REGIONI E CORPORAZIONI: IL DISASTRO DELL’ITALIA OGNUN PER SE’
IL GOVERNO VACCINA GLI ANZIANI PER SALVARE VITE MA SUBITO E’ UN FLORILEGIO DI DISTINGUO
Il criterio è più che chiaro, le finalità adamantine. C’è voluto il tempo che c’è voluto – e ritardi, denunce, gaffe e mea culpa, due commissari straordinari, cambi al vertice e proteste alla base, polemiche, furbetti e inchieste e morti e morti e ancora morti – ma alla fine a metterlo al centro della strategia vaccinale c’eravamo arrivati.
Vaccinare per fasce d’età, in ordine anagrafico decrescente, partendo da over80 e fragili e via a scendere, in ordine d’età e di progressiva diminuzione di esposizione al rischio da Covid.
L’obiettivo principale è proteggere chi è più esposto a subire la ferocia di questo virus che, come ha certificato la scienza, uccide più facilmente anziani e persone fragili.
Si è fatto così in Israele, si è fatto così nel Regno Unito, ossia nei posti eletti a modello per strategia e risultati, dalla seconda settimana di marzo si è scelto di fare così anche da noi.
Venerdì sera, il generale Figliuolo lo aveva anche ribadito, con un’ordinanza pensata prima di tutto per richiamare all’ordine le Regioni: le dosi vanno somministrate a partire da over80 e fragili, per poi passare a 70enni e 60enni. E invece.
Giusto il tempo di far passare il fine settimana e mentre i presidi protestavano perché insegnanti e personale amministrativo che non hanno ancora ricevuto la prima dose non rientreranno nella corsia preferenziale per le vaccinazioni, oggi dalla Campania il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha fatto sapere che “no, dopo over 80 e fragili non intendiamo procedere per fasce di età” perché “se decidiamo di andare avanti solo per fasce di età, quando avremo finito le fasce di età l’economia italiana sarà morta”.
Per De Luca, uno dei 9750 italiani vaccinati il 27 dicembre nel vaccine day, l’unico politico ad essersi assicurato la dose di Pfizer quel giorno tra medici, infermieri e anziani ospiti delle Rsa, bisogna “lavorare anche sui settori economici”, intendendo prima di tutto gli albergatori, anima di quel “comparto importante dell’economia campana che è quello turistico”.
Lo stesso per tutelare il quale sempre De Luca aveva stretto accordi coi sindaci, per vaccinare a tappeto Capri e Ischia, lanciando in campo il progetto delle “isole Covid free”.
Condiviso anche dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, è stato bocciato senza appello dal commissario Figliuolo che ha bloccato sul nascere il tentativo di De Luca di fare di testa propria precisando: “La campagna vaccinale deve proseguire in modo uniforme a livello nazionale, senza deroghe ai principi che la regolano”.
Significa, tradotto in altre parole, che il criterio di progressione per fasce d’età deve prevalere sulle rivendicazioni corporative cui l’uscita di De Luca rimandava.
Significa che, d’ora in poi, ci sarà una direzione comune da seguire a livello nazionale e non ventuno linee di pensiero e di azione, tante quante sono le Regioni e le Province Autonome, come pure ci sono state finora nella campagna vaccinale e sovente anche nella gestione dell’epidemia.
Tornando alla proposta di De Luca (che in mattinata aveva anche minacciato di non partecipare più alla Conferenza Stato- Regioni e in serata, dopo la replica di Figliuolo, pur non abbassando i toni nella sostanza ha fatto marcia indietro) viene da chiedersi: ma siamo poi tanto sicuri che derogando dal principio della progressione della vaccinazione per fasce d’età dando la precedenza a determinate categorie si tuteli davvero l’economia?
Ai particolarismi, alle rivendicazioni di primazia che una scelta del genere innescherebbe a cascata – perché gli albergatori sì e noi dei supermercati no? e via così – non è forse preferibile l’equità lineare del criterio scelto dal governo anche sull’esempio, si è già detto, dei risultati positivi raggiunti altrove?
E poi il progredire della campagna, l’aumento delle somministrazioni e il potenziamento dell’effetto dell’immunizzazione, un piano così strutturato assicura anche la riduzione dei ricoveri e il graduale svuotamento dei reparti di terapia intensiva, dunque la possibilità di ripristinare la funzionalità, con tutto quello che questo significa per la cura delle altre patologie – scivolata in secondo piano per effetto di Covid – di un sistema sanitario ora ancora compromessa dalla pressione dell’epidemia.
Difficile pensare che si possa parlare di ripresa, di rilancio – anche turistico – fino a quando non si arriverà a una situazione sanitaria più tranquilla, con un progressivo calo dei contagi e dei morti. La via per arrivarci passa dal vaccino e davvero non ci pare esista criterio migliore di quello delle fasce d’età. Con buona pace delle corporazioni. E di De Luca.
(da Huffingtonpost)
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