Destra di Popolo.net

A FOGGIA IL SINDACO LEGHISTA CHIEDEVA MAZZETTE PER GLI APPALTI

Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

I SOVRANISTI NELLE CARCERI BATTONO TUTTI I SONDAGGI: TRE CONSIGLIERI COMUNALI ARRESTATI MA “CI SONO ALTRI CONSIGLIERI ANCORA A PIEDE LIBERO”

Sembra proprio che per sbloccare appalti fermi al palo da anni, a Foggia l’unica soluzione fosse quella di sganciare una mazzetta e godersi il risultato.
Questo almeno è quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Foggia, guidata dal procuratore Ludovico Vaccaro, con cui è finito ai domiciliari il sindaco dimissionario della Lega, Franco Landella, a cui sono contestati i reati di corruzione e tentata concussione.
Uno scandalo che coinvolge anche la dipendente comunale nonché moglie di Landella, Daniela Di Donna, per la quale è stata disposta l’interdizione per 10 mesi dai pubblici uffici, e sono finiti ai domiciliari i consiglieri di maggioranza, Dario Iacovangelo, Antonio Capotosto e l’ex presidente forzista del Consiglio comunale Leonardo Iaccarino.
Proprio quest’ultimo, noto alle cronache per aver esploso alcuni colpi di pistola dal balcone di casa a Capodanno, era stato già arrestato il 30 aprile scorso nell’ambito di un altro procedimento dove i pm gli contestano la corruzione, la tentata induzione indebita e il peculato.
Stando a quanto accertato dagli inquirenti in questo inedito troncone d’inchiesta, il primo cittadino leghista avrebbe incontrato un agente della società “Gi-One”, in quanto interessata all’aggiudicazione di un appalto, da 53 milioni di euro, per i lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione a Foggia.
Una gara che la città attende dal 2016 ma che è sempre rimasta bloccata. Così, per smuovere le acque, Landella chiede una mazzetta da 500 mila euro, poi ridotta a 300 mila, facendo percepire all’imprenditore che bisognava agire subito.
Peccato per lui che l’uomo non solo non sgancia il denaro, ma registra le richieste e denuncia tutto in Procura.
Ma al primo cittadino viene contestato anche un episodio di corruzione relativo a una tangente da 32mila euro, ricevuta dall’imprenditore edile Paolo Tonti. In cambio del voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana a cui era interessata l’azienda di Tonti. Denaro che, come accertato dai pm, è stato consegnato alla moglie del sindaco.
Uno tsunami giudiziario che imbarazza il centrodestra e che sembra destinato a regalare ulteriori colpi di scena.
Da giorni, infatti, l’ex presidente del consiglio comunale Iaccarino sta vuotando il sacco coi magistrati e per questo il procuratore Vaccaro ha detto che “le indagini sono ancora in corso” e che l’inchiesta che ha travolto Landella oltre a intercettazioni e pedinamenti ha potuto contare proprio sulle rivelazioni di Iaccarino.
Che la vicenda sia tutt’altro che chiusa lo conferma il questore di Foggia, Paolo Sirna, secondo cui gli indagati “sono molti di più” perché “ci sono altri consiglieri comunali rimasti a piede libero”.
(da La Notizia)

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IL GIOIELLIERE DI GRINZANE “HA SPARATO FUORI DAL NEGOZIO E SI E’ ACCANITO SU UNO DEI BANDITI”

Maggio 22nd, 2021 Riccardo Fucile

LA VERA STORIA DELLA RAPINA IN UN VIDEO CHE DIMOSTREREBBE CHE SI E’ TRATTATA DI UNA ESECUZIONE MENTRE I RAPINATORI ERANO ORMAI IN FUGA

