CHI C’ERA DAVVERO AL REMIGRATION SUMMIT ORGANIZZATO IN ITALIA: VOLTI E NOMI DEL NUOVO RAZZISMO EUROPEO
LA RIUNIONE DI 400 ESPONENTI DELL’ESTREMA DESTRA MONDIALE
Lo scorso 17 maggio circa 400 tra attivisti, militanti e simpatizzanti dell’alt-right, si sono riuniti a Gallarate, in provincia di Varese, per partecipare alla prima edizione del Remigration Summit, il convegno internazionale dell’ultradestra voluto dall’attivista austriaco Martin Sellner e interamente dedicato al tema della remigrazione. Presentato come un momento di confronto per lanciare una nuova piattaforma politica europea, l’evento ha invece riunito – tra le pieghe del programma e dietro il paravento del linguaggio istituzionale – alcuni tra i principali esponenti dell’estrema destra radicale del continente e non solo.
Come raccontato nell’inchiesta undercover Caccia allo straniero realizzata da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, al teatro Gassman di Gallarate infatti ci sono proprio tutti: i tedeschi di Alternative für Deutschland; i portoghesi di Chega!, oggi terza forza politica del Paese; esponenti del movimento neofascista finlandese Sinimusta Liike; attivisti australiani e figure di primo piano dell’alt-right statunitense. A partire da una mappatura dei partecipanti del Summit – condotta attraverso l’analisi di immagini, video, post Telegram e strumenti di verifica open source – abbiamo ricostruito, con il contributo del media investigativo tedesco CORRECTIV, le presenze più rilevanti al grande raduno dell’internazionale dell’ultradestra.
Il lessico dell’odio: l’ascesa della parola remigrazione
Il termine “remigrazione” nasce in ambito accademico per
indicare il ritorno volontario dei migranti nei Paesi d’origine. A partire dagli anni 2010, però, il suo significato è stato alterato dai partiti e dai movimenti dell’estrema destra europea, che lo usano come eufemismo per proporre, di fatto, la deportazione delle persone non bianche residenti in Europa. Se nel 2024 la parola circolava quasi esclusivamente tra i gruppi neofascisti, è nel 2025 che fa il salto nella destra politica mainstream. In Germania è Alternative für Deutschland (Afd) a portarla per prima nel dibattito pubblico. In Italia, tocca alla Lega di Matteo Salvini.
Ma a rendere davvero popolare questo termine sono i cosiddetti “identitari”, i protagonisti dell’onda nera che attraversa l’Europa. Il movimento nasce in Francia nel 2012, con la fondazione di Génération Identitaire. Il suo obiettivo è “difendere l’identità culturale europea” da quelle che considera minacce esistenziali: l’immigrazione, l’Islam, la globalizzazione liberale. Secondo l’organizzazione britannica HOPE not Hate, Generation Identity è oggi il movimento più radicato e attivo del continente. È presente in almeno nove Paesi europei, con oltre sessanta sedi regionali. In Germania si chiama Identitäre Bewegung Deutschland, nelle Fiandre è noto come Generatie Identiteit. In Italia, invece, il capitolo locale – Generazione Identità – è rimasto attivo solo fino al 2017.
Dall’America all’Europa: il fronte comune dell’ultradestra globale
Sono molte le aree in cui l’ideologia identitaria e quella dell’alt-right americana si sovrappongono. Al Remigration Summit,
riscuotono particolare successo gli interventi delle relatrici statunitensi. Il primo è quello di Jacky Eubanks, repubblicana ed ex collaboratrice dell’organizzazione pro-Trump Turning Point USA. Considerata uno dei nuovi volti dell’estrema destra cristiana, antiabortista e contraria all’uso dei contraccettivi, si candida nel 2022 alla Camera dei Rappresentanti del Michigan, sostenuta proprio da un endorsement del Tycoon. Nelle immagini raccolte dal nostro giornalista sotto copertura, Eubanks viene presentata alla eurodeputata laghiesta Isabella Tovaglieri, presente anche lei alla convention. Oltre ad Eubanks c’è al ReSum anche Cyan Quinn, rappresentante del White Papers Policy Institute, gruppo di analisti che pubblica su Substack analisi socioeconomiche legate al tema della remigrazione.
