Destra di Popolo.net

LA POLONIA ESCE DALLA CONVENZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, MA E’ LA POLONIA CHE DOVREBBE ESSERE CACCIATA DALLA UE

Luglio 26th, 2020 Riccardo Fucile

PER IL GOVERNO E’ UNA MINACCIA AI “VALORI POLACCHI”: QUALI SAREBBERO QUESTI VALORI? QUELLI DELLA VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE?

Varsavia fa sul serio. Almeno contro le sue donne.
Dopo aver cercato ad aprile di inasprire la legge sull’aborto, una delle più restrittive d’Europa, ora l’esecutivo ultra conservatore ha deciso di far uscire il Paese dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
Il governo guidato dal partito nazionalista di “Diritto e Giustizia” (PiS) inizierà  ufficialmente il processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa.
Ratificata nel 2012 nella città  turca dall’allora governo centrista dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, è considerata dalla maggioranza un “pericolo” per i valori polacchi.
A dare l’annuncio è stato il guardasigilli Zbigniew Ziobro spiegando che secondo lui la Convenzione contiene «concetti ideologici» non condivisi dall’attuale esecutivo
Nata per proteggere le donne dalla violenza domestica, Zobro ha assicurato che anche con l’uscita dalla Convenzione la legge polacca in vigore tutela «in modo esemplare» i diritti delle donne.
Contro la decisione del governo si sono svolte negli ultimi giorni proteste nella capitale. Le donne polacche sono convinte che la decisione inciderà  negativamente sulla loro situazione, soprattutto in famiglia.
«L’obiettivo è di legalizzare la violenza domestica», ha detto una delle organizzatrici della manifestazioni, Magdalena Lampert. «PiS è l’inferno delle donne», recita invece uno dei cartelloni apparsi al corteo.

(da agenzie)

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AUMENTANO I FEMMINICIDI: IL 77% DELLE DONNE UCCISE IN FAMIGLIA, COMPLICE IL LOCKDOWN

