Aprile 21st, 2021 Riccardo Fucile
IL PREMIER IRRITATO PER IL VOLTAFACCIA LEGHISTA: “MISURE ERANO STATE DECISE ANCHE CON LA LEGA”… LA LEGA SI ASTERRA’, COSI’ PERDERA’ DAL TAPPO E DALLA SPINA
Il coprifuoco rimarrà alle 22, probabilmente almeno fino alla fine di maggio, poi si
vedrà. Non passa la linea della Lega e di molti presidenti di regione da Massimiliano Fedriga a Stefano Bonaccini di spostare di un’ora la linea del rientro obbligato a casa. Contrario Roberto Speranza, che vuole evitare in tutti i modi misure che possano incentivare assembramenti serali con l’arrivo della bella stagione, sulla linea della prudenza anche Dario Franceschini. §
Ma è soprattutto il parere di Mario Draghi a orientare la scelta. Già prima del Consiglio dei ministri dal suo entourage arrivava un secco “No” in risposta alla domanda se l’orario verrà rivisto. Decisione poi confermata dalla riunione dei ministri, alla quale la Lega ha reagito con un atto ostile: “Non votiamo il testo così com’è”.
A nulla è servita una lunga riunione preparatoria dei ministri per cercare di trovare una quadra, che ha fatto slittare il Cdm di quasi un’ora.
Raccontano di un Draghi molto irritato per il voltafaccia del Carroccio, dopo che molte delle richieste del Carroccio erano state accolte e dopo una cabina di regia che aveva dato l’ok alle misure con il sonsenso di tutti i presenti.
Spiega chi ha seguito il dossier che “c’è stata una cabina di regia la scorsa settimana, e se ne è usciti con una decisione unanime che su questo non prevedeva cambiamenti”.
Fonti di governo sottolineano come anche nelle riunioni preparatorie del Cdm i tecnici dei ministeri a guida leghista non abbiano sollevato obiezioni sul punto.
Il rischio, secondo il premier e il ministro della Salute, deve essere “ragionato”, le riaperture graduali. Mettere tutto sul piatto in una volta sola “potrebbe dare un messaggio sbagliatissimo, vanificando tutti gli sforzi fatti finora”.
Ma i leghisti si sono presentati a Palazzo Chigi con un mandato preciso: ottenere lo slittamento del coprifuoco e la riapertura dei ristoranti anche al chiuso. “Mi fido di Draghi”, aveva detto in mattinata Salvini, quelle che vengono ora definite “parole al vento” da uno dei ministri.
La tensione nella riunione che ha preceduto il varo del decreto è salita alle stelle, senza tuttavia riuscire a definire un punto di caduta. Alle nuove richieste della Lega Draghi ha opposto un secco no, irritato per il voltafaccia leghista, decidendo di tirare dritto sul testo concordato.
Gelo intorno al tavolo del Cdm, quando lo strappo si era già consumato. Quando Speranza ha illustrato le principali misure, compreso il coprifuoco mantenuto alle 22, Giancarlo Giorgetti e i suoi colleghi hanno serrato le labbra e non hanno proferito parola, salvo mettere a verbale alla fine la propria astensione.
C’è una ragione sanitaria e una ragione politica nel muro sulla quale è sbattuto il Carroccio, che dopo aver spinto per il cambio di passo ha deciso all’ultimo di alzare la posta, imboccando una strada sulla quale Forza Italia ha deciso di non seguire gli alleati.
Un esponente 5 stelle del governo la mette giù così: “C’è stata anche una logica di coalizione, con Pd e Leu ci siamo mossi insieme, non possiamo permetterci di dare l’idea che sia Salvini a dare le carte a 360°”.
Le tensioni hanno avviluppato prima e dopo la riunione dei ministri. Anche Italia viva si era schiera per un allungamento dell’orario del lockdown notturno: “Spero che si possa posticipare alle 23”, aveva detto la ministra Elena Bonetti.
Secca la risposta di fonti di Leu: “Non ci stupiamo, sono gli stessi che chiedono una commissione d’inchiesta sul lockdown dell’anno scorso, è più facile che siano d’accordo con la Lega che con noi”.
