CANDIDATI SINDACI DI GENOVA: IL PDL RICEVE SOLO DEI NO, LA LEGA FA FUORI IL BADANTE, IL CENTRODESTRA SPARA AI PASSERI
DOPO OLIARO, BARTOLINI, COSTANTINO E COSTA ANCHE ZARBANO RIFIUTA DI CANDIDARSI PER IL PDL… IL LEGHISTA BRUZZONE, INVECE CHE I FRINGUELLI, STAVOLTA IMPALLINA RIXI E (S)PIANA LA STRADA AL SECONDO COLPO DELLA SUA DOPPIETTA… DORIA E MUSSO IN POLE POSITION SE QUALCUNO NON GIOCA LORO QUALCHE BRUTTO SCHERZO DALL’INTERNO
Meno male che doveva essere la carta segreta del Pdl da giocarsi al tavolo della kermesse elettorale di maggio per le elezioni del nuovo sindaco di Genova: non hanno fatto in tempo a ipotizzare il nome di di Alessandro Zarbano, bocconiano e aministratore delegato del Genoa, che anche lui ha detto “no grazie”.
Se il Pdl genovese ricevesse tanti voti, quanti dinieghi ricevuti alla proposta di candidatura a sindaco, come minimo andrebbe al ballottaggio: dopo aver bruciato le candidature interne di Matteo Rosso, Raffaella Della Bianca e Vinai, dopo aver allontanato ogni intesa con il candidato della lista civica Enrico Musso, ex Pdl ora vicino al Terzo Polo, il Pdl ci ha provato con Roberta Oliaro, leader degli spedizionieri, Enrico Bartolini, presidente dell’ordine dei medici, Beppe Costa, imprenditore della omonima famiglia di terminalisti, Michele Costantino, petroliere, solo per limitarci ai più noti:
Con la medesima risposta: no grazie.
Lo sfascio del Pdl genovese e la mancanza di credibilità dei suoi maggiorenti incartapecoriti pare abbia fatto precipitare il partito a quota 13%, percentuale che lo taglierebbe fuori persino dal ballottaggio.
Anche perchè la Lega (che viaggia intorno al 10%) presenterà un proprio candidato, dopo settimane di coltellate interne al Carroccio, in perfetta sintesi con lo scontro nazionale tra bossiani e maroniani.
Dopo un mese di “autocandidatura”, il badante Edoardo Rixi, capogruppo in Regione è stato costretto a battere in ritirata, vittima del fuoco amico del clan calderoniano, convertito sulla via maroniana, facente capo alla doppietta Bruzzone-Piana, lobbie dei cacciatori, non a caso, alle spalle.
Costretto a trangugiare bocconi amari per mesi, emarginato dalla coppia Rosi Mauro-Belsito ai tempi in cui il cerchio magico dettava legge, il buon Bruzzone ora sembra l’interprete del motto “la vendetta va servita fredda”.
Appena ha avuto conferma che Belsito non aveva più titoli (quelli li ha impegnati in Tanzania) per parcheggiare la Porsche Cayenne negli spazi della locale questura, Bruzzone è partito all’attacco, pur non potendo mostrare neanche in fotocopia una laurea all’estero (come d’altronde il sottosegretario subacqueo).
Ha rinfacciato a Rixi le sue notti da badante, nonostante il poveretto cercasse di sostenere di averle trascorse in impegnative “ronde padane”, e alla fine Bruzzone, invece che i fringuelli, ha impallinato proprio lui.
Candidato sindaco lo farà il secondo colpo della doppietta, Alessio Piana, anonimo consigliere comunale, una garanzia per il segretario federale ligure Bruzzone, in quanto incapace di fargli ombra.
E poi via, a breve, al congresso prov., per acquisire maggiore potere.
Questa dovrebbe essere il centrodestra in grado di opporsi al centrosinistra che governa la città da decenni.
E forse da qui capirete perchè la sinistra a Genova vince sempre.
Aumentano le possibilità così per Enrico Musso, a capo di una lista civica vicina al Terzo Polo, di arrivare al ballottaggio, forte di un consenso personale sicuramente superiore alla somma dei partiti che lo appoggiano (Fli e Udc).
Anche perchè se si basasse su quelli non arriverebbe neanche al 6%.
Doria potrebbe anche passare al primo turno, ma è anche possibile che qualcuno nel Pd non perda l’occasione per mandarlo al ballottaggio e alzare la posta interna.
Ma anche Musso deve guardarsi in casa perchè l’Udc in Regione è alleato con il Pd e qua l’alleanza nel terzo Polo l’ha subita, non cercata.
E nel segreto dell’urna, con il voto disgiunto, tutto può succedere.
Leave a Reply