AUTOSTRADE NON MOLLA: “NOSTRO DOVERE RICOSTRUIRE IL PONTE, ANCHE CON FINCANTIERI”
“SAREMO FELICI DI SEDERCI INTORNO A UN TAVOLO”
Autostrade per l’Italia non molla la presa sul Ponte Morandi di Genova e insiste sulla sua partecipazione nella ricostruzione, malgrado il Governo ribadisca che verrà esclusa.
Oggi il Consiglio dei ministri affronterà il decreto Genova e potrebbe procedere all’affidamento diretto dei lavori sul Ponte a Fincantieri.
Il presidente di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Fabio Cerchiai, in un’intervista a Gazzettino e Messaggero, spiega che “saremmo felici di sedere attorno a un tavolo” e condividere “ciò che può rendere più facile risolvere i problemi di Genova”.
“Secondo la convenzione, Autostrade ha l’obbligo e il diritto di provvedere nel tempo più breve possibile alla ricostruzione del ponte. Così come il ministero dei Trasporti ha l’obbligo di documentare le eventuali violazioni del concessionario, cosa che fino ad oggi non ha fatto”
uanto alla concessione, Cerchiai sottolinea la necessità di rispettare diritti e doveri da entrambe le parti.
“Circolano molte ipotesi sui contenuti di quel decreto e il governo ha tutto il diritto di assumere decisioni. Sempre naturalmente che ciò avvenga nel rispetto dei diritti e dei doveri sanciti nel contratto di concessione e delle norme vigenti” [..]
“Si tratta di materia complessa, non a caso a Cernobbio il premier Conte ha precisato che le eventuali decisioni sull’argomento non dovranno esporre il governo a rischi rilevanti”. […] “Non posso interpretare le parole del presidente Conte. Penso si riferisse ai rischi legali che potrebbero risultare, qualora il governo dovesse non rispettare quanto previsto dalla Convenzione. In tal caso non potremmo restare inerti, dovremmo tutelarci”.
Autostrade apre però alla collaborazione di Fincantieri.
“Siamo aperti ad ogni contributo che possa aiutare a ricostruire il ponte prima e meglio. Fincantieri è benvenuta” […] Ma “cambiare per decreto regole sulle quali i grandi investitori internazionali fanno affidamento per i loro investimenti, aprirebbe un capitolo pericoloso sul piano della credibilità del Paese”
(da agenzie)
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