ARIANNA MELONI, CHIAGNI E FOTTI, LA “STRATEGIA” DELL’ELASTICO DELLA SORELLA D’ITALIA: PRIMA DÀ UNA BOTTA A GIUDICI E OPPOSITORI POI TIRA SUBITO VIA LA MANO
PRIMA DICE DI ESSERE “TRANQUILLISSIMA” (“NON HO MAI INFLUENZATO DECISIONI SULLE NOMINE”), POI SUBITO DOPO È “SCOSSA” (“NON ACCETTO DI ESSERE DIPINTA PER COME NON SONO”) … NEGA CHE CI SIA LA SUA MANO DIETRO ALL’ARTICOLO DI SALLUSTI SULLA PRESUNTA INDAGINE, MA RIVENDICA I FRUTTI DELL’OPERAZIONE
È la versione di Arianna Meloni. Quella che attorno a mezzogiorno fa arrivare ai cronisti che seguono la sorella Giorgia anche in Puglia. Il suo punto di vista, dunque senza domande. «Sono due anni che cercano di buttarmi addosso tante cose . Ma tutto si è intensificato soprattutto dalla campagna delle Europee. È stata fatta passare la narrazione che sono presente in tutte le riunioni e le cabine di regia dove si decidono le nomine: da Di Martino a Di Foggia, dalla Rai alle Ferrovie».
È l’ultimo giorno nella masseria Beneficio. Al mattino esce in auto con al fianco Coco, Sale su un treno per Roma, prima di volare in Sardegna con le due figlie per qualche altro giorno di vacanza.
Il caos, però, è altrove. L’ha provocato l’indiscrezione del Giornale sul rischio di un’indagine per traffico d’influenze. Arianna segue un impianto che le sorelle Meloni portano avanti da tempo. È uno schema apparentemente difensivo, in realtà indubitabilmente offensivo: colpire per primi, denunciare presunti o fantomatici cospirazioni per smontare eventuali inciampi futuri.
Per questo, sposa le tesi pubblicate sulla testata di proprietà della famiglia Angelucci, negando però che si sia trattato di un’azione coordinata. «Domenica non c’è stata alcuna chiamata alle armi e nessuna regia — è la premessa — Anzi, sono commossa dalla solidarietà di Fratelli d’Italia che è stata spontanea. […] Non abbiamo certo dettato nulla a Sallusti, la cosa è partita da lui e non da noi.m Si è provato a dire che è stato scritto sotto dettatura, ma non è così. Non abbiamo citofonato, ma certo non abbiamo ostacolato, perché è stato un modo per fare chiarezza».
Arianna rivendica i frutti dell’operazione, dunque, sostenendo però di non averla ispirata. Eppure, da Giorgia Meloni ai massimi dirigenti di Fratelli d’Italia, è stato un fuoco costante con un bersaglio chiaro: le toghe. Non è un caso che l’Associazione nazionale magistrati provi a reagire, rivolgendosi direttamente alla presidente del Consiglio. «Quello in corso è l’ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti.n Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l’intero Paese».
La sorella di Giorgia Meloni alterna i due registri. Ci tiene dunque prima di tutto a fare sapere che non è in corso alcun assalto ai magistrati: «Ho letto che era un modo per provare a intimorire giudici e pm: no, niente di tutto questo». Poi però aggiunge: «È stata fatta chiarezza, perché c’è un metodo che mi lascia incredula».
Dunque, di nuovo, ribadisce l’esistenza di un metodo per affondare mediaticamente, politicamente e giudiziariamente chi governa. E poi ancora, come in un eterno elastico in cui si colpisce e poi si ritira la mano: «Non abbiamo voluto acuire lo scontro con la magistratura […] . Non avevamo intenzione di alimentare lo scontro tra governo e magistratura».
Non si capisce allora se qualche procura stia davvero indagando. «Che io sappia non c’è un avviso di garanzia, non c’è proprio nulla. Non abbiamo notizie », fa sapere, salvo non poter escludere di essere indagata senza averne notizia.
«Sono tranquillissima e so di non aver fatto niente di male. Non ho mai influenzato o cercato di influenzare decisioni sulle nomine, né preso parte a riunioni di questo tipo». E ancora: «Sono scossa, non è possibile essere sbattuta sui giornali senza alcuna verifica dei fatti, non accetto di essere dipinta per come non sono. Non è il mio modo di essere, non è quello che viene raccontato».
Dal cerchio magico trapela semmai la sensazione che la premier non intenda fermarsi, approvando la separazione delle carriere. Significa alimentare per ora il conflitto con le toghe, ostili a questo progetto, e sedersi soltanto più tardi al tavolo per cercare un compromesso sulla riforma. Anche in questo caso, si tratta di metodo politico oliato: alzare la pressione, poi trattare.
E d’altra parte, che di segnale diretto alle toghe si tratti lo chiarisce anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, a sera: «Stranisce la dura presa di posizione di Anm — dice — Sallusti ha riportato dati veri ed incontrovertibili in ordine alle calunnie alimentate dalla sinistra e da certo giornalismo
In altri tempi tali notizie venivano date non per raccontare un fatto, ma per determinarne un altro». Poi torna l’elastico, il metodo: «È necessario smettere di provare a tirare la magistratura per la giacchetta». Tutto fin troppo chiaro
(da La Repubblica)
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