BERLUSCONI A NAPOLITANO: «SE MI SALVATE NON MI RICANDIDO PIU”
IL CAVALIERE GARANTISCE SOSTEGNO AL GOVERNO MA SI SFOGA SULLA “TENAGLIA GIUDIZIARIA CHE LO PERSEGUITA”… E INDICA UNA MOSSA CHE NON PIACE AI FALCHI: FARE UN PASSO INDIETRO
Alla fine si sono parlati. E Berlusconi ha tirato fuori tutto quello che teneva in gola e che aveva riservato finora agli sfoghi con i fedelissimi.
Invettive contro i magistrati, contro la «tenaglia giudiziaria». Quel sentirsi «sotto assedio continuo». «Messo all’angolo», con l’intenzione di «espellermi dal consesso civile e mandare ai domiciliari uno che è stato quattro volte presidente del Consiglio».
Napolitano lo ha lasciato parlare e il Cavaliere è andato avanti: «Di fronte a questo trattamento dei pm come si fa a restare neutrali? ».
Un interrogativo lasciato sospeso. Ma con un senso implicito ben chiaro all’inquilino del Quirinale. Il Cavaliere vuole negoziare politicamente i suoi processi. Pretende un “cappello politico”.
La sua richiesta, pronunciata in maniera vaga e lasciata sospesa a mezz’aria, ha come perno principale quello di una garanzia istituzionale per il futuro.
«Perchè non è possibile — ripete da giorni il diretto interessato — che la Cassazione, dove siede quel gentiluomo di Giorgio Santacroce, avalli questo massacro».
Ma si tratta di una pretesa che sul Colle non può ottenere alcuna adesione.
Anche per questo Berlusconi ha evitato di reclamare da Napolitano un salvacondotto preventivo.
«Non credo che Berlusconi abbia chiesto nulla a Giorgio Napolitano», ha infatti detto in serata Angelino Alfano.
Ma è quella l’ossessione del capo del Pdl, convinto che solo una parola del Quirinale lo potrà mettere al riparo dalla condanna definitiva.
E per ottenere questo obiettivo, che passa sotto il titolo di «pacificazione», il Cavaliere è disposto a offrire tutto, anche un patto di governo che traguardi Enrico Letta fino alla presidenza italiana del semestre europeo, luglio 2014: «Il mio appoggio e quello del Pdl resta pieno e totale, nonostante l’ingiusta condanna che ho subito».
Anche se la vera “carta segreta” che il capo del centrodestra vuole mettere sul tavolo è un’altra: «Alle prossime elezioni sono pronto a fare un passo indietro».
Tutte questioni, però, che per il capo dello Stato non possono essere oggetto di trattativa.
«Le sentenze — è il messaggio che in questi giorni ha sempre rivolto il presidente della Repubblica — si possono criticare, ma restando sempre nei limiti del rispetto istituzionale».
Un monito riecheggiato, con parole quasi identiche, anche nella nota diramata dal Consiglio superiore della magistratura, di cui Napolitano è presidente: «È auspicabile ripristinare un clima di serenità e di rispetto nei rapporti tra le istituzioni ad evitare che i cittadini traggano da eccessi polemici ragioni di ulteriore sfiducia verso lo Stato».
Alla base della svolta moderata del Cavaliere, che ieri ha gettato nello sconforto i falchi del Pdl, c’è anche il timore o forse la certezza, che il capo dello Stato non si piegherà facilmente a uno scioglimento anticipato della legislatura se il Pdl dovesse provocare la crisi di governo.
Un esponente della maggioranza sceso di recente dal Colle ne ha tratto la medesima impressione: «Prima di aprile non si torna a votare».
Anche perchè Napolitano, come ha preso a ripetere nelle sue conversazioni private in questi giorni di fibrillazioni sul governo, non intende assolutamente sciogliere le Camere senza che il Parlamento abbia prima riformato la legge elettorale.
Insomma, la sensazione dell’ala dura del Pdl è che il Cavaliere sia tornato dal Quirinale «ingabbiato », paralizzato nel sostegno al governo senza potersi divincolare in alcun modo. Napolitano ha usato vari argomenti per arrivare all’obiettivo.
Il primo e più importante è stato l’Europa, oggetto del pranzo con Enrico Letta, Alfano, Bonino e gli altri ministri interessati.
«Non possiamo fallire questo appuntamento del Consiglio europeo ha spiegato Napolitano guardando negli occhi il segretario del Pdl -, dobbiamo presentarci senza smagliature».
Un discorso ripetuto anche al Cavaliere.
E Berlusconi, come filtra dagli ambienti del Quirinale, ha manifestato il suo «netto orientamento a confermare il sostegno suo e del Pdl al governo e all’azione che è impegnato a svolgere ».
Sottolineando, dunque, anche le garanzie offerte dal leader a nome di tutto il partito, in preda ad uno scontro acceso fra colombe e falchi, che hanno gridato al golpe per la condanna a Milano e spingono ancora il Cavaliere a staccare prima possibile la spina di Palazzo Chigi.
Per questo Napolitano ha deciso di vederci chiaro e sondare di persona intenzioni e umori dell’ex premier.
Proprio il capo dello Stato ha voluto prendere l’iniziativa di ricevere il presidente del Pdl, con il quale spiega la nota ufficiale «ha proceduto a un ampio scambio di opinioni sul momento politico e istituzionale ».
Sia l’invito al Colle che il confronto politico a tutto campo sono, nel linguaggio del Colle, segnali lanciati all’esterno per far intendere che il capo dello Stato riconosce sempre a Berlusconi il ruolo di leader e di interlocutore politico.
La condanna di Milano non li ha messi in discussione.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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