Aprile 21st, 2015 Riccardo Fucile
PUGLIA, CAMPANIA, LIGURIA: UN MARASMA INDEGNO TRA VOLTAGABBANA E INQUISITI, PROGETTI POLITICI ASSURDI E NESSUNA PASSIONE
Quello che sta accadendo in Puglia è a dir poco grottesco. 
In vista delle Regionali, il centrodestra aveva designato come candidato Presidente l’oncologo Francesco Schitulli.
Tutti uniti. Tutti compatti. Almeno così pareva.
Già perchè in un momento di “ordinaria follia”, le beghe interne a Forza Italia hanno portato alla scissione dell’atomo e, con essa, alla candidatura parallela, e confliggente, della Poli Bortone la quale, non soltanto è dimentica di essere ancora parte della direzione di uno specifico partito, ma addirittura riverbera tutta sè stessa nell’oblio della parola data, rinunciando a farsi da parte.
Questi valzer non sono manco minimamente avvicinabili all’idea di una Politica all’altezza del proprio Paese.
Le banderuole sono la cosa peggiore di tutte, soprattutto allorchè incarnate da chi, in nome di presunti valori a cui dare testimonianza, non sa fare altro che “trasmigare” un pò ovunque, dal PdL a Forza Italia, da Forza Italia a FdI-AN (non senza aver perorato la causa del Movimento per Alleanza Nazionale), e da quest’ultimo a non si sa dove… Per ridare una dimensione nuova e appassionante alla Destra non basta invocare una generica unità : occorre decenza, coerenza ed una passione sincera che travalichi qualsivoglia giochetto da “vita Repubblicana”, compresi quelli delle poltrone danzanti.
In questo marasma indegno, in questo panorama nel quale la politica continua a consumare soltanto logiche speculari a sè stessa, e al di là degli specifici contenuti – chiaramente non condivisibili – alla fine risulta persino presentabile il decisionismo di Renzi: sa un pò di “regime”, ma i fatti hanno dimostrato come troppa libertà fa oggettivamente “male”…
Provocazione? Chissà … Può darsi… Io adoro definirlo buon senso.
Il tempo delle mezze misure dovrebbe essere finito da un pezzo e invece…
Puglia, Liguria, Campania…
Progetti politici assurdi. Coalizioni ricche di inquisiti (anche a sinistra, ovviamente). Nessun progetto serio. Nessuna visione. Nessuna autentica passione.
Nessuna voglia sincera di rimettere in moto il metronomo della storia…
Intanto è vita che và , come meglio può fare: incapace di disegnare il domani e di gestire finanche il presente…
Complimenti a tutti. Mi auguro che prima o poi la storia vi porti il conto e che sia molto salato.
La “politica”, “servire il proprio Paese”, sono cose dannatamente serie ma in oltre vent’anni non siete mai stati davvero capaci di capirlo…
Il renzismo, la sinistra, si sconfiggono soltanto con progetti seri.
I pagliacci non servono proprio a nulla, nemmeno più a farci ridere…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Aprile 19th, 2015 Riccardo Fucile
ALMENO DIECI ANNI DI CARCERE DURO, PERDITA DEI DIRITTI CIVILI E DELLA PATRIA POTESTA’ E SEQUESTRO DEI BENI: COSI’ L’ITALIA SI LIBERA DELLA FECCIA RAZZISTA
La tragedia dei 900 immigrati annegati nel canale di Sicilia riporta alla luce le solite polemiche: la assurda cancellazione dell’operazione Mare Nostrum, voluta dalla Lega e subita dal vile Afano per risparmiare quattro soldi (meno delle tangenti di Expo) e fare contenti i razzisti nostrani, ha generato migliaia di altre vittime innocenti.
A nulla servono ora le accuse di “sciacallo” rivolte da destra e da sinistra a Salvini che, come tutti i killer professionisti, accusa sempre le vittime di essersi sparate da sole.
A nulla servono le accuse al’Europa quando non si ha il coraggio e la dignità di fare da soli.
A nulla serve l’ipocrisia dell’ “aiutamoli a casa loro”, quando l’Italia è tra i Paesi che non caccia un euro per creare strutture umanitarie e operare interventi concreti come un cordone umanitario che consenta di selezionare e filtrare gli arrivi agendo nei luoghi di origine dei flussi.
Basterebbe installare in Libia una zona di accoglienza sotto il controllo militare europeo, gestito dai centri umanitari dove sia garantito il rispetto dei diritti umani e una quota di imbarchi sicuri per l’Europa.
Ma questo non interessa: rende di più speculare sulla vita altrui, diffondere sui social notizie false allo scopo di far aumentare la “sensazione di insicurezza” degli italiani e alimentarne così l’odio verso i “diversi”.
Peccato che nessuno abbia le palle di applicare la legge e di potenziarne le misure: chi istiga all’odio razziale già ora dovrebbe essere perseguito penalmente, ma ciò non avviene.
Basterebbe un’operazione seria di accertamento sul web e qualche migliaio di persone che amano istigare odio sui social finirebbero a Pianosa, ristrutturata per l’occasione.
Il reato dovrebbe essere equiparato a quello di attentato alla sicurezza nazionale e prevedere almeno dieci anni di carcere duro come per i mafiosi, perdita della patria potestà e sequestro totale dei beni.
Per questo genere di reato dovrebbe venir meno qualsiasi immunità parlamentare e se un partito politico predica odio razziale viene sciolto e i suoi dirigenti arrestati immediatamente, come avviene nei Paesi civili.