La versione di Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane che durante una rapina ha sparato e ucciso due dei tre uomini che avevano fatto irruzione nel negozio, vacilla: un video mostra che ha sparato quando i rapinatori stavano già fuggendo. Non solo: si è accanito prendendo a calci un uomo a già a terra. L’accusa potrebbe passare a omicidio volontario
I colpi di pistola che hanno ucciso due aggressori e ferito il terzo rapinatore durante la rapina alla gioielleria Roggero di Grinzane avvenuta nel pomeriggio del 28 aprile scorso “risultano esser stati tutti sparati all’esterno del negozio”. come emerge dalle indagini fino ad ora condotte dai carabinieri di Alba e Cuneo e coordinate dalla procura di Asti.
In particolare, si legge in una nota della procura, “allorché i rapinatori si davano fuga sulla pubblica via, il gioielliere con l’arma colpiva in successione Alessandro Modica alla gamba destra, ferendolo, nonché Andrea Spinelli al fianco destro e Giuseppe Mazzarino alle spalle, ciascuno colpito al cuore da un proiettile che ne cagionava la morte”. Repubblica spiega cosa si vede nel video:
“Il sospetto che Roggero, 66 anni e una brutta rapina subita in passato, avesse sparato fuori, ai rapinatori già in fuga, è diventato certezza. Ma la vera sorpresa è stata la reazione avuta nei confronti di chi era già inoffensivo e steso a terra. Non erano stati accorti Andrea Spinelli, Giuseppe Mazzarino e Alessandro Modica nel preparare il colpo. Avevano scelto una Fiesta bianca solo a due porte, che non rendeva agevole salire. E l’avevano pure parcheggiata di “testa”, così da dover fare manovra per fuggire. Ma al momento della sparatoria, erano a bordo. Sono scesi quando sono stati raggiunti dal primo colpo che ha mandato in frantumi un vetro. Ma Roggero ha sparato ancora. Ha colpito al petto Mazzarino, crollato vicino all’auto. Poi Modica, alla gamba (arrestato in ospedale). Spinelli è stato invece colpito alla schiena, ed è caduto in strada, dove il gioielliere gli ha sferrato calci. È riuscito a rialzarsi e ha avuto una colluttazione, cercando di strappargli la pistola, fino a crollare esanime vicino alle strisce pedonali
Gli accertamenti proseguono con la collaborazione dei carabinieri e dei consulenti medico-legale e balistico e “alla conclusione, una volta ricostruito il fatto in modo completo – conclude la nota – si provvederà alla sua conforme qualificazione giuridica ed alle conseguenti determinazioni”.
(da NextQuotidiano)

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FOGGIA, SINDACO DELLA LEGA ARRESTATO PER CORRUZIONE: “CHIESE UNA MAZZETTA DA 500.000 EURO” E L’IMPRENDITORE REGISTRO’ L’INCONTRO

