CENTRODESTRA A CACCIA DI UN CANDIDATO PER IL “DOPO TOTI”, MA SULLA SCELTA INCOMBONO LE EUROPEE
OUTSIDER O POLITICO? I NOMI DEI PAPABILI, MA OCCORRE PRENDERE TEMPO
Al centrodestra serve un nuovo candidato presidente della Liguria. La bomba sganciata il 7 maggio dalla Procura ha accelerato un processo di transizione verso il “dopo Toti” che in realtà sembrava sempre più inevitabile alla luce dello scontro interno sul terzo mandato. Certo, oggi lo scenario è completamente diverso dalle attese e appare impossibile reggersi sulla “quarta gamba” civica che il governatore aveva trasformato nella prima forza politica in regione. E così la palla è tornata in mano alla triade dei partiti, che stanno iniziando a guardarsi intorno.
In realtà il calendario consente alla coalizione di prendersi un po’ di tempo. Come rivelato dall’avvocato Stefano Savi, l’interrogatorio di Giovanni Toti di fronte ai magistrati inquirenti non sarà prima del 27 maggio. E quello rappresenta un passaggio obbligato per ottenere la revoca degli arresti domiciliari, senza la quale – ha detto più volte il legale – il presidente non potrà confrontarsi con alleati e collaboratori per sciogliere il nodo delle dimissioni. Che appaiono probabili, anche alla luce dei “valuterà lui” proferiti dalle varie anime del centrodestra, ma non scontate. Molto più difficile, invece, che Toti decida di lasciare in anticipo, decisione che farebbe crollare all’istante la giunta retta da Alessandro Piana. Se poi l’istanza di revoca non fosse accolta si tenterebbe la strada del Riesame, con sentenza prevista nell’arco di 20 giorni.
Questa scansione temporale suggerisce una possibilità concreta: che il centrodestra attenda almeno l’esito delle europee prima di confrontarsi su un’eventuale candidatura. La misurazione del consenso dei partiti, a livello nazionale e territoriale, influirà giocoforza sulle dinamiche interne. Del resto appare pacifico che la scelta finale non sia destinata a concretizzarsi in Liguria, ma piuttosto a Roma attraverso il confronto tra le segreterie nazionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con un peso specifico non indifferente attribuito alla premier Giorgia Meloni.
Nonostante questo, le speculazioni sui papabili sono già entrate nel vivo. A parte le fantasiose ipotesi dei primi giorni – dall’ex vicesindaco di Genova Massimo Nicolò all’attuale assessora regionale Simona Ferro – stanno circolando i profili di alcuni possibili outsider, anche sulla scorta dell’appello di Edoardo Rixi a trovare figure “nuove” in grado di ripulire l’immagine dello schieramento.
E così, tra le prime suggestioni, ecco Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei medici di Genova. Il quale, interpellato da Genova24, precisa: “Nessuno mi ha contattato in questi giorni. Sono lusingato che il mio nome venga accostato all’idea di serietà”.
Ma sarebbe disponibile? “Sono sincero, non ci ho nemmeno pensato. Valuterò qualora mi fosse proposto”. Un altro nome ventilato è quello di Federico Delfino, rettore dell’Università di Genova, in carica fino al 2026.
D’altro canto non è da escludere che si punti invece su un politico, magari una persona d’esperienza che però non abbia frequentato troppo la scena regionale. In questo senso è emersa l’ipotesi Marco Campomenosi, europarlamentare ligure della Lega, ad oggi una semplice fantasia visto che nessuno gli ha ancora chiesto nulla.
Il sempreverde Marco Bucci ha ribadito che lui ha un “contratto coi genovesi fino al 2027”, ma qualcuno azzarda pure il super-assessore Pietro Piciocchi, per molti l’erede naturale al vertice di Palazzo Tursi in caso di riconferma del centrodestra.
C’è pure l’ipotesi, avanzata dai più maligni, che i tre leader finiscano per candidare Ilaria Cavo, coordinatrice della Lista Toti, ritenendola “sacrificabile” in caso di sconfitta.
In fin dei conti, leggendo le intercettazioni, l’ex giornalista Mediaset (che non è indagata) appare molto critica sui meccanismi di presunta corruzione elettorale e questo le permetterebbe di uscire indenne dal tritacarne mediatico.
Lo scenario più plausibile sembra quello di un election day a ottobre insieme a Umbria ed eventualmente Emilia Romagna, se Bonaccini venisse eletto al Parlamento europeo.
Attenzione, però: la legge stabilisce che, in caso di dimissioni del presidente della giunta regionale, si debbano tenere nuove elezioni entro 60 giorni dalla data in cui il Consiglio regionale ne prende atto. A tutti, insomma, conviene prendere tempo per organizzarsi in vista di un voto che altrimenti dovrebbe realizzarsi a luglio o agosto. Nel frattempo la giunta resta in carica col presidente ad interim, ma c’è da scommettere che sarà un’estate molto calda.
(da Genova24)
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