Ottobre 20th, 2013 Riccardo Fucile
INSIEME ALLA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CACCIATORI VENETI, IL DEPUTATO E’ COINVOLTO NELLA VICENDA DELLE TESSERE CONTRAFFATTE
L’europarlamentare del Pdl Sergio Berlato e Maria Cristina Carretta sono indagati per le false firme delle tessere del Pdl.
La procura ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini contestando il falso e l’illecito trattamento di dati personali.
Il caso era esploso nel dicembre del 2011, quando una serie di vicentini si ritrovarono nell’elenco di coloro che avevano chiesto la tessera del Pdl a loro insaputa.
C’erano stati casi eclatanti, come quelli di appartenenti ad altri partiti o carabinieri, che risultavano aver firmato per quelle tessere e che ovviamente non lo avevano mai fatto.
Ora, a quasi due anni di distanza, l’indagine avviata dalla procura di Vicenza mette il primo punto fermo.
Mercoledì 15 ottobre il procuratore Paolo Pecori ha inviato avvisi di conclusione delle indagini preliminari che valgono anche come informazioni di garanzia all’europarlamentare Sergio Berlato e a Maria Cristina Carretta, presidente regionale dell’associazione cacciatori veneti, oltre che presidente nazionale di Confavi.
La procura ipotizza a loro carico i reati di falso materiale in scrittura privata e illecito trattamento di dati personali.
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Ottobre 19th, 2013 Riccardo Fucile
LA PITONESSA CHIAMA LA POLIZIA: “UNO ERA ARMATO CI COLTELLO”, MA DI ARMI NON CE NE SONO
Cori e insulti sotto la casa dell’onorevole Daniela Santanchè dopo mezzanotte: è la vittima stessa a
richiedere l’intervento della Polizia segnalando anche un ragazzo armato di coltello tra i «disturbatori»
Gli agenti intervenuti hanno trovato e segnalato 16 ragazzi, tutti tra i 17 e i 18 anni e senza precedenti, presumibilmente appena usciti da una festa dei 18 anni: nessuno è stato trovato in possesso di armi, nelle fioriere del vicino Largo Settimio Severo gli agenti hanno trovato nascosta sotto le fogli una chiave inglese e l’hanno sequestrata.
I CONTESTATORI
Presente sul posto all’arrivo degli agenti c’era anche Daniela Santanche assieme ad Alessandro Sallusti: entrambi hanno indicato il gruppetto di ragazzi.
Nessuna traccia del «ragazzo con la felpa grigia armato di coltello» di cui Santanchè aveva parlato al telefono.
Durante i controlli è comparso in strada anche un neo 18enne, residente in zona, che ha confermato che alcuni suoi invitati alla festa appena terminata avevano intonato cori goliardici diretti verso Santanchè.
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 18th, 2013 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE NON HA ANCORA DECISO CHE LINEA TENERE E CERCA DI CONSERVARE SIA GOVERNATIVI CHE LEALISTI
Tre ore per chiarirgli che loro non potrebbero mai condividere una rottura, una crisi di governo, nel momento
in cui l’Italia «tocca lo spread minimo da due anni», si cominciano «a diminuire le tasse», la Borsa «sale» e Bankitalia prevede «una prossima ripresa».
Tre ore per spiegargli che certo, non sarebbero accettabili «provocazioni di nessun tipo» sul tema giustizia e decadenza, ma esattamente come tre settimane fa nemmeno sarebbe logico mescolare il piano politico con quello giudiziario.
Tre ore per convincerlo che le elezioni oggi, oltre che difficilissime da ottenere, sarebbero «incomprensibili per il nostro elettorato», e impedirebbero «ogni alleanza o incontro con i centristi, con i quali il dialogo è possibile».
Hanno parlato la stessa lingua i ministri – Alfano, Quagliariello, De Girolamo, Lorenzin (Lupi era all’estero), ai quali si è aggiunto dopo pranzo anche Schifani – e hanno trovato un Silvio Berlusconi meno duro di quanto si aspettassero.