Luglio 18th, 2020 Riccardo Fucile

I DATI DEL SERVIZIO ANALISI CRIMINALE

Non li ha fermati neppure il coronavirus. Gli uomini che odiano le donne, quelli che le uccidono dicendo magari che le amavano troppo o chissà  quali altre stupidaggini criminali, hanno continuato a colpire mentre il mondo si fermava e si fermavano anche i reati, tutti gli altri reati. Ma loro no.
Un report del Servizio analisi criminale interforze, un organismo che mette insieme i dati provenienti dalla polizia e dai carabinieri, dalla finanza e dalle guardie penitenziarie, dimostra con la freddezza dei numeri quello che la cronaca ci racconta tutti i giorni: se gli altri reati in questi mesi si sono fermati, e per fortuna hanno ripreso a correre più lentamente anche ora che il lockdown è finito, i femminicidi non hanno mai segnato il passo.
Il totale degli omicidi volontari perpetrati nei primi sei mesi dell’anno è sceso dai 161 del 2019 a 131, ma il numero di donne uccise è addirittura salito da 56 a 59.
A fronte di una flessione del 19% degli omicidi, dunque, la percentuale dei femminicidi sale del 5%.
“Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile, i cui valori oscillano in maniera indipendente dal periodo di confinamento”, spiega il report che analizza i dati dall’inizio di gennaio alla fine di giugno. “Mentre nel 2019 le vittime donne costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza delle stesse si attesta al 45%”.
Una carneficina che ha nella famiglia il suo drammatico teatro. “Gli omicidi in ambito familiare/affettivo   sono in diminuzione (73 nel 2019 a fronte di 69 nel 2020) ma presentano un aumento dell’incidenza (da 45% a 53%) rapportati al totale degli omicidi”. E’ all’interno della famiglia che la violenza esplode, ed è qui che le vittime sono in gran parte donne: “Da 45 sono salite a 53, con un’incidenza pari al 77% (62% nel 2019)”.
In aumento, spiega il report, anche il dato relativo “agli omicidi commessi da partner o ex partner, che passano da 32 a 36.
Entrando nel dettaglio dei singoli mesi, è evidente l’incremento degli omicidi nel mese di giugno, 31 contro i 29 di gennaio. E’ l’effetto della fine della crisi del Covid e del lockdown iniziato con 17 morti a febbraio mantenendosi relativamente basso anche a marzo (16) e aprile (18) per poi aumentare leggermente a maggio (20). Ma dopo i 15 femminicidi di gennaio le vittime di sesso femminile, sul totale degli omicidi, oscillano di mese in mese tra 7 e 10, e sono sempre dieci sia a maggio che a giugno.
“Ci aspettavamo questi numeri purtroppo – dice il direttore del Servizio analisi criminale, Stefano Delfini – nonostante tutte le misure messe in campo. E non basta solo l’attività  di polizia, con la collaborazione con il numero “1522” e con le Pari Opportunità  avevamo notato come il numero di chiamate per aiuto o per informazione fosse aumentato durante il lockdown. E appena le restrizioni si sono attenuate sono subito aumentate segnalazioni e denunce”.
L’attenzione sui “reati spia”, quelli che rivelano lo stato di malessere nelle relazioni di genere da cui sgorga la violenza, ha mostrato subito come i conti non tornassero: scendevano tutti i reati, e ancora oggi “sebbene i numeri siano in ripresa rimangono inferiori allo stesso periodo dell’anno precedente”, dice Delfini, ma i femminicidi no, non hanno rallentato mai e continua ad essere accesa la spia rossa del pericolo.
I maltrattamenti contro familiari e conviventi, diminuiti durante i mesi del confinamento, tornano ad aumentare nel mese di maggio e a presentare una leggera inflessione nel mese di giugno, pur restando inferiori ai dati dello scorso anno; le violenze sessuali aumentano a maggio e ancora di più a giugno, ma restano sempre al di sotto dei valori di gennaio e febbraio 2020; minaccia, lesione personale e percosse registrano un’importante flessione durante il periodo del lockdown, aumentando nei mesi di maggio e giugno ma restando sempre inferiori rispetto a quelli del 2019.
E pure gli omicidi “si confermano in calo rispetto all’analogo periodo del 2019 — spiega il reporto – ma le vittime di sesso femminile aumentano”, come aumenta l’incidenza delle donne tra le vittime anche in ambito familiare o affettivo, e aumenta anche il numero “degli omicidi commessi da partner o ex partner”.
Nel dettaglio: “I maltrattamenti aumentano ad aprile (1.453) e a maggio (1.697), superando di poco il mese di gennaio (1.663); diminuiscono a giugno (1.555), attestandosi su valori simili a quelli di febbraio dello stesso anno (1.565); anche per gli atti persecutori si registra un picco a maggio (1.168) e un’inflessione a giugno (1.060). Le violenze sessuali invece seguono un percorso diverso: aumentano a maggio (263) e ancora di più a giugno (326), pur mantenendosi sempre al di sotto dei valori di gennaio e febbraio.
Per i reati di minaccia, lesione personale e percosse, “a fronte di un’importante flessione emerge, durante il periodo del lockdown, un lieve aumento dell’incidenza di quelli commessi in ambito familiare”. Ma, anche qui, tutti i valori sono in calo rispetto allo scorso anno. Ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo per un mondo che lentamente migliora ma non è così per gli omicidi volontari: il calo generale rispetto al 2019 (131 omicidi contro i 161 dello scorso anno) stride di fronte alla sciagura dei femminicidi che non solo non accennano a diminuire, ma addirittura aumentano: da 56 salgono a 59. “Mentre nel 2019 le vittime donne costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza delle stesse si attesta al 45%”.
Analogo il discorso per gli omicidi in ambito familiare e affettivo: “Pur in diminuzione (73 nel 2019 a fronte di 69 nel 2020), presentano un aumento dell’incidenza (da 45% a 53%) rapportati al totale degli omicidi”. E anche qui “le vittime di sesso femminile passano da 45 a 53, con un’incidenza pari al 77% (62% nel 2019)”.
Infine, aumentano gli omicidi commessi da partner o ex partner, che passano da 32 a 36. “C’è stato un grandissimo impegno durante il lockdown — spiega ancora Delfini – per monitorare gli allarmi nelle case. Ci aspettavamo una diminuzione di tutti i reati e in particolar modo degli omicidi, ma temevamo per la convivenza forzata nelle abitazioni”. Un timore che si è dimostrato concreto, ora che i dati sono nero su bianco.

(da agenzie)

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GLI IGNOBILI INSULTI SESSISTI ALLE DUE RAGAZZE CHE HANNO CONTESTATO SALVINI A CODOGNO

Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile

LA SENATRICE DELLA LEGA ROBERTA FERRERO, RESIDENTE A PIOSSASCO (TORINO)   PUBBLICA LA LORO FOTO SULLA SUA PAGINA FB E SI SCATENA LA FOGNA …LA MADRE DELLE RAGAZZE DENUNCIA TUTTI

