ALLE POSTE CI SONO 27MILA PRECARI SU 154MILA DIPENDENTI
DALL’AGRICOLTURA ALLA RICERCA SCIENTIFICA, I PRECARI IN ITALIA SONO 2.269.000, PARI ALL’8% DEGLI OCCUPATI… 400MILA SOLO NEL PUBBLICO IMPIEGO…LE CAUSE DI LAVORO SONO 200MILA… MANCA UN PIANO ORGANICO DI STABILIZZAZIONE E TANTE FAMIGLIE VIVONO NELLA INSICUREZZA
Si è molto discusso in questi giorni del problema del precariato, anche per le mosse del Governo non sempre improntate a chiarezza, anzi diremmo più tendenti al motto “ un giorno un passo avanti, il giorno successivo mezzo passo indietro”. Ciò non favorisce certo una visione obiettiva del problema ed un’equa razionalizzazione delle esigenze del mercato del lavoro da un lato e del bisogno di sicurezza del lavoratore dall’altro.
Per inquadrare il fenomeno partiamo dai dati ufficiali, come sempre. L’esercito dei precari in Italia è composto ( dati Istat 2008) da ben 2.269.000 persone. In questi giorni costoro si chiedono se potranno in futuro fare causa al datore di lavoro per vedersi riconosciuta l’assunzione a tempo indeterminato “in presenza di accertate violazioni contrattuali”. Perchè la questione su cui si è arenato il Governo è bene sottolinearlo non è che uno fa causa a capocchia alle Poste e il giudice gli dà ragione perchè gli è simpatico, ma solo in presenza di “accertate violazioni contrattuali”. Laddove esistono tali violazioni, qualcuno ci dovrebbe spiegare perchè mai un giudice non possa, anzi non debba, emettere una sentenza di assunzione obbligatoria.
O il precario dovrebbe essere felice ( come dice tale Bocchino di AN) di due mesi e mezzo di stipendio come liquidazione se ritira la pratica legale?
Scendiamo nel dettaglio: se le Poste italiane hanno su 154mila dipendenti ben 27mila precari che vengono chiamati di sei mesi in sei mesi a riempire i vuoti del personale, in un percentuale prossima al 19% dei dipendenti indeterminati, qualcosa non funziona. Finchè i precari fossero 1.000 su 154.000 si potrebbe pensare che vengano assunti per le emergenze stagionali, ma quando sono 27mila vuol dire che è un sistema per non fare le assunzioni necessarie e quindi è una presa per il culo che gioverà certamente a qualcuno, ma indegna di un Paese civile e sociale.
Gli stessi precari in questi giorni si chiedono anche se le vertenze in atto proseguiranno l’iter con la vecchia norma, oppure il lavoratore in vertenza incasserà la mensilità di indennizzo ( da 2,5 a 6 stipendi lordi), ma non avrà diritto al posto di lavoro.
Interrogativi che la momento non trovano risposta, visto che neppure al Governo c’è molta chiarezza. La riforma interessa centinaia di migliaia di persone, dall’agricoltura alla ricerca scientifica, una percentuale di oltre l’8% degli occupati totali, con una previsione di 200mila cause di lavoro alle porte.
E questo solo per il settore privato, nel pubblico impiego i precari sono 400mila su un totale di 3,5 milioni di dipendenti: qua vige la prassi della regolarizzazione ad ondate che sistemano il pregresso, ma la confusione è grande. La Confindustria difende la norma approvata dall’emendamento leghista in quanto “in linea con le direttive europee”, ma la vicenda è tutt’altro che lineare.
Stando ai tecnici del Servizio Studi del Senato infatti “ non è chiaro se la norma concerna solo i giudizi in corso ( alla data di entrata in vigore della legge e di conversione del decreto) o se sia una nuova disciplina a regime “. In pratica al Senato nutrono seri dubbi riguardo la retroattività della norma che sostituisce l’assunzione a tempo indeterminato con un’indennità per i precari che abbiano subito un uso distorto del contratto a termine.
E la Sinistra, a proposito dei precari, ha poco da parlare: il Governo Prodi, infatti, stanziò la miseria di 20milioni di euro per la regolarizzazione dei contrattisti. Considerando che un dipendente pubblico costa allo Stato 40mila euro lordi, in pratica furono stabilizzati solo 400 precari. Al ritmo dettato da Prodi ci sarebbero voluti esattamente 704 anni per assumere tutti i dipendenti pubblici con contratto di lavoro a tempo determinato. Laddove la Sinistra ha fallito, si impone per il nuovo Governo di centrodestra una posizione nuova e coraggiosa che non vada al traino di Confindustria, ma che stabilisca regole e tempi certi, maturati attraverso il confronto con le parti sociali. Le esibizioni estemporanee non servono, servono idee, progetti e coscienza sociale. Un amico mi raccontava che ieri in un asilo genovese, due addette precarie da ben 10 anni piangevano al pensiero di perdere il loro posto di lavoro che gli permette di sopravvivere con dignità . Abbiamo votato un Governo che facessero tornare il sorriso al nostro popolo, non che facesse spuntare le lacrime a chi si suda il pane con fatica: Silvio ricordalo a certi tuoi ministri e sottosegretari.
Guardate meno i sondaggi e vivete di più in mezzo alla gente, è cosi che “si cresce” e si fa l’interesse del proprio popolo.
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