«Le cose che dite sono ragionevoli», ha convenuto l’ex premier, che a differenza dei giorni scorsi è parso non così critico rispetto alla legge di Stabilità – che «pure va modificata, Brunetta ci sta già lavorando» – ma invece sempre più angosciato sia per le proprie questioni giudiziarie («È in atto un nuovo attacco da Milano, lo vedete tutti») che per l’unità del partito che «è indispensabile per me in questo momento così drammatico».
Argomenti connessi, perchè il Cavaliere sa bene che la sua forza, la sua possibile resistenza, passa per un partito che non si frantuma e un quadro politico chiaro, in un senso o nell’altro: o con un governo «amico» il cui sostegno in quel caso può arrivare «anche fino al 2015», o con una rottura che porti al voto subito.
La seconda ipotesi non è affatto esclusa, e il nodo dei nodi resta il trattamento che gli verrà riservato da un Pd che «continua a essermi nemico, dopo tutto quello che ho fatto» sia nel voto sulla decadenza che sugli altri eventuali segnali che potrebbero arrivare (amnistia, indulto, grazia).
Non a caso, Berlusconi starebbe preparando anche un «opuscolo», raccontano, in cui si racconta «la verità sui miei processi», perchè l’idea che la sua storia politica si concluda con un’uscita di scena dal Parlamento agli arresti gli risulta sempre insopportabile.
E però, Berlusconi lo sa, la via della rottura immediata e del voto anticipato è molto ardua da percorrere: perchè i ministri sembrano indisponibili a una crisi ora, e anche perchè pur andando a votare le possibilità di vittoria «con Renzi che dopo il congresso e si giocherà tutte le sue carte» sarebbero molto poche.
Dunque, Berlusconi sta cercando in questo momento di giocarsi le ultime carte mantenendo per ora il sostegno al governo (c’è chi pensa perfino a un rimpasto per rafforzarlo) sperando che serva per attenuare quella «persecuzione giudiziaria» che lo tormenta ogni giorno di più.
Ma per farlo, ha bisogno di un partito unito. Cosa che ha fatto capire ai ministri, mettendo in chiaro che a capo del partito resterà lui, che non ha nessuna intenzione di consegnare la ditta nelle mani dei governativi marginalizzando l’ampia area dei lealisti.
Così ieri Raffaele Fitto, all’uscita dell’ennesimo faccia a faccia con il Cavaliere, ha potuto dire che «è andata bene, benissimo».
A conferma comunque che Berlusconi oggi non può nè vuole fare a meno di nessuno dei suoi, almeno fino a quando non avrà elementi per decidere definitivamente quale linea tenere.
Una tregua armata forse è possibile sulla linea del sostegno al governo da una parte e dell’azzeramento sostanziale, non formale, degli incarichi dall’altro (Alfano ha riproposto le primarie, Berlusconi non le avrebbe bocciate).
Ma fino a quando la posizione reggerà , nessuno ormai se la sente più di scommettere.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 17th, 2013 Riccardo Fucile
TRA APERITIVI E CENE; DE GIROLAMO E SANTELLI TRA LE SEI FEDELISSIME PIU’ VICINE AL LEADER
È a metà strada tra una corrente politica e un club. Ristretto, ambito, potentissimo.
L’ha “fondato” Francesca Pascale, coinvolgendo solo pochissime, selezionatissime parlamentari del Pdl.
E in poche settimane il “cerchio magico” della fidanzata di Silvio Berlusconi si è trasformato in efficace strumento di pressione sull’ex premier.
Attore determinante nella battaglia interna al Pdl, la “corrente Pascale” ama riunirsi a tarda sera. A cena o solo per un aperitivo.
L’ultima volta è accaduto martedì sera, nel cuore della Capitale.
Se esistesse una vicepresidenza del club, spetterebbe a Maria Rosaria Rossi. La senatrice bada a tutto quello che accade attorno all’uomo di Arcore ed è vicinissima a Pascale.
A lei, soprattutto, spetta la regia del gruppo.
Della fazione fanno parte anche il ministro Nunzia De Girolamo, Michaela Biancofiore, le deputate Jole Santelli e Barbara Saltamartini e la senatrice Maria Rizzotti.