E dato che siamo di fronte a rivoluzionari in pantofole in meno di 24 ore tutti si spenderebbero in parole d’amore verso i diritti umanitari e i social tornerebbero vivibili .
Questo dovrebbe dire e fare una destra vera che non distingue in base alla razza, che non cerca consensi sull’odio, che non vive di egoismi ma di solidarietà verso i più deboli.
E non ci vengano a dire che costerebbe troppo: basterebbe che molti di quelli che vogliono affogare i profughi pagassero le tasse e non incassassero mazzette e avremmo i soldi per aiutare sia gli italiani indigenti che diverse migliaia di profughi.
Ma questa sarebbe un’altra Italia e un’altra destra.
Quella della legalità , dei diritti e dei doveri.
Un giorno sorgerà una destra che regolerà i conti anche con questa feccia.
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Marzo 24th, 2015 Riccardo Fucile
SE VUOLE VINCERE, IL CENTRODESTRA NON DEVE RINCORRERE LA DESTRA XENOFOBA E ANTIEURO
Le elezioni francesi dicono che il centrodestra, se vuole vincere e mietere consensi, non deve
inseguire la destra, o addirittura acquattarsi sotto la sua leadership.
Nicolas Sarkozy è il centrodestra di governo, non imbocca strade velleitarie e catastrofiche come l’abbandono dell’euro, magari accentua l’allarme sull’immigrazione, ma lo fa senza spirito antisistema, prospettando un governo credibile.
Marine Le Pen è la destra che ha una grande forza elettorale. Un quarto dei voti è comunque un pezzo importante della società francese.
È la destra che raccoglie e interpreta ogni protesta, che dà voce a una Francia non rappresentata da un establishment avvizzito e stanco, ma non sarà mai una destra di governo.
Per la destra di Matteo Salvini, il risultato della Le Pen sarebbe un enorme successo. Per un centrodestra che aspirasse a competere con il centrosinistra per guidare l’Italia e non vuole essere risucchiato in una logica minoritaria, sarebbe una sconfitta mentre l’indirizzo giusto è quello scelto da Sarkozy, non dalla Le Pen. O dalla Lega di Salvini.
Un’altra cosa che il centrodestra italiano dovrebbe imparare dalle elezioni francesi è che il ritorno di Sarkozy è stato il frutto di una aspra lotta politica all’interno dell’Ump.
E che le leadership si conquistano sul campo, e non per un’investitura di un monarca che domina il partito come una sua creatura personale.
La differenza è ben capita dall’elettorato.
Un partito che non lo capisce è solo una corte destinata a dilaniarsi una volta che il Capo dovesse lasciare la scena. Ecco ciò che rende diverso, e vincente, il centrodestra francese da quello italiano.
Invece la tentazione di Forza Italia è di mettersi sulla scia di Salvini, pensando che la protesta sia vantaggiosa in termini elettorali.
Lo è, se si vuole stare attorno al 25 per cento della Le Pen.
Non lo è, se si vuole conquistare l’elettorato che cerca la protesta ma ambisce anche a governare, che è scontento dell’Europa ma intuisce che la fine dell’euro sarebbe una disfatta, che è devastata da una tassazione esosa e iniqua, che vuole meno ingerenza dello Stato, che non accetta che gli immigrati entrino in modo indiscriminato e caotico ma poi esige un governo che tagli la spesa pubblica per diminuire sensibilmente le tasse.
E sa che con le parole d’ordine suggestive di Salvini si prende la scena mediatica, ma non si prende l’elettorato sufficiente per battere un avversario, Matteo Renzi, che oggi è fortissimo, molto più forte di Hollande e dei socialisti francesi.
Salvini è addirittura contro la riforma delle pensioni, che almeno ha salvato il bilancio dello Stato.
Un centrodestra credibile potrebbe mai battersi per restaurare l’antico regime pensionistico dopo aver tentato per anni di riformarlo, scontrandosi anche con l’inerzia e il conservatorismo della sinistra di allora?
Il centrodestra italiano appare invece liquefatto, in balia di sentimenti opposti e contrastanti.
Un giorno si vincola al patto del Nazareno: e magari si potrebbe dire che Sarkozy non avrebbe ottenuto lo stesso successo se avesse stretto un patto così vincolante con gli avversari socialisti.
Il giorno dopo, magari offeso per il trattamento non proprio amichevole del premier Renzi sulla vicenda del nuovo presidente della Repubblica, cerca di divincolarsi goffamente, proponendo nuovi patti con chi predica l’uscita dall’euro e vorrebbe seguire le orme di Marine Le Pen.
Dentro questa oscillazione così marcata, si perde la stessa prospettiva di contendere al Pd di Renzi il governo dell’Italia, che invece è il compito e la missione di un sistema democratico fondato sul bipolarismo.
Il successo di Sarkozy dimostra che rifiutarsi di lasciarsi sedurre dalle proteste antisistema e antieuro può portare buoni risultati e rimettere la democrazia come teatro di una competizione tra due schieramenti che rivaleggiano per ottenere la maggioranza dei voti sufficienti a formare un governo.
Senza questa «vocazione maggioritaria», il sistema ne verrebbe inevitabilmente sbilanciato, confinando la protesta, sia grillina che leghista, in un recinto molto largo e numericamente consistente, ma non tanto largo da diventare alternativa di governo.
