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SALVINI GLI TAGLIA LO STAFF E BOSSI NON PUO’ ANDARE A MONTECITORIO, SALTA IL RITORNO IN TV

Novembre 14th, 2017 Riccardo Fucile

PRIMA DUE DIPENDENTI LO PORTAVANO A TURNO A ROMA… L’EX SENATORE LEONI: “SALVINI SI VERGOGNI, GLI UOMINI NON VANNO UMILIATI CON MESCHINI DISPETTI”

«Io sono il fratello minore dell’Umberto, capito? Siamo stati io, lui e pochi altri a fondare la Lega Lombarda nell’84, va bene? E allora a questo punto, no, non ci si doveva arrivare…».
L’ex senatore del Carroccio, Giuseppe Leoni, 70 anni da Mornago, Varese, è furibondo.
Ha appena saputo che a Umberto Bossi, dal 3 novembre scorso, i dirigenti di via Bellerio hanno tagliato lo staff: i due dipendenti che a turno, ogni settimana, accompagnavano a Roma il Senatùr per aiutarlo – dopo l’ictus del 2004 – a prendere parte ai lavori parlamentari sono stati sospesi.
Il volo delle 19 da Linate, ieri sera, è partito senza di lui.
Oggi, dunque, Umberto Bossi non sarà  in Aula a Montecitorio a discutere del disegno di legge sulla modifica territoriale che prevede il passaggio del comune di Sappada dal Veneto al Friuli. Discussione a cui sembra tenesse parecchio.
E neppure sarà  ospite di Bianca Berlinguer stasera a Cartabianca su RaiTre: il suo tanto atteso ritorno televisivo dopo lunghi anni di assenza.
D’accordo la Lega in bolletta, la riorganizzazione, i conti bloccati dalla magistratura per l’inchiesta di Genova, gli impiegati in cigs fino all’anno prossimo, il taglio dei costi e tutto il resto, ma l’amico fraterno Giuseppe Leoni proprio non ci sta: «Al segretario Matteo Salvini e al suo vice Giancarlo Giorgetti – sbotta l’ex senatore leghista – dico di prendere esempio dalla Chiesa. Benedetto XVI vive ancora in Vaticano, mica sotto i ponti del Tevere! Anche adesso che è anziano, malato e non è più il papa titolare… Si ricordino, Giorgetti e Salvini: gli uomini non vanno mai umiliati».
«Troppo orgoglioso per lamentarsi»
Leoni racconta di essere stato a casa di Bossi pochi giorni fa («abito a 5 chilometri») e di non averlo trovato certo raggiante per questa situazione: «Ma lui è troppo orgoglioso per lamentarsi, al massimo dà  un tiro in più al suo toscano, guarda in aria e sospirando dice: Va così… Ma così, dico io, non deve andare».
Quando è scattata la sospensione improvvisa dei due accompagnatori del Senatùr, il 3 novembre, ci ha pensato un volontario, tal Franco Aresi, pensionato di Bergamo, a sobbarcarsi il viaggio per non far perdere a Umberto Bossi le sedute della Camera della scorsa settimana.
Ieri, però, il signor Aresi era impegnato con dei lavori a casa e non è potuto partire. Bossi, perciò, è rimasto a Gemonio. Il suo handicap fisico, causato dalla malattia, non gli consente purtroppo di spostarsi autonomamente. Aveva pronta un’interrogazione parlamentare, il Senatùr: non se ne farà  più niente.
«Dispetto dei vertici»
Oggi, di sicuro, la sua assenza sui banchi di Montecitorio si noterà : perchè lui c’è sempre stato, anche in mezzo alla tempesta giudiziaria per lo scandalo dei rimborsi elettorali (il 10 luglio di quest’anno il tribunale di Milano lo ha condannato in primo grado a due anni e tre mesi per truffa allo Stato) Bossi non è mai voluto mancare agli appuntamenti dell’Aula.
«Questo è un altro dispetto nei suoi riguardi da parte dei vertici del partito», chiosa Giuseppe Leoni, che non ha dimenticato quando a settembre scorso per la prima volta, sul prato di Pontida, Bossi è rimasto giù dal palco e nessuno gli ha dato la parola. «Però attenzione – conclude l’ex senatore amico – perchè una buona fetta di militanti, ancora legati all’Umberto, potrebbero arrabbiarsi e decidere di scappare dalla Lega, andarsene coi nuovi movimenti autonomisti. Per esempio, il Grande Nord”