Sabato Matteo Salvini si è presentato a Codogno e l’agenzia di stampa ANSA ha pubblicatouna foto che ritraeva due ragazze che hanno contestato il leader della Lega in maniera pacifica ed esponendo due cartelli con scritto “Non ci rappresenti” e “Non si specula sui morti”.
Oggi la pagina facebook Io per te scrive che la madre delle due ragazze, Antonia Rizzi, ha scoperto che la foto dell’agenzia di stampa ANSA è stata pubblicata sulla pagina facebook della senatrice della Lega Roberta Ferrero e lì le due ragazze sono state coperte di insulti. La donna ha annunciato che denuncerà  chi ha insultato le sue figlie:
E lì si è scatenato l’inferno. Le mie figlie sono state attaccate duramente, insultate, derise.
Ovviamente, essendo donne, hanno ricevuto insulti di tipo sessista, sono state invitate a prostituirsi, a mettersi a disposizione dei migranti sui barconi per prestazioni varie. Molte persone che non conosciamo le hanno minacciate, esortate al suicidio. Padri di famiglia, nonni che sui loro profili postano le foto dei nipotini, si sono offerti di “sbatterle come tappeti”.
E moltissime donne le hanno insultare per il loro aspetto, per i loro vestiti.
Qualcuno ha scritto che sicuramente la loro madre (io) si prostituisce sulla Binasca e che il loro padre (mio marito Alberto) si sfonda di canne nei centri sociali.
Io non mi rassegno. Siamo state dai Carabinieri e ora presenteremo una denuncia.
La cosa divertente è che quando Susanna Ceccardi ha sostenuto che il suo concorrente alla carica della presidenza della Regione Toscana Eugenio Giani le ha dato della cagna (per essere precisi lui ha detto che è “al guinzaglio di Salvini”) c’è chi, dimenticando i millemila precedenti del Capitano, gli ha pure dato spago quando l’espressione “tenere al guinzaglio qualcuno” è presente come metafora persino sulla Treccani.

(da “NextQuotidiano”)

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OGNI 55 ORE IN ITALIA SI CONSUMA UN OMICIDIO (QUASI SEMPRE FEMMINICIDIO) IN UNA FAMIGLIA “TRADIZIONALE”

Giugno 28th, 2020 Riccardo Fucile

IN DUE CASI SU TRE LE VITTIME SONO DONNE

Centocinquantotto omicidi in famiglia, uno ogni 55 ore: e in 19 casi le vittime sono state i figli.
Gli ultimi dati anticipati all’Agi dall’Eures e aggiornati al 2019 confermano come – in costante calo gli omicidi legati alla criminalità  organizzata – family e intimate homicide nel nostro Paese rappresentino ormai tendenzialmente poco meno della metà  di quelli totali.
L’anno scorso, gli omicidi in famiglia sono stati 75 al nord, 30 al centro e 54 al sud, complessivamente il 10,2% in meno rispetto ai 176 dell’anno precedente: ma le vittime degli ultimi quattro anni sono complessivamente 682.
In due casi su 3, le vittime sono donne (la percentuale media degli ultimi quattro anni è pari al 66%) anche perchè nel 48,5% dei casi la relazione vittima-autore va ricercata nell’ambito del rapporto di coppia: delle 158 vittime dell’anno passato, 48 erano coniugi o conviventi, 16 partner o amanti, 14 ex coniugi o ex partner.
I figlicidi, dopo aver registrato una inquietante recrudescenza nel 2018 (da 20 a 33), sono scesi, come detto, a 19 nel 2019, con una incidenza del 12,1% sul totale.
Sempre nell’ambito degli omicidi in famiglia, tra il 2016 e il 2019 quelli con due vittime sono stati 82 (7 nell’ultimo anno), quelli con tre o piu’ vittime 30.
L’arma più usata si conferma l’arma da taglio (31,7%), seguita da quella da fuoco (27%) e dal soffocamento/strangolamento (15%) mentre la divisione in base alla fascia d’età  rileva che ben 67 delle 682 vittime degli ultimi quattro anni – una su 10 – erano minorenni, e di questi 42 (il 6,2%) aveva meno di 5 anni.

(da Globalist)

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“TI APPENDIAMO AL GANCIO DELLA CARNE IN MACELLERIA E TI STUPRIAMO”: IL VIDEO DEI DUE GIOVANI DI ROMA

Giugno 27th, 2020 Riccardo Fucile

LE MINACCE A UNA GIOVANE COSPLAYER SU INSTRAGRAM… INDOVINATE UN PO’? ORA SONO PENTITI: “ERA SOLO UNO SCHERZO”… L’AZIENDA DOVE LAVORANO: “SONO DUE STRONZI, LI SOSPENDIAMO”