La lezione Sarkozy in Francia vuol dire proprio questo: che il centrodestra di governo deve diventare qualcosa di diverso dalla destra di protesta se vuole contare qualcosa. Altrimenti la stessa democrazia dell’alternanza ne verrebbe impoverita e rinsecchita.
Pierluigi Battista
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 17th, 2015 Riccardo Fucile
IN ANDALUSIA IL PARTITO DI ALBERT RIVERA A QUOTA 22,5%, DAVANTI A SOCIALISTI E POPOLARI… LA NUOVA DESTRA SPAGNOLA: TRASPARENZA, LEGALITA’, DIRITTI CIVILI, LIBERISMO SOCIALE E DESTRA EUROPEISTA
Il suo colore è l’arancione, ma non ha nulla a che vedere con quel che fu la Rivoluzione civile di Antonio
Ingroia.
La prima volta che Ciudadanos appare nelle alte sfere delle politica iberica risale al 2006.
Il suo leader, l’allora giovane avvocato di 27 anni Albert Rivera, si era fatto fotografare nudo in una campagna per promuovere il suo movimento nei comizi elettorali della Catalogna.
Già , perchè Ciudadanos nasce a Barcellona come movimento regionale anti-indipendentista che fa della trasparenza e della legalità la sua bandiera.
Allora il motto era: “È nato il tuo partito. Ci importano solo le persone”.
Con questo messaggio Ciutadans per i catalani, Ciudadanos per gli spagnoli, riuscì ad entrare nel Parlamento della Catalogna con tre deputati.
Solo nel 2014 il movimento, che si definisce nè di destra nè di sinistra, ma che del pensiero di un centrodestra moderato, condito da forte europeismo e liberalismo sociale, si fa forza, ha deciso di mettersi in gioco e correre alle elezioni politiche generali di fine anno.
Da allora, il partito di Albert Rivera, oggi 35enne carismatico, sempre in giacca e cravatta, è responsabile insieme a Podemos della frammentazione di un panorama politico spagnolo che fin dagli anni Ottanta si è basato sul duello incontrastato tra il Partito popolare e il Partito socialista.
A dirlo l’ultimo sondaggio di marzo di Metroscopàa per il quotidiano El Paàs, che colloca Ciudadanos come quarta forza politica per intenzioni di voto (18,4%) ma a parità tecnica con il partito di Pablo Iglesias (22,5%).
Il Psoe ottiene un 20,2% e il Partito popolare dell’attuale premier Mariano Rajoy si ferma a un 18,6%.
Quattro partiti politici con poca distanza l’uno dall’altro che si dividono quasi l’80% dei voti. Il trend di Ciudadanos sembra crescere a ritmo pieno, tanto che per molti è diventato il controaltare di Podemos: se questi attirano l’elettorato deluso dai socialisti, Ciudadanos sembra una calamita per chi non sopporta più Rajoy e i popolari, soprattutto dopo gli scandali di corruzione che hanno investito a pieno il partito leader del Paese.
Tanto più che Albert Rivera, esperto di internet ed ex giocatore di pallanuoto, è uno dei politici più stimati nei sondaggi spagnoli.
Secondo gli analisti, il giovane avvocato piace perchè è una persona completamente nuova, che non proviene dai tradizionali circuiti della politica, e vive fuori dall’establishment: Rivera dice di rivolgersi soprattutto ad un elettorato moderato e di essere a favore dei matrimoni omosessuali.
Dai dibattiti televisivi su reti catalane, Ciudadanos ha abbandonato l’agone regionale per passare a quello nazionale con sempre più enfasi, tanto che perfino il Partito popolare comincia a preoccuparsi.
In vista delle elezioni in Andalusia del prossimo 22 marzo le critiche da parte del partito di governo non sono mancate: i dirigenti si sono scagliati contro il leader di Ciudadanos, avvertendo gli andalusi che votare per questo partito finirà per essere, in pratica, come dare il voto al Psoe e che l’Andalusia non può essere governata dalla Catalogna.
Il giovane Rivera non si è fatto intimidire: “Il Pp non ha capito che nella Spagna del XXI secolo non importa da dove vieni, ma cosa proponi” e ha aggiunto “invece di cercare colpevoli fuori, faccia autocritica sui tagli, sull’aumento delle tasse e sulla corruzione che dilaga nel partito” perchè “ci sono molti spagnoli che soffrono e non riescono a sopportare più superbia e incompetenza”.
Insomma Ciudadanos, per gli analisti, potrebbe essere “un gioco d’azzardo più sicuro” per far saltare il banco de Las Cortes.
E chissà , a fine anno, Podemos e Ciudadanos potrebbero occupare un numero di scranni tali da cambiare per sempre il volto politico di Madrid.
Silvia Ragusa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 12th, 2015 Riccardo Fucile
“SPERANO CHE SILVIO RIMETTA INSIEME I COCCI, MA E’ COME IL SALAMINO: A FURIA DI TAGLIARE SE NE SONO ANDATI CASINI, FINI, ALFANO, MELONI E ORA FORSE FITTO. A SILVIO E’ RIMASTO SOLO IL CULETTO”
Vittorio Feltri, questa adunata dei fan di Silvio a Palazzo Grazioli che cosa le sembra: rinascita o
funerale politico?
Nè l’una nè l’altro. Mi pare del tutto normale che un imputato assolto definitivamente festeggi l’evento.
Lui sì. Ma gli altri?
