Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
DEDICATO A CHI CONTINUA A SOSTENERE CHE LE SCUOLE SONO SICURE
Scuole riaperte a Napoli dopo Pasqua, ma con le classi subito richiuse per contagi
Covid, con gli studenti costretti a tornare ancora una volta a fare le lezioni a casa con la Didattica a Distanza.
Sono 22 i casi positivi nelle scuole di Napoli segnalati nella prima settimana di riapertura, distribuiti in 6 istituti. Le aule colpite dal contagio sono state quindi chiuse per la sanificazione, mentre per gli studenti e il personale docente e non docente è scattata la quarantena preventiva fiduciaria.
Tra gli istituti coinvolti la scuola “Carlo Poerio” a Corso Vittorio Emanuele, nel quartiere di Chiaia, con una classe in quarantena e 5 positivi, e la “Savio-Alfieri” di Corso Secondigliano, dove ci sono 4 classi in quarantena, con 9 positivi. Altri 2 casi positivi si registrano alla scuola “Leopardi” di Fuorigrotta, 3 contagiati invece all’Istituto Comprensivo “Madonna Assunta” a Bagnoli. Sempre a Secondigliano si contano 2 positivi al Circolo Didattico “Parini”. Un positivo, infine, all’Istituto comprensivo 68esimo Circolo Rodinò, nel quartiere di Barra, a Napoli Est. Qui l’Asl Napoli 1 ha revocato la quarantena per la classe dopo l’esito negativo dei tamponi. Un contagiato, infine, all’Istituto Comprensivo “Fava-Gioia” di Materdei.
Solo ieri, il sindaco di Sant’Antonio Abate, Ilaria Abagnale, aveva lanciato l’allarme per il contagio di una professoressa nella scuola Cesano: “Vi avvisiamo della momentanea sospensione delle attività didattiche in presenza di alcune classi del plesso Cesano (trasferitesi presso le aule delle Suore in via Buonconsiglio, a seguito dei lavori di adeguamento sismico dell’edificio sito in via Cesano, tuttora in pieno regime).
Gli studenti continueranno a seguire le lezioni con didattica a distanza, poiché sfortunatamente riscontrata la positività al Covid-19 di un’insegnante, ora in isolamento. L’intero Istituto è già stato sanificato dalla ditta incaricata. Vi invitiamo a prestare massima attenzione durante gli spostamenti ed a non intrattenervi in luoghi pubblici se privi di estrema necessità, al fine di evitare assembramenti di qualsiasi natura”.
(da Fanpage)
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Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
2.600.000 DOSI INOCULATE A PERSONE CHE NON RIENTRANO NEI GRUPPI IDENTIFICATI DAL GOVERNO… MA CHI SONO?
C’è un luogo che negli ultimi giorni sembra diventato i rifugio di tutti i “peccatori” dei vaccini, ovvero le persone che non dovevamo vaccinare e invece abbiamo vaccinato. Si tratta della colonna “Altro” nelle tabelle delle somministrazioni di dosi, pubblicate sul sito del governo.
Una platea di oltre due milioni e 600 mila persone che non rientrano nelle categorie dettagliate nei grafici governativi: operatori sanitari e sociosanitari, over 80, ospiti delle Rsa, forze armate, personale scolastico.
Troppo frettolosamente, questi soggetti sono stati tutti etichettati come “furbetti del vaccino”, ma la realtà è molto diversa.
Certo, in questo gruppo rientrano anche alcune categorie al centro delle polemiche di questi giorni, dai guardiaparco abruzzesi ai sacerdoti pugliesi.
Persone che comunque, è bene ricordarlo, in larghissima parte non hanno “saltato la fila”, ma hanno semplicemente risposto alla chiamata degli enti locali di fronte a scelte, spesso discutibili, le categorie a cui dare la priorità nelle vaccinazioni.
Nella colonna “Altro” delle tabelle del governo, però, ci sono anche gli ultra-settantenni, i pazienti fragili, i detenuti. Quelli, insomma, da immunizzare con priorità anche secondo il nuovo piano del commissario Figliuolo. Per dare un’idea del marasma al quale ci si trova di fronte, sotto queste definizione cade anche il premier Mario Draghi, vaccinato nel Lazio tra gli over 70.
Cosa si nasconde dietro la scritta “Altro”
Il fatto è che senza un dettaglio più preciso, diventa difficile capire chi stiamo vaccinando. Dagli uffici del commissario per l’emergenza Covid Figliuolo, si spiega che il problema nasce da un difetto all’origine della campagna di vaccinazione, a gennaio. Le direttive arrivate dal centro ai territori su come classificare i soggetti a cui veniva somministrato il vaccino sono state troppo vaghe.