A neanche una settimana dall’inquietante episodio dei ragazzi di Udine con le magliette “Centro stupri”, è accaduta un’altra butta storia in cui la parola “stupro” viene utilizzata con l’arroganza di chi si crede impunito.
La città  è Roma. Protagonisti due ragazzi di 24 e 22 anni, Claudio ed Emilio, dipendenti di una nota azienda di carni (cugini, parenti dei titolari).
Dall’altra parte c’è Alessandra, 20 anni, giovane e bella cosplayer di Palermo dai capelli blu. Ha un profilo Instagram seguito da 4mila persone in cui posta foto di tatuaggi e make-up, selfie, foto della sua vita.
Due giorni fa, nelle storie, posta un breve video in cui fa una linguaccia con delle orecchie da gatta aggiunte con i classici effetti di Instagram. Dopo un po’ riceve un messaggio privato. È un video girato nella cella frigorifera di un’azienda di carni, ci sono i due ragazzi che camminano tra quarti di bue appesi ai ganci. Hanno entrambi le mascherine, Claudio si rivolge a Alessandra e dice: “Sai che te famo? Come la carne qui, t’appendemo a un gancio e te se stupramo!”.
Alessandra rimane scossa ma decide di mostrare ai suoi follower la minaccia ricevuta. Naturalmente i commenti sono indignati e tutti solidarizzano con la ragazza. A quel punto l’altro ragazzo, Emilio, le manda un altro video, in cui questa volta parla lui: “Oh, sei repressa, hai rotto il cazzo a me e mio cugino, vuoi solo fa’ hype, hai rotto il cazzo, gli hai fatto pure chiude il profilo a mio cugino, sei una repressa, te regalamo una piotta basta che la smetti , pure due!”.
Interviene poi un altro membro della famiglia (minorenne) che rincara la dose, attraverso una nota vocale inviata alla ragazza: “Quelli so’ servatici, so’ animali, so’ aggressivi, lo fanno co’ tutte, qui nessuno li licenzia, non je po’ succede un cazzo. Pure te, se metti quelle foto che possono provocare l’istinto maschile poi te le becchi ‘ste cose”.
Contattata telefonicamente l’azienda, i titolari cadono dalle nuvole. “Li sospenderemo, queste cose sono inconcepibili, abbiamo visto i video e sono gravi, sono due stronzi e ora è giusto che parlino loro”.
Vengono convocati entrambi in azienda, il primo a parlare è Emilio: “Era un gioco, era per scherzare, speravo che lei lo interpretasse in modo più scherzoso, non era sentita come frase. Era un commento interpretato come minaccia, ma non è che stupriamo le donne, ho fatto una cosa senza pensare. Mi prendo le responsabilità . Chiedo scusa alla ragazza, non siamo persone che fanno ‘ste cose, non siamo persone che hanno paura di perdere la faccia per ‘sta cose, ci prendiamo le conseguenze”. Interviene anche Claudio, quello che ha pronunciato la frase “Ti appendiamo come la carne e ti stupriamo”.
“Il video è una cosa vergognosa, era un momento di goliardia stupida, siamo dispiaciuti. Non ho idea di come mi sia venuto in mente, ma ho capito subito che avevo fatto una grande cavolata, le vorrei chiede scusa. Ho fatto una cosa pietosa di cui mi vergogno. Il nostro parente minorenne è stato il più intelligente”.
A questo punto replico che in realtà  il minorenne le ha detto: “Se metti quelle foto provocanti poi certi commenti te li becchi”. Claudio replica: “Beh, tra me e lui è stato meglio lui”. Insomma, verrebbe da dire. Abbiamo anche sentito Alessandra che ci ha raccontato la vicenda nel dettaglio e come ha deciso di rispondere alle minacce di stupro ricevute dai ragazzi della nota macelleria.
Alessandra, conoscevi questi ragazzi?
Non sapevo nemmeno della loro esistenza. Non eravamo neanche in contatto su Instagram perchè loro non mi seguivano, non sono tra i miei follower.
Come ti sei accorta del video di minaccia?
Come faccio giornalmente ho aperto le richieste di messaggi, quelli che arrivano dagli sconosciuti, e mercoledì mattina ho trovato questo video in risposta a una mia storia. Un video selfie normalissimo dove ho utilizzato un filtro facciale con orecchie e baffi da gatto.
Come sono arrivati al tuo profilo?
Ho una certa visibilità  su Instagram, ma niente di particolare. Ho circa 4000 follower. Posto quasi giornalmente foto e storie, dipingo, faccio cosplay (mascherarsi emulando personaggi di fumetti o film, ndr), mi trucco.
Ed è la prima volta che ricevi questo tipo di commenti?

