CALA LA POPOLAZIONE, 212.000 ITALIANI IN MENO
POCHE NASCITE, SOPRATTUTTO AL SUD
La popolazione italiana, in calo da cinque anni consecutivi, ha registrato un ulteriore riduzione pari al -1,9 per mille residenti nel 2019. Calano le nascite e rimane positivo il tasso migratorio
Il ricambio naturale della popolazione in Italia è sempre più compromesso. A dirlo è l’ultimo rapporto demografico dell’Istat. Continua ad aumentare infatti il divario tra nascite e decessi: sono 67 le nascite per ogni 100 persone decedute, dieci anni fa erano 96. Ma la popolazione residente diminuisce anche al netto di un saldo migratorio positivo.
La popolazione italiana, in calo da cinque anni consecutivi, ha registrato un ulteriore riduzione pari al -1,9 per mille residenti nel 2019. Una riduzione dovuta in parte al bilancio negativo tra nascite e decessi: -212 mila unità nel 2019, frutto della differenza tra 435mila nascite e 647mila decessi.
Stabile invece la fecondità . Il numero medio di figli per donna è di 1,28, come nel 2018. In aumento invece l’età media al parto di 32,1, conseguenza del fatto che la fecondità dele donne di 35-39 anni ha superato quella delle 25-29enni.
Migrazioni: il saldo rimane positivo +143mila
Altro fattore riguarda il saldo migratorio con l’estero, complessivamente positivo con +143 mila unità , anche se in leggero calo rispetto al 2018.
Sono 164mila le cancellazioni anagrafiche a fronte di 307mila iscrizioni dall’estero. Un totale inferiore rispetto al risultato del biennio precedente, con 25mila ingressi in meno rispetto al 2018.
Circa un quinto delle nascite nel 2019 è da parte di madre straniera: Tra questi, di cui 63 mila (su 85mila), sono avvenute con un partner straniero. Al 1 gennaio 2020 sono 5 milioni 282 mila gli stranieri residenti in Italia, 8,9% del totale. La crescita è del 2,3% rispetto all’anno precedente, dovuta sia all’aumento nell’immigrazione, sia per effetto della dinamica naturale.
L’Italia invecchia: 45,7 anni l’età media
La popolazione invecchia e continua ad alzarsi l’aspettativa di vita. L’età media nel paese al 1 gennaio 2020 è di 45,7 anni. L’aspettativa di vita alla nascita è di 85,3 anni per le donne e 81 per gli uomini.
Per entrambi l’incremento sul 2018 è pari a 0,1 decimi di anno, che corrisponde a circa un mese di vita in più.
Lo “spopolamento” del Sud
Nel Mezzogiorno il bilancio demografico è nuovamente negativo: -129mila residenti. La popolazione residente al Mezzogiorno è calata di -6,3 per mille. Complice sia il calo nelle nascite, sia le migrazioni interne.
Il tasso di fecondità si conferma più alto al Nord del Paese (1,36 figli per donna) rispetto al Mezzogiorno (1,26) e del Centrodestra (1,25): davanti la Provincia di Bolzano, seguito dalla Lombardia, Emilia-Romagna e il Veneto.
Per quanto riguarda le migrazioni interne, si conta che nel corso del 2019 circa 418mila persone abbiano lasciato un Comune del Mezzogiorno per trasferirsi in un altro Comune italiano, contro 341 persone “in entrata”, per un saldo negativo di circa -77mila unità .
Nonostante questo, il Mezzogiorno conta più giovani rispetto al Centro-nord. La popolazione superiore ai 65 anni di età rappresenta il 21,6% del totale, quando al nord e nel Centro sono rispettivamente 23,9% e 23,8%. Ma si tratta di un trend in riduzione, come conseguenza della bassa natalità e delle migrazioni verso il Centro-nord e verso l’estero.
(da agenzie)
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