Gennaio 7th, 2020 Riccardo Fucile
STUPIDITA’ ASSOLUTA: COME SE PARLARE DEI DIRITTI DELLE DONNE NON FOSSE POLITICA
Non si ferma la giostra delle polemiche e dei retroscena circa la possibile partecipazione della giornalista Rula Jebreal al Festival di Sanremo 2020.
D’altronde è sempre stato così: ogni Festival che si rispetti ha sempre avuto la sua dose di veleno a settimane di distanza dal grande evento.
Sulla giornalista italo-palestinese sono piovute tante inesattezze e parole sgradevoli, soprattutto dalla classe politica di sponda sovranista.
Sarebbe stata Teresa De Santis, la severa direttrice di Rai1, a escludere categoricamente la presenza della Jebreal, fortemente voluta da Amadeus, ma il nuovo retroscena riguarda l’ad Fabrizio Salini che avrebbe aperto a uno spiraglio.
È il Corriere della Sera che parla di un vertice che si svolgerà nella giornata di oggi tra i piani alti della Rai e Amadeus, conduttore e direttore artistico del prossimo Festival di Sanremo. Il punto sarà soprattutto sugli ospiti.
Ecco allora che Rula Jebreal potrebbe esserci ma “solo per parlare di donne e non di politica”. Gli interventi sarebbero quindi solo sul tema della violenza contro le donne. Esclusa la politica da ogni dibattito.
Amadeus aveva contattato Rula Jebreal per parlare di violenza sulle donne e per farle leggere “Sono quella che sono”, poesia che Jacques Prèvert dedicò alle donne. L’idea resta quella di invitare 10 donne sul palco, due per sera, per “metterle al centro, non solo per coreografia”.
Amadeus voleva dare un tocco internazionale con la giornalista che è la perfetta summa della società globale in cui viviamo (è palestinese con cittadinanza israeliana, naturalizzata italiana e ora vive a New York) e non immaginava ci potessero essere controindicazioni «di opportunità ».
Rula Jebreal aveva già commentato sulla esclusione dal Festival nel corso di una intervista a Repubblica: “In Rai sono spaventati all’idea di una Italia inclusiva e tollerante”.
In questa lista, Amadeus lavorerà fino alla fine per includere anche Rula Jebreal. Tra gli altri possibili volti ci sono Diletta Leotta, che ha già firmato il contratto, Antonella Clerici e le giornaliste del Tg1 Emma D’Aquino e Laura Chimenti.
Si continua a trattare per la fidanzata di Cristiano Ronaldo, la modella Georgina Rodràguez. Sul fronte degli ospiti, le certezze sono Rosario Fiorello, Tiziano Ferro, Roberto Benigni, Carlo Conti e Gigi D’Alessio.
(da “Fanpage”)
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Dicembre 11th, 2019 Riccardo Fucile
AUMENTA L’AUDIENCE COMPLESSIVA DELLA TELEVISIONE
L’audience complessiva della televisione cresce ma la RAI continua a perdere ascolti. I dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi per il Sole 24 Ore — e riferiti alla prima parte della stagione (dal 15 settembre al 5 dicembre) — restituiscono un’immagine controintuitiva in un panorama in cui visione on demand e avanzata dei consumi in mobilità fanno immaginare un pubblico spinto sempre più lontano dal piccolo schermo: 74.759 spettatori in più nel giorno medio (a quota 10,266 milioni) e 107.711 in più in prima serata (24,5 milioni).
A questi risultati fa da contraltare una Rai che fa i conti con cali d’ascolto, sia prendendo in esame tutto il 2019 sia nel periodo compreso fra il 15 settembre e il 5 dicembre.
Al contrario l’altro grande editore, Mediaset, si gode il momento dovuto anche a un effetto rimbalzo rispetto a un finale nero di 2018.
Dalla Rai fanno sapere al Sole che sul risultato può aver impattato «la componente sperimentale di molti programmi, soprattutto su Rai 2». Benedetto Freccero, insomma! A questo poi va aggiunto «il ruolo di servizio pubblico. Che ovviamente impatta sugli ascolti che però non possono assurgere a riferimento se si vuole svolgere, come dovuto, questo ruolo».
