A GENOVA PER DIVENTARE UFFICIALE DI MARINA MA PER LEGGE NON PUO’ ENTRARE IN ACCADEMIA
IL SOGNO INFRANTO DI JUAN CAMILO
Il suo sogno, da sempre, è imbarcarsi su una nave come ufficiale. È per questo che Juan Camilo Hinestroza Manyoma, vent’anni appena compiuti, si è trasferito dalla Colombia a Genova, quattro anni fa. Genova, la città che ha fatto la storia della navigazione: dove viveva già sua madre.
Juan Camilo si diplomerà all’Istituto Nautico tra pochi giorni: ma sarà costretto a restare sulla terraferma. Perché il requisito per iscriversi alle matricole della Gente di mare — presso le Capitanerie — è di essere cittadino italiano o comunitario. Juan Camilo non potrà imbarcarsi sulle navi di cabotaggio, quelle che effettuano trasporto marittimo tra porti italiani vicini: a meno che il Ministero non ricorra a deroghe, come accade proprio per far fronte al paradosso della carenza di personale.
Ma quello che a Juan Camilo fa più male è che gli sia negato un altro pezzo del suo sogno: proseguire gli studi all’Accademia della Marina Mercantile.
A Genova, un luogo di eccellenza, in sinergia con il Fondo Nazionale Marittimi e il Miur nella formazione degli allievi ufficiali e che negli ultimi anni ha inaugurato anche le sedi di Arenzano e Lavagna, le prime in Italia a essere dedicate esclusivamente alla formazione di professionisti dell’hotellerie di bordo e di figure specializzate nelle attività di accoglienza sulle navi da crociera e di trasporto passeggeri.
Ma anche qui, per legge, è necessario il requisito della cittadinanza italiana o comunitaria.
«Una grande delusione: non solo non vengo riconosciuto come cittadino anche se mi diplomerò in Italia — spiega Juan Camilo — ma non posso accettare che questo Paese mi neghi la formazione». E adesso? «Dovrò cambiare i miei piani: provare il test di ammissione all’Università in Scienze Marittime, e frequentare corsi a pagamento. Ho preso intanto il libretto di navigazione al consolato Panamense, per imbarcarmi: ma non potrò farlo sulle navi che battono bandiera italiana».
Il tema dei corsi è un altro pezzo di questa storia. Una battaglia sollevata dal gruppo Pd in Regione, attraverso tre ordini del giorno, primo firmatario il consigliere dem Davide Natale: «Mancano migliaia di marittimi in Italia: non solo ufficiali ma operai meccanici, motoristi, elettricisti, personale di camera e cucina — spiega — lo scorso anno molti traghetti sono riusciti a partire solo in seguito a deroghe ministeriali». Tra i punti critici, uno è quello dei corsi abilitanti alla navigazione: a carico dei partecipanti. «Si stima che un marittimo debba investire dai tremila ai cinquemila euro — continua Natale — cifra che può essere ancora più alta per gli ufficiali». Nell’ordine del giorno, Natale chiede alla giunta regionale di attivare forme di finanziamento attraverso voucher per contribuire alle spese dei corsi cosiddetti “basic training”.
«La Regione Liguria — prosegue Natale — porti il tema all’interno della Conferenza delle Regioni e poi nel confronto con lo Stato: per contrastare la carenza dei marittimi e per formare le competenze necessarie». E poi, c’è la questione più stringente, legata a doppio filo con la battaglia per lo ius soli: ragazze e ragazzi che vivono in Italia, che qui studiano e si diplomano — come Juan Camilo — ma si vedono preclusa la cittadinanza italiana e pertanto non possono essere imbarcati come marittimi. Su questo fronte, la battaglia riparte da Genova: «La giunta regionale — prosegue il gruppo Pd — sensibilizzi il governo per modificare la normativa e permettere a chi abbia completato un ciclo di studi in Italia di potersi iscrivere alle matricole di Gente di Mare del nostro Paese».
(da La Repubblica)
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