CARCERE DURO, LAGER, MANICOMIO, REPRESSIONE E INTIMIDAZIONI: PUTIN COME STALIN
NON SOLO NAVALNY, C’E’ UNA REALTA’ NASCOSTA DI UN NUMERO IMPRECISATO DI PERSEGUITATI POLITICI DIETRO IL REGIME
Non solo Alexei Navalny spedito in un carcere duro al Circolo Polare Artico. Dietro il grande oppositore di Putin c’è la realtà nascosta di un numero imprecisato di prigionieri e perseguitati politici. Entrare in questa categoria nella Russia di Putin è assai facile, facilissimo con le norme applicate dopo l’avvio dell’operazione di guerra contro l’Ucraina
Oggi, se in Russia si vuole spedire qualcuno in carcere, se si vuole neutralizzare un potenziale ‘pericolo’, se si vuole intimidire, nelle pieghe delle norme si trova tutto e di più. La parola Pace è tabù, anche un foglio bianco tenuto in mano, su un marciapiede, è sicuro che veda l’intervento immediato e pesante della polizia. L’interpretazione di ogni atto o gesto umano è a discrezione assoluta del sistema di polizia.
Sistema che non riposa mai, come quello carcerario che prima ha fatto sparire Navalny per settimane, negandolo all’opinione pubblica mondiale come ai suoi legali per poi farlo ricomparire ( si fa per dire ) nel punto più freddo e remoto. Meglio ‘quasi morto’ che morto, pensa il sistema putiniano. Navalny morto, in questo momento, sarebbe ingombrante. Se poi morirà di stenti, amen, pensa sempre il sistema putiniano, mai così simile al vecchio stalinismo.
Ma, oltre a Navalny, nel tritacarne russo c’è un altro Alexei. E’ Gorinov, condannato per ‘falsità’ sull’esercito. Lui si trova in un ospedale della colonia n. 3 di Vladimir. Ne ha dato notizia il canale Telegram dei suoi sostenitori. Oggi, finalmente l’avvocato è riuscito a far visita ad Alexei.
Alexei Gorinov era stato ricoverato nell’ospedale della prigione in condizioni molto gravi, con una febbre altissima. Nelle ultime ore – dice – l’avvocato – la temperatura è scesa e questo è un elemento rassicurante, almeno per il momento. L’avvocato aveva potuto visitare l’ultima volta l’oppositore lo scorso 8 dicembre, dopodiché alcun altro contatto con lui. Lo stato di salute del deputato comunale resta pessimo. Quando gli avvocati hanno potuto varcare i cancelli della colonia penale IK-2, a Pokrov, nella regione di Vladimir, dove Gorinov sta scontando la sua pena, hanno ricevuto solo ‘informazioni contraddittorie’ sul loro assistito.
Alexei Gorinov, consigliere comunale di Mosca, è la prima persona condannata in base all’articolo sui ‘falsi’ sull’esercito russo. Nel luglio 2022 è stato condannato a sette anni di carcere per aver proposto in aula un minuto di silenzio ‘per le vittime dell’aggressione militare in corso in Ucraina’. A novembre le accuse sono diventate più pesanti, per Gorinov era subentrata l’accusa di ‘giustificazione del terrorismo’ per le opinioni espresse in carcere, parlando con altri carcerati.
Dicevamo della progressiva identificazione del sistema putiniano a quello staliniano. Se ci mettiamo nel conto il ricorso al manicomio, i due sistemi appaiono sovrapponibili.
Infatti, proprio oggi il tribunale distrettuale Kalininsky di San Pietroburgo ha condannato Viktoria Petrova, giudicata colpevole di distribuzione di ‘falsi di guerra’, ad un trattamento obbligatorio in un ospedale psichiatrico. Questo ‘trattamento’ durerà a tempo indeterminato. Intanto, Viktoria Petrova rimarrà in ospedale per almeno sei mesi, poi il periodo potrà essere prolungato o potrà essere rimandata a casa, ipotesi, questa, che allo stato appare assai improbabile.
Alla fine di ottobre, un esame psichiatrico forense aveva concluso che al momento della pubblicazione dei post contro la guerra, Petrova ‘non poteva essere a conoscenza delle sue azioni’. Questo ha offerto alla corte la possibilità di dichiararla pazza e imporle ‘misure coercitive di natura medica’. Leggasi manicomio.
L’avvocato ha detto chiaramente che questo può equivalere ad un ergastolo psichiatrico. Viktoria Petrova è già stata in manicomio dove avrebbe subito torture e umiliazioni. E il caso di Viktoria Petrova è ben lungi dall’essere il primo.
A settembre, 2023, una conclusione psichiatrica simile c’era stata contro l’imputato di in un altro caso di diffusione di ‘falsi militari’, Oleg Nepein, deputato municipale. A ottobre, stessa misura per l’attivista di Nizhny Novgorod Alexei Onoshkin. Anche in questo caso, ‘falsi militari’
(da Globalist)
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