Risultato, gli operatori delle diverse regioni sono andati per conto proprio. C’è chi ha dettagliato di più, chi di meno. Alcuni soggetti sono entrati in fasce diverse nelle diverse regioni. Per fare un esempio, qualcuno ha classificato anche i militari vaccinati tra le forze dell’ordine, qualcun altro invece no.
Così, a livello nazionale, non è rimasto niente da fare se non ingrossare all’inverosimile quella categoria, “Altro”.
Adesso, al ministero della Salute si sta cercando di porre rimedio a questa confusione, distinguendo meglio tra i vari gruppi. Un’impresa improba, perché per rivedere le tabelle, bisogna scavare nei dati di settimane e settimane fa. Per il momento, l’unico modo per capire cosa si nasconde dietro quell’etichetta “Altro”, rimane andare a leggere i numeri regione per regione.
La Toscana e gli avvocati
Prendiamo la Toscana, al centro delle polemiche per aver dato priorità agli avvocati rispetto anche agli ultraottantenni. Il contatore online della regione presenta una categoria “Altro”m che però non ha nulla a che fare con quella del sito del governo. In questo caso, infatti, con quel nome sono identificate le somministrazioni a medici e infermieri delle strutture private, soggetti che a livello nazionale rientrano nel gruppo degli operatori sanitari e sociosanitari.
Nei grafici regionali, sono altre le colonne da guardare per individuare possibili errori nella gestione della campagna vaccinale. Per esempio, i famosi avvocati dovrebbero rientrare nella sezione “personale comparto ruolo amministrativo” o “personale comparti ruolo professionale e tecnico”. In totale, per queste due categorie si parla di oltre 12mila e 600 vaccini tra prima dose e richiami. Circa tre volte quelli somministrati ai medici di medicina generale.
I numeri del Veneto
In Veneto, il gruppo che va sotto l’etichetta di “Altro” conta circa 348mila 500 vaccini, un numero quasi pari a quello degli over 80. La Regione ha dettagliato in modo molto scrupoloso questi dati nelle ultime ore. Più della metà, oltre 200mila sono over 70 e pazienti fragili, ma ci sono anche, tra gli altri, 1674 donatori di sangue, 4647 addetti della protezione civile, 425 veterinari. Circa 40mila casi, poi, non sono ancora identificati in nessun modo. Il presidente Zaia ha dato mandato ai dirigenti delle Asl venete di incrociare i dati per catalogare anche i soggetti che compongono questo macro gruppo.
I caregiver campani
Scendendo a Sud, in Campania il numero dei vaccini che rientrano nella categoria “Altro” supera quello degli over 80 di oltre 30mila unità. Anche qui, per provare a sopire le polemiche, nei giorni scorsi l’unità di crisi regionale ha deciso di dettagliare meglio chi appartiene a questo gruppo. Oltre a over 70, disabili e fragili, si scopre così che il vaccino è stato somministrato a circa 19mila “caregiver-conviventi” e altre 45 mila prenotazioni sono state effettuate per questa categoria. Un numero imponente. D’altronde, le cronache raccontano che nella definizione di caregiver – le persone che si prendono cura di un familiare ammalato o disabile – in queste settimane si è infilato anche chi non sembrava aver diritto a essere identificato come tale.
Ancora, 105mila vaccini sono finiti a personale esterno alle strutture sanitarie.
Una classe che comprende anche, spiegano dalla Regione, tutti i lavoratori delle ditte esterne fornitrici di servizi alle strutture sanitarie (pulizie, mensa, lavaggio, etc…). La Regione di Vincenzo De Luca intende poi il gruppo delle “Forze dell’Ordine” in modo molto ampio. Tra queste, infatti, sono fatti rientrare, anche Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Guardia Costiera e quasi 4000 prenotazioni per vaccini classificati come “Comune”. Possiamo ipotizzare che ci si riferisca alla polizia municipale anche se non ci sono ulteriori indicazioni.