A Gallarate non mancano gli attivisti e i nomi più importanti dell’alt-right: F. Roger Devlin, noto nell’ambiente per le sue posizioni nazionaliste e suprematiste, ma soprattutto Jared Taylor, che da anni lavora per facilitare il dialogo tra i movimenti di destra pan-europei e quelli statunitensi. Considerato il volto intellettuale del suprematismo bianco, Taylor fonda la rivista American Renaissance nel 1990, parallelamente, nel 1994 dà vita all’American Renaissance Conference, evento che, in modo simile al ReSum, unisce sotto lo stesso tetto prominenti speaker dell’ultra destra.
Un sostegno virtuale al Summit arriva anche dal New York Young Republican Club, il più grande club di giovani repubblicani negli Stati Uniti. Con un post su X e un comunicato esprimono “il nostro più forte sostegno e i nostri più cordiali saluti agli organizzatori e ai partecipanti del Remigration Summit 2025.” Dal 2020, il Club ha stretto una cooperazione ufficiale con Lega Giovani, partnership resa possibile dal supporto di Davide Quadri, all’epoca responsabile esteri e oggi Segretario Internazionale dei giovani del Carroccio, anche lui presente all’evento.
Germania, Paesi Bassi e Svizzera: la rete identitaria arriva a Gallarate
Oltre ai relatori e ai volti noti dell’alt-right americana, al Remigration Summit 2025 erano presenti soprattutto numerosi attivisti dei movimenti identitari europei, alcuni dei quali con un passato (e un presente) di azioni, indagini e condanne legate all’estremismo politico. Nella regione della Baviera, Maximilian Märkl è tra i principali referenti locali della Identitäre Bewegung. Secondo l’organizzazione GPAHE, a maggio 2025 l’attivista sarebbe stato coinvolto in una campagna che invitava gli studenti a porre domande sul tema della remigrazione in classe. Nel settembre 2024 è imputato dal tribunale di Stoccarda per propaganda d’odio e violazione di domicilio, a seguito di un’azione avvenuta a Untertürkheim nel 2023.
Gli altri membri attivi dell’organizzazione presenti a Gallarate sono Jannis George e Adrian Segner. George è un esponente della Junge Alternative Baden-Württemberg, nel 2024 viene eletto nel direttivo della sezione giovanile dell’AfD nonostante sia anche lui sotto processo per l’azione xenofoba condotta a
Stoccarda. Sempre nel 2024, George partecipa a eventi nei quali è presente Martin Sellner ed è protagonista di un’azione a Welzheim, dove avrebbe strappato dei manifesti commemorativi della Notte dei Cristalli. Mentre secondo quanto riportato da Autonome Antifa Freiburg, Segner sarebbe stato tra i partecipanti a cui, in un primo momento, la polizia federale avrebbe intimato di non lasciare la Germania, a causa di un fermo che avrebbe dovuto impedire all’attivista di partecipare a eventi internazionali di estrema destra.
Dai Paesi Bassi arrivano Thomas Deveson, affiliato al gruppo nazionalista Geuzenbond, operativo tra Belgio e Olanda, convinto promotore del tema della remigrazione, oltre a Frederik Jansen e Tom Russcher, membri del Forum voor Democratie (FvD). Jansen entra in FvD nel 2016, quando il think tank si trasforma in partito politico; dal 2017 al 2021 è fondatore e presidente della sezione giovanile di Jongerenorganisatie Forum voor Democratie (JFvD) che nel 2020 finisce al centro di un’inchiesta che rivelerebbe la circolazione interna di messaggi dal contenuto razzista e antisemita.