(da “Il Corriere della Sera”)

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SPESE A VARESE SENZA PAGARE, NUOVA CONDANNA PER RICCARDO BOSSI

Novembre 10th, 2017 Riccardo Fucile

ACQUISTI A SBAFO DA UN GOMMISTA, UN BENZINAIO E UN VENDITORE DI LAMPADE: CONDANNATO A NOVE MESI DI CARCERE

Terza condanna nel giro di pochi mesi per Riccardo Bossi, figlio primogenito del Senatur ed ex pilota di rally, ormai famoso per il suo vizio di acquistare merce costosa senza pagare.
Il tribunale di Varese lo ha riconosciuto colpevole di truffa e insolvenza fraudolenta nei confronti di vari negozianti di Varese – un gommista, un venditore di lampade e un benzinaio – dai quali aveva fatto acquisti senza badare a spese (e senza saldare il conto).
Il giudice Alessandra Mannino ha accolto la richiesta del pm di 9 mesi di carcere e 400 euro di multa.
«Poi passo…»
Bossi junior è stato anche condannato a risarcire gli imprenditori truffati: 3.200 euro per i cerchioni di gomme non pagati, 7.600 euro per le lampade mai saldate e 150 euro per la benzina.
Dovrà  anche pagare le spese legali. L’avvocato difensore d’ufficio, Andrea Boni, aveva chiesto l’assoluzione.
I truffati hanno testimoniato che l’imputato aveva fatto loro credere che sarebbe passato, appena possibile, a saldare il conto; in un caso aveva anche mostrato gli estremi di uno sportello bancario di Montecitorio.
La truffa al gioielliere
Il 16 novembre 2016 Riccardo Bossi era stato condannato dal tribunale di Busto Arsizio a 10 mesi di reclusione, con pena sospesa, per truffa aggravata ai danni di un noto gioielliere di Busto Arsizio, da cui aveva comprato gioielli per 26mila euro senza mai pagarli: un anello, un girocollo Bulgari e un orologio Rolex.
E in precedenza, il 14 marzo 2016, il figlio del fondatore della Lega era stato condannato a un anno e otto mesi di carcere per 158mila euro di spese personali con i fondi della Lega.
In quella occasione, l’avvocato difensore (poi cambiato) descrisse Riccardo Bossi come «un uomo in difficoltà  che sta cercando un lavoro».

(da “il Corriere della Sera”)

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“BOSSI HA ORDINATO PER ANNI DI DISTRARRE SOLDI A FAVORE DEI FAMILIARI”

Ottobre 20th, 2017 Riccardo Fucile

LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA

Umberto Bossi non solo sapeva, ma ha gestito secondo i giudici in prima persona la distrazione dei fondi leghisti, che si è protratta per anni nel partito.
Lo scrive il tribunale di Genova, che nelle ultime ore ha depositato le motivazioni delle condanne scattate nei mesi scorsi per lui e per l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito (oltre che degli ex revisori dei conti) per la maxi-truffa al Parlamento su 48 milioni di rimborsi pubblici ottenuti fra 2008 e 2011.
«Sia Belsito che Bossi — scrivono quindi i magistrati – erano consapevoli delle irregolarità  dei rendiconti da loro sottoscritti e che dissimulavano le irregolarità  di gestione e i fatti di appropriazione descritti. Ciò vale, ovviamente per Belsito artefice materiale delle appropriazioni, a favore proprio o di terzi e responsabile anche attraverso indicazioni carenti o non veritiere alle addette alla segreteria amministrativa delle false e/o ingiustificate annotazioni contabili… Ma vale anche per Umberto Bossi, considerando che la irregolare gestione contabile si protraeva da anni; che egli, suoi familiari e persone del suo entourage erano i benefìciari delle spese, anche ingenti, a fini privati; che i rimborsi mensili forfettari ed in “nero”, anche per attività  inesistenti e comunque non documentate – che inficiavano la regolarità  della gestione contabile e dei rendiconti – erano erogati anche a favore di suoi stretti congiunti e collaboratori; che tali prassi era in atto fin dai tempi del tesoriere Balocchi; che per ragioni di carica aveva certamente contatti continui con Belsito; che non vi era alcuna logica ragione, per lo stesso Belsito o per altri appartenenti alla Lega, di effettuare spese ed erogazioni a favore di Umberto Bossi e dei suoi familiari ad insaputa dello stesso Bossi Umberto. La consapevolezza di Umberto Bossi- e quindi la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato- emerge inoltre dal contenuto delle telefonate… nelle quali si fa espresso riferimento non solo alla consapevolezza, ma alla espressa indicazione del Segretario federale alle distrazioni a favore suo e dei familiari».