Il caso Valle D’Aosta
A finire nel mirino delle critiche è stata anche la Valle D’Aosta, dove la categoria “Altro” sfiora le diecimila unità, duemila dosi in più rispetto a quella degli over 80. In una conferenza stampa, il dg della Usl Angelo Michele Pescarmona ha spiegato che l’anomalia è dovuta prima di tutto alla scelta della Regione di privilegiare la vaccinazione dei soggetti più fragili, indipendentemente dall’età. 5500 vaccini ai fragili sono stati quindi somministrati in parallelo agli anziani, andando a ingrossare la categoria “Altro”. In questo gruppo si trovano poi anche i volontari, di qualsiasi tipo, la popolazione penitenziaria, i soggetti erogatori di servzi pubblici essenziali, etc…
La Valle D’Aosta sottolinea altri due aspetti. Il primo è che ha ricevuto una quantità di Astrazenca superiore alla media nazionale. Come sappiamo, fino a poco tempo fa questo vaccino poteva essere dato solo alle persone tra i 18 e i 55 anni, una classe di età che per buona parte non rientra nelle categorie standard del ministero. Infine, anche qui si evidenziano problemi con la contabilità. Circa 500 soggetti sono state incasellati dai medici che li hanno vaccinati come pazienti fragili e dunque sono finit sotto la colonna “Altro”. La Regione segnala, però, come si tratti di persone sì con patologie, ma anche con più di più di 80 anni. Nei nei conti del governo, quindi, sarebbero dovuti rientrare in quella categoria.
Calabria e Sicilia
Abbiamo chiesto lumi anche sui dati della Calabria ma, nonostante l’intercessione dell’ufficio comunicazione dell’assessorato alla Sanità, i tecnici regionali si sono trincerati dietro il silenzio. Eppure, anche qui i vaccinati che rientrano sotto la sigla “Altro” superano gli over 8o, di oltre 3mila unità. Stesso discorso per la Sicilia, dove sotto la voce “Altro” si contano 358mila somministrazioni, contro le circa 229mila 500 degli ultraottantenni. In questo caso, la Regione fornisce due ordini di spiegazioni. Da un lato, si registra un tasso di adesione molto basso tra gli over 80, attestato al 52 percento, frutto della psicosi per i presunti effetti collaterali dei vaccini.
Dall’altro lato, la Sicilia punta il dito contro la piattaforma nazionale delle Poste, che la Regione ha adottato fin dall’inizio della campagna vaccinale. Secondo gli uffici del governatore Musumeci, la classificazione dei soggetti vaccinati offerta dalla piattaforma è troppo generica, In un primo momento, si fa notare dall’isola, persino una parte degli ultraottantenni è finito sotto la voce “Altro”. Ora, il dettaglio è maggiore e ci permette di controllare meglio i dati. Alla data di sabato 10 aprile, in Sicilia erano state somministrate tra le altre 7425 dosi a conviventi di soggetti a rischio, 9781 a studenti di area sanitaria.
E ancora 1461 vaccini segnalati come “frequenza comunità (esempio asilo), 275 a donatori di sangue, 416 a personale di laboratorio, 159 a residenti in aree a maggior rischio. Infine, 2493 dosi sono andate a soggetti impiegati in altre attività a rischio, 865 a personale civile, mentre per 630 dosi non c’è nessuna indicazione. Il governatore Nello Musumeci, parlando in conferenza stampa, ha detto che i dirigenti sanitari protagonisti di casi di saltafila sono stati sospesi e messi sotto procedimento disciplinare e ha etichettato come “iene e sciacalli” i critici della campagna vaccinale siciliana.
(da Fanpage)
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Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
LE NORME A TUTELA DEI CITTADINI PREVARRANNO SULLE DISPOSIZIONI REGIONALI… ALTRO CHE L’ANARCHIA CHE ESISTE IN ITALIA
Una pandemia che sta attaccando duramente la Germania, e così per mettere tutti d’accordo, Angela Merkel silenzia i Laender, cambia la legge Covid e dispone misure restrittive uniche a livello nazionale.
Tutto questo per porre un argine alla pandemia di Coronavirus in Germania, arrivata a un punto critico, “forse il peggiore” secondo le parole della cancelliera.
La novità è che le nuove norme prevedono un “freno di emergenza” e prevarranno sulle disposizioni regionali, come rende noto la Dpa.
I provvedimenti, che devono comunque passare per il Parlamento, includono coprifuoco notturni a livello locale e chiusura degli esercizi commerciali nel caso di un eccessivo aumento dei numeri dei contagi.
Effetto e soluzione centralista dello scontro prolungato tra la cancelliera, il ministro della Salute Jens Spahn e i politici dell’Unione – alfieri di un lockdown più duro e nazionale – con i vari governatori dei Lander, che spingono per le aperture.
Ieri, era saltato l’incontro tra Governo e Regioni per discutere delle nuove misure.
