BRUCIA LA TERRA DI NESSUNO, MUORE IL GIOVANE BRACCIANTE SENEGALESE E SALVINI NON HA SOLUZIONI, SOLO CHIACCHIERE BECERE COME SEMPRE
NELL’AREA DI SAN FERDINANDO 1592 PERSONE, 669 SONO RICHIEDENTI ASILO: LI FANNO VIVERE IN BARACCHE SENZA ACQUA E LUCE PER LAVORARE I CAMPI SPESSO IN MANO ALLA ‘NDRANGHETA… GOVERNO INCAPACE DI TOCCARE I MAFIOSI… PARTE UNA DENUNCIA DEI SINDACATI PER VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI CONTRO IL GOVERNO
La ruspa, stavolta, non è arrivata. Non ancora. Ma lo sgombero della tendopoli di San Ferdinando, dove la scorsa notte è divampato un incendio costato la vita al ventinovenne senegalese Moussa Ba, è già stato disposto.
E, come per il Cara di Castelnuovo di Porto, come per l’ex Penicillina e il presidio del Baobab a Roma – gli ultimi tre grandi interventi eseguiti in ordine di tempo – il copione si ripete.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, va avanti a testa bassa al grido di “basta abusi e illegalità “, incurante delle proteste e degli appelli di quanti – politici, sindacati, attivisti e associazioni – chiedono lotta alle mafie e al caporalato e soluzioni abitative alternative per le persone – millecinquecentonovantadue, di cui 669 richiedenti asilo (dati del Viminale) – che vi abitano, per la stragrande maggioranza braccianti migranti della piana di Gioia Tauro.
La Cgil, però, non ci sta e annuncia l’intenzione di ricorrere alla magistratura ordinaria fino alla Corte europea di Strasburgo contro “il Governo e le istituzioni responsabili di questa situazione non più sostenibile”, spiega ad HuffPost il segretario generale del sindacato in Calabria, Angelo Sposato.
“Valuteremo l’azione nei prossimi giorni – aggiunge – ma secondo noi si è verificata una sistematica violazione dei diritti umani”.
Indice puntato prima di tutto contro il Governo, la Cgil stigmatizza la decisione di Salvini di ricorrere “ancora una volta all’arma della repressione”.
Le ceneri del rogo, probabilmente acceso per riscaldarsi nella tendopoli di plastica, legno e lamiere in cui si vive senza luce, acqua e servizi, che ha sorpreso e ucciso nel sonno Moussa Ba, ancora fumavano quando è arrivata la dichiarazione di Salvini: “Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L’avevamo promesso e lo faremo, illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa”.
Lo aveva già detto altre volte – Moussa Ba è la terza vittima in un anno nel grande ghetto calabrese – ma oggi dopo l’annuncio dal Viminale hanno fatto sapere che nelle prossime ore inizierà lo spostamento di quaranta immigrati regolari dalla tendopoli in strutture d’accoglienza regionali.
E in serata che 15 su 80 hanno accettato di essere trasferiti in strutture ex Sprar, oggi dette Siproimi, e 73 su 180 in Cas.
Nel frattempo, è scattata la mobilitazione di sindacati, comitati e associazioni che annunciano battaglia.
Mentre i deputati di LeU, Nicola Fratoianni e Stefano Fassina, hanno insistito sulla necessità di combattere sfruttamento del lavoro e infiltrazioni criminali nella filiera dell’agroalimentare.
Per la Fai CISL, che lunedì terra un incontro a San Ferdinando “non è più rinviabile un piano straordinario di ripristino delle condizioni di legalità e di tutela della dignità umana”, mentre la Ugl si è detta “disponibile a collaborare ad ogni iniziativa che possa individuare soluzioni concrete con percorsi di reinserimento per i migranti”.