(da “il Secolo XIX”)

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BOSSI MANDA L’AVVISO: “SILVIO MI HA OFFERTO UN POSTO NELLA SUA LISTA”

Settembre 24th, 2017 Riccardo Fucile

IL SENATUR SEPARATO IN CASA: “MA PER ORA RESTO NELLA LEGA”

Senatùr, annuncia Brunetta che, se lei deciderà  di andarsene dalla Lega ingrata, Forza Italia è pronta ad accoglierla. «Eh, ma non lo dice mica solo Brunetta. Me l’ha detto anche Berlusconi: se vuoi, in lista ti ci metto io».
Parola di Umberto Bossi, alle prime uscite pubbliche dopo lo schiaffo di Pontida.
Lui, il Fondatore, non invitato sul palco più leghista di tutti, anzi nemmeno nominato da Matteo Salvini.
L’occasione per fai sentire è la festa “nazionale” della Lega lombarda, in un capannone di Brescia.
E qui, per capire che “il Bossi” è forse sempre nel cuore dei militanti, ma di certo non in quello della gerarchia, basta dare un’occhiata ai manifesti.
Ce ne sono tre: il primo pubblicizza il duetto fra Zaia e Maroni di giovedì scorso, il secondo il comizio di Salvini di venerdì, il terzo il “pranzo lombardo” a base di “porchetta bresciana” (sarà  la via gastronomica al federalismo?) di oggi. Bossi risulta non pervenuto.
Invece coraggiosamente perviene, in buona forma, perfino in anticipo sui suoi abituali tempi nottambuli.
Cena con uno dei suoi soliti menù pazzeschi, frittura di pesce e Coca-cola, in compagnia degli irriducibili per i quali Roma è ancora ladrona, la Padania un obiettivo e la Lega “nazionale” di Salvini un errore nel caso migliore, un tradimento nel peggiore.
Tipo il consigliere comunale seduto al suo tavolo con la maglietta «Padania is not Italy» che fa la domanda retorica: «Sai cosa vuol dire Ncs?». Certo, Noi Con Salvini… «No, Noi Con ‘Stoc…», vabbè.
E giù selfie, pacche sulle spalle, baci e abbracci di preferenza con le ragazze, meglio se belle. Poi, sì, ci sta anche l’intervista, «però facciamola sui referendum», intendendo quelli fai-da-te del Lombardo-Veneto del 22 ottobre.
Ma perchè sono così importanti?
«Per dimostrare a Roma che la Lombardia non ne può più. E per salvare la nostra economia. Solo l’anno scorso qui hanno chiuso 100 mila aziende. O teniamo i soldi dei lombardi in Lombardia e dei veneti in Veneto o si rischia che la crisi economica diventi una crisi sociale».
Anche i leghisti del Piemonte annunciano che, se torneranno al potere in Regione, indiranno lo stesso referendum.  
«I referendum di Lombardia e Veneto sono un modello per il Nord, poi ogni regione farà  quello che vuole. Evidentemente anche a Torino ne hanno piene le scatole di dare soldi a Roma».
Non è un po’ paradossale che un voto atteso da sempre arrivi proprio quando la Lega non parla più di autonomia e poco anche di federalismo?   *
«Può darsi. Ma l’occasione di fare finalmente il referendum è talmente importante che non dobbiamo sciuparla. Adesso l’importante è vincerlo».
Appunto: faccia delle previsioni.  
«Io dico che la gente andrà  a votare e voterà  sì».
Più in Lombardia o più in Veneto?  
«Credo più in Veneto, i veneti hanno sofferto di più del centralismo romano, quando era impossibile perfino parlare nella loro lingua».
A Pontida lei ha detto che potrebbe lasciare la Lega. Va o resta?
«Per adesso resto».
Per adesso?
«Il referendum è così decisivo che tutto il resto passa in second’ordine. Prima vinciamolo, l’importante è questo».
E poi?  
«Poi si vedrà ».
Insomma, potrebbe anche accettare l’offerta di Berlusconi. Difficile però una Lega senza Bossi…  
«Di certo Berlusconi l’offerta di candidarmi l’ha fatta. Ma credo che alla fine sarò candidato alle elezioni per la Lega».
Ma nel centrodestra come finirà ?
«Io credo che si troverà  l’accordo. Mi fido di Berlusconi, e non dimentico quello che ha fatto. Anche per la Lega».

