A BOLOGNA VINCONO I “NO†CON IL 58%: L’ENNESIMO SUICIDIO DEL PD
PD, PDL, CURIA, LEGA, PRODI, CL NON SONO BASTATI… SCARSA L’AFFLUENZA ALLE URNE, IL 29%
Alla fine è la sinistra che ha votato contro la sinistra. Spaccata a metà , vince il no al finanziamento alle scuole private.
Con un’affluenza è stata del 28,7%, 85.934 persone, che vuol dire uno su tre degli aventi diritto.
Ma comunque sia Bologna si sveglia con un sapore che non sarà mai più lo stesso: la città che fu papalina e poi comunista, oggi è alla ricerca di un’identità che ha perso per strada.
Per questo, quello di ieri non era solo un referendum (non vincolante) sul mantenimento dei finanziamenti alle scuole private. Non è un milione di euro che fanno la differenza.
à‰ come ha detto Francesco Guccini, il principio. à‰ il diritto all’istruzione.
E soprattutto è un laboratorio, quello di Bologna, che potrebbe traghettare il sistema scolastico altrove, in mezzo a paludi fino a oggi sconosciute.
Eppure in questo ginepraio la sinistra ufficiale, quella del Pd, ci si è tuffata con tutto l’autolesionismo possibile.
Quasi in maniera sconsiderata, perchè il referendum era evitabile. E invece è stato fatto. Non ha valore giuridico, ma ne ha uno simbolico che supera tutto il resto.
E soprattutto disegna molto bene quelli che sono gli equilibri politici: da una parte il Pd, il Pdl, la Lega, la Curia insieme a Comunione e Liberazione, dall’altra Sel, il Movimento 5 stelle, il Comitato articolo 33 e quella che si chiama società civile, dove dentro è finito di tutto: da Stefano Rodotà a Isabella Ferrari, da Corrado Augias a Riccardo Scamarcio, da Gino Strada a Valerio Golino.
Un pezzo di Paese che mastica male le larghe intese. Ma soprattutto che si batte perchè le larghe intese non producano effetti distanti dalla sinistra, da quello che la sinistra ha sempre detto in questo Paese, talvolta ottenuto.
Romano Prodi, già presidente dell’Ulivo, ormai un esodato del Pd, ha votato alle 17.30.
à‰ arrivato a Bologna da Addis Abeba. Ha votato per il mantenimento del finanziamento alle scuole private, in linea con quello che ormai fu il suo partito. “Non sono le elezioni politiche, non mi aspettavo una grandissima affluenza. Ma attenzione: bisogna distinguere i referendum generali da quelli particolari come questo. Se la persona non si interessa di politica e non ha figli a scuola è ovvio che non sia motivata nel votare”.
Quando i giornalisti gli chiedono della spaccatura nel centrosinistra prodotta dal referendum e, soprattutto, se è paragonabile alla sua mancata elezione al Quirinale, Prodi sorride.
Non risponde, ma nella sua espressione c’è molto di più di una parola. Gli occhi oggi sono puntati sul sindaco di Bologna, Virginio Merola, che insieme all’arcivescovo Carlo Caffarra ha chiamato a raduno tutto e tutti perchè avesse una speranza di vittoria. Il sindaco e l’arcivescovo.
Chi abita distante dalla città forse potrebbe anche non capire, ma è la prima volta, dal dopoguerra a oggi, che le due forze più potenti si schierano con tanta trasparenza in una consultazione che è politica.
à‰ vero che hanno sempre e comunque dialogato, non sarebbe stato possibile altrimenti.
Lo sa bene Renato Zangheri, uno dei sindaci storici della città che vide sfumare la segreteria del Partito comunista per un soffio dopo la morte di Berlinguer. Zangheri parlava nelle sedi opportune con la Curia, faceva il politico, ma da uomo rigidissimo, per tutti i 13 anni di governo, non si fece mai, neppure una sola volta, fotografare con l’arcivescovo della città . Altri tempi, ovvio.
Ma da qui a scoprire che la destra e la Curia per il Pd sono gli alleati più solidi ce ne passa. “Fummo laboratorio, resteremo tali”, dice Pietro Sarti, comunista passato per la Bolognina.
“Ma oggi, a 83 anni suonati, ho perso la casa: non me l’ha tolta Equitalia, me l’ha tolta il partito”.
Emiliano Liuzzi
Leave a Reply