BERLUSCONI NON CONVINCE ALFANO A RIENTRARE
SOLO IL CLIMA DI RISSA PUO’ RICOMPATTARE IL PDL, ECCO PERCHE’ QUALCUNO LO ALIMENTA….COME GRILLO AIUTERA’ BERLUSCONI
Il grande battutista Berlusconi è diventato vittima delle barzellette altrui, in qualche caso davvero crudeli.
Tra le cosiddette «colombe» furoreggia, ad esempio, quella del cane Silvio che vorrebbe raggiungere la ciotola del cibo ma la catena è corta per cui non ci arriva; eppure insiste, ringhia, prende fiato e poi ricomincia…
L’immagine fa ridere? Ai dissidenti tantissimo, a lui molto meno.
Realmente il Cavaliere vorrebbe tornare alle urne, convinto poi di vincere, però in Senato non ha voti a sufficienza per provocare la crisi, il 2 ottobre scorso se n’è accorto suo malgrado.
E tuttavia non demorde, con minacce e lusinghe ritorna alla carica nei confronti di colui che considera l’anello debole, cioè Alfano.
Se cedesse Angelino, nel fronte della dissidenza resterebbero 5-6 senatori non di più, e per il governo Letta scorrerebbero i titoli di coda.
Dunque l’altra sera nuovo match con il figlioccio ribelle. Berlusconi l’aveva invitato a pranzo o a cena, quello invece è arrivato a sera con Lupi senza sedersi a tavola.
Per prenderlo all’amo, come esca il Cav gli ha fatto balenare la nomina a vice-presidente di Forza Italia, che vorrebbe dire numero due a tutti gli effetti.
Secondo la versione alfaniana, Berlusconi si sarebbe perfino sbilanciato sulla durata del governo, «non è vero che voglio farlo cadere a ogni costo».
Ma siccome Angelino ormai non si fida più ciecamente come una volta, ha chiesto garanzie. Per non cadere preda dei «falchi» in agguato, ha posto la condizione seguente: tanto nello statuto di Forza Italia, quanto nella sua gerarchia interna, si dovrà prendere atto che ormai convivono due anime, una di «lealisti» berlusconiani e l’altra di «innovatori» facenti capo ad Alfano.
Se Berlusconi accetta, niente più scissione… Il solo parlare di correnti, a Berlusconi causa sfoghi di orticaria.
Comunque il personaggio ha traccheggiato, «rivediamoci la prossima settimana» ha detto.
I più smaliziati tra gli avversari interni non credono affatto che Silvio sia diventato improvvisamente buono.
Ritengono semmai che stia provando ad allungare la catena. Una volta agganciato Alfano, scommettono, il personaggio ritenterà la crisi.
Oppure, ecco la variante, mentre Berlusconi sta negoziando, i suoi «bravi» provvedono a riportare le pecorelle all’ovile, col risultato di far tornare i conti al Senato e lì causare la crisi.
Possibile? Certo, tutto può essere.
Ma poi bisogna prendere in mano il calendario, e vedere quanto tempo rimane al Cav per spezzare la sua catena.
Il Pd, secondo le ultime voci, pare orientato a non precipitare i tempi della decadenza di Berlusconi. Si voterebbe in questo caso dopo la legge di stabilità , in calendario dal 18 al 22 novembre.
Per cui l’ex premier verrà a trovarsi davanti a un bivio: se voterà contro la legge di stabilità , come Brunetta e Bondi minacciano ogni giorno, le 30 «colombe» in Senato prenderanno il volo e Forza Italia trascorrerà un periodo più o meno lungo all’opposizione.
Ma se la prospettiva di essere tagliato fuori da tutto a Berlusconi non fa gola, come potrà mandare tutto all’aria sulla decadenza, cioè appena due giorni dopo avere votato la fiducia al governo sulla legge di stabilità ?
La gente proprio non capirebbe. Per cui, paradossalmente, l’unico soccorso ai piani del Cavaliere potrebbe giungere dai grillini casomai, con l’avallo del presidente del Senato Grasso, volessero bruciare i tempi sulla decadenza, mettendola ai voti prima della legge di stabilità : Palazzo Madama si trasformerebbe in un’arena, Alfano e i suoi sarebbero messi nella condizione di piegarsi o di farsi marchiare a vita come «traditori».
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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