Nel giorno medio per Rai 1 c’è stata un’audience di 1,67 milioni con share del 16,31% (-0,20 punti). Seguono Canale 5 (1,65 milioni e share del 16,06%; -0,37 punti); Rai 3 (708.978 e share del 6,91%; -0,21), Italia 1 (che scavalca Rai 2 con 533.217 di audience media e 5,19%; +0,59); Rai 2 (525.682 e share del 5,12%; -0,76); Rete 4 (425.589 e 4,15% di share; +0,32) e La7 (375.912 con share del 3,66%; -0,16).
In prima serata stessa dinamica con boom di Italia 1 (diventata terza rete nazionale spinta da programmi come “Le Iene”) e Rete 4 (che, sostenuta dai talk show politici, sorpassa La7).
Nel dettaglio: Rai 1 in testa (4,6 milioni e share del 18,8%; -0,29 punti); Canale 5 (3,7 milioni e share del 15,18%; -0,10); Italia 1 (1,44 milioni e share del 5,88%; +0,79); Rai 2 (1,428 milioni con share del 5,83%; -0,60); Rai 3 (1,377 milioni con share del 5,62%; -0,40); Rete 4 (1,19 milioni con share del 4,88%; +0,59) e La7 (1,131 milioni con share del 4,62%; -0,44).
Fra i neocanali Tv8 (Sky) con 2,34% di share, Nove (Discovery) con 1,88%, Iris (Mediaset) con 1,63% e Real Time (Discovery) a 1,63% guidano nel prime time.
Nel giorno medio le prime 4 posizioni vanno a Tv8 (2,17%), Real Time (1,71%), Nove (1,71%) e Rai 4 (1,38%).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 10th, 2019 Riccardo Fucile
“ORMAI IL DANNO D’IMMAGINE L’HO SUBITO”… MA ORA CHI PAGHERA’ PER IL LINCIAGGIO MEDIATICO SUBITO DALLA FOGNA SOVRANISTA?
Secondo la magistratura contabile, Che Tempo Che Fa costa meno e fa guadagnare la Rai
Fabio Fazio ha appena commentato la decisione della Corte dei Conti che ha stabilito che il suo compenso in Rai, pari a 2,2 milioni di euro all’anno, è corretto.
Non c’è stato alcun danno a un’azienda che, in realtà , per le prestazioni artistiche (come viene classificata quella di Fabio Fazio) non prevede alcun tetto di spesa.
Il conduttore ha affermato, tuttavia, che dopo le polemiche subite proprio in merito al compenso, ha subito dei danni difficilmente compensabili: «Che tempo che fa nel frattempo è passata su Raidue, il mio contratto è stato rivisto e il danno di immagine subito è ormai subito».
Ripercorriamo le ultime vicende sul caso di Fabio Fazio. Al termine della passata stagione televisiva, con il governo giallo-verde in carica, il conduttore è stato al centro di una lunga polemica sui suoi compensi e sulla sua presenza nella televisione pubblica. L’ideatore del format di Che Tempo Che Fa era riuscito a portare il suo programma nel prime time di Raiuno.
Questo aspetto, tuttavia, non è mai piaciuto a Lega e a Movimento 5 Stelle: dopo estenuanti trattative, che hanno coinvolto anche l’ex direttore di Raidue Carlo Freccero, Fabio Fazio ha rivisto il suo compenso e ha accettato di passare su Raidue.
La Corte dei Conti ha stabilito che il budget di Che Tempo Che Fa è pari al 50% di quello utilizzato per altre trasmissioni analoghe sul servizio pubblico.
Inoltre, gli ascolti e gli incassi della pubblicità sono stati ampiamente in linea con le attese iniziali della Rai. Nonostante questo, Fabio Fazio è stato prima attaccato e poi, in qualche modo, ridimensionato.
Il destino di chi produce e fa risparmiare l’azienda di chi lavora: essere individuato come bersaglio, in virtù di un compenso che la magistratura contabile non ha ritenuto essere fuori budget, ed essere dato in pasto a un linciaggio mediatico che continua ancora.
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
L’APPROFONDIMENTO SOVRANISTA E’ UNA PATACCA E NON RAGGIUNGE NEANCHE IL 4% DI AUDIENCE
Il 18 febbraio scorso il Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano lanciava nell’universo del panorama televisivo una nuova creatura: Tg2 Post.
