BASTA FARE FINTA CHE IL COVID NON ESISTA PIÙ: I CONTAGI E I RICOVERI CRESCONO IN TUTTA ITALIA
VARIANTE OMICRON 5 DILAGA: SERVIREBBERO LE VECCHIE PRECAUZIONI, A PARTIRE DALLE MASCHERINE. MA DOPO IL LIBERI TUTTI DEL GOVERNO, GLI ITALIANI SE NE FREGANO
Il Covid non va affatto in vacanza. L’aumento dei nuovi contagiati (ieri altri 16.571), ma soprattutto l’incremento dei posti letto occupati nei reparti Covid ordinari (ieri +187; domenica +67), non fa stare tranquilli.
Gli ultimi dati del ministero della Salute mettono nero su bianco quello che ormai si sperimenta ovunque: intere famiglie con la febbre, e se in casa c’è una persona fragile oppure anziani, non è infrequente la corsa al pronto soccorso.
Ieri sono finite in terapia intensiva altre 10 persone (il giorno prima 12). I nuovi contagiati sono stati individuati, in realtà, con soli 79.375 tamponi, ossia 80.836 in meno rispetto a quelli del giorno prima; il tasso di positività sale così dal 19,1% di domenica, al 20,9%. Tra le regioni con più casi positivi, il Lazio (+2.634), poi la Lombardia (+1.920), l’Emilia-Romagna (+1.725) e la Sicilia (+1.551).
Eppure, nonostante la febbre o altri sintomi del Covid, pur di non rinunciare alle vacanze molti italiani non comunicano la positività. «Dopo un periodo di calo, stiamo vedendo un nuovo aumento di tamponi Covid effettuati in farmacia. Ma soprattutto un aumento molto considerevole dei test fai da te – segnala il segretario di Federfarma, Roberto Tobia – ma questi test non permettono di avere una percezione della circolazione reale del virus in questa nuova ondata.
Possiamo supporre che i positivi in totale siano in realtà attualmente circa un milione, considerando che l’esito positivo del test di autodiagnosi spesso non è comunicato dai cittadini».
FASE ESPONENZIALE
Difficile calcolare l’effettiva portata dell’epidemia. Stando però ai dati ufficiali, la percentuale dei positivi ai test molecolari è al 12% circa, più del doppio rispetto a 2 settimane fa (era al 5%).
È presto per dire se siamo in una fase esponenziale – spiega Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – per ora la crescita è accelerata e serviranno altre due settimane per quantificare meglio questo andamento. L’incremento più marcato della percentuale dei positivi ai test molecolari è in tre regioni: Umbria, Marche e Toscana».
A complicare la situazione, come ricorda Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell’Università degli Studi di Milano, è la «elevatissima contagiosità della variante Omicron 5, ben superiore a morbillo e varicella». Ma anche la sua patogenicità, visto che «Omicron 5 è quattro volte tanto un’influenza forte».
La prudenza è dunque fondamentale. «Siamo di fronte a un virus che ancora non ha trovato una sua stabilizzazione, continua a mutare – mette in guardia Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma – quindi dobbiamo ancora stare molto attenti». E, purtroppo, con la circolazione epidemica attuale è del tutto prevedibile una nuova crisi.
«Dal punto di vista clinico – rimarca Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento – sembrerebbe una forma del tutto sovrapponibile alle altre varianti di Omicron. Essendo una nuova variante che rimpiazzerà le precedenti, ha la capacità di infettare persone che hanno già avuto l’infezione.
Ricordiamo che un aumento dei casi si è già osservato in altri Paesi europei. Ci aspettiamo in parallelo un incremento anche dei ricoveri».
Per fermare il virus servirebbero le usuali misure di precauzione. «Non essendo più la mascherina obbligatoria nelle attività in cui c’è maggior affollamento – osserva Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma – potrebbe esserci ora un rischio importante di un’impennata di casi. Ecco perché è fondamentale invogliare alla quarta dose anziani e persone fragili per evitare che, in caso di contagio, finiscano in ospedale».
(da agenzie)
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