Gli altri, pure. I tanti miracolati da Silvio hanno un’occasione per dimostrare una gratitudine che in Forza Italia è spesso mancata. Capisco che in tanti osservino questo fatto come se avesse dei significati reconditi, ma io sinceramente non ce li trovo, anche perchè non c’è niente di fresco in Forza Italia. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a uno sfarinamento del partito fino a ridurlo al lumicino. Quindi, c’è poco da festeggiare.
Ci sarà almeno da sperare.
Ma sì, che Berlusconi, assolto dall’obbligo di assistere i vecchietti a Cesano Boscone, possa dedicare più tempo al partito in maniera da rimettere insieme i cocci. Sa, io tiro sempre fuori la metafora del salamino.
Sarebbe?
La prima fetta l’ha tagliata Casini, la seconda l’ha tagliata Fini, la terza fetta l’ha tagliata Alfano, una fettina l’ha tagliata la Meloni, un’altra fettina è sul punto di tagliarla anche Fitto… è ovvio che a Silvio è rimasto solo il culetto.
Difficile vincere le elezioni con un culetto…
I voti per avere un risultato brillante nel centrodestra ci sarebbero, ma non vedo chi sia in grado di raccoglierli.
Ma non è che tutte queste fette sono state tagliate perchè Berlusconi non ha mai permesso l’emergere di un delfino?
Certo, c’è anche questo. Se il partito si è spezzettato così, le prime responsabilità sono del capo: qui non c’è Cassazione che tenga. Però è anche vero che i leader non si trovano: emergono da sè. Non è che Matteo Renzi sia stato trovato da Bersani. Si è imposto, è diventato segretario e poi premier.
Dobbiamo dedurne che in Forza Italia non c’è mai stato uno con la forza di Renzi.
Alfano ci ha anche provato, ma si ricorda cosa disse Silvio il giorno della nomina a segretario del partito? “È un bravo ragazzo, ma gli manca il quid”. Però, intendiamoci: non è che sia colpa di Berlusconi, se non c’è uno in grado di menare il torrone.
Salvini ce l’ha, il quid?
Direi di sì. Anche lui non è mica stato nominato da Bossi. Si è imposto da solo e ha rivitalizzato una Lega che era con un piede nella fossa.
E quindi Berlusconi deve fare un bel Patto di via Bellerio?
Non direi. Da segretario della Lega a capo del centrodestra di strada ce n’è da fare. Quanti sono gli elettori del Sud disposti a votare un centrodestra con le idee di Salvini?
Mi pare che il problema della leadership sia più aperto che mai.
Certamente. Nel centrodestra c’è Berlusconi, che a settembre compirà 79 anni. Mi pare che abbia già dato abbastanza, ma un signore in grado di sostituirlo e di fare il lavoro necessario per ricostruirlo io non lo conosco.
Dobbiamo concludere che l’unico vero erede di Berlusconi sia Matteo Renzi?
Al momento Renzi è riuscito a portare una ventata di pseudo aria fresca e non ha praticamente rivali. Ma gli eredi devono avere il tuo Dna. E contrariamente a quel che si dice, io sono convinto che Renzi non abbia nulla in comune con Berlusconi, se non la voglia di comandare e di imporre la sua volontà . Per il resto i due hanno una visione completamente diversa del mondo e della vita. Ammesso che Berlusconi ne abbia ancora una.
Nanni Delbecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 12th, 2015 Riccardo Fucile
“BASTA COI POPULISMI, NO ALLA LEGA, INTERVENTI IMMEDIATI A TUTELA DELLE FAMIGLIE POVERE, DEI GIOVANI DISOCCUPATI E DEGLI ANZIANI IN DIFFICOLTA’, KIT SANITARI GRATUITI'”…. “STATO AGILE, POCA BUROCRAZIA, RIPRISTINARE LA LEGALITA’, DIRITTI CIVILI, MENO TASSE ALLE AZIENDE”
Cominciamo dalla fine? Non è facile trovare una donna di destra che manifesta in
piazza a fianco dei ragazzi che al concorso sono stati dichiarati idonei ma a cui adesso viene negata ogni speranza di assunzione, come ha fatto invece lei pochi giorni fa. Questione di sensibilità o comunanza politica?
Certamente è questione di sensibilità nei confronti di un tema che riguarda da vicino tutti i cittadini meritevoli di ottenere ciò per cui hanno studiato e per i quali sono risultati idonei. Mi sono sempre schierata, e continuerò a farlo insieme ad Altra Destra, a fianco del merito in quanto sono fortemente convinta che un Paese che non premia il merito è un paese senza speranza e senza futuro. La battaglia dei concorsisti di tutta Italia è una battaglia di legalità in un momento storico in cui la corruzione ha manifestato i suoi effetti dilaganti nella pubblica amministrazione. Oggi più che mai questa battaglia generazionale è centrale rispetto alla necessità di restituire credibilità alle istituzioni, valorizzando il merito, lo studio e le competenze.
Il governo sostiene che con il passaggio dei dipendenti delle Province alle Regioni verrebbero meno i posti di lavoro che si sarebbero potuti creare nel tempo e destinati agli idonei ai concorsi: condivide questa giustificazione o pensa che esistano margini di manovra? Perchè si creano illusioni?