No, non è la prima volta che ricevo commenti un po’ scomodi o indesiderati ma mai come questo. Questa è una minaccia molto grave.
Quindi come hai pensato di agire?
Inizialmente ho ripostato il loro video nelle mie Stories, ma rendendolo visibile soltanto agli amici più stretti. Gli amici che hanno visualizzato la storia mi hanno fatto ragionare sul fatto che valesse la pena denunciarli, anche pubblicamente. Quindi ho deciso di condividere il video nelle storie, questa volta visibile a tutti. E da lì i miei follower hanno voluto condividere a loro volta questa storia. L’hanno condivisa in molti e il video ha girato molto. Finchè dopo tutte queste segnalazioni è stato bloccato il profilo Instagram di uno dei due ragazzi. A quel punto ho ricevuto alcuni messaggi vocali da un altro loro parente minorenne, che tra le altre cose si è messo a dirmi che se io posto determinate foto me li vado a cercare certi commenti. E che non ci saranno conseguenze per i ragazzi.
Che intendeva con “determinate foto”?
Capita he posto delle foto in costume da bagno ma non penso che sia questo a discolparli
Poi cosa è successo?
Poi mi ha scritto un’altra ragazza dicendo che ogni tanto lavora con loro. E lei stessa mi ha detto di denunciarli perchè spesso si comportano male, che quello che hanno fatto è inaccettabile e che si vergogna pure lei per quello che mi hanno fatto. Mi ha detto “denunciali perchè faresti benissimo
Ti ha dato coraggio e forza il suo messaggio?
Sì esatto perchè mi chiede di denunciarli nonostante lei li conosca.
Come intendi procedere ora?
Stavo cercando di capire meglio la situazione. Voglio sentire gli avvocati o comunque gente più esperta
Ti rivolgerai alla Polizia Postale?
Sì, voglio raccogliere bene tutto il materiale.
Che cosa pensi di tutta questa vicenda? Delle minacce verbali alle donne?
Sono una persona abbastanza forte e non mi sono lasciata traumatizzare da questa minaccia. Il fatto che abbia deciso di pubblicare il video è stato proprio per una questione di giustizia e per dare forza a quelle ragazze che invece hanno paura di denunciare.

(da TPI)

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TAVOLO IN DISCOTECA E T-SHIRT “CENTRO STUPRI”: LO SLOGAN DA FOGNA DI UN GRUPPO DI RAGAZZI

Giugno 23rd, 2020 Riccardo Fucile

LE FOTO SONO PURE STATE PUBBLICATE SUI SOCIAL… CI VOGLIONO I CAMPI DI RIEDUCAZIONE, ALTRO CHE PENTIMENTI POSTUMI

Sabato sera, nella discoteca Kursaal di Lignano Sabbiadoro, c’era un tavolo con la targhetta prenotazioni “Centro stupri”.
Il responsabile dei tavoli privati non ha evidentemente trovato inopportuno lasciare che dei ragazzi prenotassero un tavolo con quel nome. Anzi, qualcuno lo ha scritto ben evidente col pennarello nero.
Ma chi sono i geni che hanno prenotato con quel nome?
Alcuni ragazzi di Udine e dintorni (San Daniele) tutti ampiamente maggiorenni che non si sono limitati a quest’unica simpatica goliardata. Hanno postato varie storie in discoteca in cui mostrano fieri la targhetta “Centro stupri” e coinvolto nel gioco anche alcune amiche che non hanno esitato a posare divertite col segnaposto.
Qualche giorno prima alcuni di loro si erano presentati in un ristorante a San Daniele (di proprietà  dei genitori di uno dei ragazzi) con delle t-shirt tutte uguali con la scritta “Centro stupri” e i loro nomi/soprannomi sul retro della maglietta. (uno con la scritta “L’occhio del negro”)
Naturalmente immortalando la scena e pubblicando il tutto. Alcune foto sono finite sui loro social, in una di queste uno di loro posava con tanto di frusta e una ball bag (il bavaglio/palla del bondage) in bocca.
Un’immagine è stata postata anche su twitter, dove alcune ragazze hanno protestato per la scritta, per poi ricevere le seguenti risposte: “Certe signorine dovrebbero prendere solo i c…i in bocca e stare zitte”.
Lo scrive   Alberto, uno di loro, su twitter il 30 maggio. E anche “La parte divertente è proprio lo stupro, vuoi metter quanto è divertente, ah e la parola NEGRO è molto raffinata e ricorda i bei periodi”, “Siete dei poveri comunisti”.
Un altro di loro, Gianluca, sempre rispondendo alle critiche, scrive: “Non sapete cos’è la nobiltà  d’animo, non sapete cos’è la democrazia…”. Matteo: “Comunisti di merda”.
Ho contattato uno di loro, Giacomo, che col padre accanto mi ha detto: “Mi scuso a nome di tutti per le cose scritte e pubblicate, mi vergogno estremamente per l’accaduto, ho fatto una scemenza. Grave, non voglio giustificarmi e mi dissocio da alcune frasi che non ho scritto io. Non ho valutato le conseguenze e il potere dei social”.
Suo padre non concede sconti: “L’ho saputo domenica sera da un amico di famiglia che mi ha avvisato e mio figlio sa cosa gli ho detto, hanno fatto una cazzata enorme, ingiustificabile. Non so come in quella discoteca qualcuno possa aver accettato quella prenotazione, ma questo non li discolpa. Non sono un genitore che si tira indietro, però ognuno di loro deve parlare per sè e prendersi le sue responsabilità , Giacomo lo sta facendo”.
E in effetti Giacomo sembra sinceramente dispiaciuto: “Qualsiasi cosa dica sembrano frasi di circostanza, ma davvero sono profondamente dispiaciuto, è una cazzata troppo grande. Tra l’altro siamo stati sfortunati perchè la maglietta “L’uomo del negro” era “l’uomo del Negroni”, ha sbagliato lo stampatore”. Dico a Giacomo che se qualcuno dei suoi amici vuole replicare può chiamarmi, ma nessuno mi chiama.
Resta però una domanda: al Kursaal, chi gestisce i tavoli scrive col pennarello qualunque nome gli venga dato in prenotazione? Lo chiedo al proprietario del Kursaal Riccardo Badolato: “Guardi, io anche altri locali, qualcosa può sfuggire. Io penso sempre che tutti i dipendenti abbiano la testa, ma chi ha preso quella prenotazione e l’ha scritta col pennarello c’è stato, mi rendo conto. Posso solo dire che in una seconda fase della serata si è cambiata la targhetta col cognome di chi ha prenotato”.
Ma sei io al Kursaal prenoto a nome “W Hitler”? “Guardi mi viene da ridere, questa è una discoteca in cui si sono sposate anche le persone, cosa vuole che le dica, qualcuno ogni tanto fa delle cretinate assurde, ma siamo qui da 30 anni, per fortuna siamo ben altro. Tirerò le orecchie a chi ha sbagliato!”.