In mattinata Salvini aveva mandato un sms a Draghi, da via Bellerio da ore si agitava lo spettro di non votare le misure in Cdm se le richieste della Lega (oltra al coprifuoco la principale riguarda la riapertura anche di alcune attività al chiuso, ristoranti compresi) non fossero state accolte.
La risposta di Draghi è stata ferma: “C’è un calendario di riaperture deciso tutti insieme qualche giorno fa”. Punto.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 21st, 2021 Riccardo Fucile
CHI LO FALSIFICA RISCHIA IL CARCERE
Il certificato verde Covid-19 per gli spostamenti tra regioni si trova nella bozza del decreto legge sulle riaperture dal 26 aprile.
Si chiama ufficialmente “certificazione verde” e sarà il pass per potersi spostare tra regioni di colore diverso. Avrà una durata di sei mesi per i vaccinati e i guariti e di 48 ore per chi si sottoporrà a test antigenico o molecolare con esito negativo. Chi lo falsifica rischia anche il carcere.
Il funzionamento del certificato verde covid-19 per gli spostamenti tra regioni è presente nella bozza del nuovo decreto è regolamentato dall’articolo 10 del provvedimento.
La certificazione la rilasciano già alla somministrazione della prima dose di vaccino. Si potrà avere in formato cartaceo o digitale e lo compileranno i medici della struttura presso la quale è stato effettuato il vaccino.
Nel documento, che confluirà poi nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato, oltre ai dati anagrafici sarà riportato anche il numero di dosi somministrate rispetto al numero di dosi previste. Per le persone guarite, il certificato sarà rilasciato dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente o, per i non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Il pass, però, cessa di avere validità qualora l’interessato risulti successivamente di nuovo positivo al Covid.
Ci saranno quindi tre percorsi diversi ottenere il certificato verde Covid-19:
chi è vaccinato: la certificazione, valida sei mesi, viene rilasciata su richiesta dall’ente vaccinatore: specifica quante dosi sono state fatte e quante ne erano previste in base al tipo di vaccino (due per tutti i farmaci, una per J&J e per i guariti cui basta una sola iniezione);
chi ha già avuto il virus: anche la certificazione per chi ha già avuto il Covid è valida sei mesi. Può essere rilasciata dall’ospedale di ricovero, dal medico di base o dal pediatra. Perde validità nel caso in cui si accerti una nuova positività al virus;
gli altri.
Per chi ha avuto il Covid e non è ancora vaccinato, il pass vale 48 ore e si ottiene facendo un tampone (molecolare o antigenico).
Lo rilasciano le strutture sanitarie pubbliche o private che fanno il test o da farmacie, medici di base e pediatri.
Sempre secondo il decreto legge le certificazioni di guarigione rilasciate prima dell’entrata in vigore del decreto avranno una validità di sei mesi dalla data indicata sulla certificazione.
Chi ha completato il ciclo di vaccinazione prima dell’entrata in vigore del nuovo provvedimento e non ha ricevuto alcuna certificazione, può farne espressa richiesta alla struttura sanitaria o alla Regione o la Provincia.
Chi si sottoporrà a test antigenico rapido o molecolare con esito negativo avrà una certificazione verde della durata di 48 ore. Che sarà rilasciato dalla struttura stessa che ha effettuato il tampone: strutture sanitarie pubbliche, private e accreditate, farmacie, medici di medicina generale o pediatri. Il pass resterà in vigore fino all’attivazione della piattaforma europea. Nella quale saranno convogliati anche i certificati nazionali. a quel punto entrerà in vigore il cosiddetto DGC-Digital Green Certificate, interoperabile a livello europeo.
Per chi falsifica il certificato c’è il rischio carcere. Il comma 2 dell’articolo 13 prevede infatti che per tutti i reati di falso che hanno ad oggetto la certificazione verde Covid-19, le pene previste dagli articoli 476, 477, 479, 480, 481, 482, 489 del codice penale, anche se relativi ai documenti informatici di cui all’articolo 491 bis, sono aumentate di un terzo.
