BREBEMI, LO STATO REGALA 320 MILIONI AI GESTORI PER COMPENSARE IL FLOP
AUTOSTRADA INUTILE E NON FREQUENTATA, I CONTRIBUENTI ORA PAGANO LE PATACCHE PADANE…LEGA AMBIENTE DENUNCIA: “LA GARA E’ DA RIFARE”
“Distorsione della concorrenza”, “violazione dei principi comunitari”. L’esposto di Legambiente inviato a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, è un dossier corredato di riferimenti normativi e regolamentari contro Brebemi.
La A35 venne inaugurata un anno e un mese fa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi con toni trionfali, “la prima autostrada costruita coi soldi dei privati”.
Peccato che per tenere in piedi il collegamento tra Milano e Brescia, visto un piano economico che non ha retto l’urto del poco traffico e quindi dei minori introiti, pochi giorni fa il pubblico ci ha dovuto mettere sopra 320 milioni di euro: 260 dallo Stato, 60 dalla Regione.
Allungando (gratuitamente) la concessione alla società di progetto, da 19 anni e 6 mesi a 25 anni e 6 mesi.
“La modifica delle condizioni contrattuali approvata dal Cipe, se prevedibile in sede di gara di aggiudicazione – si legge nel documento spedito anche a Corte dei conti e al direttore generale della Concorrenza della Commissione europea – avrebbe potuto comportare un maggior numero di partecipanti alla gara ed una diversa strutturazione delle offerte potendo portare a valori di aggiudicazione inferiori a vantaggio dell’interesse pubblico “.
E ancora, “la modifica ex post delle condizioni stringenti poste a base della gara di aggiudicazione della concessione (durata minima e assenza assoluta di contribuzione pubblica) altera i presupposti fondamentali della gara di concessione introducendo elementi radicalmente distorsivi della procedura svolta e della concorrenza e violi i principi comunitari in materia”.
Secondo gli ambientalisti, a questo punto, la disponibilità del pubblico “non deve essere riconosciuta passivamente all’operatore concessionario bensì posta eventualmente a base di una nuova gara ( per la gestione , ndr), che prevedendo tali ulteriori elementi potrebbe vedere una maggiore partecipazione. Consentendo di valutare in regime di correttezza e trasparenza la disponibilità di un diverso miglior offerente”.
La storia di questa autostrada lunga 62 chilometri finora è stata decisamente tormentata. Costruita con il cosiddetto project financing , è partita subito con il piede sbagliato: le previsioni parlavano di 800 milioni di euro di spesa.
Il conto finale si è triplicato: 2,439 miliardi di euro, interessi compresi.
Con ogni chilometro di asfalto che alla fine è costato 38 milioni di euro.
Per ripagare il costo la società di progetto (composta da banche con Intesa in primis, società autostradali, costruttori con Gavio in testa, camere di commercio, comuni e province) aveva puntato tutto su una concessione ventennale e relativi introiti del pedaggio con un ipotetico guadagno dalla vendita alla fine del periodo.
Le stime per rientrare almeno dai costi furono di 40mila transiti nei primi sei mesi, 60mila dal gennaio scorso.
I numeri dicono altro: ad oggi la punta – quindi non è la media – tocca i 38mila accessi.
E questo nonostante una vasta campagna pubblicitaria e di sconti sul pedaggio per attirare clienti.
“Il punto è che di questa colata di cemento non c’era neanche bisogno – dice Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente – e come sempre il pubblico arriva in soccorso del privato. Così fare gli imprenditori diventa una passaggiata…”.
L’alternativa al mancato riequilibrio, secondo Brebemi, sarebbe stato il recesso dalla convenzione con la conseguente somma che lo Stato avrebbe dovuto versarle: 2,44 miliardi di euro.
Insomma, per le tasche dei contribuenti sarebbe stato pure molto peggio che il contributo di 320 milioni.
Matteo Pucciarelli
(da “La Repubblica“)
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