(da “La Stampa”)

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BOSSI: “NON MI ASPETTO NULLA DA UNO COME SALVINI CHE TRADISCE IL NORD, E’ UN SEGNALE CHE DEVO ANDARMENE”

Settembre 17th, 2017 Riccardo Fucile

MESSO AI MARGINI A PONTIDA, IL SENATUR TROVA SPONDA IN MARONI: “PONTIDA E’ BOSSI, LUI HA SEMPRE DIRITTO DI PAROLA”

Tenuto ai margini, Umberto Bossi per la prima volta non ha preso la parola dal palco di Pontida. Matteo Salvini non lo ha mai nominato, pur chiudendo l’intervento con i ringraziamenti ai suoi predecessori.
A termine il Senatur non nasconde la sua contrarietà , dice chiaramente ai giornalisti di essere “abbastanza” arrabbiato per aver visto dal retropalco l’intervento del segretario. “Salvini – dice Bossi ai giornalisti – mi ha detto che non voleva farmi fischiare, ma è un segnale che devo andarmene via”.
Il Senatur accusa Salvini di raccontare delle “balle” e poi confessa di non essersi mai aspettato niente da lui. “Non mi aspetto niente da uno che tradisce il Nord”, incalza Bossi.
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni si è detto dispiaciuto per l’esclusione del fondatore dalla scaletta degli interventi al raduno di Pontida.
“Questo mi spiace – ha detto Maroni – perchè Pontida è Bossi. La decisione è stata presa dal segretario Salvini. Ma per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola”. Critiche alla decisione di non prevedere un intervento di Bossi sono state mosse anche dall’ex sfidante di Salvini alle primarie per la segreteria, l’assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava. “È un errore, anche mediatico – ha detto parlando coi giornalisti – Nessun movimento politico cancella la propria storia, non far fare a Bossi nemmeno un saluto è sbagliato. Se oggi siamo qua è grazie a lui”.

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA A BOSSI: “MARONI CANDIDATO PREMIER, SALVINI NON TOCCHI LA PAROLA NORD”

Luglio 30th, 2017 Riccardo Fucile

“L’UNICA ALLEANZA E’ CON BERLUSCONI, I GRILLINI NON SONO SERI”

