonafede? Ma la riforma della prescrizione è tassativa o subordinata alla riforma del processo penale? Le variabili sono troppe. In ogni caso oggi il processo non è breve proprio perchè la prescrizione non s’interrompe mai”.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dice: “La riforma del processo penale sarà approvata nel dicembre 2019, prima dell’entrata in vigore della riforma della prescrizione”. Se ne riparla, se va bene, nel 2020. Si fida? Davvero avremo tempi certi?
Fare previsioni non è mai facile, ma in questo caso diventa un azzardo. Le tensioni interne al governo gialloverde e le suggestioni esterne intrecciate con variabili continue, nazionali e internazionali, sono talmente numerose da rendere il quadro problematico e confuso. Stando alle prime notizie devo confessare che non ho capito molto bene come stanno le cose. Sembrerebbe che la riforma della prescrizione sia inserita nel ddl anticorruzione che è ancora in fase di approvazione, quindi non so rispondere con sicurezza alla domanda sui tempi certi. In ogni caso la riforma della prescrizione slitterebbe al gennaio 2020, dopo la cosiddetta riforma epocale del processo penale. Ma, mi chiedo, sarà davvero approvata?
Ecco, cosa si risponde?
In ogni caso è una legge delega. Anche approvata vuole tutto un iter di un paio d’anni per diventare codice di procedura penale. Ma mi chiedo anche: il 2020, è una data indicativa per la riforma della prescrizione, cioè, subordinata all’entrata in vigore del nuovo processo penale o è tassativa? Ma se è tassativa, e cioè se deve entrare in vigore a prescindere dalla riforma del processo penale, non si scatenerà di nuovo la bagarre? Difficile dire una data, perchè mi sembra che si tratti soprattutto di promesse di fatti futuri con esito incerto. Dopo tante tensioni, mezz’ora per trovare la quadra non è una soluzione esaltante. Serve soprattutto a lanciare il messaggio che ci si è messi d’accordo sul problema, senza vincitori nè vinti. Ma questa non è una gara, è un vero problema che andrebbe affrontato davvero senza preoccuparsi dei messaggi che si vogliono dare.
Davigo obietta: “La prescrizione è una norma di diritto sostanziale, quindi si applica ai reati commessi dopo l’entrata in vigore della norma. Per questo se ne vedranno gli effetti solo tra molti anni, quando sarò morto…”. E’ d’accordo?
Per quel che ho detto, certamente.
E’ più urgente dare certezza alla durata dei processi o fermare la prescrizione?
La contrapposizione tra certezza della durata del processo e riforma della prescrizione è del tutto fuorviante. Oggi il processo non è breve proprio perchè la prescrizione non s’interrompe mai. Se io fossi un avvocato nell’interesse del mio cliente utilizzerei la prateria di eccezioni possibili e la tirerei per le lunghe fino a che non interviene la prescrizione. Ma, attenzione, questo non vale per tutti. Solo i cittadini che sono in grado di pagarsi i migliori avvocati possono avvalersene, gli altri no, non hanno questo privilegio. L’esistenza stessa della prescrizione crea cittadini di serie A e di serie B, i secondi sono comunque stritolati dal processo.
Quindi, chi appaia le due questioni sbaglia?
La riforma della prescrizione non è una bomba atomica, è semplicemente un allineamento del nostro sistema a quello delle altre democrazie occidentali. Ovunque si interrompe, da noi no. La durata del processo, la sua brevità , si risolve con la riforma del processo penale, promessa ma tutta da vedere, mentre è necessaria. Soprattutto per quanto riguarda il sistema delle impugnazioni: in nessun altro paese ci sono tanti gradi di giudizio come da noi. Anche qui occorrerebbe un allineamento con le altre democrazie occidentali, soltanto che chi lo propone viene accusato di essere nemico delle garanzie. Come se tutti i paesi del mondo fossero giustizialisti, quando la vera garanzia è la durata certa del processo e non un processo che non finisce mai
Possiamo fare un esempio?
Un imputato per un reato bagatellare, confesso, che patteggia e quindi viene condannato ai minimi dei minimi della pena, cosa fa? Ricorre in appello perchè non c’è nessun filtro dove avrà la conferma della sentenza e ciononostante ricorre ancora in Cassazione. Così il processo non finisce mai perchè si spera nella prescrizione senza interruzioni. Ma così il sistema implode, risolviamo questo prima di tutto.
In questi anni, secondo la sua esperienza, l’attuale norma sulla prescrizione è stata utile per mandare assolti molti colpevoli?
Allungare i tempi del processo conviene a chi è colpevole, la prescrizione va in loro soccorso, c’è poco da fare. Chi è innocente a giudizio ci va. Ma con la prescrizione non c’è soltanto il problema dell’imputato, si travolgono le aspettative di giustizia delle parti lese, delle vittime, dei familiari. E’ denegata giustizia.
L’esito del processo Andreotti è uno dei casi più clamorosi?
L’elenco delle prescrizioni è, se non infinito, lunghissimo: caso Eternit, Calciopoli, il processo sul doping alla Juventus, etc… Il processo Andreotti fu una prescrizione clamorosa. L’uomo più potente d’Italia durante la prima repubblica, sette volte presidente del Consiglio e quasi trenta volte ministro, dichiarato colpevole per aver commesso il delitto di associazione a delinquere con Cosa nostra fino al 1980, è un fatto di una gravità inaudita e se scatta la prescrizione non è il miglior regalo che si possa fare alla nostra democrazia. Che è scattata, anche perchè i fatti per cui è stato dichiarato responsabile risalgono a una ventina d’anni prima dell’inizio dell’inchiesta, tra l’altro rapidissima. Un politico così potente che gode della prescrizione è una cosa che non va bene con la democrazia. Ma alla prescrizione si può rinunciare: solo rarissimamente accade. Andreotti non ha mai pensato di rinunciarvi. Attenzione: quando la corte d’Appello lo dichiara colpevole di quel reato fino al 1980, commesso ancorchè prescritto, la sua difesa fece ricorso in Cassazione. Prova che parlare di assoluzione è un nonsenso.
(da “Huffingtonpost“)
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