(da TPI)

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EX ASSESSORE DI FORZA ITALIA ARRESTATO PER VIOLENZA SESSUALE

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

PAOLO MASSARI, GIORNALISTA MEDIASET, ERA STATO ASSESSORE DELLA GIUNTA MORATTI

Doveva essere soltanto un aperitivo insieme a una conoscente. Ne era seguito un invito a casa, in zona via Nino Bixio. Da quell’appartamento, la donna è uscita urlando, seminuda e coi vestiti strappati.
I sanitari del 118 l’hanno trasportata al Soccorso Violenze Sessuali della clinica Mangiagalli: lì, ha raccontato “mi ha stuprato”, di essere stata vittima di una trappola ad opera dell’uomo con cui era uscita, e con cui non aveva nessuna relazione in corso. E nessuna intenzione di avere rapporti.
Secondo una prima ricostruzione Massari, si è dato appuntamento con l’amica, un’imprenditrice sua coetanea che conosce da anni ma con la quale mai ha avuto una relazione sentimentale, per parlare anche di lavoro in quanto lei aveva problemi professionali a causa dell’epidemia di coronavirus. I due dopo un aperitivo hanno deciso di andare a cena. A quel punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, il giornalista ha proposto alla donna di lasciare lo scooter nel suo box per poi andare al ristorante. Una volta arrivati nel garage lui avrebbe cambiato registro. Secondo la versione della donna ha abbassato la serranda e l’ha aggredita e violentata. L’imprenditrice è poi riuscita a scappare e senza abiti, è stata soccorsa per strada dalle volanti. In Mangiagalli, al centro Violenze Sessuali, ha raccontato tutto.
Ha fatto il nome del suo presunto aggressore, poco dopo i poliziotti delle volanti, guidati dal dirigente Salvatore Anania, sono andati ad arrestarlo. E quell’uomo è Paolo Massari, giornalista Mediaset, ex assessore all’Ambiente della giunta di centrodestra targata Letizia Brichetto Moratti.
Da quell’amministrazione, Massari uscì nel giugno 2010 dimettendosi, travolto da uno scandalo nato da due accuse di molestie sessuali a suo carico. All’epoca, lo accusarono una dipendente comunale e una diplomatica norvegese.
Si difese pubblicamente (“Non sono un molestatore”), allora, l’assessore uscente, rivendicando comportamenti eccessivamente estroversi, battute fraintese, ma non molesti nè violenti. La sua carriera politica, di fatto, finì lì e riprese quella giornalistica di conduttore tv specializzato in economia e tecnologie.
Massari, davanti ai poliziotti, non ha negato il rapporto con la donna che lo ha denunciato, una professionista sua coetanea, dicendo però che quest’ultima era consenziente. La sua versione non è stata creduta: è stato arrestato e portato a San Vittore.