Post nel senso latino del termine, precisava, non in quello social. Avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della testata. Una rubrica di approfondimento da mandare in onda dopo il Tg delle 20:30.
Nel giorno della presentazione Sangiuliano la raccontava così: «le notizie prima vanno raccontate nella loro essenza, quasi scarnificate. Poi vanno approfondite e meditate. Offriremo ai nostri spettatori gli strumenti conoscitivi affinchè ciascuno sulla notizia del giorno possa determinare il suo libero convincimento».
È stata solo una pura coincidenza che Tg2 Post — fiore all’occhiello della testata diretta da Sangiuliano — sia stato lanciato in occasione della campagna per le elezioni europee. «Noi non la beviamo, non ci iscriviamo a tesi pre-costituire, vogliamo andare all’essenza delle cose» diceva Sangiuliano il giorno della presentazione.
Si è visto: alla fine il grande contenitore di approfondimento si è ridotto ad essere una tribuna per messaggi quasi autogestiti da parte del politico di turno, il contraddittorio quasi inesistente (ma del resto questo è raro trovarlo), le domande da parte dei giornalisti — quando non vengono ignorate — sono ben lungi dallo scarnificare (o anche solo solleticare) l’intervistato.
Senza dubbio è colpa dei politici che ormai hanno capito che a loro tutto è permesso in televisione. Di sicuro però chi ha ideato il programma ci ha messo del suo, difficile pensare che questa eventualità non fosse stata presa in considerazione.
Ma Tg2 Post ha resistito e lotta assieme a noi. Per lui l’ex direttore di di RAI 2 Carlo Freccero (quello che ha regalato ai contribuenti perle come Popolo Sovrano e Realiti) sognava in grande: «Tg2 Post può essere una sorpresa anche perchè ci sono fatti di cronaca che possono essere rappresentati in diretta, questo è un vantaggio rispetto ai talk. Gli ospiti dovranno reagire sulle notizie del momento, non potranno essere autoreferenziali. Dovranno commentare live qualcosa che sta avvenendo».
Si è visto infatti la senatrice L’Abbate come è stata costretta a commentare live qualcosa che stava avvenendo da solo qualche mese (la crisi dell’Ilva).
Questo non è successo, i politici vanno a Tg2 Post esattamente come in un qualsiasi talk. Ma non è successa nemmeno un’altra cosa pronosticata da Freccero: «Farà il 6% tranquillamente».
Ieri sera Tg2 Post (c’era Renzi) ha fatto il 4,11%. Stasera Italia, il suo diretto concorrente su Rete 4 il 4,88%.
Ed è il secondo risultato più alto della settimana: mercoledì lo share era stato del 3,1%, martedì del 4,3%, lunedì il 3,3%.
Giusto per fare un confronto il 21 ottobre quando ci è andato Matteo Salvini il programma ha fatto addirittura il 3.7%.
Ogni tanto il programma il 6% lo fa, ma non brilla per la qualità dei contenuti, che rimangono modesti. In fondo l’idea di invitare (quando ci sono) un politico a parlare in televisione, magari da solo o con il contraltare di un giornalista, non sembra essere poi così innovativa.
Non mancano poi le “stranezze”. Come quella segnalata da Riccardo Puglisi in occasione della nascita del Conte 2.
A Tg2 Post c’era Salvini senza contradditorio. Un metodo assai curioso di “scarnificare” le notizie o di approfondirle e mediarle. Nei commenti al tweet di Puglisi Antonio Nicita, consigliere dell’AgCom, segnalava che «Agcom ha già in corso un procedimento per possibile mancato rispetto degli obblighi del contratto di servizio Rai.
Le trasmissioni d’informazione e approfondimento,come quella segnalata,sono già sotto monitoraggio degli uffici Agcom al fine di verificare le ipotesi di violazione». Insomma, non fa ascolti, non è imparziale, non fa approfondimento, gli ospiti vanno a dire quello che vogliono.
Ma non è che alla fine “Post” va inteso nel senso social? Alla fine quando i politici fanno i loro post nessuno si aspetta un contraddittorio. Dal Tg2 invece è lecito pretenderlo.
