AI COMUNI IL TESTO DEL DECRETO SUL FEDERALISMO NON PIACE, LEGA ALL’ANGOLO E PER BONDI ARRIVA LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEL TERZO POLO
ANCI: “IL DECRETO NON VA BENE, OCCORRE PROLUNGARE IL CONFRONTO”… IL FEDERALISMO PATACCA ORA RISCHIA IL NAUFRAGIO… IL TERZO POLO CHIEDE LA SFIDUCIA PER IL MINISTRO
Dopo il vertice della notte scorsa a Palazzo Grazioli fra Silvio Berlusconi e la Lega Nord, al termine del quale il leader del Carroccio ha assicurato il sostegno al premier, travolto dallo scandalo Ruby, a patto che venga dato il via libera ai decreti attuativi del federalismo, arriva il no dei Comuni al testo del decreto sulla fiscalità municipale.
Il testo del decreto sul fisco municipale contiene al suo interno «molte incertezze su numerosi punti fondamentali per la vita dei Comuni italiani. Così non va assolutamente e preghiamo il governo di apportare gli opportuni chiarimenti quanto prima»: è il parere espresso oggi dal presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, secondo il quale «il provvedimento licenziato dal ministro Calderoli e ora all’attenzione della commissione Bicamerale per il federalismo è dominato da confusione e incertezza, che probabilmente sono il prodotto dell’attuale fase politica che governo e Parlamento stanno vivendo».
Il leader dell’Anci si è detto disponibile all’apertura di una fase di interlocuzione in conferenza unificata; se però – ha avvertito – il governo dovesse dire ‘nò a questa ipotesi, preferendo il solo iter parlamentare, «allora l’Anci non si schiererebbe per evitare inaccettabili torsioni politiche».
Oggi nel primo pomeriggio Chiamparino incontrerà Calderoli e il presidente della Bicamerale per il Federalismo fiscale, Enrico La Loggia, per esporgli il punto di vista dell’Anci.
L’Anci ha votato all’unanimità un documento in cui elenca le proprie richieste: sbloccare subito le addizionali Irpef; prevedere che l’incremento dei tributi resti ai Comuni; estendere la possibilità di introdurre un contributo di soggiorno a tutti i Comuni («così non ha senso perchè chi ha più bisogno dell’imposta di soggiorno sono i Comuni piccoli che hanno molti turisti», ha spiegato Chiamparino); decidere con i Comuni le aliquote di compartecipazione a tributi immobiliari, Irpef e cedolare secca; definire un quadro dettagliato del Fondo perequativo; definire rapidamente la disciplina di Tarsu/Tia; sostenere le unioni e fusioni di Comuni.
Sulla nuova Imu, che Chiamparino ha definito «un restyling dell’Ici» e che rappresenterà i due terzi della base imponibile dei Comuni, Chiamparino ha sottolineato che «la definizione dell’aliquota demandata di anno in anno alla Finanziaria introduce un elemento di subalternità inaccettabile: in questo modo ci si obbliga a vivere alla giornata, anzi all’annata».
In realtà stanno venendo a galla le contraddizioni di un federalismo patacca che determinerà solo un danno economico al centro-sud e un aumento indiscriminato delle tasse locali ovunque, come andiamo da tempo denunciando.
Alla Lega del federalismo non frega nulla, gli serve solo come specchietto per le allodole e i tordi del nord, in modo da fottersi localmente i proventi fiscali e trattenere “a casa loro” maggiori entrate, penalizzando il resto d’Italia,
Anche perchè un federalismo serio inizierebbe prima da quello istituzionale, non certo da quello fiscale.
Così avviene nei Paesi civili.
Il federalismo è solo un mezzo tecnico, sotto l’aspetto meramente economico, nulla di più, tutto il resto sono solo palle.
Ci sono stati centralisti che funzionano bene e altri federalisti che funzionano male, e viceversa.
Dipende dalla classe politica, non dai meccanismi scelti.
E questo la Lega lo sa bene, ma in tal modo può giustificare che il governo (dove sono parte dominante) non ha concluso nulla: non a causa anche loro, ma perchè non c’è ancora il federalismo.
Quando e se ci sarà , esso rappresenterà la messa da requiem per i sopravvisuti leghisti che si dovranno gettare nel Po per fuggire alla folla inferocita.
Da segnalare infine che stamane i gruppi coordinati di Udc, Fli, Api ed Mpa hanno presentato alla Camera dei deputati il testo con la mozione di sfiducia al ministro della Cultura Sandro Bondi.
L’esame è stato calendarizzato entro la fine del mese di gennaio.
Un altro momento difficile per il governo, se mai ci arriverà a quella data.
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