Per due giorni, la capitale estiva della Lega è «l’altra» Milano: Milano Marittima.
Alla festa della Lega romagnola, in piazza, nel capoluogo Cervia, sono attesi tutti i papaveri del partito, compresi il leader attuale, Matteo Salvini, che ci ha comiziato ieri sera, e quello storico, Umberto Bossi, che parlerà  stasera.
Bossi anticipa quel che dirà  in questa intervista, la prima dopo la condanna in primo grado per la vicenda del «cerchio magico». «Ma ci piacerebbe parlare di politica», fanno sapere dall’entourage del Senatur.
Va benissimo. Bossi, allora, in tutto questo tira e molla sulle alleanze in vista delle elezioni, con chi dovrebbe farla la Lega?  
«Io credo che la Lega debba ripartire dall’alleanza con Berlusconi. Per una ragione molto semplice: anche se ha avuto i suoi problemi, Berlusconi è comunque un uomo che mantiene la parola. E se vogliamo vincere le elezioni e governare, l’accordo lo dobbiamo fare con qualcuno di cui ci possiamo fidare. Non si può certo pensare di mettersi insieme con i Cinque Stelle, che non sono seri. Quindi l’unica coalizione che può davvero vincere passa dall’accordo fra la Lega e Berlusconi».
Cita sempre Berlusconi e mai Forza Italia.  
«Infatti. Io parlo di Berlusconi».
L’alleanza, però, ha bisogno di un candidato premier. Di nomi appunto Berlusconi ne ha fatti molti, e l’ultimo è quello di Maroni. Che ne pensa?  
«Penso che in questo momento Maroni abbia una responsabilità  enorme, che è quella di portare a casa l’autonomia della Lombardia al referendum del 22 ottobre. Vinto quello, tutto diventa possibile».
Quindi Maroni candidato primo ministro le andrebbe bene?  
«Sì, potrebbe andare bene».
Altro nome di cui si parla molto in questi giorni è quello di Giovanni Toti, che del resto di tutti gli uomini di Forza Italia è il più vicino alla Lega…  
«È una brava persona ma al momento non penso che abbia le spalle abbastanza larghe per fare il candidato premier».
Altro problema: i confini della coalizione. Alfano lo riporterebbe dentro?  
«Secondo me, lo ripeto, l’asse della coalizione è l’accordo fra Lega e Berlusconi. Alfano non è un problema nostro, è un problema di Berlusconi. La scelta di riprenderlo con sè deve farla lui. Noi non c’entriamo».
C’è anche l’ex sindaco di Verona ed ex leghista Flavio Tosi, che Berlusconi, pare, sta cercando di arruolare. Crede che per la Lega sarebbe accettabile?  
«Sappiamo tutti com’è stato sbattuto fuori. Ma se è stato sbattuto fuori così lui, allora chissà  quanta gente avremmo dovuto cacciare dalla Lega. Per me, non sarebbe un problema se entrasse nell’eventuale coalizione. Anche perchè in ogni caso ci sono stati dei momenti in cui una figura come la sua è mancata».
Lei continua a parlare di coalizione. Alla fine con quale legge elettorale crede che si andrà  a votare?  
«Credo che alla fine ci si metterà  d’accordo, magari all’ultimo momento, su una legge elettorale maggioritaria. Con un premio alla coalizione, appunto».
In questi giorni girano dentro la Lega dei simboli dove sparisce la parola «Nord». Il partito smentisce che si voglia toglierla, però sembra assodato che la questione settentrionale non sia più la priorità . Immagino che non sia d’accordo.
«Cancellare la parola Nord dal nome e dal simbolo della Lega significherebbe tradire un progetto politico. Sono convinto che la questione settentrionale esista sempre e sia tuttora attuale per la Lega e per la nostra gente. Così attuale che l’obiettivo immediato dev’essere la vittoria al referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto».
Dentro la Lega, lei è ormai all’opposizione. In sintesi, cosa rimprovera a Matteo Salvini?  
«Per il momento nulla, perchè la Lega in questo momento ha bisogno di essere compatta per portare a casa il risultato del referendum. Una volta vinto il referendum, parleremo di quello che non va».
Ultima domanda. Dopo le ultime vicende giudiziarie, è pentito di essersi fidato di Belsito?  
«Sì».