(da agenzie)
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Novembre 22nd, 2019 Riccardo Fucile
LA RIDICOLA INTERVISTA DEL SUO BIOGRAFO PIAZZATO IN RAI E PRONO A 90 GRADI
Questa mattina Matteo Salvini è tornato ad UnoMattina, il programma di Rai 1 condotto da
Roberto Poletti, già direttore di RadioPadania nonchè biografo proprio di Salvini. Poletti infatti è l’autore del libro “Salvini & Salvini. Il Matteo-pensiero dall’A alla Z”, e chissà se alla lettera M c’è MOSE o MES.
Oggi Salvini ha preferito parlare del MES, visto che sono giorni che la Lega alimenta un’inutile e assurda polemica sulle modifiche al Meccanismo Europeo di Stabilità (il cosiddetto Fondo salva stati) che non solo non sono ancora stato approvata ma che addirittura sono state discusse quando Salvini era al governo.
Salvini arriva in studio ed esordisce con una delle battute che lo hanno reso famoso nel mondo della comicità : «buon venerdì di pioggia, piove governo ladro».
Si vede che si sente a suo agio, memore non tanto del fatto che il conduttore che aveva davanti lavorasse per la radio del suo partito quanto della lezione di giornalismo impartitagli da Poletti qualche mese fa, in occasione della morte del carabiniere Mario Cerciello-Rega.
Ma no c’è tempo per i convenevoli. Poletti attacca subito con la domanda delle cento pistole, «parliamo subito dalla riforma del Fondo salva stati. Innanzitutto cos’è e perchè la Lega si oppone e parla di rischi per gli italiani».
Secondo il leader della Lega il Mes è «un trattato europeo che rischia di far saltare i risparmi degli italiani in banca, non voglio fare terrorismo, sarebbe un trattato folle, un organismo privato a Bruxelles decide di quanto tagliare i fondi delle banche per salvare le banche tedesche».
E ancora: «non vorrei che Conte, o chi per lui, avesse preso un impegno per salvare la poltrona “do i risparmi degli italiani per salvare le banche tedesche in cambio della mia poltrona”. Se così fosse sarebbe alto tradimento, che viene punito con il carcere». Oggi però Poletti vuole mettere alle strette il capo del Carroccio: «Il premier Conte però ha detto però che lei ha partecipato ai tavoli in cui si discuteva del fondo salva stati, che cosa vi dicevate in quelle riunioni e qual era la posizione della Lega?».
Il conduttore evita accuratamente di far notare che Salvini ha detto nei giorni scorsi di non saperne nulla, quasi la trattativa sia stata condotta a sua insaputa, che è il vero punto cruciale delle polemiche di questi giorni. §
Matteo Salvini, come sempre quando sa che non può rispondere alla domanda, cambia argomento. E diventa lui a condurre la trasmissione quando dice «posso fare una domanda ad UnoMattina? Organizzate un confronto in diretta con Giuseppe Conte? Se lui viene qui o fa la figura del bugiardo o fa la figura dello smemorato».
La domanda di Poletti si trasforma in un assist, ora non è più Salvini che scappa dalle domande scomode ma è Conte che sta già scappando da un confronto diretto con il suo ex vicepremier.
Incredibilmente però il conduttore di UnoMattina non ripete la domanda, nè fa notare all’ex ministro dell’Interno che ha avuto mesi e mesi per confrontarsi con Conte (e con Tria, il ministro voluto dalla Lega) si accontenta della non risposta di Salvini al quale poi è stato concesso di raccontare le solite balle sulle assunzioni favorite da Quota 100. C’è pure la domanda sulle Sardine, che il senatore leghista utilizza per sciorinare le date del suo tour italiano.
Ma Poletti Salvini lo vuole proprio mettere alle strette «Prima la Lega Nord, ora la Lega. È in corso una trasformazione?». Il leader della Lega tentenna ma ne esce bene. Per fortuna che dopo tante domande difficili a Salvini (pure quelle sulle crisi aziendali che il governo di cui faceva parte non ha affrontato) viene concesso di parlare del presepe e del Natale.
Un’altra grande vittoria per il servizio pubblico!