Maggio 21st, 2021 Riccardo Fucile

ALTRI 32.000 EURO INCASSATI DA UN IMPRENDITORE EDILE… VUOTA IL SACCO UNO DEGLI ALTRI TRE CONSIGLIERI ARRESTATI

Auspico la collaborazione delle vittime e di tutti coloro che sono a conoscenza di fatti: c’è bisogno del contribuito di chiunque, la collettività partecipi perché tutti contribuiamo a costruire la giustizia e la legalità”.
È l’appello lanciato dal procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro nella conferenza stampa seguita all’arresto del sindaco dimissionario di Foggia, Franco Landella, esponente della Lega di Matteo Salvini, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione e tentata concussione
Le indagini compiute dai poliziotti della Squadra Mobile, della Digos , dal Servizio Centrale Operativo hanno consentito di evidenziare come Landella abbia incontrato Luca Azzariti, agente della società “G-One” interessata all’aggiudicazione dell’appalto avente per il project financing sui lavori di riqualificazione e adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel comune di Foggia: un affare da 53 milioni di euro che la città attende dal 2016.
Secondo le accuse in quell’incontro l’ex primo cittadino ha avanzato la richiesta di una mazzetta di 500mila euro poi ridotta a 300mila facendo percepire all’imprenditore che altrimenti avrebbe potuto “mandare tutto all’aria”.
Quello che Landella non immaginava è che Azzariti potesse registrare quell’incontro e poi denunciare tutto alla magistratura. Ma non è l’unico episodio che inchioda l’ex sindaco.
Dall’attività investigativa dei poliziotti, guidati dal vice questore Mario Grassia, è emerso inoltre che il sindaco ha ricevuto un imprenditore edile Paolo Tonti, la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la società di Tonti.
L’inchiesta ha svelato che parte della somma è stata poi consegnata dalla moglie del sindaco, Daniela Di Donna dipendente comunale per la quale il giudice ha disposto l’interdizione dal servizio, e a tre consiglieri comunali Antonio Capotosto, Dario Iacovangelo e Leonardo Iaccarino, quest’ultimo ex presidente del consiglio comunale balzato alle cronache per il video che lo mostrava mentre sparava dal balcone impugnando una pistola nella notte di Capodanno: è stato arrestato alcune settimane fa per peculato, corruzione e tentata induzione indebita.
Ed è proprio Iaccarino che ora sta facendo tremare Foggia. Dal carcere dov’era rinchiuso fino ad alcune ore fa (scarcerato, è stato ora posto ai domiciliari), l’ex presidente del consiglio comunale ha iniziato a parlare coi magistrati.
Nell’incontro coi giornalisti, il procuratore Vaccaro pur misurando le parole “perché le indagini sono ancora in corso” ha tuttavia spiegato che le conferme agli episodi che hanno coinvolto il sindaco Landella sono giunte non solo da intercettazioni, pedinamenti e riscontri dei poliziotti, ma anche dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da Iaccarino.
L’ex esponente della maggioranza foggiana ha confermato la spartizione della mazzetta che serviva a oliare l’ingranaggio politico che avrebbe poi concesso la proroga alla società di Tonti. Ed è così, secondo il procuratore Vaccaro, che Landella e gli altri amministratori avrebbero tradito “il dono” concesso dagli elettori con il proprio voto: “Fare il pubblico amministratore – ha detto il capo degli inquirenti foggiani – un dono che si riceve dagli elettori affinché la cosa pubblica venga gestita secondo la legge. Queste vicende mettono in luce come la funzione sia stata piegata a fini personalistici” demolendo la fiducia della cittadinanza nelle istituzioni.
Ma per Vaccaro l’inchiesta dei poliziotti deve restituire quella fiducia e ricostruire il legame tra comunità e istituzioni: “questa e altre attività delle forze di polizia sono attività volte a ripristinare legalità e giustizia perché la collettività non si senta tradita e abbia ancora fiducia nelle istituzioni e nello Stato”.
Ma nel frattempo, a Foggia, proprio lo Stato con una Commissione sta valutando se la temibile “società foggiana”, la feroce mafia considerata il nemico numero uno dalla Direzione Nazionale Antimafia, si sia o meno infiltrata al Comune. I lavori della Commissione sono cominciati lo scorso 8 marzo: i primi tre mesi concessi per la valutazione degli atti terminano l’8 giugno prossimo, ma alla luce delle ultime operazioni, la commissione potrebbe chiedere e ottenere una proroga di altri tre mesi. Perché il terremoto foggiano, infatti, con le dichiarazioni di Iaccarino, potrebbe essere appena cominciato.
(da Il Fatto Quotidiano)

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ARRESTATO IL SINDACO LEGHISTA DI FOGGIA PER CORRUZIONE E CONCUSSIONE