A Gallarate è presente anche un’importante delegazione svizzera: si tratta del movimento giovanile di estrema destra Junge Tat, fondato da Manuel Corchia e Tobias Lingg, entrambi presenti al Summit. Junge Tat condivide con i movimenti identitari una visione nazionalista e predica la remigrazione. Alcuni dei suoi componenti, in passato, hanno ricevuto una condanna per discriminazione razziale e per possesso illegale di armi.
Da Génération Identitaire a Reconquête: la Francia identitaria
Tra i partecipanti si distinguono anche volti noti della nuova destra francese, come Hilaire Bouyé, Jérémie Piano, e Aurélien Verhassel. Bouyé è l’attuale presidente di Génération Zemmour, l’ala giovanile del partito di destra Reconquête e la sua figura si inserisce nel quadro più ampio delle strategie di rinnovamento generazionale adottate dal partito del nazionalista Éric Zemmour.
Piano è l’ex portavoce di Génération Identitaire, sciolta dal governo francese nel 2021. Quello stesso anno riceve due condanne: la prima, per incitazione all’odio razziale in relazione a una campagna tenutasi ad Aix-en-Provence con slogan contro l’immigrazione e l’Islam; la seconda per provocazione all’odio in seguito alla pubblicazione di un video che denunciava una presunta “invasione migratoria”. Nel 2022 si candida comunque con Reconquête alle elezioni legislative di Bouches-du-Rhône, nel 2024 diventa infine membro attivo del gruppo Identité-Libertés, fondato da Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.
Aurélien Verhassel, ex leader di Génération Identitaire nelle Fiandre francesi, è conosciuto per aver gestito La Citadelle, bar associativo a Lille, considerato punto di riferimento per i militanti del movimento. Nel 2018 è coinvolto in un’inchiesta sotto copertura di Al Jazeera che documenta episodi di aggressione e razzismo nel locale: in seguito a queste vicende alcuni militanti vengono condannati perché avrebbero incitato all’odio, sostegno al terrorismo e aggressione fisica. Verhassel
ha proseguito la sua attività politica fino allo scioglimento de La Citadelle, nel 2024, imposto dal governo francese per motivi di discriminazione razziale.
Il Regno Unito dall’odio: da Patriotic Alternative alla remigrazione
Tra i protagonisti del ReSum ci sono anche i vertici di Homeland Party (HP), il nuovo soggetto della destra radicale britannica nato da una scissione interna di Patriotic Alternative, il principale partito neonazista del Regno Unito. Sul palco sale Kenny Smith, fondatore del partito. La sua militanza comincia alla fine degli anni ’90 nel British National Party, per poi proseguire nel 2019 con l’ingresso in Patriotic Alternative, dove rimane fino alla rottura del 2023 che porterà alla nascita di Homeland.
C’è poi Anthony Burrows, responsabile delle nomine all’interno del partito e figura chiave di HP a livello nazionale. Ex attivista dell’UKIP e del Brexit Party, nel 2019 Burrows apre un canale YouTube con lo pseudonimo “Anglofolk”, attraverso il quale recita poesie e discorsi di Oswald Mosley, il leader del partito fascista britannico di ispirazione mussoliniana. Nel 2021, a seguito di una segnalazione del collettivo Red Flare, la polizia del Derbyshire sequestra tre fucili dalla sua abitazione. Due anni dopo, in sede processuale, emerge che la decisione del sequestro sarebbe stata motivata anche dalla condivisione da parte di Burrows di link contenenti materiale di matrice estremista
A Gallarate è presente anche Kai Stephens, precedentemente noto con il nome di Barkley Walsh, ex membro di Patriotic Alternative e attivista di destra dall’età di 13 anni. Nel 2023 viene sottoposto a processo con l’accusa di molestie nei confronti di membri della comunità LGBTQ+. Come condizione per la libertà su cauzione, gli viene imposto il divieto di partecipare agli eventi della comunità queer.