Il Presidente Renzi e il Ministro Madia, dopo aver parlato di ricambio generazionale, ora smentiscono loro stessi. La legge di stabilità 2015, infatti, stravolge il principio affermato con la Legge D’Alia che stabiliva l’utilizzo delle graduatorie degli idonei prima dell’indizione di nuovi concorsi. Con la decisione del governo decine di migliaia di ragazzi vedono infrangersi non solo un sogno, ma una speranza conquistata con impegno e capacità . E’ chiara la necessità di una proroga della validità delle graduatorie per riconoscere il merito di chi ha partecipato con successo ai concorsi pubblici e, allo stesso tempo, impedire che le amministrazioni possano, una volta scaduti i termini fissati al 31 dicembre 2016, ricorrere furbescamente a nuovi e dispendiosi concorsi pubblici.
Lei è stata assessore alle politiche sociali del Comune di Roma nella giunta Alemanno: tutti le hanno riconosciuto un notevole attivismo a favore dei ceti più poveri della città . Quali rivendica in particolare tra le sue iniziative?
Uno dei lasciti più evidenti della crisi economica mondiale è costituito dalle nuove povertà . Noi abbiamo affrontato queste problematiche con provvedimenti adottati nella direzione del sollievo e del sostegno immediato. Abbiamo garantito a 6.500 anziani a reddito ISEE ridotto, 42.000 pacchi alimentari distribuiti su un anno, per un totale di 125.000 nel triennio del progetto”. Abbiamo poi varato la Carta Roma, iniziativa di razionalizzazione ed aiuto economico concreto alle persone a reddito inferiore ai 12.500 €. Ben 36.000 contributi “Carta Roma”, ognuno di 360 €, sono stati erogati, per il pagamento delle bollette energetiche delle famiglie fragili, degli anziani e di disabili. Per le famiglie in difficoltà , è stato creato il Centro Nutrizionale del Bambino, aperto in collaborazione con l’Associazione Salvamamme, che ha costituito la prima esperienza di aiuto concreto alle mamme in difficoltà , attraverso un supporto materiale alle necessità primarie ed uno screening medico per la donna in gravidanza ed in allattamento, finalizzato alla prevenzione delle disfunzioni collegate alla malnutrizione del bambino.
Con che risultati?
Nei 4 anni di attività , dal 2009 al 2013, il centro ha saputo “intercettare” le situazioni di maggiore disagio, sostenendo giovani mamme e prendendosi cura dei più piccoli ed indifesi, con oltre 10.000 “kit” di benvenuto distribuiti ogni anno. Nelle “nuove povertà ”, negli ultimi anni, sono finite anche persone normali, spesso anche papà usciti da una separazione. Questi, seppur con uno stipendio, tra alimenti ai figli ed assegni al coniuge, rimanevano con poche centinaia di euro al mese per poter vivere.
E che intervento avete adottato?
Abbiamo pensato, prima esperienza in Italia, alle Case dei Papà separati che oggi sono ormai una splendida realtà imitata dalle principali metropoli d’Italia. Si tratta di un servizio dove, in strutture protette e con l’assistenza di personale competente, i padri separati vengono aiutati a non perdere gli affetti familiari anche in presenza di situazioni difficili dal punto di vista umano e finanziario. Sono ormai 24 le residenze che vengono ciclicamente messe a disposizione di persone in difficoltà , che riescono in questo modo a “ripartire”, tornando ad interpretare un ruolo attivo nella società , partendo dalla riconquista del proprio ruolo di genitore.
Viene spontaneo chiederle, nel momento in cui sono esplosi gli scandali che hanno coinvolto la giunta Alemanno, che sensazione ha avuto. Non si è mai accorta che qualcosa non andava?
Il settore del sociale vive costantemente nell’emergenza dovuta alle tante difficoltà presenti sul territorio, da trasferimenti dello stato che arrivano in ritardo e da bilanci che si approvano in corso d’anno e ciò riduce la possibilità di programmare per tempo. Questa modalità di programmazione in stato di emergenza lascia così spazio a chi vuole approfittarsi. Io sono disgustata di quello che è venuto fuori dalle indagini di Mafia Capitale. Se mi fossi accorta di qualcosa non avrei esitato un istante a denunciarla agli organi preposti e onestamente mi auguro che l’inchiesta della Procura della Repubblica, guidata da un magistrato di straordinario valore ed esperienza come Pignatone, riesca a fare luce.
Poi un passaggio nel Ncd di Alfano, forse per la vicinanza politica alla componente ex An?
I rapporti umani sono estremamente importanti in un percorso politico, ma la scelta, inizialmente, era dettata da uno slancio di cambiamento che NCD voleva interpretare e che poi si è rilevato un bluff.
In che senso?
Il nuovo centro destra ha tradito il suo spirito originario a cui tantissimi amministratori locali avevano
creduto. Invece di imprimere una svolta ha restaurato i vecchi schemi della politica, rinunciando all’iniziativa politica per difendere i ruoli di governo. E poi l’alleanza con l’Udc, lo scudo crociato alle europee, la sottomissione di governo. Inaccettabile. Ecco perchè ho scelto di lasciare NCD e lo ho fatto in tempi non sospetti. Oggi in tanti stanno facendo la stessa scelta. Spero soltanto che non stiano agendo per spirito di conservazione.
Infine ha fondato Altra Destra, un’operazione ambiziosa. Con tutti i partiti e movimenti che già esistono a destra quale esigenza l’ha mossa, rispetto ad aderire a una realtà già organizzata?
