CHE VERGOGNA ESSERE ITALIANI A LONDRA
IMBARAZZATI A RIVELARE LA LORO PROVENIENZA ALLA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
Un dedalo di strade nel cuore di Londra, a due minuti dalle rive del Tamigi e alle spalle della City finanziaria.
Mette quasi soggezione addentrarsi tra le architetture severe della London School of Economics, cittadella del sapere a fianco di quella delle banche, ateneo da dove sono passati politici, capi di stato e premi Nobel. In questi spazi solenni dedicati alla critica e alla riflessione, sotto il motto virgiliano Rerum cognoscere causas, sono sempre più numerosi gli studenti italiani.
Abbiamo chiesto ad alcuni di loro cosa pensano delle ultime “performance” di Berlusconi, se devono vergognarsi o sono costretti a subire commenti ironici, da parte dei loro colleghi di corso, magari per il solo fatto di essere rappresentati istituzionalmente dal geniale inventore dei bunga bunga party.
Niccolò Regoli ha 20 anni, e sta iniziando il terzo anno del corso di Geografia ed Economia.
Agli impegni di studio unisce anche il mandato di presidente dell’Italian Society, associazione che organizza conferenze e incontri inevitabilmente rivolti ad osservare cosa accade nel nostro Paese.
Nonostante la giovane età , il toscano Niccolò è in Gran Bretagna già da diversi anni. “Innanzitutto, osserva con un po’ di cautela, è importante precisare che all’estero sono filtrate principalmente certe notizie e informazioni, ossia quelle più scandalistiche”.
Va bene, ma sono cose che hanno fatto male?
“Nell’ambito universitario in cui vivo, queste notizie non creano disprezzo nei confronti dell’Italia ma piuttosto un senso di curiosità e perplessità . È sicuramente difficile per noi all’estero spiegare le vicissitudini che affliggono l’Italia senza essere guardati con un’espressione confusa e dubbiosa”.
Più diretto Philippe Bracke, 29 anni, milanese nonostante nome e origini belghe, e ormai all’ultimo anni di dottorato in economia.
Dalle sue parole emerge la vergogna dell’italiano che si sente sotto i riflettori.
“Quando dico di venire dall’Italia, aggiunge sferzante, molto spesso il mio interlocutore replica con la battuta ironica ‘Che personaggio il vostro primo ministro!’.
Io ridacchio, cerco di minimizzare, ma dentro di me so perfettamente che gli scandali che coinvolgono i nostri politici sono incomprensibili agli occhi di chi viene da altre parti del mondo”.
Sullo stesso registro è Luca Faloni, torinese, fresco ex dell’ateneo.
Oggi Luca, 27 anni, un master nel 2007 e uno nel 2010, lavora per la Bain and Company, una società di consulenza. “All’estero ormai siamo abituati da anni alle continue gaffe, più o meno serie e problemi giudiziari, di Berlusconi”.
Poi ci confida una seconda preoccupazione: “Mi dispiace che oltre al continuo danno all’immagine del Paese e alla reputazione di tutti gli Italiani, nell’ultimo periodo ciò stia avendo ripercussioni notevoli anche per la stabilità finanziaria del nostro Paese. In questi mesi di turbolenza economica stiamo dando continuamente conferma di avere un governo ed in particolare un premier, incapace di pensare ai problemi seri del Paese. Non a caso i mercati finanziari hanno affossato il nostro mercato e il nostro debito”.
Quindi Berlusconi è un’aggravante per gli italiani d’oltremanica?
“Il mio giudizio su Berlusconi sarebbe lo stesso anche se non fossi all’estero, sia chiaro. Ma vivendo in un paese come l’Inghilterra, dove politici si dimettono immediatamente quando vengono sorpresi ad abusare della loro posizione, si capisce che certe cose che in Italia sembrano normali proprio non lo sono.
Te lo immagineresti David Cameron a fare battute sulla Merkel?”.
Andrea Valdambrini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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