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 31st, 2019 Riccardo Fucile
FRANCO FRATONE RINVIATO A GIUDIZIO: L’INVIATO DI MODA AVREBBE PRETESO SOLDI PER PARLARE BENE IN TV DI IMPRENDITORI DEL SETTORE
I pubblici ministeri di Milano hanno chiesto il rinvio a giudizio di Franco Fatone, inviato di moda e costume del Tg2, per l’ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità : l’accusa è di aver preteso soldi per parlare bene in tv di gente della moda. Racconta oggi Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera:
Il fascicolo nasce quando nel febbraio 2018 l’imprenditore Francesco Rizzica si presenta in Procura, porta 5 telefonate registrate, e racconta di non aver versato i 4.000-5.000 euro che a suo dire il giornalista gli aveva chiesto per inserirlo nel dossier tv Saranno famosi trasmesso il 3 dicembre 2017 sui giovani imprenditori nella moda.
In base agli sms e alle chat trovati durante la perquisizione su computer e telefono del giornalista, il pm Giovanni Polizzi gli contesta, oltre a quel tentato reato, altre tre imputazioni: 6.400 euro da Michele Baldassarre Lettieri (per un servizio nella stessa data) sotto forma di accredito al padrone della casa in affitto di Fatone; 1.000 euro da Guido Della Volpe per un servizio in onda nel Tg2 delle 20.30 l’8 aprile 2017; 3.000/4.000 euro promessi (ma poi non onorati) da Vincenzo Taverniti per una promozione del Pisa Football College il 21 aprile 2016.
Il giornalista nega di aver mai preteso soldi, e parla invece solo di richieste di prestiti che poi avrebbe o in parte restituito o avuto intenzione di restituire.
L’«induzione indebita» (da 6 a 10 anni) è reato contestabile ai giornalisti Rai perchè il pm li ritiene «incaricati di pubblico servizio»: fuori dalla tv pubblica il reato sarebbe «corruzione tra privati».
L’ex direttore del Tg2 Marcello Masi figura tra i testi citati dai pm a «riferire se i costi delle troupe esterne potessero essere posti a carico dei soggetti di cui si divulgava l’attività ».
E’ stato sospeso in via cautelativa — apprende l’ANSA da fonti Rai — Franco Fatone, inviato di moda e costume del Tg2, per il quale la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio con l’ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità . L’azienda lo ha sospeso in attesa della chiusura dell’istruttoria disciplinare in corso a suo carico.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
IPOTESI COME CONDUTTRICE DI LINEA BIANCA, MA PER ORA E’ TUTTO BLOCCATO
Teresa De Santis, ex Manifesto ora in quota Lega, vuole a Rai1 Nunzia De Girolamo, ma per ora, scrive il Fatto, la cosa si blocca.
Secondo alcune fonti —ne scrive anche l’Adnkronos — nei giorni scorsi la direttrice della rete ammiraglia ha avviato una trattativa con l’ex parlamentare di Forza Italia per affidarle la co-conduzione di Linea Bianca, programma di montagna, gastronomia, natura e sport che sta per tornare il sabato su Rai1, condotto da Massimiliano Ossini.
La direttrice di Rai1 è in una posizione assai debole. Nominata in quota Lega, con Salvini all’opposizione si ritrova alla guida della rete ammiraglia senza una forte copertura politica.
In più gli ascolti non l’aiutano, visto che la rete è in costante calo. Insomma, la sua poltrona traballa parecchio e molti la vedono in uscita, anche perchè la direzione di Rai1 fa molta gola al Pd.
Naturale, dunque,che la “direttora ”stia cercando sponde politiche per difendere, e blindare, la sua posizione. Sponde che stanno nel centrodestra, come Fi, ma soprattutto nel Pd, cui un tempo De Santis era vicina. Nunzia De Girolamo non solo è stata parlamentare forzista, ma suo marito è Francesco Boccia, piddino, ministro degli Affari regionali.
Insomma, assoldare De Girolamo, senza voler togliere meriti alle doti di Nunzia, potrebbe essere un modo per De Santis di coprirsi a sinistra. “L’azienda smentisce che nei palinsesti presentati in cda il 23 ottobre sia prevista la conduzione di Nunzia De Girolamo a Linea Bianca”, fa sapere la Rai.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2019 Riccardo Fucile
A NOVEMBRE SALTA TERESA DE SANTIS, AUTRICE DELLA SVOLTA SOVRANISTA
Rai1 da gennaio a settembre di quest’anno ha perso l’1,4 nell’intera programmazione giornaliera e nel prime time — la fascia più importante anche dal punto di vista pubblicitario — ha fatto ancora peggio: -2,35.
