CASINI E FINI FANNO BUON VISO A CATTIVO GIOCO: LUNGA SARA’ LA LISTA DEI DELUSI
FACENDO CAMPAGNA PER MONTI, SPINGERANNO LA LISTA DELLA SOCIETA’ CIVILE
Per mettere finalmente ordine nella babele delle sue liste, il Prof ha tirato una riga sulla lavagna: di qua espressioni e movimenti della società civile, di là politici e partiti.
La cesura tra «nuovo» e «vecchio» appare a questo punto talmente netta, la distinzione così radicale, da far pensare a un cordone sanitario teso da Monti per evitare contaminazioni reciproche.
Quasi che la partitocrazia sia radioattiva e richieda una quarantena.
La differente dignità balza agli occhi.
I protagonisti della società civile troveranno posto sotto il simbolo «Per Monti presidente – lista civica», e sempre più saranno il cuore dell’alleanza: con loro il premier si impegnerà a fondo, su di loro riporrà le speranze di scardinare il bipolarismo Pd-Pdl.
Gli altri, invece, saranno confinati sotto le insegne di Casini (Udc) o di Fini (Fli). Guai a effigiarli come la «bad company», precisa Monti, salvo aggiungere che «la lista civica non includerà parlamentari».
I politici vittime dell’«apartheid» la vivono in chiave zen.
Quello che conta, argomentano, è guardare avanti: «ora incomincia la campagna elettorale» per cui «si parte con entusiasmo».
Però è giudizio unanime che la formula decisa per la Camera (al Senato la lista unica non ha avuto mai alternative) penalizzi i due partiti tradizionali dell’alleanza, esposti all’«effetto risucchio».
Se vorranno spingere la coalizione oltre il 10 per cento, e garantirsi una rappresentanza parlamentare quale che sia l’esito delle urne, Udc e Fli dovranno gridare forte «viva Monti».
Sennonchè in questo modo faranno propaganda proprio alla lista civica concorrente, l’unica che nel simbolo recherà il nome del Professore.
Un po’ come aggrapparsi alla corda che ti sta soffocando… «Non avevamo alternative», allargano le braccia Fini (e Casini).
Colpa della legge elettorale, che vieta di spendere il nome di Monti su tutte e tre le liste collegate per la Camera. «Siamo andati al ministero dell’Interno, ma ci hanno dato conferma che proprio non si può».
A quel punto, o lista unica (ma con ecatombe di «politici» a vantaggio di personaggi fuori del Parlamento), oppure ognuno per sè (e il richiamo a Monti solo sulla «sua» lista civica).
È prevalsa la seconda ipotesi in quanto «male minore», «scelta necessitata», e al tempo stesso «atto di generosità » dei tanto bistrattati partiti nei confronti del premier.
Non risultano scontri dietro le quinte.
Anzi, clima operoso nel comitato operativo di via Properzio, da dove tutto si dipana. Si compone di Romano e Calenda per Italia Futura, più Alfonso quale regista della comunicazione; di Libè e De Poli in rappresentanza dell’Udc, con Rao più che mai nella sua veste di «spin doctor»; di Della Vedova un po’ per conto di Fini e un altro po’ proiezione dello stesso Monti; infine, vi partecipano collaboratori strettissimi del premier e del ministro Riccardi, sempre meno impacciati dal doppio ruolo politico e istituzionale ma tuttora poco inclini al protagonismo.
Le vere tensioni si scateneranno nel momento di stilare le liste.
Il criterio deciso da Monti è di escludere quei parlamentari con più di tre legislature alle spalle, vale a dire eletti nel precedente millennio.
Saranno ammesse due eccezioni per ogni partito.
Oltre a se stesso, Fini potrà salvare Bocchino.
E Casini lanciare una ciambella di salvataggio a Buttiglione (a Cesa no, perchè non ne ha bisogno essendo giovane di Parlamento).
Specie tra i fuggiaschi dal Cavaliere, lunga sarà la lista dei delusi…
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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