ALBERTO STASI NON PUO’ AVER UCCISO CHIARA POGGI, COSA NON TORNA SU ORARI E SANGUE
LE ULTIME SCOPERTE NELL’INDAGINE SU GARLASCO: L’OMICIDIO SI SAREBBE SVOLTO IN PIU’ FASI E NON IN UNA
La nuova indagine della Procura di Pavia avrebbe raggiunto una certezza: Alberto Stasi
non può aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi. Sarà per questo, spiega Luca Fazzo sul Giornale, che gli inquirenti stanno procedendo con una certa determinazione sul fronte della sospetta tangente incassata dall’ex procuratore Mario Venditti per insabbiare le accuse contro Andrea Sempio.
Le sentenze che hanno mandato in carcere Stasi rischiano di finire nel calderone dei più clamorosi errori giudiziari. La nuova inchiesta non abbia ancora individuato elementi definitivi sulla colpevolezza di Sempio, amico del fratello della vittima, già indagato e uscito negli anni passati dalle indagini, fino a tornare come unico indagato nella nuova inchiesta. Dalla rilettura dell’intero fascicolo di inchiesta fatta dai nuovi inquirenti a capo della procura di Pavia, aggiunge Fazzo, stanno emergendo dettagli decisivi per poter scagionare del tutto Alberto Stasi, in carcere dal dicembre 2015.
La dinamica dell’omicidio completamente riscritta
È una svolta importante, che ruota soprattutto intorno alla riscrittura della dinamica dell’aggressione avvenuta nella villa dei Poggi a Garlasco, la mattina del 13 agosto 2007. Se la dinamica è quella che sta prendendo forma in queste settimane, allora Stasi non può essere il colpevole, perché il suo alibi lo colloca lontano da via Pascoli nei momenti in cui si consumava il delitto. La rilettura è proseguita per step successivi, culminati nell’invito a comparire notificato a Sempio nei giorni scorsi e nelle analisi antropometriche effettuate su di lui nell’Istituto di Medicina legale di Milano venerdì scorso dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo.
L’incrocio dei dati e l’analisi Bpa
L’incrocio dei dati forniti dalla accurata controanalisi dell’autopsia di Chiara effettuata dalla Cattaneo e dalla Bpa, come lo studio delle numerose tracce di sangue (macchie, schizzi, pozze) effettuata dai Ris di Cagliari e tutt’ora segretata, ha permesso a Cattaneo di ricostruire i movimenti dell’assassino in buona parte delle fasi dell’aggressione e la sua posizione in occasione dei colpi inferti a Chiara. La conclusione sarebbe stata che Chiara ha avuto tempo di provare a difendersi e che il delitto non è avvenuto in una sola fase ma in più momenti distinti. È un dettaglio cruciale, perché sposta inevitabilmente di diversi minuti in avanti l’ora del delitto.
L’alibi di Stasi diventa più solido
Le sentenze che hanno condannato Stasi hanno indicato come finestra temporale quella tra le 9,12, quando Chiara disattiva l’allarme probabilmente per aprire la porta all’assassino, e le 9,35 quando Stasi riaccende il computer di casa. Nulla, negli esami patologici, conferma le 9,35: anzi le prime analisi indicavano come probabile ora del decesso le 11 del mattino. Di fatto, l’ora del delitto è stata fissata entro le 9,35 per poter condannare Stasi, e non su elementi scientifici. Secondo le sentenze definitive, Stasi nei 23 minuti a partire dalle 9,12 avrebbe avuto il tempo di uccidere Chiara, lavarsi le mani, prendere la bici, tornare a casa, riaccendere il computer. Difficile, ma possibile. Ora, allungando la durata dell’aggressione, l’alibi di Stasi diventerebbe assai più solido.
L’inchiesta sulla presunta tangente
Se confermata, la svolta nelle indagini spiegherebbe la determinazione con cui la Procura di Pavia sta conducendo anche gli accertamenti sulla presunta tangente che i Sempio avrebbero fatto pervenire all’ex procuratore Mario Venditti, che nel 2017 e 2020 archiviò per due volte le ipotesi “alternative” alla colpevolezza di Stasi. I suoi computer, sequestrati il 26 settembre e restituiti dal Tribunale del Riesame, sono nuovamente sotto sequestro e analizzati dalla Guardia di finanza.
(da Open)
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