Due sere fa alcune di loro, a due passi dalla centralissima piazza di Pietra, hanno sorseggiato un calice di vino rosso in compagnia della fidanzata di Berlusconi.
Il “think tank Pascale” è ormai sempre più temuto e invidiato nel Pdl perchè diventato, con il passare delle settimane, canale privilegiato per accedere al Capo.
Nella scalata al partito, ha giocato un ruolo decisivo anche in occasione del recente voto di fiducia al governo.
Al fianco di Angelino Alfano, con l’obiettivo di tarpare le ali ai falchi. Crescendo nella gerarchia berlusconiana, aumentano i nemici.
Nel mirino del gruppetto – che gli avversari interni più maliziosi hanno già ribattezzato “duduiste” – sono finite Mariastella Gelmini a Mara Carfagna.
Senza contare l’acceso diverbio tra Pascale e Denis Verdini.
Si occupa di tutto, il club.
“Invia” Maria Rosaria Rossi ad assistere alla conferenza stampa dei ministri-colomba del Pdl. Dispensa suggerimenti a Berlusconi sul governo, ma anche sul potenziale giro di poltrone dei giornali d’area.
E poi tira le somme a cena. Pizzeria o ristorante, si incontrano dopo le 22 e scelgono sempre locali alla moda.
Infatti incrociano spesso le telecamere. Vanno d’accordo, anche se vengono da storie politiche diversissime.
Jole Santelli è vicina ad Alfano. Saltamartini è schierata con Lupi. De Girolamo è semplicemente berlusconiana.
Rizzotti, poi, è senatrice, ma anche chirurgo plastico stimato dal Cavaliere.
L’unica pasdaran è Biancofiore. Condivide con Pascale la passione per i cani. E infatti spesso porta a spasso il suo barboncino insieme a Dudù.
Tommaso Ciriaco
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Ottobre 17th, 2013 Riccardo Fucile
CICCHITTO, SACCONI, FORMIGONI, GIOVANARDI E QUAGLIARIELLO PRONTI ALLA SCISSIONE
Da qui a un mese o poco più, quando la decadenza di B. dal Senato dovrebbe essere realtà , il Pdl sarà tutti i santi giorni sull’orlo delle scissione.
E ogni momento sarà buono per uscire dal governo. Anche oggi.
Stavolta, infatti, il Cavaliere sta tentando di giocare d’anticipo e non subire gli eventi, fino all’ultimo minuto, come accaduto sulla fatidica fiducia a Letta.
Ed è per questo che oggi a pranzo a Palazzo Grazioli, la sua residenza romana, Silvio Berlusconi, ritornato “capo dei falchi” secondo la definizione dei lealisti, incontrerà il vicepremier Angelino Alfano e gli altri ministri del Pdl (Quagliariello, Lupi, De Girolamo e Lorenzin) per avere una risposta alla madre di tutte le domande.
Il mantra che ossessiona il Leader Condannato dall’inizio di questa settimana: “State con me o con i miei carnefici?”.
Ossia il Pd che voterà per la decadenza.
Ieri la situazione è precipitata su entrambi i fronti interni.
Da un lato, le mosse disperate delle colombe alfaniane. Dall’altro i sorrisi di falchi e lealisti, Denis Verdini e Raffaele Fitto in testa, convinti di diventare padroni del nuovo partito, Forza Italia, e soprattutto soddisfatti per la presunta decimazione dei “traditori” di Palazzo Madama.
Da 25 a circa una decina. “Altro che stampella al governo, molti sono dubbiosi. Questa volta non si tratta della fiducia ma del referendum su Berlusconi”.
Propaganda o verità ?
Al tempo stesso la filiera governista ha messo in campo di nuovo Napolitano per guadagnare tempo e frenare B. con il miraggio della grazia.
Prima Brunetta, capogruppo alla Camera, è stato ricevuto al Quirinale, poi Alfano e Mario Mauro, ex Pdl oggi ministro della Difesa, hanno pranzato con il Cavaliere per ammorbidirlo e cedere alle lusinghe di un’altra, estenuante trattativa.