Maggio 21st, 2021 Riccardo Fucile

RAPPORTI CON ESPONENTI DELLA MALAVITA, ARRESTATA ANCHE LA MOGLIE

Il sindaco di Foggia, Franco Landella, è stato arrestato e si trova ai domiciliari con le accuse di corruzione e concussione. Landella è dimissionario dalla carica dal 4 maggio scorso proprio in seguito agli arresti del 30 aprile che avevano riguardato altri esponenti della maggioranza
Le indagini della Procura della repubblica riguardano il primo cittadino e altri amministratori con le accuse, a vario titolo, di tentata corruzione e concussione.
Il provvedimento cautelare è stato disposto dal gip del Tribunale di Foggia e interessa cinque persone.
I nomi degli altri politici coinvolti dalle misure cautelari eseguite oggi sono quelli dei consiglieri comunali di maggioranza Antonio Capotosto (già arrestato il 30 aprile scorso nell’ambito di un altro procedimento) e Dario Iacovangelo, un imprenditore edile e la moglie di Landella, la dipendente comunale Daniela di Donna.
Il sindaco è accusato anche di tentata concussione nei confronti di un imprenditore del settore della pubblica illuminazione.
Il primo maggio l’abitazione di Landella era stata perquisita: gli uomini della squadra mobile avevano sequestrato il suo cellulare e quello della moglie, oltre ad alcuni documenti. All’epoca Landella non risultava ancora indagato, ma il suo nome compariva negli atti delle inchieste.
Scrive il Fatto:
Nella relazione che polizia, carabinieri, guardia di finanza e Dia hanno consegnato ai membri della commissione c’è infatti un intero paragrafo dedicato in cui si parla dei rapporti del sindaco con esponenti della “Società foggiana”: ad esempio, nella campagna per le Regionali 2010 – pur non venendo eletto – secondo chi indaga Landella ha “annoverato tra i suoi più fattivi sostenitori, alcuni componenti della famiglia Piserchia, noti pregiudicati in materia di traffico di stupefacenti”.
Gli investigatori, inoltre, ricordano che la moglie Daniela è cugina di Claudio Di Donna, coinvolto nel 2009 in un’inchiesta per associazione mafiosa, e il figlio è stato denunciato per truffa aggravata in concorso con Francesca Bruno, compagna di Antonio Tizzano, figlio di Francesco Tizzano definito “esponente di rilievo della batteria Moretti-Pellegrino”
All’arresto, il 10 febbraio, di un consigliere comunale, Bruno Longo, erano seguiti il 30 aprile i provvedimenti cautelari a carico di altri due esponenti di maggioranza, l’ex presidente dell’assemblea municipale Leonardo Iaccarino e Antonio Capotosto con le accuse, a vario titolo, di corruzione tentata induzione indebita e peculato, unitamente a un imprenditore sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Iaccarino era stato sfiduciato dall’assemblea dopo la vicenda dei colpi di pistola esplosi dal balcone della sua abitazione la notte di Capodanno e del video relativo diffuso sui social. Peraltro dal 10 marzo si è insediata una commissione prefettizia incaricata di verificare se sussistano pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’amministrazione comunale.
Qualche giorno fa Landella era risultato indagato insieme alla moglie, che è una dipendente comunale e faceva parte del suo gabinetto.
(da agenzie)

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SALVINI NON HA ANCORA TROVATO UN MINUTO PER SPIEGARCI COSA PENSA DEI CONTI IN SVIZZERA DI FONTANA

Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile

PARLA E COMMENTA TUTTO MA STRANAMENTE SUI SOLDI ALL’ESTERO DI FONTANA HA PERSO LA LINGUA

Dunque ci sono altri due conti in Svizzera da cui transita qualche milione di euro del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e ancora una volta, come è già accaduto per un conto corrente sempre svizzero qualche mese fa, il presidente leghista assume l’indegna posizione difensiva di quello che non sapeva.
Siamo ancora di fronte all’ennesimo caso di insaputismo, questa malattia tutta italiana che infetta pezzi importanti della nostra classe dirigente che hanno la sfortuna di ritrovare proprietà immobiliari e mobiliari che non sapevano di avere, un terribile complotto che li incastra arricchendoli di nascosto. Poveretti, che vita impossibile che si ritrovano a fare, tutta la nostra solidarietà.
La vicenda è oltremodo curiosa perché Attilio Fontana da mesi sta dipingendo la madre come una sprovveduta pensionata che non aveva idea di come maneggiare i propri soldi e quindi si deve immaginare che qualcuno (anche questo senza che Fontana lo sapesse) si sia preso la briga di spostare quai 6 milioni di euro su conti svizzeri schermati da due trust è da una fondazione familiare in Liechtenstein.
Dai, dite la verità, chi di noi non ha un amico che per caso scopre di avere trust e fondazioni per schermare la pensione della mamma.
Un altro punto che continua a sfuggire è il silenzio di Fontana sulla provenienza di quei soldi che il presidente vorrebbe fare passare come il normale gruzzoletto della madre pensionata: peccato che secondo la Procura non sia una cifra giustificabile dall’attività professionale della madre e per questo il leghista è indagato per autoriciclaggio è falso in voluntary.
Ma da sottolineare c’è anche l’ostinato, vigliacco e vergognoso silenzio di Matteo Salvini, l’uomo che trova ogni giorno il tempo per dire la sua su qualsiasi minimo ma utile caso di cronaca, quello che quotidianamente rilancia sornione qualche prodotto culinario, quello che trova perfino il tempo di rilanciare qualche dichiarazione di qualche artista semiscomparso se gli torna utile e invece non ha ancora trovato un minuto per spiegarci cosa pensa di Attilio Fontana, cosa pensa di un presidente di Regione che ha soldi e conti correnti a sua insaputa, come giudica un politico con una disponibilità economica che non riesce a giustificare, cosa pensa di una regione guidata da chi non ha contezza nemmeno dei propri affari domestici e dovrebbe risolvere quelli di milioni di cittadini.
Su Fontana Salvini ha perso la lingua e ogni giorno il suo silenzio diventa sempre più imbarazzante. Lui lo sa ma non sa come uscirne.
(da TPI)