È invece fissato per le 15 di oggi l’incontro tra i parlamentari dei due partiti dell’Unione, Cdu e Csu, al quale è annunciata la presenza dei due sfidanti per la successione alla cancelleria: da una parte il governatore del Nord-Reno Vestfalia Armin Laschet e, dall’altra, quello della Baviera Markus Soeder.
Der Spiegel, ad esempio, ipotizza addirittura una spaccatura dell’Unione: una prova di forza, insomma, davanti ai circa 250 parlamentari di Cdu/Csu, con Soeder che ritiene di potere spezzare l’unanimità registrata ieri da Laschet presso i vertici del suo partito.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
“L’ECONOMIA RIPARTE SE METTIAMO IN SICUREZZA CHI OGGI VA IN OSPEDALE”
L’intervento di De Luca che ha alzato le barricate sul piano di vaccinazione,
annunciando il mancato rispetto delle fasce d’età, ha scatenato prese di posizione di ogni genere.
Ad attaccarlo questa volta è il presidente della Liguria Toti: “Credo che l’approccio di De Luca sia sbagliato: l’economia partirà prima se mettiamo in sicurezza chi oggi va in ospedale. Per riempire i ristoranti dobbiamo svuotare gli ospedali e per farlo la classifica è semplice: in Liguria, il 50% dei letti di ospedale è occupato da over 75enni, il 70% delle terapie intensive da over 75%, l’81% dei morti è over 80”.
Poi Toti prosegue: “Io rispetto il piano nazionale- prosegue il governatore- perché ne condivido le priorità: anzi, sono stato sotto accusa per settimane perché la Liguria era indietro sulle altre categorie inizialmente considerate prioritarie”.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
IL GENERALE E’ ALLA RESA DEI CONTI, GIORNI DECISIVI PER I RIFORNIMENTI
Il ritardo delle consegne non solo comporterebbe lo slittamento degli obiettivi
prefissati, ovvero 500mila vaccinazioni al giorno entro fine mese, ma rischierebbe di far saltare la campagna vaccinale e quindi ostacolerebbe il raggiungimento dell’immunità di gregge entro settembre.
Ma il generalissimo ci ha visto lungo. Onde evitare l’ennesima figuraccia punta al ribasso: non superare le 300mila dosi al giorno in modo da “tenersi al riparo di fronte a nuovi eventuali intoppi”.
Ostacoli causati dalle carenze dei contratti europei che il ministro della Salute Roberto Speranza continua comunque a difendere “perché altrimenti avremmo avuto la guerra di un Paese contro l’altro”.
Uno spiraglio di luce sembra arrivare da Pfizer. L’azienda statunitense ha promesso di anticipare di un mese le consegne dei prossimi trimestri. Se questo impegno venisse davvero rispettato le Regioni potrebbero andare a pieno regime prima che arrivi il grosso delle dosi del secondo trimestre. Da aprile a giugno dovrebbero essere a disposizione 52 milioni di dosi. Tra otto e dieci sono programmate ad aprile. Se le oltre 40 rimanenti fossero concentrate su giugno, sarebbe impossibile mantenere il ritmo delle 500mila vaccinazioni al giorno. La media del mezzo milione quotidiano dovrebbe scattare nell’ultima settimana di aprile.
Intanto in questi giorni dovrebbe arrivare in Italia per la prima volta il vaccino di Johnson & Johnson, che si basa sulla stessa tecnica di Astrazeneca. Si tratta di circa 184mila dosi, le prime delle 400-500mila attese tra il 16 e il 19 aprile.
Le fiale dell’unico vaccino monodose dovrebbero arrivare tra oggi e domani all’hub della Difesa all’aeroporto di Pratica di Mare, assieme a 175mila dosi di AstraZeneca. Entro oggi, inoltre, Pfizer dovrebbe consegnare in tutta Italia oltre un milione di dosi.
Il ritardo nelle consegne dei vaccini
Sempre per l’inizio della settimana è prevista la consegna da parte di Moderna di circa 400mila dosi, sufficienti per aumentare il ritmo della campagna, sempre che davvero le promesse siano rispettate.
In queste settimane si è visto che Pfizer ha consegnato con regolarità e Moderna consegna di solito piccole quantità, quindi non è decisivo. Il fornitore più irregolare è certamente Astrazeneca, che accumula spesso ritardi, tagliando i quantitativi.