Ma Berlusconi, cupo e realista, si sarebbe mostrato molto freddo. Come riferito anche a Verdini, Fitto e Bondi nel corso di altri colloqui del pomeriggio: “Mi dispiace, ma io non mi fido più di Napolitano. Sono deluso. Altro che grazia. Di cosa dovrei farmi perdonare? Io sono un perseguitato. E poi se anche arrivasse la grazia per Mediaset, con la decadenza finirei in galera per altre inchieste. Questo è certo”.
Chi ha parlato con lui, racconta che Berlusconi ha “un terrore fisico del carcere, la sua paura è soprattutto questa, senza lo scudo del seggio si sente perso e tramortito”. Difficile, se non impossibile, quindi un altro tiraemolla con il Colle su “spiragli” per una via d’uscita comunque parziale.
In ogni caso, ieri sera, Alfano ha visto anche senatori e deputati della sua fazione e ha comunicato l’ultimatum del Cavaliere.
Cicchitto, Sacconi, Formigoni, Giovanardi e Quagliariello sarebbero per la scissione immediata. Più scettico e intimorito il vicepremier, per niente popolare negli ultimi sondaggi.
La battaglia tra colombe e lealisti si è consumata pure sulla legge di stabilità appena varata dall’esecutivo. Ecco Bondi: “Si tratta di un provvedimento che non aiuta l’economia a crescere e che prevede un aumento consistente delle tasse per ora abilmente camuffate. Tutto questo non tarderà a venire alla luce”.
Da oggi, ogni giorno è buono per rompere. Appuntamento all’ora di pranzo.
A Palazzo Grazioli.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 17th, 2013 Riccardo Fucile
PDL SPACCATO: “VIA I FALCHI E SI RIAPRE SULLA DECADENZA”
La voglia matta di far saltare ancora tutto. Di dare di nuovo battaglia, questa volta sulla legge di stabilità . Di
convincere i ministri a mollare. E trascinare il Parlamento al voto anticipato in primavera.
Silvio Berlusconi smorza l’entusiasmo del vicepremier Alfano che nella notte tra martedì e mercoledì, appena approvata la norma finanziaria 2014, porta il testo per illustrarne pregi e vantaggi.
«Angelino, non mi convincerai, ai nostri elettori quella roba non piace, è una schifezza, debole e deludente» gli ribatte.
«Dov’è la riduzione della pressione fiscale?». Teme soprattutto che l’Imu uscita dalla finestra sia rientrata con la nuova Trise, che nella legge ci sia poco di spendibile in un’eventuale campagna elettorale.
Così non va, come torna a ragionare a ora di cena coi falchi Verdini, Bondi, Crimi.
Nella notte, e poi nel nuovo faccia a faccia di ieri pomeriggio col segretario del partito, il discorso era tornato sulla nota dolente che lo angoscia: «Che farete tu e gli altri ministri quando da qui a qualche giorno il Pd voterà la mia decadenza? Resterete al governo con loro?».
Alfano predica ancora cautela, ma non funziona. Per ora non strappa, anche se le pressioni dei suoi sono molto forti.
Venute tutte a galla nel vertice informale che parlamentari governativi del Pdl hanno tenuto alle 20 a Montecitorio.
Tanti in pressing sul segretario: «Il tempo gioca a tuo e nostro svantaggio, dobbiamo smarcarci» è la tesi di ministri e semplici deputati.
Anche perchè Berlusconi soffia sul fuoco, sulla legge di stabilità sarà un Vietnam in Parlamento.
Già ieri a metà giornata l’attacco dello scudiero Sandro Bondi contro l’aumento delle tasse «camuffato», contro questa stabilità di cui «l’Italia può morire», la diceva lunga sullo stato d’animo del Cavaliere.
Da lì a qualche ora farà altrettanto Raffaele Fitto e con lui tutto lo schieramento dei suoi “lealisti”, non a caso dopo la mezzora di incontro tra l’ex governatore pugliese e lo stesso Berlusconi in mattinata a Palazzo Grazioli. «Se porranno la fiducia questa volta ci divertiamo» profetizza un agguerrito Saverio Romano.
