LA TRIBÙ DEI SEDICENTI PATRIOTI CHE IN EUROPA VIVONO SULLE PAURE
ANCHE DIETRO A VOX GRUPPI DI POTERE, NOSTALGICI DEL MEDIOEVO E RAZZISTI
Con un video-messaggio al comizio di Vox, tenutosi giovedì sera
a Valencia, Giorgia Meloni si è augurata un successo delle destre alle elezioni spagnole del 23 luglio al fine di accelerare la realizzazione dell’“Europa dei patrioti” in vista delle consultazioni per il Parlamento Ue a metà del prossimo anno.
L’“Europa dei patrioti” per Meloni è in via di costruzione grazie ai recenti risultati elettorali in Finlandia e Svezia che si sommano alle leadership conservatrici in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e, ovviamente, Italia. Tutti Paesi dove partiti popolari e conservatori si sono alleati per governare proprio come potrebbe avvenire a Madrid grazie ad un patto fra il partito popolare e Vox. Vediamo chi sono questi “patrioti” spagnoli con cui Meloni vuole costruire l’Europa dei nostri figli.
L’“Agenda Spagna” che presentano agli elettori è eloquente
Vox vuole “far riguadagnare sovranità agli Stati membri contro la burocrazia di una Commissione Europea che nessuno ha scelto”. La transizione ecologica dell’Unione Europea deve essere “sconfitta” “perché trasferisce risorse dalla classe lavoratrice alle élites con la scusa della difesa del clima”.
Le imposte vanno “abbattute” al fine di “smantellare il sistema delle autonomie regionali, ridurre i ministeri e tagliare i membri del Parlamento”. Va superata la “Legge sulla memoria democratica” che consente di perseguire e punire i crimini commessi durante la dittatura del generale Franco. La legge “contro le violenze di genere” va sostituita con una nuova di zecca “sulla difesa della famiglia” e tutti gli immigrati illegali “vanno espulsi” perché “è l’avanzata del globalismo che minaccia la protezione dell’identità culturale delle nostre nazioni”.
Ovvero, per i “patrioti” di Vox gli avversari sono le istituzioni europee, le autonomie regionali (a cominciare da Catalogna e Paesi Baschi), le tasse, la protezione del clima, i diritti di genere, i migranti, il ricordo dei crimini del franchismo e più in generale “il globalismo”
È la fotografia fedele di un’idea tribale di patria
Ciò che accomuna le posizioni ostili ad ogni accordo sui migranti di Varsavia, Budapest e Praga con il linguaggio politico di Meloni e Santiago Abascal è la volontà di spostare il focus della costruzione europea dall’attuale agenda basata sulla integrazione nell’orizzonte del federalismo ad una visione sul prepotente ritorno delle nostalgiche patrie di stampo ottocentesco.
Si tratta di un bivio che nasce dalla crisi dello Stato-nazione contemporaneo investito dall’impatto della globalizzazione. Incapace di governare il flusso dei migranti e in ritardo rispetto all’impatto delle diseguaglianze, lo Stato nazionale europeo può reagire cercando una soluzione a queste temibili sfide nell’accelerazione dell’integrazione europea oppure nel tribalismo di una politica in mano a gruppi sempre più auto-referenti, etnici, isolati.
Saranno i prossimi mesi a dirci se il partito popolare europeo cederà alla tentazione sovranista del patto con la tribù dei patrioti ma quanto sta avvenendo in Gran Bretagna è un evidente monito contro la facile seduzione di un ritorno al nazionalismo: il Paese che nel 2016 a sorpresa scelse la Brexit, cedendo alla campagna anti-migranti, oggi è alle prese con conseguenze sociali ed economiche negative
A Londra ieri come a Madrid oggi, i patrioti hanno facile gioco ad esaltare le paure collettive per offrire come rifugio il nazionalismo del passato ma il prezzo è il pericoloso indebolimento dell’Europa comune.
(da La Repubblica)
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