Con questi presupposti gli obiettivi del piano stilato esattamente un mese fa dal generalissimo sembrano più che mai irraggiungibili nei tempi previsti: l’Italia avrebbe dovuto viaggiare a una velocità di 300mila somministrazioni al giorno già dall’ultima settima di marzo. Invece non l’ha ancora raggiunta, e ora avrebbe dovuto avvicinarsi al mezzo milione di iniezioni ogni 24 ore.
Le stessa struttura commissariale di Figliuolo certifica il ritardo, spiegando che anche nella settimana 16-22 aprile “si stimano circa 315mila somministrazioni giornaliere negli oltre 2.200 punti vaccinali in tutta Italia attivi”.
Questa settimana però sarà decisiva anche per tenere quanto meno il passo degli altri grandi Paesi Ue, che nei giorni scorsi hanno accelerato più dell’Italia. Dunque in sette giorni è previsto l’arrivo di circa due milioni e duecentomila dosi di vaccino. Ciò dovrebbe consentire di migliorare la media di 242mila inoculazioni al giorno tenuta dal 3 al 9 aprile, che è peggiore di quella tenuta in Germania (425mila), in Francia (287mila) e pure in Spagna (255mila).
(da La Notizia)
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Aprile 13th, 2021 Riccardo Fucile
A DUE SETTIMANE DALLA SOMMINISTRAZIONE SEI DONNE HANNO SVILUPPATO COAGULI NEL SANGUE
Vaccino Johnson & Johnson in Usa e trombosi, le autorità federali sanitarie
americane hanno chiesto l’immediato stop “precauzionale” dell’uso del vaccino contro il Covid dopo che si sono registrati 6 casi di coaguli nel sangue a due settimane dal vaccino. Si tratta in tutti i casi di donne tra i 18 ed i 48 anni. Una donna è morta ed un’altra è ricoverata in gravi condizioni in Nebraska. Lo riporta il New York Times.
“Oggi la Food & Drug Administration e i Cdc hanno diffuso una dichiarazione riguardo al vaccino Johnson&Johnson” si legge in una dichiarazione pubblicata oggi dalla Fda, l’agenzia che autorizza i farmaci negli Usa, su Twitter. “Come misura precauzionale, raccomandiamo una pausa dell’uso del vaccino”, conclude il tweet in cui si annuncia una conferenza stampa per oggi alle 10, le 16 in Italia. Quasi sette milioni di persone sono state immunizzate con il vaccino che prevede una sola dose, ed altre nove milioni di dose sono state esportate all’estero, secondo i dati del Cdc.
Da oggi quindi i centri vaccinali gestiti dal governo federale interromperanno l’uso del vaccino, mentre la misura viene presentata come una raccomandazione per le autorità sanitarie che fanno capo ai singoli stati. Le autorità federali, comunque, si aspettano che la loro dichiarazione sia intesa come un forte sollecitazione affinché gli Stati seguano il loro esempio.
La pausa, spiegano alla Fda e ai Cdc, servirà agli esperti di entrambe le agenzie di esaminare i possibili legami tra il vaccino e questi episodi per stabilire se la Fda debba limitare l’autorizzazione del vaccino. Una riunione d’emergenza del comitato consultivo esterno dei Cdc è stata convocata per domani.
I Cdc e la Fda raccomandano una “pausa nell’uso del vaccino Johnson&Johnson come misura di estrema precauzione” in attesa che domani venga convocato l’Advisory Committee on Immunization Practices, comitato del Cdc per le vaccinazioni, “per analizzare” i casi di trombosi che si sono verificati per almeno sei donne vaccinate. L’agenzia americana del farmaco poi analizzerà questi “dati ed indagherà questi casi”, si legge in una dichiarazione diffusa oggi dalle agenzie federali.
“Questo è importante, in parte, per assicurare che la comunità sanitaria sia al corrente di queste potenziali reazioni avverse e può prepararsi a riconoscerle e gestirle in modo adeguato dato il particolare trattamento richiesto da questo tipo di coaguli del sangue”, prosegue da dichiarazione di Peter Marks, direttore del Center for Biologics Evaluation and Research della Fda e Anne Schuchat, principale vice direttore del Cdc, che sottolineano che questi “episodi sono estremamente rari”.
L’efficacia del prodotto – spiegava l’Ema nei giorni scorsi – è stata dimostrata in uno studio clinico che ha coinvolto oltre 44mila persone dai 18 anni in sui negli Stati Uniti, in Sudafrica e nei Paesi dell’America Latina. A metà dei partecipanti è stata somministrata una singola dose di vaccino e all’altra metà un placebo. Lo studio ha rilevato una riduzione del 67% del numero di casi Covid sintomatici dopo 2 settimane nelle persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen (116 casi su 19.630 persone), rispetto alle persone a cui è stato somministrato placebo (348 persone su 19.691). Questo significa che il vaccino ha avuto un’efficacia del 67%, spiegava ancora l’Ema.