Il Transatlantico ormai è un campo di battaglia, governativi e deputati vicini a Fitto separati anche nei capannelli.
«Prima l’interesse del Paese, poi quello del Pdl» spara il ministro Lupi contro Bondi. E in questo clima, il capo dei “lealisti” ha provato ieri mattina a incalzare di nuovo Berlusconi: «Azzeriamo tutti gli incarichi del partito,prendi tutto in mano tu e lasciamo il governo al suo destino».
Il Cavaliere le redini le ha riprese davvero lui, come ha dimostrato ieri con incontri e contatti a vasto raggio. Vuol dimostrare che sarà lui alla fine a decretare la fine del governo e della legislatura, nonostante il fallimento del primo tentativo.
Alfano resiste, come spiega ai suoi in serata: «Si mettano in testa che la manovra si può migliorare ma non devastare».
Sullo sfondo resta l’imminente decadenza, vero chiodo fisso di Berlusconi.
Brunetta sale al Colle di prima mattina e, stando alle indiscrezioni di fonte pdl, sponsorizza un atto di clemenza per il leader. Poi rientra subito a Palazzo Grazioli e riferisce.
Quel che è certo è che Alfano e altri, da Confalonieri ai figli, sarebbero tornati alla carica sulla grazia alla quale però l’ex premier non si rassegna: «Non mi serve, non ora per questi nove mesi di servizi sociali» ragiona.
Con la sentenza definitiva Ruby che rischia di essere ben più pesante, e in arrivo forse nella prima metà del 2014, meglio riservarsi la cartuccia.
E di un’ultima spiaggia da garantire al Cavaliere si è parlato anche nel più inatteso degli incontri in agenda.
Alle 13,30 Berlusconi lascia Palazzo Grazioli insieme con Alfano e raggiunge il Circolo ufficiali del ministero della Difesa. Ad attenderli, il padrone di casa Mario Mauro, oggi Scelta civica, ieri eurodeputato Pdl. Da lui parte l’invito.
Scenario mozzafiato dalla terrazza a vetri su Roma, sala riservata al secondo piano del circolo, menù con paccheri e gelato tricolore per schiacciare l’occhio all’ospite.
I toni sono suadenti. Si parla del voto imminente sulla decadenza, «il cui esito è tutt’altro che scontato, abbi fiducia, noi saremo al tuo fianco » garantisce l’illustre “ex”, non escludendo l’estensione di amnistia e indulto ai reati in questione (bocciata già dal ministro Cancellieri).
Disponibilità a fronte di un’offerta: «Presidente, liberati dei falchi e diamo vita alla casa dei moderati, al Ppe italiano, tu sarai il padre nobile, Angelino il candidato premier contro Renzi».
L’offerta in dote è di 16-20 senatori di Scelta civica e di metà gruppo alla Camera, lasciando da parte dunque Monti e giocoforza Casini, che all’ombra del Cavaliere non tornerebbe.
Berlusconi annuisce, si dice interessato. Poi rientra a Grazioli, a cena coi soliti falchi e a letto coi suoi incubi.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 16th, 2013 Riccardo Fucile
GRANDI MANOVRE NEL PDL: “LIBERO” SI AVVICINA AD ALFANO… INCERTA LA SORTE DI SALLUSTI… LA ROTTURA A RISCHIO SULLA DECADENZA AL CAVALIERE
La battuta, folgorante, di un ex ministro oggi lealista fotografa lo stato dell’arte nel Pdl: “Alfano è partito per
fare Renzi, ma finirà come Mastella”.
Che tradotto vuol dire: il vicepremier non riuscirà a fare il leader di nuovo centrodestra (con B. che accetta supino la decadenza) e al massimo metterà su una Udeur di mastelliana e cossighiana memoria per tenere in vita il governo delle larghe intese.
Ovviamente, il riferimento è all’Apocalisse prossima ventura, dopo la fiducia al governo Letta.
La decadenza del Cavaliere Condannato in Senato.