Raggiunto al telefono nel pomeriggio, mentre con circa duecento migranti della baraccopoli, attivisti ed esponenti sindacali, raggiungeva in corteo il centro di San Ferdinando per manifestare cordoglio per l’ennesima vittima e chiedere impegni concreti a Governo e istituzioni, il segretario della Cgil in Calabria, annunciando la volontà di presentare ricorso, in riferimento alle ultime morti registrate nella baraccopoli calabrese, “per violazione dei diritti umani”, ha puntualizzato: “Sgomberare senza offrire soluzioni rispettose della dignità di queste persone, senza offrire loro condizioni di vita più sicure, senza combattere il lavoro nero, il caporalato e la ‘ndrangheta che lo controlla, non servirà a niente”.
Il piano della Cgil, che sta valutando anche la possibilità di convocare una conferenza stampa per lunedì e organizzare una manifestazione nazionale a San Ferdinando, è “chiedere alla Protezione civile nazionale – scandisce Sposato – se ci sono le condizioni per mettere a disposizione dei moduli abitativi in cui trasferire in via temporanea i migranti che vivono nella tendopoli”.
In parallelo, con un’azione concertata tra Governo, Prefettura, parti sindacali e imprese, “si deve agire in due direzioni: lotta allo sfruttamento e attuazione del progetto di accoglienza diffusa, utilizzando abitazioni dismesse o beni confiscati alle mafie”.
Sull’attuazione di forme di accoglienza diffusa, per le quali la Regione Calabria ha manifestato disponibilità a contribuire attraverso incentivi alle locazioni, si è discusso anche nel vertice convocato d’urgenza in mattinata in Prefettura.
Per la Usb la soluzione esiste ed è a portata di mano. “Siamo la Regione con il più alto tasso percentuale di vuoto immobiliare – fa notare Peppe Marra, dell’Unione sindacale di base, tra i primi ad arrivare alla tendopoli mentre ancora divampavano le fiamme – dall’ultimo censimento ISTAT è risultato che nella piana di Gioia Tauro ci sono 35.000 appartamenti vuotii potrebbe cominciare a mettere a disposizione questi. Non parliamo di espropri, ma di mettere a punto formule che consentano ai lavoratori di prendere in fitto una casa.
Sul piano di insediamento diffuso abbiamo registrato l’assenso della Regione – oggi il Governatore Mario Oliverio ha definito “urgente e indispensabile che il Governo assuma un piano di smantellamento della tendopoli, ma bisogna passare dalle intenzioni ai fatti”.
Il Prefetto ha parlato di “trasferimenti” – “temiamo che con queste parole si voglia seguire la direzione di Salvini, quella dello sgombero senza soluzioni”, aggiunge Marra.
La Usb, che lunedì si riunirà anche per mantenere alta l’attenzione sul caso, con una nota ha assicurato – ad HuffPost lo ha detto anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro – che continuerà a presidiare San Ferdinando “per evitare qualsiasi colpo di mano autoritario”.
Il riferimento è alla linea dettata dal ministro dell’Onterno, contro il quale oggi ha puntato l’indice pure l’organizzazione “Medici per i diritti umani”, ribadendo che il decreto legge da lui fortemente voluto “alimenta marginalità ed esclusione”.
Sulla baraccopoli sta calando un’altra notte – e ogni volta, la necessità di contrastare il freddo accendendo falò e fuochi alla bisogna porta con sè il rischio di nuovi incendi.
E a San Ferdinando c’è chi come Giuseppe Politanò, attivista e impegnato nella lotta alla ‘Ndrangheta anche nella rete nazionale “Futura” che fa capo a Marco Furfaro, considera: “Va bene ragionare sul tema dello sgombero, ma purtroppo si tende a dimenticare che qui è morto un uomo, un essere umano. Sempre più spesso negli ultimi tempi sentiamo ripetere che bisogna salvaguardare i nostri valori, la nostra cultura. Ebbene, l’etimologia del termine “Calabria” riporta al sorgere del bello. Ma qui, in questa tendopoli, di bello non c’è nulla, ci sono solo bruttura, abbandono e marginalizzazione che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza radicata nella nostra cultura. Prima di parlare di sgomberi, bisogna che queste persone che si vogliono allontanare vengano riconosciute come esseri umani”.
(da “Huffingtonpost”)
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