(da agenzie)
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Aprile 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL GOVERNO VACCINA GLI ANZIANI PER SALVARE VITE MA SUBITO E’ UN FLORILEGIO DI DISTINGUO
Il criterio è più che chiaro, le finalità adamantine. C’è voluto il tempo che c’è voluto – e ritardi, denunce, gaffe e mea culpa, due commissari straordinari, cambi al vertice e proteste alla base, polemiche, furbetti e inchieste e morti e morti e ancora morti – ma alla fine a metterlo al centro della strategia vaccinale c’eravamo arrivati.
Vaccinare per fasce d’età, in ordine anagrafico decrescente, partendo da over80 e fragili e via a scendere, in ordine d’età e di progressiva diminuzione di esposizione al rischio da Covid.
L’obiettivo principale è proteggere chi è più esposto a subire la ferocia di questo virus che, come ha certificato la scienza, uccide più facilmente anziani e persone fragili.
Si è fatto così in Israele, si è fatto così nel Regno Unito, ossia nei posti eletti a modello per strategia e risultati, dalla seconda settimana di marzo si è scelto di fare così anche da noi.
Venerdì sera, il generale Figliuolo lo aveva anche ribadito, con un’ordinanza pensata prima di tutto per richiamare all’ordine le Regioni: le dosi vanno somministrate a partire da over80 e fragili, per poi passare a 70enni e 60enni. E invece.
Giusto il tempo di far passare il fine settimana e mentre i presidi protestavano perché insegnanti e personale amministrativo che non hanno ancora ricevuto la prima dose non rientreranno nella corsia preferenziale per le vaccinazioni, oggi dalla Campania il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha fatto sapere che “no, dopo over 80 e fragili non intendiamo procedere per fasce di età” perché “se decidiamo di andare avanti solo per fasce di età, quando avremo finito le fasce di età l’economia italiana sarà morta”.
Per De Luca, uno dei 9750 italiani vaccinati il 27 dicembre nel vaccine day, l’unico politico ad essersi assicurato la dose di Pfizer quel giorno tra medici, infermieri e anziani ospiti delle Rsa, bisogna “lavorare anche sui settori economici”, intendendo prima di tutto gli albergatori, anima di quel “comparto importante dell’economia campana che è quello turistico”.
Lo stesso per tutelare il quale sempre De Luca aveva stretto accordi coi sindaci, per vaccinare a tappeto Capri e Ischia, lanciando in campo il progetto delle “isole Covid free”.
Condiviso anche dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, è stato bocciato senza appello dal commissario Figliuolo che ha bloccato sul nascere il tentativo di De Luca di fare di testa propria precisando: “La campagna vaccinale deve proseguire in modo uniforme a livello nazionale, senza deroghe ai principi che la regolano”.
Significa, tradotto in altre parole, che il criterio di progressione per fasce d’età deve prevalere sulle rivendicazioni corporative cui l’uscita di De Luca rimandava.
Significa che, d’ora in poi, ci sarà una direzione comune da seguire a livello nazionale e non ventuno linee di pensiero e di azione, tante quante sono le Regioni e le Province Autonome, come pure ci sono state finora nella campagna vaccinale e sovente anche nella gestione dell’epidemia.
Tornando alla proposta di De Luca (che in mattinata aveva anche minacciato di non partecipare più alla Conferenza Stato- Regioni e in serata, dopo la replica di Figliuolo, pur non abbassando i toni nella sostanza ha fatto marcia indietro) viene da chiedersi: ma siamo poi tanto sicuri che derogando dal principio della progressione della vaccinazione per fasce d’età dando la precedenza a determinate categorie si tuteli davvero l’economia?
Ai particolarismi, alle rivendicazioni di primazia che una scelta del genere innescherebbe a cascata – perché gli albergatori sì e noi dei supermercati no? e via così – non è forse preferibile l’equità lineare del criterio scelto dal governo anche sull’esempio, si è già detto, dei risultati positivi raggiunti altrove?
E poi il progredire della campagna, l’aumento delle somministrazioni e il potenziamento dell’effetto dell’immunizzazione, un piano così strutturato assicura anche la riduzione dei ricoveri e il graduale svuotamento dei reparti di terapia intensiva, dunque la possibilità di ripristinare la funzionalità, con tutto quello che questo significa per la cura delle altre patologie – scivolata in secondo piano per effetto di Covid – di un sistema sanitario ora ancora compromessa dalla pressione dell’epidemia.