Da gennaio a oggi l’intera RAI ha perso il 4% di share nel prime time e Fabrizio Salini, a.d. grillino, ha deciso di rimuovere Teresa De Santis, autrice della svolta sovranista e salviniana.
Racconta il Messaggero:
La cifra monstre, che sta mettendo in allarme il Settimo Piano, è la seguente: nel prime time, l’insieme delle principali reti Rai (1,2 e 3) perde quasi il 4 per cento di share.
Una botta forte (precisamente un meno 3,8) e il calo del Tg1 si deve, a quanto si apprende negli uffici che contano a Viale Mazzini, proprio alla debacle della rete.
Ed è su questa, Rai1, che alla luce dei dati allarmanti si interverrà — in concomitanza con l’andata in pensione di Carlo Freccero, direttore di Rai2, da rimpiazzare — trovando nell’azienda un sostituto o una sostituta all’attuale direttrice Teresa De Santis. La cui programmazione considerata filo-sovranista — ma poi con Salvini i rapporti si sono guastati e interrotti — non è mai andata troppo a genio all’ad Salini e ora alla luce dei cattivi ascolti viene data per scontata la sua destituzione.
La data è a fine novembre, quando Freccero andrà in pensione, e secondo la linea di Salini della valorizzazione delle energie interne la scelta cadrà su due professionisti non presi da fuori.
Il problema — così dicono a Viale Mazzini — è che c’è una bad company, e questa viene individuata in Rai1. Per il resto, la situazione è ritenuta gestibile. E non solo il calo di Rai2 gestione Freccero -1,2 nell’intera giornata e -1,5 nel prime time — è ritenuto abbastanza soddisfacente visto che la sperimentazione si paga sempre prima che entri a regime, ma altri spiragli di luce sono indicati così: nel mese di settembre la Rai ha nella prima serata vinto 28 volte su 30 contro la concorrenza.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
CHI RISCHIA DI PIU’
Marcello Foa vede la sua poltrona di presidente della RAI traballare pericolosamente. Tanto che negli scorsi giorni avrebbe già cominciato a trattare la resa, secondo la quale potrebbe rimanere nel CdA oppure finire in una partecipata.
Ma quelli che tremano sono i promossi all’epoca della sua presidenza. Fa sapere il Fatto che, complice anche la crisi d’ascolti della Rai1 sovranista in molti sentono traballare la poltrona:
Il più vicino a Foa è Marco Ventura, capoautore di Uno mattina (la trasmissione di informazione leggera che, in silenzio, è stata trasformata in un braccio della propaganda leghista). Foa l’ha preso sotto la sua ala. Per lui ha pure mentito in commissione di Vigilanza: ha definito Ventura “uno speechwriter provvisorio”, invece gli ha conferito un secondo incarico stabile (quello di portavoce del presidente) e un ufficio al settimo piano di Viale Mazzini.
Ventura, ex inviato del Giornale, è ancora a Uno mattina: la sua posizione è salda. Ma è uomo dai rapporti cordiali e trasversali: è stato nello staff di Berlusconi ma ha amici pure a sinistra; nella nuova stagione giallorossa sopravviverà .
Un altro dei “big”della breve epoca sovranista in Rai era Fabrizio Ferragni.
Rimosso dalla sua carica —capo delle relazioni istituzionali —da ll’ad Fabrizio Salini, la Lega ha chiesto a lungo (anche con un’interrogazione scritta) che gli fosse restituito un ruolo di prestigio. A fine luglio era arrivata la nomina a direttore del canale istituzionale, ma Ferragni sotto l’egemonia salviniana poteva arrivare molto più in alto (al Tg1?). Eppure viene da sinistra: si è formato, ironia della sorte, con Anzaldi e gli altri della cucciolata rutelliana-margheritina che poi hanno fatto le fortune del renzismo.
Chi lo conosce dice che “ha fatto una sciocchezza, ha fatto un patto col diavolo (Salvini), se fosse rimasto fermo sarebbe diventato direttore del Tg1”. Ma chissà , i giornalisti “rossoverdi”, sanno nuotare sia a destra che e a sinistra, hanno risorse infinite.
Ci sono anche quelli in crescita: Luca Mazzà , Andrea Montanari, Maurizio Ciannamea.
(da “NextQuotidiano”)
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