Il problema non sono solo i contenitori, ma i contenuti. Altra Destra nasce con l’ambizione di aprire un dibattito e offrire una strada a tantissimi elettori che si sentono traditi dal centro destra tradizionale e stufi di vedere associate le parole cambiamento e rinnovamento alle stesse persone di sempre che hanno affollato i palinsesti televisivi negli ultimi venti anni.
Cosa sarebbe necessario?
Serve una svolta generazionale nei contenuti, nelle idee e nelle persone. A sinistra lo hanno fatto, noi cosa aspettiamo? Altra Destra sarà durissima su immigrazione e ordine pubblico, aperta sui temi etici. La nostra famiglia sono i Tories inglesi, e a livello extraeuropeo i repubblicani americani. Su questo la collocazione è chiara: drastico taglio alle tasse, brutale semplificazione della burocrazia sul modello anglosassone, Stato agile, ordine pubblico, lotta all’integralismo religioso e unità nazionale.
Altra destra è per un percorso autonomo o prevede alleanze? E con chi?
Non è una questione di alleanze, ma di idee. Se il centro destra ha fallito è perchè non ha saputo imprimere il cambiamento che gli elettori gli avevano affidato. Allora è necessario, innanzitutto, prendere atto di questo fallimento e cambiare tutto.
Mi pare che lei escluda la Lega e una deriva xenofoba.
A Piazza del Popolo, nella recente manifestazione, sono emerse le numerose contraddizioni dell’operazione che sta portando avanti Salvini. In piazza c’era la Lega nord, con i simboli e gli slogan che conosciamo da tempo. E poi Salvini ha parlato di “Italie”. Questa espressione, a mio avviso, è inaccettabile. L’unità nazionale è un valore imprescindibile che affonda le sue radici nella storia della nostra nazione. Guai a banalizzare questo tema.
Nel programma del suo Movimento ci sono elementi innovativi rispetto alle tematiche della destra attuale: si parla di diritti degli omosessuali, di attenzione agli handicap, di diritti civili. Avete già presentato delle proposte?
Il nostro programma è ricco di contenuti. Abbiamo lanciato la campagna “Batti un colpo salva una vita”. È la nostra prima proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre l’obbligo della formazione alle manovre di disostruzione delle vie aeree per i minori e di rianimazione cardio-polmonare. E i primi di marzo abbiamo presentato un’altra proposta di legge per regolamentare la prostituzione. L’obiettivo è spezzare il circuito criminale che governa il fenomeno della prostituzione, regolarne il libero esercizio attraverso la riapertura delle case chiuse, controlli sanitari e pagamento delle tasse, e per porre fine anche all’indecoroso spettacolo di degrado che popola le strade delle nostre città . La nostra proposta prevede infatti il reato di prostituzione in luoghi all’aperto e un l’inasprimento delle pene per chi sfrutta la prostituzione con aggravanti per i casi di sfruttamento minorile.
Cosa pensa di quanto sta avvenendo nel centrodestra? Condivide la battaglia di Fitto all’interno di Forza Italia?
Capisco il malessere di Fitto e comprendo le ragioni che lo animano. Ma Fitto sa perfettamente che in Forza Italia non c’è spazio per il dissenso, eppure sceglie di restare. Ecco perchè il centro destra deve cambiare tutto e noi lo abbiamo detto cinque mesi fa. Non era una profezia, ma una constatazione ed oggi una realtà .
Parliamo di Altra destra: come si sta organizzando sul territorio nazionale: quali sono le tappe e gli obiettivi a medio termine?
Abbiamo costituito i primi coordinamenti regionali e provinciali e nei prossimi mesi il quadro sarà completato. Stiamo selezionando attentamente i ruoli e le persone perchè vogliamo che il partito sia veramente diverso dall’impostazione archeologica del centro destra tradizionale. Solo persone per bene, questo è il nostro imperativo. Chiunque voglia aderire al nostro progetto ha a diposizione il sito www.altradestra.it, una piattaforma che permetterà a chi vuole fare la differenza di contribuire alla stesura del nostro programma.
Alle prossime regionali intendete presentarvi con il vostro simbolo?
Altra Destra è contraria alle Regioni, un vero e proprio spreco di denaro pubblico e di inefficienza; una duplicazione dello Stato sul territorio con i relativi costi. I cittadini pagano per avere istituzioni elefantiache ed inefficienti e le imprese sono strozzate dall’IRAP per ingrassare le Regioni. Ecco perchè lanceremo la nostra battaglia per la loro abolizione e coerentemente non parteciperemo alle elezioni regionali. Il Parlamento sta discutendo la riforma costituzionale, ha abolito fittiziamente le Province e con il Senato non elettivo ridotto gli spazi di democrazia. Altra Destra è per un sistema parlamentare monocamerale, abolizione dei senatori a vita e delle Regioni e decentramento amministrativo.
Tre provvedimenti urgenti che adotterebbe per aumentare le possibilità di lavoro in Italia?
Dal punto di vista economico, il nostro obiettivo è una riforma fiscale che rottami il sistema esistente che penalizza le famiglie e strozza le imprese portandole al fallimento. Servono norme semplici e chiare. Due sole aliquote e l’eliminazione dell’Irap. Come farlo? Cominciamo a cancellare ogni genere di contributo a fondo perduto che alimenta sprechi e corruzione e valorizziamo i beni pubblici non utilizzati per metterli a reddito. Meno tasse alle imprese, vuol dire più investimenti e produzione e quindi lavoro. Un altro obiettivo è l’abolizione del Durc, che penalizza le aziende e crea disoccupazione. Terzo punto, un contratto full time a tempo indeterminato – dedicato a chi non ha mai avuto questo tipo di contratto – e con assunzione entro il 35esimo anno di età , nel quale il lavoratore, per i primi cinque anni, riceve in busta paga l’80% del costo aziendale, mentre il restante 20% affluisce allo Stato sotto forma di Irpef e contributi sociali.