(da “La Stampa”)

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BOSSI: “I SEGRETARI VANNO E VENGONO, ALLE PRIMARIE C’E’ STATA UNA DEFEZIONE DI MASSA, META’ DEI MILITANTI E’ RIMASTA A CASA”

Maggio 22nd, 2017 Riccardo Fucile

“IO STO CON LA LEGA NON CON SALVINI, NON PUOI METTERE INSIEME TUTTO E L’INCONTRARIO DI TUTTO”… “NON SONO ISOLATO, SONO SOLO L’UNICO CHE HA IL CORAGGIO DI PARLARE, ALTRI PER CONVENIENZA PER ORA STANNO ZITTI”

Umberto Bossi in un’intervista a Repubblica assicura di non voler lasciare la Lega Nord anche se non concorda con la linea del nuovo segretario.
“Io sto con la Lega, non con Salvini. I segretari vanno e vengono. Il punto è che non mi riconosco in questa Lega, non ho mai capito questo volersi allargare al Sud dimenticando le nostre origini, noi che eravamo contro il centralismo e contro Roma. Quanto ci costano quei voti che vogliamo conquistare nel meridione? Il nostro popolo di riferimento poi si confonde”.
Così Umberto Bossi in un’intervista a Repubblica in cui assicura di non voler lasciare la Lega Nord anche se non concorda con la linea del nuovo segretario.
“Questa è casa mia, l’ho costruita io, l’ho fatta io, ho dato la vita per un sogno. Ho il diritto di esprimere le mie idee, di fare delle valutazioni politiche, nel rispetto di tutti — ha aggiunto — Sono l’unico che dice quello che pensa, altri per convenienza preferiscono restare in silenzio e non parlano mai, non si espongono”.
Secondo il Senatur “il Nord ora non può essere di aiuto al Sud, non ci sono le condizioni, migliaia di aziende chiudono ogni anno. Non possiamo insegnare agli altri popoli ad autodeterminarsi se non lo sappiamo fare prima noi”.
Bossi è critico anche sulle primarie stravinte da Salvini con circa l’80% dei voti: “C’è stata una defezione di massa, quasi la metà  delle persone, dei militanti, non è andata a votare. I numeri hanno la testa dura. La mia domanda rimane: qual è il programma? Non puoi mettere insieme tutto e il contrario di tutto, alla fine devi decidere per chi farai gli interessi, o per la Padania oppure per Roma”.

(da agenzie)

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INTERVISTA A BOSSI: “SALVINI NON HA UN PROGRAMMA, SI ALLEA CON CHI ANDAVA A SCOPERCHIARE LE TOMBE DEGLI EBREI NEI CIMITERI”

Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile

“QUESTE PRIMARIE SONO FASULLE, AVEVANO GIA’ BUTTATO FUORI MIGLIAIA DI ISCRITTI”…”SALVINI E’ COME RENZI, PENSA SOLO AL SUO CULO”… “DELL’IMMIGRAZIONE NON HA CAPITO NULLA”