Difficile pensare che si possa parlare di ripresa, di rilancio – anche turistico – fino a quando non si arriverà a una situazione sanitaria più tranquilla, con un progressivo calo dei contagi e dei morti. La via per arrivarci passa dal vaccino e davvero non ci pare esista criterio migliore di quello delle fasce d’età. Con buona pace delle corporazioni. E di De Luca.
(da Huffingtonpost)
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Aprile 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL QUADRO REALE DELLA SITUAZIONE, LE DOSI IN ARRIVO E GLI OBIETTIVI
Una settimana per capire se la guerra contro il Covid ha recuperato sulla tabella di marcia e può proseguire senza intoppi fino all’obiettivo finale, ovvero contenere il virus immunizzando il 70 per cento della popolazione entro la fine di settembre. Dipenderà in gran parte dalla tempestività delle forniture di vaccino, che se ritardassero farebbero sballare i piani del commissario Figliuolo, già rivisti al ribasso nelle ultime settimane.
Tanto che al momento è arrivata la raccomandazione a non superare le 300 mila dosi al giorno in modo da tenersi al riparo di fronte a nuovi intoppi.
Ostacoli causati dalle carenze dei contratti europei che il ministro Roberto Speranza continua comunque a difendere perché «è vero che paghiamo un prezzo per gli errori nella negoziazione degli accordi», ma «altrimenti avremmo avuto la guerra di un Paese contro l’altro».
Per avere qualche certezza in più, il presidente del Consiglio Mario Draghi sta chiamando le società interessate per garantire la regolarità delle consegne. Uno spiraglio di luce arriva da Pfizer.
L’azienda statunitense ha promesso di anticipare di un mese le consegne dei prossimi trimestri. Se questo impegno venisse davvero rispettato le Regioni potrebbero andare a pieno regime prima che arrivi il grosso delle dosi del secondo trimestre.
Da aprile a giugno dovrebbero essere a disposizione 52 milioni di dosi. Tra otto e dieci sono programmate ad aprile. Se le oltre 40 rimanenti fossero concentrate su giugno, sarebbe impossibile mantenere il ritmo delle 500 mila vaccinazioni al giorno che il commissario ha intenzione di raggiungere.
La media del mezzo milione quotidiano dovrebbe scattare nell’ultima settimana di aprile. Per questo le Regioni non consumano tutte le dosi, in modo da mantenere la scorta per i richiami.
Questa settimana arriverà in Italia per la prima volta il vaccino di Johnson & Johnson, che si basa sulla stessa tecnica di AstraZeneca. Si tratta di circa 184 mila dosi, le prime delle 400-500 mila attese tra il 16 e il 19 aprile. Le fiale dell’unico vaccino monodose dovrebbero arrivare tra domani e mercoledì all’hub della Difesa all’aeroporto di Pratica di Mare, assieme a 175 mila dosi di AstraZeneca.
Entro mercoledì, inoltre, Pfizer dovrebbe consegnare in tutta Italia oltre un milione di dosi. Sempre per l’inizio della settimana è prevista la consegna da parte di Moderna di circa 400 mila dosi, sufficienti per aumentare il ritmo della campagna, sempre che davvero le promesse siano rispettate.
In queste settimane si è visto che Pfizer ha consegnato con regolarità, ogni settimana. Moderna consegna di solito piccole quantità, quindi non è al momento decisivo. Il fornitore più irregolare è AstraZeneca, che accumula spesso ritardi, tagliando i quantitativi.
Quest’ ultimo vaccino è al momento decisivo per le persone che hanno più di 60 anni, come raccomandato dall’Ema (l’ente europeo del farmaco) dopo i nuovi casi di sospette trombosi collegate alle inoculazioni.
La nuova ordinanza del commissario prevede uno stop alla vaccinazione delle categorie, a cominciare da insegnanti e personale sanitario non in prima linea, per accelerare sugli anziani.
Il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iac), è ottimista e pensa che tutti gli over 70 possano essere vaccinati entro maggio: «La percentuale del numero totale delle dosi somministrate rispetto al totale delle doppie dosi necessarie per la vaccinazione completa di chi ha 70-79 anni, 80-89 anni e con più di 90 anni sono rispettivamente pari al 11%, 55%, e 59%, con una percentuale del 30% per l’unione delle tre fasce.Andrebbero somministrate 14 milioni e 500 mila dosi per arrivare alla vaccinazione completa delle tre fasce».