Tra gli uomini più attivi dietro le quinte del ReSum c’è Martin Kuziel, responsabile delle relazioni internazionali di Homeland Party. Sarebbe lui a tessere la rete di contatti con altri movimenti identitari europei, come AfD in Germania o Konfederacja in Polonia. In passato avrebbe promosso il White Stag Athletic Club, un gruppo che la magistratura britannica ha definito un’organizzazione a fini criminali e terroristici.
Sotto la sua regia, i rapporti internazionali del partito si rafforzano proprio nei giorni che precedono il Summit. Il 26 aprile, Homeland organizza la propria Remigration Conference, una sorta di anteprima dell’evento italiano. Tra i partecipanti Lena Kotré, il marito Steffen (entrambi deputati di AfD) e Renaud Camus, l’intellettuale francese che ha teorizzato la “Grande Sostituzione”. Camus interviene da remoto, dopo che il Ministero dell’Interno britannico gli ha vietato l’ingresso nel Paese.
Sinimusta Liike e l’estrema destra finlandese
Si chiama Movimento Blu-Nero, Sinimusta Liike, e si definisce radicale e tradizionalista. Inizialmente inserito nel registro ufficiale dei partiti finlandesi, torna a essere solo un movimento
nel 2022, a seguito di una sentenza della Corte Suprema Amministrativa che ritiene gli obiettivi del partito non compatibili con i principi democratici e i diritti umani fondamentali.
Così Sinimusta Liike ci riprova. A maggio 2025 raccoglie il numero minimo di firme per avviare un riesame e tentare di riacquisire lo status di partito. Il successo della petizione è l’indicatore della crescente visibilità del movimento nel dibattito pubblico. Leader del partito è Tuukka Kuru, condannato nel 2023 a 40 giorni di multa per “incitamento all’odio contro gruppi etnici e religiosi” in seguito a commenti antisemiti pubblicati sui social media.
Tra i finlandesi al ReSum25 partecipano Tapio Rantanen, vicepresidente del partito, e l’attivista Juuso Heijari, ex membro del gruppo neonazista Nordic Resistance Movement, sciolto nel 2020 dalla Corte Suprema finlandese. Con loro anche Junes Lokka, un politico più volte condannato per discriminazione razziale, noto per le sue posizioni anti-immigrazione che lo hanno reso un volto riconoscibile dell’estrema destra finlandese.
Deport Them Now: la rete europea dell’odio entra in azione
Dalla Spagna arriva invece Christian Lupiáñez, che partecipa al Remigration Summit come delegato di Deport Them Now, una rete transnazionale dell’estrema destra xenofoba. In un video pubblicato su Youtube subito dopo l’evento, attacca frontalmente stampa e oppositori: “Siamo andati al Summit a testa alta, per dire quello che voi non osate nemmeno pensare:
che la remigrazione non è solo un’idea. È una necessità. È unarealtà.”, afferma in un video che si apre con un saluto romano.
Poche settimane dopo, il suo nome appare tra gli arrestati per gli scontri di Torre Pacheco, nella regione spagnola di Murcia. Il 9 luglio, un uomo di 68 anni viene aggredito in strada. Sui social si diffonde la voce che a colpirlo siano stati cinque giovani immigrati, forse nordafricani. Le immagini, scollegate dai fatti, iniziano a circolare — amplificate anche dai canali Telegram di Deport Them Now. È l’innesco perfetto: la rabbia divampa, la città sprofonda nel caos. Tre giorni di scontri si chiudono con undici arresti, dieci dei quali legati a gruppi dell’estrema destra. Solo più tardi, grazie alla ricostruzione puntuale di Maldita.es, si scoprirà che le immagini usate per scatenare la caccia all’uomo non avevano alcun legame con l’aggressione.
(da Fanpage)
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