ALFANO CERCA CASE E CI PENSA LIGRESTI
CASO FONSAI, PRIMA DELLA CANCELLIERI UN ALTRO GUARDASIGILLI TELEFONAVA A DON SALVATORE: SERVIVA UN TETTO PER ALCUNI AMICI
Anche Angelino Alfano parlava con Salvatore Ligresti.
E la sua voce è rimasta intercettata, il 28 maggio 2011, mentre i due si accordavano per una cena a Roma.
Alfano allora era ministro della Giustizia del governo di Silvio Berlusconi, nonchè inquilino di Ligresti, visto che abitava nel palazzo ai Parioli di via delle Tre Madonne, proprietà di Fonsai (oggi passato a Unipol), dove hanno avuto casa molti nomi noti della politica e della finanza (tra questi, l’ex ministro Renato Brunetta, l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi, il figlio dell’ex presidente Consob Lamberto Cardia, le figlie del banchiere Cesare Geronzi, Chiara e Benedetta).
Di appartamenti da affittare si parla anche nel colloquio tra don Salvatore e il ministro: Alfano aveva chiesto all’immobiliarista di trovare una situazione abitativa per sistemare a Roma un suo collaboratore al ministero.
La telefonata serviva però a mettere a punto l’organizzazione della cena quella sera stessa al ristorante dell’Hotel Villa Pamphili.
“Illustre”, esordisce gioviale l’ingegner Ligresti, “volevo sapere quanti siete”.
Alfano tentenna, s’informa se la cena è ristretta o aperta: “Ma lei è con sua moglie o è solo?”.
“C’è mio figlio, mia figlia, mia moglie non c’è perchè è dovuta rimanere a Milano”, risponde don Salvatore.
E il ministro: “Se vuole che io venga da solo… se no io sono con mia moglie e con un amico”. Quasi si scusa: “Non avevo altra organizzazione se non dare ospitalità a questo amico caro con cui ci troviamo…”.
Ma l’immobiliarista non è affatto sorpreso, aveva già previsto una compagnia numerosa: “No, non da solo, quanti siete, perchè ho fatto fare un tavolo grande, quindi più siete e meglio è”.
Segue l’accordo per l’ora. Alfano attende disposizioni: “Va bene, allora noi siamo in tre. A che ora dobbiamo arrivare? Alle 9, alle 8 e mezza? A che ora preferisce lei…”. E Ligresti, ospitale: “Dalle 8 e mezza alle 9, sì, ma se avete degli amici… potete portarli, qui il tavolo è grande”.
È a questo punto che l’ingegnere chiede al ministro notizie degli amici che gli erano stati segnalati per far loro ottenere un’abitazione a Roma: “Ma anche i vostri amici, quelli lì che devono venire…”.
Alfano : “Quelli ancora a Milano sono, se lei non gli dà la casa, non possono venire qua!”. L’ingegnere ride.
Il ministro prosegue: “Quelli ancora a Milano abitano, bè, o meglio, di fine settimana, perchè di settimana lui lavora qui da me”. E Ligresti: “Sì, sì, me l’ha detto, me l’ha detto…”.
Non è dato sapere come andò la cena, nè se la casa per il collaboratore di Alfano fu trovata dal generoso finanziere di Paternò: è materia che esula dalle indagini su Fonsai-Premafin e riguarda semmai le commistioni tra politica e affari.
Nessua rilevanza penale. Così la telefonata, che dura 2 minuti e mezzo, non ha dato origine ad alcun atto di indagine ed è stata depositata, come d’obbligo per il pm, insieme all’atto di chiusura indagini di uno dei tanti filoni d’inchiesta sul gruppo Ligresti aperti dal pm di Milano Luigi Orsi: quello che riguarda Premafin, la holding di famiglia che controllava anche Fonsai, e i trust esteri attraverso i quali Ligresti, secondo l’ipotesi d’accusa, manteneva alti i valori delle azioni Premafin in pegno alle banche, con compravendite realizzate tra il novembre 2009 e il settembre 2010.
Per questo filone, sono accusati di aggiotaggio Salvatore Ligresti e due intermediari, Giancarlo de Filippo e Niccolò Lucchini.
Certo che, ad ascoltare il cordiale dialogo tra il ministro e l’immobiliarista che sarà poi arrestato il 17 luglio 2013, viene spontaneo chiedersi perchè i ministri della Giustizia sono sempre al telefono con i Ligresti.
Annamaria Cancellieri subito dopo le custodie cautelari, il suo predecessore Angelino Alfano nel 2011.
La domanda è stata rivolta via twitter anche a Matteo Renzi: “Ottima domanda — ironizza il segretario del Pd — da girare a loro, Laura. Tanto i numeri ce li hai”.
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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