(da agenzie)
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Aprile 20th, 2021 Riccardo Fucile
PASS VERDE VARRA’ SEI MESI, LE REGIONI FRENANO SULL’APERTURA SCUOLE, DAL 1 LUGLIO APERTI A PRANZO ANCHE I RISTORANTI AL CHIUSO
Mentre era in corso la riunione governo-Regioni, sono emersi alcuni passaggi fondamentali del nuovo decreto anti-Covid, atteso per domani in Consiglio dei ministri. Dalla bozza, infatti, si apprende che torna la zona gialla a partire dal 26 aprile e anche la certificazione verde (cartacea o digitale, valida 6 mesi per vaccinati, guariti dal virus e persone che si sono sottoposte al test molecolare o antigenico nelle 48 ore precedenti) per gli spostamenti tra le Regioni di colore diverso. Le misure dovrebbero essere valide fino al 31 luglio
I locali al chiuso aperti dall’1 giugno
Confermata la riapertura di bar e ristoranti, a patire dal 26 aprile, a pranzo e cena ma con «consumo al tavolo esclusivamente all’aperto» e solo in zona gialla. Dall’1 giugno potranno aprire, ma solo a pranzo, anche i locali che hanno spazi al chiuso.
La riapertura di piscine, teatri, sale da concerto e cinema
Dal 15 maggio, sempre in zona gialla, è prevista l’apertura delle piscine all’aperto, dei mercati e dei centri commerciali anche nei giorni festivi; dall’1 giugno delle palestre; dall’1 luglio delle fiere, dei convegni, dei congressi, dei centri termali e dei parchi tematici. Dal 26 aprile, in zona gialla, confermati anche gli spettacoli aperti al pubblico in teatri, sale da concerto, cinema, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto, a patto che ci siano posti a sedere preassegnati con distanza di almeno un metro.
La capienza non può essere superiore al 50 per cento di quella massima: 1.000 spettatori consentiti all’aperto e 500 al chiuso. Alcuni eventi si potranno riservare solo a chi ha il certificato verde. Dall’1 giugno, tra l’altro, si potrà andare a eventi sportivi con capienza degli stadi o palazzetti non superiore al 25 per cento e con massimo 1.000 spettatori all’aperto e 500 al chiuso. Confermato, infine, il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino.
Uno spostamento al giorno fino a un massimo 4 persone
Nelle zone gialle – fino al 15 giugno – sarà permesso un solo spostamento al giorno per andare a trovare amici o parenti fino a un massimo di 4 persone (prima erano 2) oltre ai minorenni sui quali si esercita la potestà genitoriale.
Lo spostamento è consentito sempre dalle 5 alle 22, dunque nel rispetto del coprifuoco, che al momento non cambia. La bozza, poi, ribadisce che lo spostamento nelle zone gialle è sempre consentito sia all’interno della regione che tra le regioni dello stesso colore. Cambia, invece, la situazione per le regioni arancioni dove ci si potrà spostare solo all’interno dello stesso comune. Per uscire dalle zone arancioni o rosse servirà, invece, la certificazione verde.
La scuola
Per quanto riguarda la scuola, invece, la bozza del decreto legge, suscettibile ancora di modifiche, prevede che per le superiori debba essere garantito il rientro in aula per almeno il 60 per cento (e fino al 100 per cento) degli studenti nelle zone gialle e arancioni. In zona rossa, invece, il tetto scende al 50 per cento (massimo al 75 per cento). Le disposizioni «non possono essere derogate da provvedimenti dei presidenti delle Regioni» fatto salvo casi di «eccezionale e straordinaria gravità» dovuti al Covid. Insomma, le Regioni non potranno più fare liberamente. Non sarà più consentito.
(da Open)
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Aprile 20th, 2021 Riccardo Fucile
COME PER ASTRAZENECA, L’AGENZIA PER FARMACO AUTORIZZA IL VIA LIBERA
“C’è un’associazione forte e chiara tra la vaccinazione” col siero di Johnson & Johnson ed i casi molto rari di trombosi cerebrale. Lo ha chiarito la presidente della commissione di farmacovigilanza dell’Ema, Sabine Straus.
Questa è la sentenza dell’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco.
Che riconosce legami di causa-effetto tra il vaccino di Johnson & Johnson e gli eventi “molto rari” di trombosi cerebrale che si sono verificati negli Usa.
