BERLUSCONI SI DIMETTERA’ DAL PDL E FARA’ UNA SUA LISTA: “E’ UN TRADIMENTO, NON SONO PRIMARIE VERE MA DA IMPIEGATI DELLA POLITICA: ORMAI IL PDL E’ IN MANO AGLI EX AN”
LA MELONI (28%) STA PER RAGGIUNGERE ALFANO (FERMO AL 32%)… IL CAVALIERE POTREBBE ANNUNCIARE L’ADDIO PRIMA DELLE PRIMARIE… RITORNA “FORZA ITALIA”
Contrordine. Primarie Pdl non più a gennaio, ma sotto l’albero, il 16 dicembre.
Lo hanno voluto e quasi imposto – al segretario Alfano – gli ex An La Russa e Gasparri. Berlusconi lo giudica un «tradimento», le definisce consultazioni «da impiegati della politica», dice di non riconoscersi più in un partito ormai in mano a «loro» e si prepara al colpo di scena dell’addio alla sua creatura e al lancio entro una decina di giorni del movimento.
Nuovo di zecca, ma dal brand consolidato: «Forza Italia».
Alfano ormai si rassegna allo scontro e in serata twitta: «Scelta coraggiosa ma finalmente si parte».
Ma è già sindrome da «200 mila elettori» ai gazebo, con Verdini che ammette: «Incombe una questione finanziaria sul partito».
Succede in un Pdl ormai «diviso e smarrito», per dirla con Sandro Bondi.
Succede appena ventiquattro ore dopo la lunga e faticosa mediazione che lo stesso “delfino” e altri dirigenti Pdl avevano condotto col riluttante Cavaliere, convincendolo ad accettare le primarie rinviandole però di un mese, al 13 gennaio.
Il blitz di ieri pomeriggio in via dell’Umiltà , invece, al termine dell’ennesima riunione di fuoco di Alfano con coordinatori locali e big, segna la clamorosa retromarcia.
I “colonnelli” incalzano, sospettano che far slittare le primarie equivalga ad annullarle, temono il “predellino” berlusconiano e l’imminente scioglimento delle Camere.
Nel chiuso dell’ultimo vertice arrivano a minacciare il ritiro del sostegno e lo smantellamento dei cento comitati “pro Alfano” in via di costituzione.
E poi c’è quel sondaggio interno che terrorizza lo stesso segretario.
Ne parla lui stesso a Montecitorio coi deputati più fidati.
Lui in testa, ma inchiodato al 32-33 per cento, Giorgia Meloni data al 20 una settimana fa e già lievitata al 28. A soli quattro punti.
Con lo spettro della mobilitazione di tutti i giovani ex An al fianco dell’ex ministra.
Scatta allora la tagliola delle nuove regole: al voto gli under 18 ma solo se pagano la tessera del partito (10 euro) più i 2 euro per le primarie.
E gli universitari ammessi solo nelle loro città di residenza e non se fuori sede.
La Meloni protesta: «Ingiusto».
Anche Annagrazia Calabria, coordinatrice dei giovani, insorge: «Assurdo».
E le barricate interne per limitare i danni non bastano.
Alfano accetta i «consigli» dei colonnelli e anticipa la data. Raggiunge Berlusconi a Palazzo Grazioli e comunica la novità . Per il leader è una doccia fredda.
L’ex premier la considera nè più nè meno che «una coltellata alle spalle». Ne trae subito le conseguenze.
Nel pomeriggio riceve Gianpiero Samorì, uno dei più contestati concorrenti alle primarie, tra i più vicini all’ex premier, col quale parla del futuro, ma altrove.
Negli sfoghi privati coi suoi, Berlusconi è un fiume in piena. Di «delusione» e rabbia.
«Alfano ha sbagliato ancora, ormai è un ostaggio, ha ceduto a un ricatto, il partito è in mano agli ex An. Non c’è più nulla del mio spirito e io non posso stare in un Pdl in mano a loro».
E ancora. «Queste non sono primarie vere, sono da impiegati della politica», sbotta nel tardo pomeriggio.
Oggi ad Arcore nuove riunioni operative, il cantiere è ormai partito.
Il direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti, in un’intervista tv, rivela che potrebbero esserci «clamorose novità ad ore», alludendo all’abbandono del Pdl da parte del Cavaliere.
Daniela Santanchè annuncia a Sky di aver raccolto le 10 mila firme necessarie ma «se ci saranno dei cambiamenti a breve rifletterò sul da farsi».
Oltre 12 mila dal “formattatore” Alessandro Cattaneo, Samorì esonda: «48 mila firme per guidare il Paese».
Anche l’immobiliarista AlessandroProto raggiunge le 10mila ma finisce indagato a Milano per truffa e attacca: «Magistratura a orologeria»).
Sarà possibile votare registrandosi prima on line, fa sapere Beatrice Lorenzin.
Ma voti «in carne ossa» avvertono La Russa e Bernini.
Bersani li sbeffeggia: «Complicato passare dall’impero alla democrazia».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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