Che politiche sociali adotterebbe per quelle famiglie sotto la soglia di povertà , vista la sua esperienza in materia?
Altra Destra si farà promotore dell’adozione dei una serie di misure per aiutare le famiglie bisognose. Partiamo dalle giovani coppie italiane o residenti stabilmente e legittimamente in Italia da più di 10 anni. Per loro abbiamo previsto un contributo economico mensile alla nascita del bambino, sul modello della “Carta Roma”, per i primi 18 mesi di vita del bambino.
Per la terza età invece?
Per gli anziani, la nostra proposta prevede l’innalzamento della pensione minima di almeno 1.000 euro nette all’anno e per le famiglie non abbienti con un disabile a carico, oltre all’assegno di accompagno, una quota annuale minima di 8.000 euro nette, da dedicare al pagamento di un assistente domiciliare privato. Sono piccole azioni che possono cambiare la vita delle persone più deboli che lo Stato ha il dovere di difendere.
Dove si trovano i soldi?
Basta erodere la montagna dei 40 miliardi annui dei contributi a Fondo perduto che il Governo Renzi ha confermato per il triennio 2015 — 2018.
La destra una volta rappresentava valori, oggi la politica pare un’unica palude: cosa si sentirebbe di dire a un giovane che vorrebbe contribuire alla rinascita di una destra moderna e civile?
Di non farsi incantare dal populismo, di studiare ed approfondire sempre per sviluppare una coscienza critica. Di difendere le proprie idee e di rispettare quelle dell’avversario. Una destra moderna e civile, deve recuperare la cultura della legalità e sviluppare nuove proposte al passo con i tempi e non chiudersi negli steccati ideologici e nella retorica del passato.
(a cura di Riccardo Fucile)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
LE POSIZIONI DI FORZA NUOVA E DEL FRONTE NAZIONALE
«Ci sono vasti ambienti su posizioni nazionalistiche e patriottiche che non si riconoscono nel progetto politico di Salvini — spiega Roberto Fiore, leader e fondatore di Forza Nuova — Il suo è un programma liberale, con la flat tax al 15% per tutti, pieno di contraddizioni. Anche sui diritti sociali non si riescono a capire le idee del segretario della Lega: da una parte è tra i fautori per i diritti sociali alle coppie di fatto, dall’altro è contro l’ideologia gender».
Bocciato senza appello Salvini «è inaffidabile, in Veneto governa con Ncd, vuole espandersi al Sud ma annuncia un referendum per far diventare la Lombardia una regione a statuto speciale», Fiore mira a creare un nuovo movimento: «Stiamo lavorando per raccogliere quegli ambienti di destra che non si riconoscono nella Lega. L’assenza dei romani in piazza del Popolo è stata evidente, non puoi dire certi slogan per 25 anni ed essere credibile. A breve nascerà un soggetto politico dall’alleanza tra Forza Nuova e sezioni del Msi, come quella di Prati di Alfredo Iorio. Entro un mese ci sarà la prima importante iniziativa che faremo insieme».
Una posizione molto diversa rispetto a quella presa da CasaPound, altro movimento di estrema destra che con la Lega ha stretto un patto di acciaio, risultando decisiva per l’elezione di Borghezio al Parlamento Europeo.
«CasaPound ha rinunciato al suo posizionamento anti-sistema e ci è entrata, è diventata Sovranità (associazione politico culturale che sostiene Salvini ndr ) e Sovranità fa parte della Lega Nord. Lo dico senza malizia e senza polemica. Per noi è un fatto positivo perchè ci lasciano uno spazio, quello nazional-popolare, che siamo pronti a raccogliere».
Anche Adriano Tilgher, leader del Fronte sociale nazionale, stronca Salvini «sostenerlo e corrergli dietro è un errore politico perchè non ha nessun progetto» ma esprime un giudizio negativo sul nuovo soggetto che vuole proporre Fiore: «È necessario capire un concetto di fondo: non c’è alcun motivo per riunire l’estrema destra, non serve a nulla, serve invece un grande progetto alternativo per il popolo italiano, perchè con la storia della crisi, fasulla e creata ad arte, stanno svendendo il nostro Paese».
(da “il Tempo“)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
LA LEADER DEL FRONT NATIONAL SU “FRANCE INFO” PRENDE LE DISTANZE DOPO LA MANIFESTAZIONE DELLA LEGA A ROMA
“Non conosco Casapound e non ho rapporti con loro”. 
Marine Le Pen ha dovuto giustificare la sua partecipazione alla manifestazione della Lega Nord in piazza del Popolo sabato 28 febbraio.
L’eurodeputata e leader del Front National ha infatti mandato un video in cui diceva di sostenere l’iniziativa del Carroccio.
Il messaggio è stato ripreso dal quotidiano online francese Mediapart.fr che ha ricordato come sul palco insieme a Salvini ci fosse anche Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound.
“Ho apportato il mio sostegno alla Lega”, si è giustificata Le Pen su ai microfoni della radio francese “France Info”, “e non c’erano accordi nè con Pegida nè con gli esuberanti di Alba Dorata”.
