CHE COSA SUCCEDEREBBE SE FOSSE LANCIATA UNA BOMBA NUCLEARE CONTRO GLI STATI UNITI? IL “WASHINGTON POST” HA RICREATO LO SCENARIO DA INCUBO MINUTO PER MINUTO
IL PRESIDENTE AMERICANO VERREBBE A CONOSCENZA DELL’ATTACCO CINQUE MINUTI DOPO IL LANCIO: A QUEL PUNTO, DOVRÀ APRIRE LA “NUCLEAR FOOTBALL”, LA VALIGETTA NERA CHE CONTIENE I DOCUMENTI PER ORDINARE UNA RISPOSTA “ATOMICA” E AVRÀ POCHI MINUTI PER PRENDERE UNA DECISIONE… GIÀ TRE QUARTI D’ORA DOPO IL LANCIO, MORIREBBERO ALL’ISTANTE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE NEGLI STATI UNITI. PER LE RADIAZIONI PERDEREBBERO LA VITA MILIONI DI ALTRI AMERICANI
Che cosa succederebbe se fossero lanciati missili con testate nucleari contro gli Stati Uniti?
Lo scenario, raccontato minuto per minuto dal Washington Post in un angosciante articolo interattivo è a dir poco apocalittico.
Nonostante la Difesa degli Stati Uniti affermi di essere in grado di agire con una controffensiva, i tempi tecnici non riuscirebbero a impedire l’arrivo sul suolo americano delle testate nucleari.
La reazione americana a un attacco resta top secret, ma con l’aiuto di testimonianze e documenti declassificati, il quotidiano statunitense ha ricostruito tutti i passaggi e quello che emerge è agghiacciante.
Appena 45 minuti dopo il lancio nemico morirebbero all’istante centinaia di migliaia di persone negli Stati Uniti.
Per le radiazioni perderebbero la vita milioni di altri americani. Ed entro un’ora dopo la risposta statunitense altri milioni di persone morirebbero nel Paese nemico.
Molte zone dalla Terra rischierebbero di diventare inabitabili per
decenni, proprio come è successo a Chernobyl.
MINUTO 0: IL LANCIO
Dall’altra parte del globo un Paese nemico lancia una raffica di missili balistici intercontinentali (ICBM) con ordigni nucleari contro gli Stati Uniti. Quasi all’istante i satelliti statunitensi gestiti dall’US Space Force rilevano, grazie a sensori a infrarossi, gli enormi «pennacchi» di gas e fiamme rilasciati dalla combustione del razzo.
1 MINUTO DOPO IL LANCIO
Un minuto dopo il lancio dei missili, i sistemi di terra trasmettono i dati rilevati dai satelliti a tutti gli enti coinvolti nella sicurezza degli Usa: il NORAD (North American Aerospace Command), lo STRATCOM (Us Strategic Command), l’NMCC (National Military Command Center) che si trova al Pentagono.
3-4 MINUTI DOPO IL LANCIO: I SISTEMI DI ALLERTA PRECOCE
Il comandante dello STRATCOM, che si trova alla base aeronautica di Offutt a Omaha (Nebraska) viene informato su quanto sta accadendo. La stessa cosa fa la squadra del NORAD, un’organizzazione di allerta aerospaziale per la difesa congiunta di Stati Uniti e Canada.
I due gruppi, sulla base dei dati disponibili, forniscono una valutazione iniziale sul grado di affidabilità dell’allarme (nessuna, media, alta). In questa fase non è ancora possibile valutare gli obiettivi.
5 MINUTI DOPO IL LANCIO: L’AVVISO AL PRESIDENTE
Già cinque minuti dopo il lancio è l’ora di avvisare il presidente degli Stati Uniti. A chiamarlo è il comandante dello
STRATCOM. L’assistente militare fa sedere il presidente a capotavola di un lungo tavolo che si trova nella sala operativa dell’aereo e apre la «nuclear football» o meglio la president’s emergency satchel, la valigetta nera che contiene i documenti utili per ordinare un lancio nucleare in risposta all’attacco, compreso il famoso libro nero che in 75 pagine contiene le opzioni possibili (scritte in rosso).
Nel frattempo, viene avviata una videoconferenza di emergenza con il comandante dello STRATCOM, che comincia a informare il presidente dell’imminente minaccia. Se raggiungibili si uniscono alla videochiamata anche il Segretario della Difesa e il Capo di Stato Maggiore.