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PERQUISIZIONI IN TUTTA ITALIA CONTRO GRUPPPO NEO-NAZISTA “ULTIMA LEGIONE”

Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“FANATISMO VIOLENTO, XENOFOBIA, ANTISEMITISMO, NOSTALGIE FILO-NAZISTE, ISTIGAZIONE ALL’USO DELLA VIOLENZA CON AGGRAVANTE RAZZIALE”

Sono 25 le perquisizioni domiciliari che la polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica de L’Aquila, sta eseguendo in 18 diverse province nei confronti di altrettanti componenti dell’organizzazione di estrema destra «Ultima Legione» e della chat «Boia chi molla».
L’attività delle forze dell’ordine ha portato ad accertare l’elevato grado «di fanatismo violento, intriso di xenofobia e nostalgie filonaziste».
Tra gli indagati i vertici di «Ultima legione»e vari suoi componenti di Milano e di altre città lombarde che in chat di Whatsapp e sulla piattaforma Vkontakte e Telegram avrebbero fatto apologia di fascismo.
In Abruzzo attenzione puntata su un uomo della provincia di Chieti responsabile del centro sud di «Ultima Legione» e fondatore della chat «Boia chi molla» in cui viene usato un linguaggio xenofobo e antisemita.
Nell’inchiesta anche personaggi già condannati per apologia del fascismo.
«I promotori o partecipi dei gruppi di discussione – secondo gli investigatori- hanno operato al fine di costituire una struttura politica di chiara ideologia fascista, utilizzando i citati circuiti quali mezzi di proselitismo e reclutamento di militanti». Nelle attività di indagine sono impiegati i poliziotti del Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno, delle Digos di vari territori e nonché dei Compartimenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni competenti.
Agli appartenenti ad «Ultima Legione» viene contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi. L’inchiesta è stata avviata nel gennaio 2019.
Ha fallito nel suo intento «perché non ha eliminato nessuno» e «avrebbe certamente fatto meglio lasciandoli tutti a terra». E’ una delle frasi scovate dagli investigatori nella chat neonazista e antisemita «Boia chi molla» collegata con il sodalizio estremista «Ultima legione», che ha radici a Milano me che è diffusa in molte regioni.
La frase in questione appartiene ad uno degli esponenti di spicco di «Ultima Legione», che vive in Liguria e modera, tra l’altro, i gruppi Whatsapp di Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.
L’uomo si riferisce alla strage di matrice razzista compiuta da Luca Traini che il 3 febbraio 2018 a Macerata esplose numerosi colpi di pistola nel centro cittadino da una vettura in movimento, una Alfa Romeo 147 nera, ferendo sei extracomunitari con una Glock 17, pistola semiautomatica calibro 9 davanti. Nell’attacco, per cui è stato condannato in via definitiva, rimasero ferite sei immigrati di origine sub-sahariana con età compresa tra i 20 ed i 32 anni.
(da agenzie)

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IL GOVERNATORE LEGHISTA FONTANA E IL SECONDO CONTO IN SVIZZERA A SUA INSAPUTA

Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile

SCOPERTO UN SECONDO CONTO CON 2,5 MILIONI DEPOSITATI PRESSO UBS E SCHERMATO IN LIECHTENSTEIN… LO SMEMORATO: “NON NE SAPEVO NULLA”

