CALENDA SI E’ DATO ALL’AVANSPETTACOLO
E MAGARI GLI RIESCE
Calenda si è definitivamente dato all’avanspettacolo. Sarebbe anche una buona notizia, perché l’uomo non è privo di doti dialettiche e dunque mediatiche, solo che Calenda continua a intestardirsi nel voler fare quello che proprio non gli riesce neanche a pregare. Ovvero il “politico”. Ecco tutte le sfumature di Calenda.
È il Calenda che si compiace di bastonare l’avversario nell’agone televisivo, dunque quello più bullo e smargiasso. A volte gli riesce e a volte no. Più spesso no.
Dottor Jekyll e Mr Hyde. Pochi “politici” (si fa per dire) sono spaventosamente bipolari come Calenda. In privato è fumantino ma educato, divertente, autoironico, autocritico e in alcuni casi persino un po’ timido. Poi si accende la lucina delle
telecamere e gli parte lo sbrocco sistematico. Un pit bull pariolino aduso allo sclero, che passa ormai il 97% della sua vita a dissociarsi da quel che ha combinato tre secondi prima
Smemorato. Il “leader” (va be’) di Azione (chi?) ama parlare di tutto. Tranne che di Gaza e Cisgiordania. Lì diventa più muto di un pesce palla, regredendo allo stadio evolutivo di Friedman nostrano. Se l’argomento è la Palestina, Calenda si trasforma una firma di terza fila del Foglio. Peccato.
Finto Oppositore. Calenda ama dire in tivù (dove vive 7 giorni su 7) che lui non fa opposizione a prescindere, ma sceglie di volta in volta. Una paraculata come un’altra per mascherare la sua natura centrodestrorsa, resa evidente tre giorni fa – in quella baracconata caciottara e sguaiata che è stata l’assise di Azione – da quella prima fila satura di Meloni, Crosetto, Donzelli, Picierno e Rosato. Tutti entusiasti e ridanciani. Son soddisfazioni
Io sono stoca**o. Calenda ama dare lezioni a tutti, parlando sempre dall’alto di stoca**o, anche se ha meno voti del mio testicolo destro. Mah.
Centrista. Calenda ama dire che “il mio elettorato mi ha detto di collocarmi al centro”. E anche solo questa frase, tenendo conto che Azione non ha sostanzialmente elettori, ci rivela che Calenda sente le voci.
Aggressivo-trucido. Calenda ama così tanto l’imitazione di Crozza da alzare ogni giorno l’asticella della sua coattitudine. Ne è prova quel suo rinnovato desiderio – molto “liberale” – di voler “cancellare” i 5 Stelle. Il giovine Calenda recitò in Cuore, l’ultimo Calenda è un Tomas Milian che non ce l’ha fatta. Daje!
Io ci sono stato. Calenda ripete che di Ucraina devono parlare solo quelli che ci sono stati. Se fosse vero, Barbero non potrebbe parlare di Medioevo perché non l’ha mai visto, e Papa Francesco non dovrebbe disquisire di Dio e aldilà non avendo ancora (si presume) incontrato né l’uno né l’altro. Quando arriva l’ambulanza?
Asino. Calenda sa di Stellantis, ma non sa nulla di politica internazionale (son tre anni che le sbaglia tutte). In politica è spesso un asino conclamato. Le elezioni le perde quasi sempre. Passa il tempo a prendere gli scarti di Forza Italia e derivati (per poi farsi puntualmente sfanculare). È riuscito a farsi infinocchiare (nel 2022!) da Renzi ed è arrivato a proporre la Moratti come jolly deluxe per battere la destra (ciao core). Ha quasi tutti i media a favore, e nonostante questo nei sondaggi non sale mai. Vorrebbe essere ago della bilancia, ma al massimo è l’alluce valgo del Parlamento.
Mai visto un “politico” (si fa sempre per dire) che ci gode così tanto a prendere sberle e inciampare a raffica: ripigliati, Carlo.
(da Andrea Scanzi)
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