L’ATTO DI ACCUSA DI MANEL, ITALIANA DI SECONDA GENERAZIONE, A SALVINI: “IO LOTTO PER I MIEI DIRITTI. E LEI?”
NATA A BOLZANO DA GENITORI TUNISINI, 28 ANNI, LAUREATA IN FILOSOFIA: “LA VOSTRA PROPAGANDA NON RAPPRESENTA LA SOCIETA'”
“Pericolosa, molto pericolosa”. Manel Ben Ameur ripensa spesso a quelle parole.
L’ha definita così il consigliere comunale di Bologna, Umberto Bosco, della Lega, quando si è avvicinata al banchetto allestito dal Carroccio in piazza per raccogliere le firme contro la costruzione di una moschea.
“Pericolosa perchè dai l’immagine di una ragazza che riesce a conciliare la fede nell’Islam e i valori più diffusi in Occidente. Non è impossibile, ma è molto improbabile”, ha detto Bosco.
Parole inaccettabili per Manel, secondo lei “anche espressione di un clima alimentato da Matteo Salvini”.
Proprio al ministro dell’Interno e segretario della Lega si rivolge attraverso HuffPost, puntando l’indice contro “la sua politica propagandistica che sta danneggiando l’assetto sociale che stavamo iniziando a costruire noi della seconda generazione, mediatori culturali in natura, e il resto della società civile italiana”.
Ventotto anni, Manel è nata a Bolzano da genitori tunisini, ma vive a Bologna, dove si è trasferita per l’università .
Cittadina italiana, ma anche immigrata di seconda generazione, è laureata in filosofia, sta ultimando la specialistica in cooperazione internazionale e collabora con diverse associazioni impegnate per l’integrazione e la tutela dei diritti degli immigrati.
Sul piano religioso “la mia fede di riferimento è quella islamica – spiega – ma vado anche in chiesa e in sinagoga”.
Manel si era già rivolta a Salvini con un video su Facebook chiedendo le sue scuse quando il ministro fece dichiarazioni contro la Tunisia – “mi sembra che spesso e volentieri esporti galeotti” – e oggi torna a farlo, partendo dal confronto avuto tempo fa con il consigliere leghista, che l’ha definita “pericolosa”.
Aggiungendo, poi che “l’Islam è un’ideologia pericolosa al pari se non più del fascismo e del nazismo, un’ideologia che considero liberticida”.
Manel non ci sta e sui motivi di questa che definisce “una crociata contro l’Islam”, visto che in diverse città “la Lega ha organizzato raccolte di firme contro la costruzione di moschee”, chiede risposte al ministro che – scandisce – “in passato stando a quanto riportato dai giornali è andato in moschea a chiedere voti. La nostra Costituzione, mia e sua, signor ministro, sancisce agli articoli 2, 19 e 8 – che al comma 3 prevede per le confessioni diverse dalla cattolica la stipula di intese per regolare i rapporti con lo Stato – i diritti inviolabili dell’uomo e quello di professare liberamente la propria fede religiosa e io, da italiana, vorrei fosse rispettata. A chi devo rivolgermi? Come si fa a considerare pericolose persone come me, cioè la stragrande parte degli immigrati in Italia, che ogni giorno si impegnano per realizzare l’integrazione?”.
Impedire la costruzione di luoghi di preghiera per i fedeli dell’Islam non la aiuta di certo, l’integrazione, fa notare Manel.
“E poi – va avanti – io preferirei sempre avere moschee autorizzate e controllate dallo Stato piuttosto che spingere le persone a riunirsi in luoghi non autorizzati, che possono trasformarsi in covi del rancore. La segregazione non è mai la soluzione. Invece dello scontro, signor Salvini, la Lega dovrebbe favorire il dialogo. Come si fa ad associare l’Islam, religione pacifica, la seconda più diffusa al mondo al nazismo? Mi sembra di vivere in un mondo capovolto. La vostra propaganda non rappresenta la società a cui ci ha preparato la scuola italiana. I libri, gli insegnanti, educano alla tolleranza, al rispetto dei diritti di tutti, e poi il ministro dell’Interno annuncia un censimento su base etnica dei rom in Italia. Com’è che proprio chi ci governa dimentica questi insegnamenti? A volte di fronte a certe dichiarazioni, ho il timore che possano vacillare le fondamenta su cui si erge il nostro Stato di diritto”.
Ancora a Salvini, Manel si rivolge per stigmatizzare le ricadute negative sulla vita di tanti immigrati di seconda generazione del decreto legge su immigrazione e sicurezza – ribattezzato decreto Salvini – che allunga da due a quattro anni i tempi per ottenere la cittadinanza italiana, “il diritto principale per accedere ad altri diritti – spiega la ventottenne italo-tunisina – Questo decreto ha gettato nel terrore tanti immigrati di seconda generazione che pensavano di essere ormai vicini all’obiettivo. Ho amici che all’università avevano voti pazzeschi, sognavano la carriera diplomatica e avevano le capacità per intraprenderla, ma hanno dovuto rinunciarvi perchè privi della cittadinanza italiana e magari sono arrivati qui a pochi mesi. La nostra generazione è una categoria ombra, esiste ma nessuno ne parla. Per Salvini siamo i migranti “amici e brava gente” ma questo tipo di locuzione non significa niente e non garantisce nulla nè sul piano sociale nè su quello legale. Per i conoscenti italiani non siamo noi, che rappresentiamo la “buona integrazione”, ad essere problematici, ma sono gli altri, che comunque restano indeterminati quanto noi. Molti stanno andando via, ma è una scelta dolorosa perchè questo è il loro Paese”.
Manel non ha intenzione di arrendersi, “e con me tanti della seconda generazione. Continuiamo a lottare per un mondo che rappresenti anche noi che dalla diversità culturale siamo stati originati e anche per questo non riusciamo a concepire un mondo monocolore. A Salvini e a quanti vogliono limitare i nostri spazi – conclude Manel – dico che non tutelando i nostri diritti non tutelano nemmeno loro stessi perchè, a loro piaccia o meno, siamo stati plasmati dalla stessa italianità “.
(da “Huffingtonpost”)
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