Il comitato per la sicurezza (Prac) dell’Ema ha concluso che nelle informazioni sul prodotto per il vaccino Janssen sviluppato da Johnson & Johnson dovrebbe essere aggiunto un avvertimento su coaguli di sangue insoliti con piastrine basse.
Tutti gli eventi rari di trombosi cerebrale “si sono verificati in persone di età inferiore a 60 anni entro tre settimane dalla vaccinazione” con il siero di Johnson & Johnson.
I casi esaminati erano molto simili ai casi verificatisi con il siero anti Covid 19 sviluppato da AstraZeneca, Vaxzevria. Gli operatori sanitari e le persone che riceveranno il vaccino devono essere consapevoli della possibilità.
(da agenzie)
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Aprile 19th, 2021 Riccardo Fucile
SI VIAGGIA SU UNA MEDIA DI 300.000 SOMMINISTRAZIONI AL GIORNO INVECE CHE 500.000
Poco più di un mese dopo la presentazione del nuovo piano vaccinale targato
Figliuolo, gli obiettivi previsti non sono mai stati raggiunti. Principalmente è colpa della carenza di dosi, ma la previsione del generale, commissario straordinario all’emergenza Covid voluto dal presidente Draghi, aveva anche altri problemi già in origine.
Il piano Figliuolo è datato 13 marzo e, secondo quanto ricostruisce Pagella Politica, le somministrazioni settimanali previste non sono mai state rispettate. C’è grande disparità tra le diverse Regioni, sia per quanto riguarda il ritmo della vaccinazione, sia le categorie a cui viene somministrato. Insomma, la popolazione immunizzata aumenta sempre più velocemente, ma non quanto avrebbe dovuto secondo il piano del generale.
Le previsioni del generale Figliuolo, mai rispettate
Il piano Figliuolo prevedeva che tra il 17 e il 23 marzo si arrivasse a quota 300mila vaccinazioni al giorno. Queste cifre, invece, sono state raggiunte – in media – solo la scorsa settimana, quasi un mese dopo rispetto alla previsione originale. Ma attenzione: secondo il piano del commissario straordinario in questi giorni (14-20 aprile) si sarebbero raggiunte le 500mila somministrazioni giornaliere. Ancora una volta un passo indietro rispetto alla tabella di marcia: in sostanza indietro di un mese. Il problema principale è abbastanza evidente: mancano le dosi per vaccinare 500mila persone al giorno, che vorrebbe dire riceverne 3 milioni e mezzo a settimana (pensando di somministrare ogni singola fiala). In più gli stop ad AstraZeneca prima e a Johnson&Johnson poi hanno rallentato non di poco l’andamento della campagna
Prima gli anziani: i frutti dell’ordinanza di Figliuolo
Dieci giorni fa il generale Figliuolo firmava un’ordinanza in cui ristabiliva l’ordine su chi vaccinare prioritariamente. Prima gli anziani e i fragili, a prescindere dalle categorie economiche.
Ma a che punto è la somministrazione in queste fasce di popolazione? Ad oggi, tra gli over 80, uno su cinque ancora non ha ricevuto la prima dose. Ci sono grandi differenze, però, tra le diverse Regioni: più del 90% degli ultraottantenni in Veneto è stato vaccinato, mentre la Sicilia è sotto al 60% e la Calabria sotto al 65%.
Negli ultimi giorni, però, c’è stata un’accelerazione nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni, anche se tra gli ultraottantenni manca all’appello ancora il 20% della popolazione, con alcune Regioni, come la Toscana, che stanno recuperando perché rimaste indietro. La somministrazione agli ultrasettantenni procede, ma è ancora all’inizio: solo nelle Province autonome di Trento e Bolzano i vaccinati contro il Covid superano quota 50%.
(da agenzie)
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Aprile 19th, 2021 Riccardo Fucile
CONSISTE IN UN TAMPONE NASALE E FORNISCE IL RISULTATO ENTRO 15 MINUTI

Un kit per i tamponi rapidi fai da te contro il Coronavirus sarà venduto nei supermercati italiani a partire dalla prima settimana di maggio, al prezzo di circa 6-8 euro.
