BERLUSCONI FRENA I FALCHI: “IL PATTO DEL NAZARENO RESTA MA NON ACCETTO MODIFICHE”
“VALE SOLO QUELLO CONCORDATO”
La missiva è stata recapitata ad Arcore in queste ore.
Silvio Berlusconi è invitato dal Parlamento in seduta comune a partecipare domani alla seduta di insediamento del presidente Sergio Mattarella.
Dovrebbe assistere dalle tribune, lassù in alto. Non è detto che accetti, l’orgoglio fa a pugni con la tentazione del «gesto di cortesia istituzionale » nei confronti del nuovo inquilino del Colle, ma sta decidendo, raccontano.
La testa è in ben altri problemi.
Nel day after di Forza Italia, tra Villa San Martino e Roma, si staglia una spianata di macerie. Solo lui può provare a rimettere insieme i cocci, sebbene quasi l’intero pomeriggio di ieri lo abbia dedicato agli affari dell’altra catastrofe, quella rossonera (vittoria milanista di ieri a parte).
Il leader lavora a una mezza rivoluzione nel partito, dai tempi e modi ancora assai incerti.
Ma i segnali che partono dal fortino berlusconiano sono soprattutto all’indirizzo del premier Renzi, lo «spregiudicato », e non vanno affatto nella direzione della rottura.
Il patto del Nazareno è un ponte che resterà in piedi, nonostante «il tradimento», come lo chiama l’ex Cavaliere: «Ma dovranno cambiare metodi, regole e soprattutto interlocutori», ha spiegato per tutto il giorno nei colloqui telefonici.
L’umore nei confronti del segretario pd resta pessimo, ma «non possiamo fare i bambini capricciosi, tirarci indietro per un dispetto pur grave subito, restiamo responsabili, noi…» si è sfogato.
Detto questo, c’è l’aut aut: «Non accetteremo ulteriori modifiche sulle riforme, se Renzi cambia una virgola, contro quella virgola faremo le barricate ».
Ma soprattutto, dovranno cambiare gli «interlocutori».
Verdini e Letta, com’è ormai noto, sono additati come i responsabili della catastrofe sul Quirinale.
Da Arcore trapela l’indisponibilità a confermare il tandem per i futuri colloqui con Renzi, Lotti, Guerini.
Ma chi, nella cerchia ristretta, ha l’esperienza, la dimestichezza coi codicilli e il pelo sullo stomaco per trattare col premier?
Berlusconi pensa innanzitutto di essere più presente in occasione di quei confronti e di farsi accompagnare da figure che ora ritiene più «affidabili».
Circolano i nomi del consigliere Giovanni Toti, dell’avvocato Niccolò Ghedini, delle fedelissime Maria Rosaria Rossi, di Deborah Bergamini, del capogruppo Paolo Romani.
Da oggi tuttavia il leader dovrà fronteggiare l’opa ostile di Raffaele Fitto e dei suoi 36 parlamentari, pronti a dare battaglia nei gruppi e non solo.
L’eurodeputato si è concesso pochi giorni di tempo per sondare le intenzioni di Berlusconi, per capire se davvero accetta l’»azzeramento » invocato in Fi.
Il leader invece considera Fitto «ormai fuori: vada a farsi anche lui il suo partitino dell’1,5 per cento» attacca in privato.
Ma il capo «comunque qualcosa sta per farla», racconta chi lo ha sentito. «Cambiamento: dobbiamo dare dei segnali, non possiamo far finta che nulla sia avvenuto » ammette.
Vuole presidiare i gruppi parlamentari, intanto, settimana dopo settimana. L’ipotesi che si fa largo è quella di una segreteria politica composta da una decina, forse quindicina di persone con deleghe e competenze (stile Pd), qualcuno la chiama «comitato».
Non è escluso che nelle prossime settimane qualcosa cambi ai vertici dei gruppi, soprattutto alla Camera. Ma non subito.
Come è tutt’altro che confermata la convocazione tra mercoledì e giovedì dei gruppi parlamentari o dell’ufficio di presidenza. Meglio lasciar sanare le ferite, sedimentare i rancori, un classico della strategia berlusconiana.
Nel silenzio regna il silenzio post sconfitta. Tranne poche eccezioni. «Sono d’accordo con Fitto, Fi va azzerata ma per primo deve andare via lui e si porti Verdini, basta traditori» protesta il responsabile Cultura Edoardo Sylos Labini, vicino a Marcello Fiori.
E la giovane in ascesa Silvia Sardone, più volte “inviata” nei talk tv: «Bisogna voltare pagina dopo il disastro, rinnovare completamente il partito con nuove idee e volti».
Il ministro delle Riforme Boschi si dice convinta che Forza Italia resterà nella partita delle riforme, non romperà il patto, e semmai lo facesse «non è fondamentale, i numeri ci sono comunque, la maggioranza è solida ».
Le replica Giovanni Toti dal Tg1: «Boschi non deve essere forte in matematica, siamo determinanti e lo strappo sul Colle non può non avere conseguenze».
Raffaele Fitto mette in guardia proprio i “nostalgici” del Nazareno: «Che Renzi voglia più forni, mi pare naturale e furbo, dal suo punto di vista. Il problema sarebbero i «fornai» che ancora gli dovessero credere».
Lui e i suoi non è tra i soli a sospettare che Berlusconi possa farsi condizionare dai decreti fiscali che, come ricorda ancora il ministro Boschi, saranno affrontati dal Consiglio dei ministri il 20 febbraio.
In quelle pieghe c’è la norma sul 3 per cento che la responsabile Riforme difende, negando si tratti di un «favore» all’ex Cavaliere.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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