10 MINUTI DOPO IL LANCIO: LA MINACCIA È CONFERMATA
Dieci minuti dopo il lancio iniziale, i radar terrestri rilevano i missili balistici intercontinentali in arrivo. […] Arriva la conferma: i missili nucleari colpiranno il suolo statunitense entro 12-15 minuti. I dati sono costantemente aggiornati, ma non è ancora possibile stabilire con certezza il luogo di impatto.
IL PRESIDENTE DEVE PRENDERE UNA DECISIONE
È questo il momento in cui il presidente deve prendere una decisione dopo essersi consultato con i consiglieri. I partecipanti possono raccomandare diverse linee di azione, molte voci si sovrappongono.
Ma il presidente deve decidere, ed è sollecitato dal Segretario della Difesa a farlo entro due minuti, altrimenti il rischio è perdere la finestra di tempo necessaria per reagire. Gli esperti ipotizzano che i missili nucleari nemici stiano puntando i tre depositi di missili balistici intercontinentali che si trovano nella
parte occidentale degli Stati Uniti per impedire un massiccio attacco di rappresaglia. Altri missili probabilmente colpirebbero Washington, dove si trovano importanti centri di comando.
17-18 MINUTI DOPO IL LANCIO: GLI USA RISPONDONO AL FUOCO
Circa 17-18 minuti dopo il lancio del missile il presidente prende una decisione: può ordinare un attacco anche se tutti i consiglieri si oppongono. Il presidente comunica la sua decisione all’NMCC del Pentagono attraverso il telefono che si trova all’interno della «nuclear football»: lanciare 300 missili balistici intercontinentali, far decollare i bombardieri e preparare i sottomarini al lancio di missili.
Il Pentagono chiede al presidente di confermare la sua identità: lo fa tirando fuori dal taschino una sorta di biglietto da visita di plastica, il «nuclear biscuit» sul quale sono incisi dei codici di riconoscimento che legge al telefono. Un minuto dopo la trasmissione dell’ordine l’NMCC del Pentagono invia l’allarme agli equipaggi prescelti. I missili intercontinentali vengono preparati: i silos che li contengono si aprono e i missili vengono lanciati verso il nemico 20 minuti dopo l’attacco.
30 MINUTI DOPO IL LANCIO: I MISSILI NEMICI RAGGIUNGONO GLI USA
Pochi minuti dopo la risposta americana, una raffica di missili colpisce le zone negli Stati Uniti dove si trovano i silos sotterranei che contengono i missili: sono ormai vuoti ma un numero incalcolabile di cittadini del North Dakota, Montana, Wyoming, Colorado e Nebraska muoiono sul colpo. Sarà colpita anche Washington dove si trovano la Casa Bianca, il Pentagono e altri obiettivi ad alto rischio.
L’ISTANTE DELL’ESPLOSIONE NUCLEARE
Al momento della detonazione una palla di fuoco più calda della superficie del sole disintegrerebbe gli edifici di cemento, le persone, gli animali, gli alberi, le auto che si trovano nel raggio di diverse centinaia di metri dai luoghi dell’esplosione. Il calore e la luce dell’esplosione potrebbero innescare incendi e causare ustioni di terzo grado alle persone che si trovano entro tre chilometri. La potente onda d’urto provocherebbe gravi danni a oltre un chilometro e mezzo di distanza. […] Oltre mezzo milione di persone morirebbero all’istante. Venti dell’intensità di un uragano e incendi causerebbero altre vittime.
6-8 MINUTI DOPO L’ESPLOSIONE: LA CONTAMINAZIONE NUCLEARE
Entro 6-8 minuti dall’esplosione si alzerebbero nubi con detriti radioattivi capaci di raggiungere i 12 mila metri di altitudine. Il materiale radioattivo rilasciato nell’atmosfera, il fallout, inizierebbe a tornare sulla Terra, contaminando tutto quello che incontra per centinaia di chilometri, nella direzione dei venti (le conseguenze potrebbero raggiungere anche New York).
Circa un milione di persone morirebbe entro pochi giorni a causa delle dosi elevate di radiazioni. Ampie zone del Maryland, del Delaware e della Virginia settentrionale diventerebbero inabitabili, come lo è stata la zona intorno a Chernobyl
45 MINUTI DOPO IL LANCIO NEMICO
Meno di un’ora dopo il decollo dei missili nemici, la controffensiva statunitense colpirà gli obiettivi prescelti nel Paese ostile. Innumerevoli altre persone verrebbero uccise. Un attacco su vasta scala tra i principali attori nucleari – conclude il Washington Post – ucciderebbe milioni di persone,
contaminando con le radiazioni vaste aree del pianeta. Potrebbe verificarsi un inverno nucleare, con il fumo e la fuliggine delle esplosioni che impediscono al Sole di raggiungere la Terra.
(da agenzie)
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