A SALISBURGO ITALIA ISOLATA, GLI ATTACCHI DI SALVINI HANNO PRODOTTO SOLO GUAI
TUSK: “C’E’ CHI USA I MIGRANTI PER GIOCHI POLITICI”…I MODERATI DEL PPE VOGLIONO FARLA PAGARE A SALVINI
A Salisburgo Matteo Salvini non c’è, perchè questo è un summit informale di capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e lui è solo vicepremier.
Ma la sua ombra pesa sulla cena dei leader di questa sera, primo assaggio della discussione di domani al vertice vero e proprio. Li indispone verso l’Italia.
Di fatto gli attacchi del vicepremier leghista all’Europa dei “burocrati” diventano una buona sponda per i ‘burocrati’ per non muovere un dito verso le richieste italiane: nè la revisione della missione Sophia, nè quella del regolamento di Dublino conoscono passi in avanti al vertice di Salisburgo, officiato dalla presidenza austriaca dell’Ue di turno fino a dicembre.
Giuseppe Conte ci prova ad ammansire i colleghi. Prima di entrare al Felsenreitschule, la grande sala concerti dove si tiene la cena dei 28, il presidente del consiglio italiano si dice “non pessimista” rispetto a questo “vertice informale eppure importante in vista del consiglio europeo di ottobre, importante per uno scambio, per avvantaggiarci sull’attuazione delle conclusioni del consiglio europeo di giugno”. Peccato che quelle conclusioni parlavano di redistribuzione dei migranti che arrivano in Italia solo su “base volontaria”.
E peccato che comunque siano rimaste lettera morta, pur avendo messo nero su bianco che chi sbarca in Italia, arriva in territorio europeo e dunque dovrebbe ricevere solidarietà dagli altri Stati membri. Niente.
Ma qui nella città di Mozart c’è uno scatto in più.
Ci sono i moderati del Ppe che vogliono farla pagare a Salvini. Non a caso, è proprio il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, a chiamarlo in causa: “Non possiamo più dividerci tra quelli che vogliono risolvere la crisi e quelli che la vogliono usare per giochi politici”, dice prima di andare al pre-vertice dei Popolari dove c’è anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, preoccupato, chiede all’Europa di “trovare un accordo a Salisburgo: lo stallo sulla riforma di Dublino alimenta i populismi”.
Il punto è che in Europa, dal voto contro Orban la settimana scorsa a Strasburgo, sono già partite le manovre per isolare i sovranisti alla Salvini.
Isolare l’Italia, unico paese Ue governato da un’alleanza tra partiti populisti. Conte prova a rispondere a Tusk: l’immigrazione “non è una questione elettorale, anche perchè le prossime elezioni sono solo a giugno (le europee di maggio, ndr.) ma è un problema importante e quando è così la politica deve essere pronta a elaborare strategie”.
Ma a Salisburgo di strategie per venire incontro all’Italia nemmeno l’ombra.
L’alto rappresentante per l’Ue per la politica estera Federica Mogherini registra la situazione: “Non c’è ancora un accordo su come risolvere il problema dello sbarco che è stato sollevato”.
Riferimento al caso Diciotti e simili. E anzi: qui il problema sembra si sia proprio spostato, da un’emergenza italiana a un’emergenza europea di rifarsi una verginità proprio utilizzando gli attacchi di Salvini, dopo i fallimenti di questi anni, dopo la mancanza di solidarietà dimostrata in questi anni.
E così proprio oggi il Consiglio europeo diffonde i dati per contrastare la propaganda di Salvini: i migranti sono solo il 7 per cento della popolazione europea.
Pure il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker cambia verso: ha sempre detto che tutti gli Stati devono accogliere i migranti, oggi si limita a dire che “se non accolgono devono contribuire in altro modo”.
Un argomento di cui si è parlato alla cena dei leader, finita a tarda notte. E Conte lo accoglie: “Sul tavolo c’è l’ipotesi che i Paesi non volenterosi, ovvero quelli che non partecipano in termini di sbarchi o in termini di redistribuzione” dei migranti, “versino un contributo finanziario”, dice il premier incontrando i giornalisti al ritorno in hotel dopo la cena. Stamattina però smorza.
“E’ stato considerato anche questo, è una possibilità residuale. L’importante è che ci sia un’ampia partecipazione al meccanismo di redistribuzione, altrimenti non ha significato”, dice prima di entrare al vertice.
ersino il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che prima del voto su Orban era considerato un interlocutore da Salvini, si permette una frecciata: “L’Italia, la Spagna, la Grecia non vogliono l’estensione di Frontex perchè più Frontex significa più controlli”.
Tradotto: i tre paesi citati temono così di perdere la possibilità di lasciar sfuggire i migranti verso il nord Europa. Colpo davvero basso. Tanto più che Kurz l’opposizione alla polizia di frontiera Ue ce l’ha in casa: Viktor Orban. L’amico sovranista di Salvini eppure membro del Ppe, viene qui per ripetere che “noi siamo in grado di difendere le nostre frontiere, insistiamo per tenerci questo lavoro”. Eppure per ora nessuno nel Ppe ci pensa a indicargli la via d’uscita.
Prevale l’urgenza di un’alleanza anti-sovranista, dunque anti-italiana: per ora va così. Non solo dalle parti del Ppe. Ma anche in casa socialista: al pre-vertice del Pse è Maurizio Martina, segretario del Pd, a lanciare l’idea di una “grande coalizione contro i populismi da Tsipras a Macron allo stesso Pse”.
Tutti si alleano nella speranza di sedare i sovranisti, figli di questa Europa che ha fallito su più punti. A Salisburgo va così.
Conte è oscurato dall’ombra di Salvini e incrocia le dita sull’altra partita che sta per iniziare con l’Ue: quella sulla manovra economica e i propositi di ‘sforamento’ del deficit da parte di Lega e M5s.
“Non ci impicchiamo ai decimali”, smorza il premier. Ma i problemi restano ancora tutti lì sul tavolo europeo, anche qui nella città di Mozart, dove la presidenza austriaca si sforza di tradurre l’Europa in note musicali per alleggerire il clima. In una bacheca della sala stampa, ci sono gli spartiti con gli inni nazionali. Germania? Moderato. Austria: andante. Italia: allegro marziale.
Una sinfonia, un programma?
(da “Huffingtonpost”)
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