Come spiegato dal Corriere della Sera, il prodotto è stato brevettato dalla società cinese Xiamen Boson e verrà distribuito in Europa dall’austriaca Technomed, che ha ottenuto la certificazione CE.
Il kit è stato recentemente inserito nell’elenco dei dispositivi medici del ministero della Salute, una classificazione che a differenza dei farmaci ne consente la vendita ovunque. Mentre finora, per poter effettuare un test rapido, era necessario andare in farmacia oppure in un laboratorio di analisi cliniche.
Il test consiste in un tampone nasale e fornisce il risultato entro 15 minuti. Non ha la sensibilità di un test molecolare e non può essere usato per scopi diagnostici, ma può comunque essere utile come strumento di screening di massa per individuare le persone positive al Covid-19 anche in assenza di sintomi. Per un corretto utilizzo, occorrerà naturalmente seguire con attenzione le istruzioni contenute nella confezione.
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2021 Riccardo Fucile
EFFETTI DEVASTANTI SUL PAESE… LA DECISIONE DI SOSPENDERE L’EXPORT DI FARMACI
L’India, che produce oltre il 60% dei vaccini contro il Coronavirus, ed è quindi il più grande produttore al mondo, sta finendo le scorte. Dosi prosciugate e una seconda ondata di contagi, iniziata a marzo, che sembra essere più feroce della prima. Nell’ultima giornata il Paese ha registrato 261.500 nuovi casi – la cifra più alta fino ad ora, secondo i dati del Ministero della Salute indiano. L’India ha aggiunto un milione di nuovi casi in meno di una settimana, superando i 14 milioni di casi totali giovedì. Proprio a causa dell’impennata della curva epidemiologica, gli Stati e le città stanno imponendo nuove restrizioni, tra cui il coprifuoco notturno. Come spiega la Cnn, i lavoratori migranti stanno lasciando le principali città in massa per i loro villaggi d’origine, temendo il blocco degli spostamenti.
Sono almeno cinque gli Stati che hanno segnalato gravi carenze nell’approvvigionamento di vaccini e hanno esortato il governo federale ad agire. La sua vasta capacità di produzione è il motivo per cui il paese ha firmato come uno dei principali protagonisti di CoVax, l’iniziativa globale di condivisione dei vaccini che fornisce dosi scontate o gratuite per i paesi a basso reddito. In base agli accordi iniziali, il Serum Institute of India (SII) avrebbe dovuto produrre circa 200 milioni di dosi per 92 paesi.
Ma adesso, «le consegne di dosi dal Serum Institute of India saranno ritardate», ha detto Covax, che è gestito dall’organizzazione internazionale per i vaccini Gavi e l’Organizzazione mondiale della sanità, in un comunicato stampa il 25 marzo. «I ritardi nell’assicurare le forniture di dosi di vaccino Covid-19 prodotto da SII sono dovuti alla maggiore domanda di vaccini Covid-19 in India».
Il blocco dell’export adesso coinvolgerebbe tutti i Paesi, dal Regno Unito al Brasile. L’India aveva fornito finora 28 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. Per marzo ne avrebbe fornite altre 40 milioni, e 50 milioni ad aprile. Il completamento delle forniture, però, è stato messo «in discussione».
(da Open)
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Aprile 18th, 2021 Riccardo Fucile
IL COSTO PAGATO E LA MANLEVA SU TUTTE LE CONSEGUENZE
Report pubblica integralmente i primi contratti per l’acquisto dei vaccini anti-Covid stipulati da Bruxelles a fine 2020 con Pfizer e Moderna, che ancora mancavano all’appello.
Sono gli accordi con cui l’Europa ha versato un anticipo di 700 milioni di euro a Pfizer e 318 milioni a Moderna, per prenotare rispettivamente 200 e 80 milioni di dosi.
I contratti rivelano che il prezzo del vaccino Pfizer non è di 15,50 a dose: quella è soltanto la media fra due prezzi differenti concordati con la casa farmaceutica. L’azienda infatti ha venduto il suo siero a 17,50 euro per i primi 100 milioni di dosi, e 13,50 euro da 100 a 200 milioni di dosi.