Le colombe dell’inciucio, sia del Pd sia del Pdl, sono impegnate a fare melina e a rinviare quanto più possibile la fatidica scadenza ma allo stesso tempo sarà sempre più difficile sfuggire agli sfoghi minacciosi di Berlusconi, dall’umore nerissimo.
Al di là degli stucchevoli inviti all’unità , la strategia di B. è quella di “smascherare i traditori” dalle “due obbedienze”.
Una, ormai di facciata, a lui. L’altra, di sostanza, a Napolitano e a Letta.
Non a caso,le fazioni in guerra del Pdl hanno cominciato a scontrarsi anche sul ruolo del Quirinale.
Ecco Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, che benedice la guida politica di Re Giorgio: “Il presidente della Repubblica non venne affatto disegnato dai padri costituenti italiani come figura neutra, quasi notarile, priva di poteri di natura politica. Egli dispone infatti di alcuni poteri spiccatamente politici”.
Questa la risposta di Sandro Bondi, altro lealista di rango a corte: “Le riflessioni e le raccomandazioni del capo dello Stato sono il metronomo della politica italiana. Francamente comincio ad avere seri dubbi sul-l’utilità di questo ruolo esercitato da Napolitano, nella convinzione di guidare dall’alto l’Italia verso l’uscita dalla crisi”. Non solo.
A Palazzo Grazioli, dove B. è tornato ieri, non ci si aspetta più nulla dal Quirinale. Napolitano avrebbe fatto sapere ancora una volta, stavolta a muso duro, che non potrà mai concedere a Berlusconi quello che vuole.
Una sorta di perdono generale per il leader più votato della Seconda Repubblica. Altro che amnistia o grazia.
Di qui il mantra introiettato dai lealisti di Raffaele Fitto (che ieri ha incassato il sostegno di Flavio Briatore) e dai falchi redivivi: “Non staremo più con i carnefici del Capo”.
Questione di settimane. B. l’avrebbe ripetuto anche ad Alfano, comunque soddisfatto per il lavoro del Pdl sulla legge di stabilità , e che dovrebbe essere varata prima del voto sulla decadenza del Cavaliere. Anzi.
In caso rottura, B. agiterà a più non posso il totem della pressione fiscale.
Chi ha incontrato Berlusconi negli ultimi giorni riassume così la svolta del Condannato: “La retromarcia sulla fiducia fu causata da un sentimento di sorpresa per i traditori. Una sorpresa che può apparire ingenua ma è andata così. Adesso, invece, il presidente ha metabolizzato il tradimento e sulla decadenza non accadrà la stessa cosa. La storia di Berlusconi non finirà con lui che accetta tutto e Alfano leader del centrodestra”.
La scissione procede inarrestabile, al netto di dichiarazione belliche come quella dell’alfaniano Schifani: “Con la decadenza la maggioranza rischia”.
E non è detto che l’impresa di salvare il governo riesca come a inizio ottobre. Nel Pdl sono parecchi i dubbiosi e c’è la sensazione che le colombe abbiano perso un’occasione sulla fiducia, pur vincendo.
Per questo motivo, a detta di un lealista: “Lo strappo sulla fiducia avrebbe avuto un senso politico forte ma sulla decadenza del loro leader appariranno come traditori e basta”.
Sempre che a B. non riesca il miracolo di svincolare Alfano e le colombe dal patto con Napolitano e Letta per durare fino al 2015.
Argomento forte, in questo caso, sono i soldi.
Gli scissionisti dovrebbero fare a meno delle casse berlusconiane. Un handicap non da poco. Ed è per questo che è iniziato un insistente pressing sui parlamentari più facoltosi del Pdl.
Il più corteggiato, come ha scritto il Messaggero, è Antonio Angelucci, re delle cliniche ed editore di Libero.
Angelucci è legato ai falchi di Verdini (se non altro perchè questi gli deve 15 milioni di euro) ma il suo quotidiano, diretto da Maurizio Belpietro, ha scelto una linea favorevole ad Alfano.
Un segnale non secondario. E a proposito di stampa: se Berlusconi porterà sino in fondo la linea del “mai con i miei carnefici”, mettendo nel conto la scissione, la testa di Sallusti dalla direzione del Giornale non rotolerà .