Il che richiederebbe un mese, se venissero somministrate 500 mila dosi al giorno. Se invece si rimane a 300 mila dosi al giorno, servirebbero ulteriori due settimane, raggiungendo l’obiettivo a fine maggio.
Sono 9.075.253 gli italiani che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, secondo i dati ufficiali, pari a circa il 17,8% della popolazione esclusi gli under 16.
Le persone vaccinate con due dosi sono 3.921.770, circa il 7,7% del totale.
Ma continua l’andamento a macchia di leopardo, con le Regioni più in difficoltà che cercano di mettersi in pari.
Il Lazio domani apre le prenotazioni per chi ha 60-61 anni, mentre la Lombardia accelera sui 75 enni. Nella Regione guidata da Nicola Zingaretti le prenotazioni per gli anziani fanno registrare il tutto esaurito per Pfizer e Moderna, mentre risultano slot disponibili per Astrazeneca, a conferma della minore richiesta.
In Puglia, terz’ ultima per somministrazioni, è polemica per l’apertura indiscriminata a tutti gli over 60. Dopo la protesta dei sindaci, che temevano assalti e code, si è deciso che, parallelamente a chi si è già prenotato sulla piattaforma regionale, sarà avviata la somministrazione con AstraZeneca anche ai non prenotati nella fascia di età tra 79 e 60 in ordine decrescente di anzianità, a partire dai 79enni che potranno presentarsi oggi ai punti vaccinali. Domani sarà il turno dei 78enni.
Polemiche e forti ritardi anche in Sicilia e in Sardegna. La Lombardia prova a recuperare e oggi apre a Brescia un nuovo hub, uno dei più grandi d’Europa. E nella Capitale il 20 aprile ne dovrebbe aprire un altro a Porta di Roma.
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 12th, 2021 Riccardo Fucile
“UN RISCHIO, TEMO UN NUOVO “LIBERI TUTTI”… “I LUOGHI PIU’ A RISCHIO? I RISTORANTI”
Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell’Università Statale di Milano, parla
di “un rischio” commentando le possibili riaperture delle attività lunedì prossimo.
“È un rischio – ha detto il virologo intervenendo a ‘Un Giorno da Pecora’, su Rai Radio1 – con le riaperture temo un nuovo ‘liberi tutti’”.
Rispondendo a una domanda dei conduttori del programma, Pregliasco ha spiegato perché è pessimista rispetto a questa possibilità. “Ci vuole una grande responsabilità da parte dei singoli” secondo il virologo perché “una ulteriore onda è possibile che possa ripresentarsi”.
“Anche in Inghilterra (dove oggi dopo un lungo lockdown anti-Covid riaprono bar, ristoranti e negozi) – ha spiegato Pregliasco – stanno riaprendo ma con grande attenzione”. Quindi, appunto, parlando delle possibili riaperture tra pochi giorni: “Sono un po’ pessimista per lunedì prossimo, pessimista rispetto all’acquisizione di condizioni che giustifichino queste aperture”, ha spiegato.
Alla domanda su quali siano i luoghi più a rischio per i contagi da Coronavirus, scegliendo ad esempio tra palestre e ristoranti, Pregliasco ha detto di ritenere pericolosi i ristoranti già solo perché ci si toglie la mascherina per mangiare e si sta lungo insieme e questo rappresenta un rischio “che bisognerà cominciare a correre” nella speranza “che ci sia responsabilità da parte di tutti e che si faranno le cose con attenzione”.
Sulla Sardegna che da zona bianca è diventata rossa Pregliasco ha spiegato: “Il virus sta circolando in maniera così diffusa dove dobbiamo considerare ogni singolo contatto un rischio, meccanismo di aperture e chiusure sono un rubinetto che aumenta o riduce il numero di contagi. Passare subito alla zona bianca è stato un po’ un azzardo, ha creato quell’effetto di ‘liberi tutti’ che temevo”, ha chiarito l’esperto. In merito alla campagna di vaccinazione anti-Covid, Pregliasco ha detto che in Lombardia nel weekend è stato recuperato il gap degli over-80, ora vaccinati.
Il virologo milanese ha risposto anche a una domanda relativa alla possibile presenza del pubblico durante la partita Italia-Turchia: “25mila persone all’Olimpico? Un bel rischio, fa impressione”, ha detto a proposito della possibilità di riaprire lo stadio Olimpico ai tifosi in occasione della gara inaugurale di Euro 2020.
(da Fanpage)
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