Marine Le Pen da tempo in Francia sta cercando di accreditarsi come forza politica di destra, ma non estremista.
Per questo a suscitare la polemica è stata proprio la presenza di movimenti come Alba Dorata, Casapound e il movimento tedesco anti islam, Pegida, durante il comizio del Carroccio.
“Quando c’è una manifestazione con migliaia di persone è normale che sia presente qualche elemento folcloristico, ma non può essere in alcun modo imputata qualsiasi responsabilità agli organizzatori”.
In realtà Casapound non solo era presente, ma è anche stata invitata sul palco a parlare poco dopo i leader di Fratelli d’Italia e Lega Nord.
Ma forse nessuno aveva avvisato Marine.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile
“UN COMIZIO BANALE SENZA PROPOSTE”… “LA DESTRA IN ITALIA AVREBBE LA BENZINA DELLA RABBIA DEI NON PROTETTI, MA MANCANO AUTO E PILOTA”… “E’ RENZI OGGI A RAPPRESENTARE I MODERATI”
Gianpaolo Pansa, che ha scritto da poco “La Destra siamo noi”, divide la questione della rappresentanza politica della destra in due: da un lato i contenuti – «il carburante» – che, sostiene, ci sono; dall’altro il leader – «il pilota» – che viceversa «manca».
Iniziamo dal carburante
«Adesso è la rabbia. Per le tasse, la burocrazia e lo strapotere del sistema dei partiti che, in questa fase storica, coincide con il centrosinistra, con il Pd. E poi c’è una base potenziale: la grande massa delle persone comuni, quelle che non hanno protezione, che tutta questa ripresa di cui parla il governo Renzi nella loro vita di tutti i giorni proprio non la vedono, non sanno dove sia»
E il leader?
«Quello invece non c’è. Non basta che ci sia un’onda di destra, come in altri Paesi d’Europa. Ci vuole anche qualcuno che sia in grado di mettersi alla guida. Qui non c’è la signora Le Pen, che da sola vale dieci uomini».
L’ultimo libro di Giampaolo Pansa, a cominciare dal titolo, racconta di una destra italiana storicamente maggioritaria nel Paese, interprete, spesso senza saperlo, della sua natura più profonda, eppure in costante condizione di inferiorità rispetto alla sinistra
Cosa tiene insieme la destra adesso?
«A questo punto lo devono scoprire di nuovo. Una fase è finita e non c’è molto tempo. Berlusconi, che ha un anno meno di me, è alla fine della sua vita politica, la sua figura è usurata e ha fatto anche tanti errori. Ma il suo erede non può essere Matteo Salvini»
Il leader della Lega però è in crescita di consensi.
«La manifestazione di Roma, per me, è stata un buco nell’acqua. Ho seguito il comizio e l’ho trovato banale, francamente mi aspettavo di più. Salvini ha fatto un discorso come se fossimo in campagna elettorale, ma domani mica si vota. Non c’erano proposte. Oppure sono irrealizzabili. Le tasse al 15%, per esempio. A chi non piacerebbe? Ma Matteo Salvini non ha spiegato nulla delle coperture, dove si prendono i soldi per finanziare una riforma di quel tipo? Per un moderato, per il ceto medio che si vuole opporre alla sinistra, c’è bisogno di parecchio di più. Così non basta».
Quella piazza però ha apprezzato .
«Quell’entusiasmo era basato su un’illusione: che possa essere lui a trainare il carro. Una coalizione di centrodestra è una macchina complessa. E per battere Renzi devono prevalere le posizioni moderate».
C’era CasaPound in forze.
«L’intesa con loro non mi scandalizza e liquidarli come fascisti è sommario. Tuttavia, e non voglio mancare di rispetto alle loro idee – mi hanno pure difeso per i miei libri revisionisti sulla Resistenza –, mi pare contino poco. Insomma, secondo me, vedendo il comizio di sabato scorso nella Capitale, nell’entourage del presidente del Consiglio si fregavano le mani».
Perchè i moderati se li prende il Pd?
«Con un’ opposizione fatta così Renzi ha davanti un ciclo. Lui è sicuro di sè, ha anche una gran faccia di tolla e in questo momento può dire tutto e il contrario di tutto. Certo poi può sempre succedere l’imponderabile…».
Ha scritto un libro che racconta varie fasi, leader e personaggi, della destra italiana: da Giovanni Guareschi a Mario Scelba, da Indro Montanelli a Giorgio Almirante. Ma questa nuova aggregazione di Salvini a cosa assomiglia?
«Mi ricorda un po’ l’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini. Ma il parallelo, se lo raccontiamo a Salvini, penserà che porti iella. Quel movimento – che aveva nel simbolo un italiano, l’italiano medio, schiacciato da un torchio – ebbe un boom impressionante alla fine degli anni Quaranta, ma poi altrettanto rapidamente si sgonfiò fino a sparire».
Non pare il caso della Lega.
«Anche quel partito non è immune da liti assassine. Del resto nemmeno la restante parte del centrodestra sta dando una splendida prova di sè…».
Quindi il paradosso di una destra potenzialmente maggioranza ma che resta minoranza, come sostiene nel libro, è destinato a perpetuarsi?
«A questo paradosso forse adesso una soluzione c’è: Matteo Renzi è di sinistra o di destra?».
Secondo lei?
«Secondo me molti moderati ora stanno con lui».
Massimo Rebotti
(da “il Corriere della Sera“)
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