(da agenzie)

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RULA JEBREAL A MEZZ’ORA IN PIU’: “SARA’ VALSA LA PENA PARTECIPARE AL FESTIVAL SE IL PROSSIMO ANNO LE DONNE SARANNO PROTAGONISTE”

Febbraio 9th, 2020 Riccardo Fucile

“LE DONNE DEVONO DENUNCIARE SEMPRE, DONNE DI DESTRA E DI SINISTRA DEVONO UNIRSI IN QUESTA BATTAGLIA CIVILE”

Rula Jebreal è uno dei personaggi della settimana. Con il suo straziante monologo ha fermato il Festival di Sanremo, portando il tema della violenza sulle donne sul palco dell’Ariston.
Ha raccontato della madre Nadia, morta suicida quando lei aveva 5 anni: si è data fuoco, dopo essere stata brutalizzata e stuprata. In collegamento da Parigi, interviene al programma Mezz’ora in più di Lucia Annunziata.
“Mia madre non ha avuto le mie opportunità ”, racconta su Rai 3 Jebreal, docente della Facoltà  di Scienze Politiche all’Università  di Miami, “Era una donna semplice. È stato il secondo marito della madre a stuprarla, ha fatto lo stesso con le altre figlie. Lui trattava le donne come fossero schiave, proprietà . In un confronto con mia madre avvenuto prima della sua fuga da casa, le disse una frase che mi fa venire ancora adesso la pelle d’oca: ‘Se hai un frutto in casa, non hai il diritto di assaggiarlo?’. Questi criminali pensano che le donne siano una loro proprietà  privata, da usare e abusare come credono”.
Per lungo tempo ha deciso di non parlare di quanto accaduto a sua madre: “In orfanotrofio, noi bambine ci raccontavamo queste storie per esorcizzarle. Ho trascorso lì tutta l’adolescenza e l’infanzia. Quando ho sceso le scale dell’aereo che mi ha portato in Italia, un paese libero che mi ha accolto, ho voluto nascondere questa verità . Poi ho lavorato nel consiglio di Macron e ho conosciuto Nadia Murad, attivista yazida stuprata dall’Isis. Lei ha avuto il coraggio di parlare, di denunciare le migliaia di donne yazide vendute come schiave, come se non fossero essere umani. Lei mi ha dato il coraggio. L’unica mia richiesta per la partecipazione a Sanremo era poter parlare di questo tema di cui mi occupo”.
Per questo spera che il suo monologo sia servito a qualcosa: “Se è valsa la pena andare al Festival? Dipende se il prossimo anno le donne saranno protagoniste, guidando il Festival, occupando ruoli decisionali, magari come direttore artistico. Vorrei vedere dieci donne a Sanremo, ma vorrei vederle nei posti di potere vero. Sarà  valsa la pena se la conversazione non è limitata a Sanremo ma continua nel paese, se le donne stuprate o molestate hanno la possibilità  di parlare chiaramente. Ma soprattutto se iniziamo a cambiare il linguaggio, smettendo di dare la colpa alle donne”.
Le donne, ribadisce Rula, devono poter occupare “il tavolo delle trattative”: “Spero di vederle nei posti di potere. Femministe di destra e sinistra, alleatevi su questo tema. Se una di noi ha un minimo di libertà , deve aiutare le altre”, dice citando la poetessa afroamericana Maya Angelou.
In questo percorso, gli uomini devono essere complici delle donne: “Mio padre era un guardiano della moschea. Devo moltissimo a lui. Ci ha messo in un orfanotrofio perchè stava morendo, aveva un cancro. Credeva nell’istruzione delle donne, per lui era un biglietto verso la libertà . Ci sono stati momenti in cui ha dovuto scegliere se pagare i medicinali o la nostra istruzione. Sono qui per il suo sacrificio. Lui mi ha fatto credere che gli uomini possono essere nostri complici”.