Umberto Bossi non vedeva l’ora di un congresso federale che mettesse in discussione la leadership di Salvini, a cui non le ha mai mandate a dire. E visto che è stato accontentato, il fondatore del Carroccio, dopo aver votato per Fava, va giù ancora più pesante del solito: «Salvini è la brutta copia di Renzi, anche per lui prima il mio culo. La Lega è finita».
Bossi, e lei allora che fa?
«Valuterò la situazione. Ci sono migliaia di fuoriusciti dalla Lega, espulsi, che hanno messo assieme un partito a Milano. È abbastanza grande, sono in migliaia. Io potrei valutare la situazione, certo non lascerò che la richiesta di libertà  del Nord finisca nel nulla. Sappiamo che la questione settentrionale alla fine vincerà , è una causa che va servita fino alla fine».
Un’altra Lega indipendentista?
«Stanno attorno a Bernardelli adesso, il proprietario dell’Hotel Cavalieri (Roberto Bernardelli, imprenditore, ex consigliere comunale, regionale e deputato della Lega, ndr). Gente che non è disposta ad abbandonare gli ideali per una sedia e per un posto».
Salvini ha fatto crescere la Lega però.
«Non è vero, è calata, io pigliavo 4 milioni di voti, ad ogni elezione il minimo era 4 milioni. I suoi sono sondaggi, i voti sono molti meno».
Il segretario non vuole tornare alla Lega partitino al servizio di altri, intesi come Berlusconi.
«Stupidaggini, non sa quello che dice. Lui pensa di guadagnare consensi sull’immigrazione, ma non ha capito niente».
Non è un problema l’immigrazione?
«Non è come pensa lui. Io ho cercato di capire il suo programma, secondo me non ne ha uno. Comunque mi ha risposto: io vado al Sud, parlo un po’ di immigrazione e mi danno milioni di voti. Gli ho fatto notare che al Sud non frega niente degli immigrati, perchè sbarcano lì ma poi vengono qui al Nord. Il problema del Sud è sempre lo stesso, lo sviluppo industriale che è stato mancato, e quindi i soldi che servono per lo sviluppo. Ma ormai il Nord non li può più dare, non è più come in passato. Il Nord si è impoverito con la crisi, non ha più una lira da regalare. E in più ha anche il problema dell’immigrazione. Perciò la strategia di parlare di immigrazione al Sud è completamente sbagliata».
Quindi va a sbattere?
«Sì, per forza. L’anno scorso c’è stato il record di fallimenti delle aziende. Mentre Renzi parlava di posti di lavoro, sono fallite 100mila aziende, quasi tutte al Nord».
Non è colpa dell’euro?
«No, l’euro non è nato per sviluppare l’economia. È nato, e l’Italia aveva partecipato spinta dal governatore della Banca d’Italia Guido Carli, perchè l’Europa sapesse mettere freno alle spese pazze dei vari governi italiani, una disciplina di bilancio pubblico».
Quindi anche la battaglia contro l’euro e la Ue è sbagliata?
«Certo, senza l’Europa il fallimento dell’Italia arriverebbe prima. L’Europa l’ha voluta soprattutto l’Italia. Se non ci fosse l’Europa a frenare, Roma prima di fallire si mangia il Nord. Carli aveva una visione sul futuro molto più lunga di Salvini».
Meglio allearsi con Berlusconi o con la Le Pen?
«Eh, Berlusconi. Anche lui vuole l’Europa come potere esterno. Non si unirebbe mai con Salvini nella guerra contro l’Europa. Quelli della Le Pen sono fascisti, sono stati fascisti non all’acqua di rose. Questi andavano a scoperchiare le tombe degli ebrei nei cimiteri. Io vengo da una famiglia antifascista. Mia nonna i fascisti l’hanno anche torturata».
Si aspettava più o meno voti per Salvini alle primarie?
«Queste elezioni sono falsate dal fatto che hanno buttato fuori un sacco di persone dalla Lega. C’era Fava, si è presentato lui, quello che c’era abbiamo preso, abbiamo fatto di necessità  virtù. Bisogna vedere cosa succede nel consiglio federale. L’altra volta hanno fatto fuori soprattutto i membri del consiglio federale, così le scelte le faceva solo Salvini. Una cosa che non era mai successa nella Lega».

Paolo Bracalini
(da “il Giornale”)

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CHIESTI 2 ANNI E 6 MESI PER BELSITO, 2 ANNI E 3 MESI PER UMBERTO BOSSI, 1 ANNO E 6 MESI PER RENZO BOSSI

Marzo 27th, 2017 Riccardo Fucile

SPESE CON I FONDI DELLA LEGA, LE RICHIESTE DELLA PROCURA PER APPROPRIAZIONE INDEBITA

Condannare Umberto Bossi, l’ex leader della Lega, a 2 anni e 3 mesi. E suo figlio Renzo, ex consigliere regionale della Lombardia, a 1 anno e 6 mesi per appropriazione indebita dei fondi della Lega Nord.
Sono queste le richieste che il pm della procura di Milano Paolo Filippini ha fatto in aula durante il processo che vede imputati, oltre ai due Bossi, anche l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito: per lui il pm chiede una condanna a 2 anni e 6 mesi.
Il processo davanti all’ottava sezione penale del tribunale, ormai noto come ‘The family’, vede imputati i Bossi e Belsito per aver utilizzato i fondi del partito per le spese personali della famiglia del Senatur.
Riccardo Bossi, il figlio maggiore, ha scelto invece il rito abbreviato. Per lui, la condanna è stata a 1 anno e 6 mesi per l’appropriazione indebita di 158mila euro di fondi della Lega per le sue spese personali.

(da agenzie)

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