A RISCHIO INCOSTITUZIONALITA’ IL DECRETO ALITALIA
IL TAR DEL LAZIO HA RIMESSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE IL GIUDIZIO SULL’OPERAZIONE CAI… DISCRIMINATI ALTRI VETTORI, PERMETTENDO A CAI IL MONOPOLIO PER DUE ANNI SU CERTE LINEE INTERNE
Dopo il lodo Alfano, la vicenda Mills e il termovalorizzatore di Acerra, si torna nelle aule di giustizia anche per un’altra vicenda che aveva suscitato a suo tempo parecchie polemiche, ovvero l’assegnazione a condizioni di favore di Alitalia alla cordata Cai.
Ora il Tar del Lazio ha deciso di sospendere il giudizio e di trasmettere tutti gli atti alla Corte Costituzionale.
Sotto accusa c’è il decreto del 28 agosto 2008 che ha ampliato gli ambiti di applicazione della legge Marzano, consentendo alla Compagnia di bandiera di accedere all’amministrazione controllata, di procedere alla fusione degli asset buoni con AirOne e di arrivare alla successiva cessione alla Cai di Colaninno e Sabelli.
Il coinvolgimento del tribunale amministrativo regionale scaturisce dai ricorsi con cui Meridiana, Eurofly e Federconsumatori hanno chiesto l’annullamento del provvedimento con cui il 3 dicembre 2008 l’Antitrust ha autorizzato l’operazione Fenice.
Le obiezioni riguardano in particolare il fatto che Antonio Catricalà , applicando il decreto sotto accusa, si sia limitato a prescrivere una serie di condizioni a tutela degli utenti, invece di intervenire con più decisione sui nuovi assetti di mercato.
Per il Tar “è verosimile ritenersi – si legge nell’ordinanza – che la norma di legge abbia discriminato i vettori aerei, prevedendo un trattamento più favorevole per le Compagnie aeree che, realizzando l’operazione di concentrazione senza il preventivo esame dell’Antitrust sull’eventuale costituzione o rafforzamento di una posizione dominante, hanno incrementato la propria posizione in termini concorrenziali” .
Il collegio “ha ritenuto che tale discriminazione non sia ragionevole e pertanto risolvendosi in una disparità di trattamento, possa violare l’art. 3 della Costituzione”.
Il problema, cui avevamo accennato nei nostri articoli durante la fase accesa della polemica Alitalia, è tutt’altro che peregrino e campato in aria.
Il decreto Alitalia che si occupa di una situazione straordinaria ed eccezionale, prevede una deroga ai principi Antitrust per due anni.
Sul tema era intervenuto ovviamente il Parlamento in fase di conversione del decreto e lo stesso Catricalà che, fermo restando il riconoscimento della “straordinarietà dell’evento”, aveva posto come unico problema la lunghezza del periodo di tutela concesso a Cai, suggerendone una riduzione che avrebbe reso la prescrizione in linea con le normative internazionali.
In pratica ci si chiede se sia corretto un trattamento di favore tale da consentire a Cai un regime di monopolio su determinate rotte estremamente redditizie per la durata di ben due anni o se non fosse stato più corretto ridurlo sensibilmente.
Catricalà era uscito dall’imbarazzo spiegando durante un’audizione alla Camera che “avrebbe vigilato sul comportamento delle nuove imprese che dovessero derivare dalle operazioni di concentrazione. L’impresa sarà in tal caso pienamente soggetta al divieto di abusare della propria posizione”.
Ora il problema si ripone, anche alla luce che del fatto che, senza vedersi garantita questa posizione dominante e di monopolio, la cordata Cai mai avrebbe acquisito la “parte buona” di Alitalia.
I nodi vengono al pettine, anche se ormai chi è stato favorito l’utile lo ha già tratto.
Ma almeno si eviti di far passare qualcuno per salvatore della Patria e del tricolore sulle alette…
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