(da agenzie)

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GIORGIA MELONI, LA VITTIMA DI STALKING CHE ESULTA PER AVER NEGATO UN FINANZIAMENTO ALLE DONNE VITTIME DI VIOLENZA

Febbraio 7th, 2020 Riccardo Fucile

LA CASA DELLE DONNE IN TRASTEVERE ASSISTE GRATUITAMENTE LE DONNE VITTIME DI STALKING E VIOLENZE E NON CHIEDE LA TESSERA DI PARTITO, AIUTA TUTTE… ORA ESULTERANNO I VIOLENTATORI, INSIEME AI FRATELLINI D’ITALIA

Giorgia Meloni, è cosa nota, è una donna, è una madre ed è cristiana. Giorgia Meloni purtroppo come tante donne in Italia è anche una vittima di stalking.
Qualche giorno fa ha raccontato di essere terrorizzata, in quanto donna e in quanto madre, a causa di un uomo che la perseguita con messaggi e minacce: «Ho paura per me e per la mia bambina. Sono spesso fuori casa e leggere quelle cose mi ha gettato nella paura. Non dormo più la notte».
«Lui diceva che gliel’ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma», ha raccontato la leader di Fratelli d’Italia in tribunale dove è in corso il processo a carico dell’uomo,   Raffaele Nugnes, arrestato lo scorso luglio per il reato di stalking.
L’onorevole Meloni quell’uomo non l’ha mai visto nè conosciuto, ma le minacce hanno profondamente cambiato il suo modo di vivere: «se questa persona pubblica un messaggio di questo tenore ‘hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella…’, voi capirete bene il mio stato d’animo», anche perchè il presunto stalker ha inviato un video intimidatorio anche alla sorella della deputata di FdI.
Non c’è quindi alcun dubbio che Giorgia Meloni, in quanto donna e mamma, sappia bene cosa si prova ad essere vittime di minacce e violenze psicologiche.
E possiamo immaginare che sempre in quanto donna, possa ben immaginare cosa vuol dire essere una donna o una donna e mamma, vittima di violenze e abusi.
Per questo risulta abbastanza incomprensibile la battaglia che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia — un partito che ha partecipato con entusiasmo alla gogna contro Junior Cally per la canzone “sul femminicidio” — contro il finanziamento alla Casa Internazionale delle Donne di Roma.
«Vittoria! Grazie alla denuncia di Fratelli d’Italia, oggi in Commissione è stata bloccata l’ultima oscenità  del Pd, che voleva prendere quasi un milione di euro da un fondo del Mef guidato da Gualtieri per darli alla Casa delle Donne, un’associazione di sinistra che si trova nello stesso collegio nel quale il ministro Pd Gualtieri è candidato», così esultava ieri la Meloni dopo la bocciatura di un emendamento che avrebbe consentito di proseguire l’attività  dell’associazione.
Secondo Fratelli d’Italia quell’emendamento è una marchetta elettorale per comprare voti per consentire l’elezione di Gualtieri, candidato alle suppletive nel collegio Roma Centro dove è stato eletto Paolo Gentiloni (ora alla Commissione Europea) e dove il centrodestra ha scelto di sostenere la corsa di Maurizio Leo, guarda caso un esponente del partito della Meloni.
Il dubbio è che a fare campagna elettorale sulla Casa delle Donne non siano il PD o Gualtieri (peraltro l’emendamento è stato “sostenuto” anche da Virginia Raggi e il M5S ha un suo candidato alle suppletive) ma la Meloni che così ha trovato il modo di preparare il terreno a Maurizio Leo.
C’è poi da dire, come fa notare Makkox, che la Casa delle Donne non si chiama mica casa comunista delle donne partigiane de Che Guevara con gli Inti Illimani in filodiffusione.
Questo perchè la Casa delle Donne, oltre ad essere un’associazione storica, non fa “propaganda politica” per la sinistra.
La Casa Internazionale delle Donne a Trastevere era stata già  affossata dal M5S Roma che aveva sfrattato la struttura   che fornisce prestazioni socio-sanitarie, psicologiche, legali, di accoglienza e orientamento al lavoro.
Un punto di riferimento passato, presente e futuro per il Municipio I. Ma dal momento che la Casa delle Donne fornisce gratuitamente quelle prestazioni non è in grado di pagare l’affitto e per questo ha accumulato negli anni un debito con il Comune di Roma che quell’emendamento avrebbe dovuto aiutare a sanare.
C’è   qualcosa di osceno e aberrante (come lo ha definito Luca Bottura) nel pensare che si possa fare campagna elettorale sulla violenza sulle donne.
L’oscenità  non è l’emendamento, è pensare che aiutare un’associazione che aiuta tutte le donne senza distinzione di fede politica possa in qualche modo condizionare l’esito del voto in un singolo collegio.
Anche perchè non c’è logica: quante di quelle donne che ricevono assistenza dalla Casa delle Donne sono elettrici del collegio in cui è candidato Gualtieri?
Se fossero davvero così tante dovremmo preoccuparci di   un problema ben più importante: l’enorme numero di violenze e abusi nei confronti delle donne che vivono nel I Municipio a Roma.
Giorgia Meloni vuole forse impedire alla Casa delle Donne di aiutare tutte queste ragazze, donne, mamme romane? E perchè?

(da agenzie)

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