Per tutti gli ordini ulteriori fatti entro 3 mesi dall’autorizzazione concessa da Ema (dunque fino al 21 marzo), si passa a 15,50 euro a dose. Dopo, di nuovo a 17,50 euro. E il prezzo sembra destinato ad aumentare ancora in futuro.
Per il momento, però, il primato di vaccino più caro sul mercato resta di Moderna: 18.80 a dose.
I contratti confermano anche che, in caso di danni da effetti collaterali, gli indennizzi ricadranno quasi esclusivamente sugli Stati.
Sulle concessioni fatte alle case farmaceutiche in materia di responsabilità civile si discute da mesi in tutta Europa. Ma il testo ribadisce che l’utilizzo “avviene in periodo di condizioni epidemiche e l’amministrazione dei prodotti sarà condotta sotto la sola responsabilità degli Stati membri”.
Le case farmaceutiche rispondono soltanto in caso di dolo o di dimostrata violazione delle Good manifacturing practice (le buone pratiche di produzione che tutte le aziende sono tenute a rispettare). I brevetti, invece, restano in mano ai privati, nonostante la manleva e i finanziamenti pubblici.
(da agenzie)
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Aprile 18th, 2021 Riccardo Fucile
PER LE ALTRE BISOGNERA’ ASPETTARE IL PASS
Nelle zone gialle spostamenti liberi, compresi quelli per turismo. In quelle arancioni
e rosse, invece, bisognerà attendere l’arrivo del pass (per chi si è vaccinato, è guarito dal Covid o ha un tampone negativo)
Dal 26 aprile ci si potrà spostare da una regione all’altra, liberamente. Ma ci sono diverse condizioni: anzitutto gli spostamenti saranno consentiti esclusivamente tra regioni in fascia gialla.
L’apertura per le regioni che si trovano ancora in zona rossa o arancione, e che quindi hanno una situazione epidemiologica critica, potrà avvenire solo quando arriverà il pass, quello che certificherà di aver già ricevuto il vaccino o di aver contratto il Covid. Per ora è troppo presto, «comunque entro l’estate», rassicura il ministro della Salute Roberto Speranza. Ad anticipare le nuove misure del governo Draghi è il Corriere. Intanto confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 e la riapertura di bar e ristoranti nelle zone gialle rinforzate.
Cosa cambia adesso
Via libera, dunque, a partire dal 26 aprile, per le zone gialle mentre in quelle arancioni o rosse gli spostamenti saranno consentiti solo per motivi di lavoro, salute o necessità. Esattamente com’è stato fino a questo momento. La situazione cambierà solo con l’arrivo del pass, un lasciapassare che consentirà sempre di più la mobilità tra regioni. Si deciderà lunedì: bisogna capire se basterà il certificato oppure se il pass dovrà essere un tesserino magnetico o se tutte queste informazioni potranno essere inserite, più semplicemente, nella tessera sanitaria. Il pass verrà rilasciato a chi è stato vaccinato, a chi è guarito dal Covid o a chi ha un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, anche antigenico.
Regioni gialle
Nelle zone gialle, dunque, saranno consentiti tutti gli spostamenti. Non sarà necessaria alcuna certificazione né tanto meno il pass e ci si potrà muovere liberamente anche per turismo. Un timido ritorno alla normalità.
Regioni rosse e arancioni
La situazione cambia, invece, per le regioni rosse e arancioni dove non sarà possibile spostarsi liberamente. Al momento, dunque, non cambia nulla, in attesa dell’arrivo del pass. Allo stato attuale è possibile muoversi solo per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità (e serve l’autocertificazione). Non è consentito andare in queste regioni per turismo
Seconde case e rientri dall’estero
Resta consentito andare nelle seconde case anche nel caso in cui si dovessero trovare in zona rossa o arancione. Può andarci solo il nucleo convivente e solo se la casa è disabitata. Non si possono invitare amici e parenti non conviventi. Massima attenzione anche per i rientri dall’estero: confermata la quarantena di 5 giorni per chi torna dai Paesi dell’Unione europea. Per tutti gli altri Paesi, al di fuori dell’Ue, quarantena di 14 giorni.
(da agenzie)
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