SEA WATCH, LA DECISIONE DELLA CORTE DI STRASBURGO CHE I TG NON HANNO LETTA TUTTA: SI ‘ ALL’ASSISTENZA, NO ALLO SBARCO MA SOLO FINO A NUOVO ORDINE
“MISURA TEMPORANEA CHE NON PREGIUDICA L’AMMISSIBILITA’ DEL RICORSO E DECISIONI NEL MERITO”… LA CORTE HA INTIMATO ALL’ITALIA DI DARE ASSISTENZA LEGALE AI MINORI E HA PRESO TEMPO SULL’ORDINE DI SBARCO (SPERANDO CHE GLI STATI TROVINO UN ACCORDO)
Sì all’assistenza a bordo, no allo sbarco. Almeno per ora.
È questa la posizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul caso della nave Sea Watch 3, con la Cedu che ha chiesto al governo italiano di “adottare tutte le misure necessarie, il prima possibile, per fornire” ai migranti a bordo della Sea Watch 3 “adeguate cure mediche, cibo, acqua e generi di prima necessità ”, ma “non” accoglie per ora “la richiesta dei ricorrenti di essere sbarcati“.
La presa di posizione proviene da una sezione della Corte, che ha deciso — a maggioranza — di concedere la misura provvisoria richiesta riguardante la nave Sea Watch 3, attualmente ancora al largo di Siracusa.
La nave, continua la Corte, “non è stata autorizzata ad entrare nel porto e i ricorrenti lamentano di essere detenuti a bordo senza base giuridica, di soffrire di trattamenti inumani e degradanti, con il rischio di essere rimandati in Libia senza che sia stata valutata individualmente la loro situazione“.
“Per quanto riguarda i 15 minori non accompagnati, si richiede al governo di fornire adeguata assistenza legale“, continuano i giudici di Strasburgo.
La Corte chiede anche di essere regolarmente informata “della situazione dei richiedenti. La misura è in vigore sino a nuovo ordine”.
Le richieste alla Corte di Strasburgo sono arrivate tra il 25 gennaio (dal capitano della nave ed altri) e ieri (dai 15 minori non accompagnati); misure di questo genere, “che non pregiudicano decisioni sull’ammissibilità del ricorso o eventuali decisioni nel merito”, vengono concesse dalla Corte quando, in assenza di esse, “i richiedenti rischiano di subire danni cui non sarebbe possibile riparare.”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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