A differenza di quanto chiesto da Alfano ieri sera a palazzo Grazioli, presente anche Gianni Letta.
Fabrizio D’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 15th, 2013 Riccardo Fucile
L’EX PDL: “IO ERO UN FALCO CHE ARGOMENTAVA, ALTRI ORA USANO ARGOMENTI DEBOLI”
“Io ero un “falco” di Berlusconi, ma lo difendevo con argomenti. Non starnazzavo, come altri “falchi” come la Santanchè, Capezzone e talvolta Brunetta, che sembrano più cornacchie”.
E’ l’accusa lanciata da Giorgio Stracquadanio, ospite di Alessandro Milan nel suo talk show di approfondimento “Funamboli”, in onda ogni lunedì sera su 7Gold.
“Io sento che chi difende ora animosamente Berlusconi” — continua — “ha argomenti deboli e non convincenti. E’ vero, non è elegante dire che una donna starnazza. Ma neanche la Santanchè quando si esprime è elegante”
Per la serie: anche tra i falchi occorre distinguere l’originale dalle volgari imitazioni.
I tempi del partito dell’amore sembrano ormai lontani, pare prevalere più il regolamento di vecchi conti in sospeso.
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Ottobre 15th, 2013 Riccardo Fucile
“SE VOTERANNO LA DECADENZA SARA’ CRISI DI GOVERNO”… “VOGLIO VEDERE SE ALFANO SI ACCODERA’ AI MIEI CARNEFICI”
Proprio il voto sulla sua cacciata dal Palazzo potrebbe diventare un mega spot della sua battaglia da
extraparlamentare contro il resto del mondo.
Non è un caso che, a questo punto, non considera dannoso il voto palese. Anzi — ha confidato ai suoi — quasi quasi lo preferisce. Perchè a questo punto è chiaro che non si salverà nel segreto dell’urna. Tanto vale, a pallottoliere invariato, che si crei un contesto buono per recitare il grande spartito della vittima.
È con rabbia fredda che il Cavaliere lo ha confidato ai big del partito che lo hanno raggiunto ad Arcore. Stavolta, ha giurato, si fa sul serio.
Non è solo uno sfogo, come accaduto nelle ultime settimane. L’umore è tornato plumbeo.
Nè il passare dei giorni aiuta a rasserenarlo. La sindrome dell’assedio diventa asfissiante col passare dei giorni. Berlusconi si sente umiliato.
Vive ogni dossier che si discute come uno schiaffo ad personam. L’amnistia che “riguarda tutti ma non me”. Il Pd che si muove come un “plotone di esecuzione”. Il capo dello Stato che “non ha mosso un dito”. Il governo Letta, bollato come “inutile”. Proprio di fronte alla legge di stabilità Berlusconi ha deciso di tornare allo schema belligerante e di non frenare la sue pulsioni distruttive sul governo: “Questa legge è devastante per il nostro popolo. Noi non possiamo essere quelli che aumentano le tasse”.
Ecco l’intenzione di aprire la crisi. E c’è un motivo se il timing è posizionato sul voto a palazzo Madama.
È un calcolo che ha a che fare con i “traditori” del Pdl, quelli da Alfano in giù che lo hanno costretto a una marcia indietro meno di due settimane fa: “Voglio vedere — ha ripetuto Berlusconi — se si accodano ai miei carnefici o se mi seguono”.
La mossa è metterli di fronte a un estremo atto di fedeltà . Altrimenti a loro sarà riservato quello che nell’inner circle chiamano il “trattamento Fini”.
Verdini ha già ripreso in mano il pallottoliere convinto che la fronda non sarà come nell’ultimo voto di fiducia.
Sia come sia, è il ragionamento, meglio all’opposizione che al governo con i “carnefici”. Berlusconi crede che di fronte alla sua cacciata “Angelino non tradirà ”. Conosce fin troppo bene i metodi della casa per fare atti eroici.
E poi non è un cuor di leone.
(da “Huffingtonpost”)
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