ALGORITMO 1 – VATICANISTI 0 : UN SOFTWARE DELL’UNIVERSITÀ BOCCONI AVEVA AZZECCATO IL NOME DEL PAPA. IN CIMA ALLA TOP FIVE C’ERA PROPRIO ROBERT FRANCIS PREVOST
IL TWEET PROFETICO DI MONIA VENTURINI, GIORNALISTA DEL TG1: “SECONDO ME VINCE PREVOST, IL PAROLIN AMERICANO”
Si può indovinare, attraverso lo studio delle reti relazionali, personali e digitali, chi verrà eletto papa?
Prova a rispondere uno studio di tre esperti dell’Università Bocconi: Giuseppe Soda, Alessandro Iorio e Leonardo Rizzo.
I tre hanno applicato i metodi dell’analisi delle reti sociali ( social network analysis ) al collegio cardinalizio.
Obiettivo: se non proprio azzeccare il successore di Francesco, individuare i fattori che fanno emergere un cardinale come papabile.
Gli studiosi hanno costruito un modello basato su tre fonti e tre criteri. Le fonti sono: gli incarichi ufficiali (dicasteri, commissioni, eccetera); le linee di consacrazione episcopale; le relazioni informali
I tre criteri che determinano, fra i papabili, quelli che hanno più chance di essere eletti sono: lo «status», misurato con un indice che premia i cardinali non solo connessi a molti altri, ma a quelli più influenti; il «controllo informativo», che identifica i cardinali che fungono da snodo fra gruppi diversi; la capacità di costruire coalizioni, calcolata con un indice composito. Infine, il modello tiene conto dell’età dei papabili
Conclusione: la Top five dei cardinali per status vede al primo posto lo statunitense Robert Prevost, seguito da Lazzaro You Heung-sik (Corea del Sud), Artur Roche (Regno Unito), dal francese Jean-Marc Aveline e dall’italiano Claudio Gugerotti.
I primi 5 posti per «controllo informativo» spettano, nell’ordine, allo svedese Anders Arborelius, all’italiano Pietro Parolin, all’argentino Vìctor Fernàndez, al canadese Gérald Lacroix e allo statunitense Joseph Tobin.
Infine, la classifica per «capacità di coalizione» è guidata dal filippino Luis Antonio Tagle, seguito dallo spagnolo Angel Fernàndez Artime, di nuovo dal canadese Gérald Lacroix, dal congolese Fridolin Besungu e dal brasiliano Sérgio da Rocha.
(da Il Corriere della Sera)
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