Dopo il primo Attilio Fontana, come hanno spiegato ieri i suoi legali, ammette che non sapeva nulla di un secondo conto in Svizzera. Si tratta di 2,5 milioni di euro sul conto aperto sempre presso Ubs e poi schermato da due trust e da una fondazione familiare in Liechtenstein
Il tentativo di bonifico da parte di Fontana, partito da un conto svizzero Ubs per una fornitura di camici da parte dell’azienda del cognato, fece scattare l’allarme in Banca d’Italia per l’operazione sospetta e portò alla luce due conti, riconducibili alla madre. Dalle indagini della procura di Milano è emerso che il presidente della Regione Lombardia avrebbe avuto a disposizione un ‘tesoretto’ di 5,3 milioni di euro: il primo derivante da un conto aperto in Svizzera dalla madre nel 1997 (3 milioni frutto del lavoro come dentista), un secondo conto aperto nel 2005 (all’età di 82 anni) su cui vengono convogliati oltre 2 milioni di euro.
Il patrimonio, spiegano i legali, “si è accumulato sin dagli anni 70 e si è scoperto che ricomprendeva anche un secondo conto aperto nel 1999 presso altra banca elvetica”, la Banca di Losanna, “circostanza della quale il presidente Fontana era completamente all’oscuro”.
Il successivo consolidamento dei due conti “spiega l’ammontare del patrimonio fatto oggetto di emersione”. La Procura sta ora verificando il materiale messo a disposizione.
“Siamo preparati ai commenti e alle battute di ogni genere”, hanno spiegato i due avvocati. Il Fatto Quotidiano oggi spiega nel dettaglio la storia del secondo conto in Svizzera di Fontana. Due anni il primo conto, nel 1999, viene aperto un conto presso UBI
La vita di questo conto si esaurisce nel luglio del 2005 quando 2,5 milioni vengono bonificati su quello del 1997 e poi trasferiti sempre nel luglio 2005 sul conto del 2005 aperto sempre presso Ubs e poi schermato da due trust.
Il dato “incerto” è che non si sa quando e come i 2,5 milioni sono arrivati sul conto del 1999. La chiave di questa storia, alla base anche della richiesta rogatoriale, è capire come e quando sono stati accumulati i 2,5 milioni. E, secondo quanto è spiegato in Procura, lo svelare semplicemente la provenienza dei 2,5 milioni dal conto del 1999 non fa chiarezza sul come e sul quando di questa corposa provvista. Il totale del denaro scudato viene così diviso in due partite separate, una prima da 3,5 milioni e una seconda da 2,5 milioni che poi confluiranno nel conto 102 del 2005 poi chiuso nel 2014.
Ora la Procura esaminerà le carte che gli avvocati del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, hanno depositato in Procura a Milano e che ricostruisce la situazione bancaria dei conti svizzeri e l’origine del patrimonio di Fontana a partire dal 1997. Secondo il Fatto anche sull’affermazione della difesa sul patrimonio che si è accumulato sin dagli anni 70 ci sono dei dubbi da chiarire
(da NextQuotidiano)

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CASALEGGIO-M5S, SALTA L’ULTIMA MEDIAZIONE

Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile

TRIBUNALE SEMPRE PIU’ VICINO

L’ultima mediazione è naufragata alla fine della scorsa settimana, il rapporto tra M5s e Rousseau è sempre più destinato a risolversi in un’aula di tribunale.
Emissari di Giuseppe Conte sono entrati in contatto con il notaio Valerio Tacchini. Amico storico di Beppe Grillo, Tacchini ha un consolidato rapporto anche con Davide Casaleggio e con il mondo di Rousseau, che conosce molto bene anche perché è proprio lui che negli ultimi anni ha certificato la validità e la sicurezza dei voti sulla piattaforma telematica.
“Si sono parlati”, si confidavano tra loro i maggiorenti M5s, speranzosi che una schiarita fosse alle porte. Ma le trattative tra gli emissari dell’una e dell’altra parte si sono concluse con un nulla di fatto, e il sospiro di sollievo è rimasto strozzato nella gola.
La situazione si è avvitata, la spirale di disgregamento ha iniziato nuovamente ad esercitare la propria forza centrifuga e le artiglierie si sono rimesse in attività. Parte da lì la mossa di Vito Crimi. Il capo reggente ma disconosciuto ha inviato alcuni emissari alla sede milanese della Casaleggio Associati, con l’obiettivo di farsi consegnare il database degli iscritti. Missione fallita.
La risposta dei Rousseau non si è fatta attendere. Come in una commedia dell’assurdo è arrivata sul Blog delle stelle, organo politico di M5s del quale però M5s non ha le chiavi.
È stata Enrica Sabatini, fondatrice insieme a Casaleggio della piattaforma, a spiegare quale sarà la linea: i dati verranno consegnati solo al legale rappresentante, e nei tempi che richiederà il raccoglimento del consenso di tutti gli iscritti, uno ad uno.
Un post che continua a far discutere oggi nelle chat dei parlamentari, molti dei quali allibiti soprattutto alla notizia, comunicata sempre da Sabatini, che oltre mille attivisti avrebbero chiesto la rimozione dal blog: “È un pizzino in piena regola – commenta un senatore – un messaggio per dire tra le righe di stare attenti a come ci muoviamo”.
È il deputato Aldo Penna a dare corpo ai dubbi di una larga maggioranza di colleghi: “Casaleggio coltiva ormai l’idea non più segreta di impadronirsi dell’elenco degli iscritti del Movimento Cinque Stelle. Per farne la base per un soggetto politico sotto il suo totale controllo”.
Non mancano le critiche anche a Crimi e a una gestione che in molti ritengono fallimentare di questo delicato passaggio: “Ha mandato gli emissari alla Casaleggio tipo i bravi dei Promessi sposi”.
Proprio a questo proposito raccontano che Beppe Grillo abbia proposto di delegare a Luigi Di Maio la trattativa con Casaleggio, una sorta di plenipotenziario con il compito di trovare una mediazione.
Ipotesi alla quale si sarebbe opposto il figlio del fondatore, deciso a legittimare unicamente il rappresentante legale del Movimento. C’è chi malignamente sostiene che sia stato Conte a non avallare questa soluzione, ma questa seconda versione non trova conferme.
“Crimi e Conte adesso procederanno con la richiesta urgente al tribunale per farsi consegnare i dati” spiega un colonnello M5s, certificando come una soluzione sia lontanissima e come tutto potrebbe concludersi in un’aula di tribunale.
In mezzo una differenza mai colmata tra la richiesta di 450mila euro di arretrati avanzata da Rousseau e i 200mila che sono arrivati a offrire gli emissari M5s, ma anche rapporti ormai segnati da sgarbi e ripicche: raccontano che a Casaleggio non sia andata giù l’ingiunzione avanzata da Crimi per la consegna dei dati, una mossa inaspettata e comunicata con una mail all’una di notte, modi e metodi che l’imprenditore ha giudicato inaccettabili.
(da Huffingtonpost)

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GIORGIA LINARDI, PORTAVOCE DI SEA WATCH: “CAROLA RACKETE ARCHIVIATA, NON SI PUO’ CRIMINALIZZARE CHI SALVA VITE E CALPESTARE LO STATO DI DIRITTO”

Maggio 19th, 2021 Riccardo Fucile

“LA CASSAZIONE HA FISSATO DUE PRINCIPI: SOCCORRERE PERSONE IN PERICOLO IN MARE E’ UN DOVERE E QUESTE PERSONE DEVONO ESSERE SBARCATE IN UN PORTO SICURO”

“La richiesta di archiviazione per Carola Rackete è stata accolta ed è stato emesso il decreto di archiviazione, quindi possiamo considerare ufficialmente chiusa la vicenda che ha visto Carola indagata per essere entrata in un dichiarato stato di necessità nel porto di Lampedusa nel giugno del 2019″.
Lo ha detto Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch parlando dell’archiviazione dell’inchiesta a carico della comandante della nave arrestata nel giugno 2019 per resistenza dopo avere forzato il blocco navale.
“E’ una conclusione logica e necessaria di una vicenda rispetto alla quale la Corte di Cassazione, responsabile per l’interpretazione dei diritti nel nostro paese si era già espressa sottolineando due importantissimi principi – dice Linardi – quello per cui soccorrere chiunque si trovi in pericolo in mare costituisce l’adempimento di un dovere e pertanto non può essere criminalizzato e il principio per cui la nave e che presta soccorso non può essere considerata un porto sicuro e il soccorso stesso si può considerare concluso solo nel momento in cui le persone giungono in un porto salvo”.
E poi aggiunge: “Ci preme sottolineare come questo sviluppo arrivi in un momento in cui la prassi istituzionale continua quotidianamente a calpestare lo stato di diritto, abbandonando le persone in mare, omettendone il soccorso e disponendo fermi amministrativi nei confronti delle navi umanitarie mentre continua anche l’attacco anche sul piano penale nei confronti delle ong indagate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in un contesto in cui viene calpestato il dovere di soccorrere chiunque si trova in pericolo in mare e il diritto delle persone in pericolo ad essere assistite”
(da Globalist)

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