CHI DI STREAMING FERISCE, DI STREAMING OLIMPICO PERISCE
I GRILLINI DA CAMPIONI DELLA TRASPARENZA E DEL REFERENDUM POPOLARE A POLITICI CHE FUGGONO E SI NASCONDONO COME I LADRI DI PISA
Erano i campioni dello streaming. Brandivano le dirette di riunioni e di incontri più o meno segreti come una clava con cui bastonare la “vecchia politica”, i partiti accusati di tutti i mali che affliggono l’Italia.
Ve li ricordati i poveri Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta costretti a subire le umiliazioni di consultazioni senza precedenti nella storia della Repubblica?
E l’urlo di Matteo Renzi “Beppe esci da questo blog”?
Avevano promesso di aprire il parlamento come una scatola di tonno e di portare la trasparenza nelle segrete stanze del potere.
Avevano promesso di consultare i cittadini per tutte le scelte più importanti, dal candidato al Quirinale ai traditori da espellere dal movimento.
Erano tutto questo. E forse lo saranno ancora. Ma l’eccezione (che conferma la regola?) c’è stata. E non poteva essere più dirompente.
Anche perchè, se la politica arretra davanti alla violenza mediatica del M5S, il Presidente del Coni Giovanni Malagò rilancia: “a grillino, grillino e mezzo”.
Così, dopo aver inseguito il sindaco Raggi per settimane e mesi, alla ricerca di un confronto sulle Olimpiadi che alla fine non c’è mai stato, ha chiesto che l’incontro, finalmente concesso a ridosso della conferenza stampa, fosse trasmesso in streaming. Un vero colpo basso per i cinque stelle che in genere sono abituati a rivendicare la trasparenza, non a subirla.
Un colpo basso a cui i grillini hanno reagito commettendo un passo falso (forse l’ennesimo in questa triste vicenda), rifiutando che telecamere e web dessero conto della fatidica riunione.
E allora la domanda sorge spontanea: che avrebbero detto loro se fosse accaduto l’inverso, se fosse stato il Coni a rifiutare la trasparenza?
Ma non finisce qui. In campagna elettorale, la futura sindaca Raggi aveva promesso che a decidere sarebbero stati i cittadini romani con un referendum. Bene.
E poi cos’è successo (per dirla con i Tiromancino)? Che il referendum non c’è stato. Che i romani, prima della conferenza stampa in cui Raggi ha emesso la sua sentenza di condanna a morte delle Olimpiadi, non hanno avuto la possibilità di sapere cosa pensasse il loro sindaco dei Giochi, se non da più o meno ben informati retroscena.
E che l’incontro con il Coni è saltato perchè il primo cittadino si è fatto attendere per quasi un’ora (ufficialmente a un incontro con il ministro Delrio, si è fatta poi beccare dai fotografi “attovagliata” in una trattoria romana).
Per carità , le belle donne possono anche farsi attendere, ma non quando rappresentano le istituzioni e soprattutto milioni di cittadini romani.
Bucare quell’appuntamento ha dato il senso dell’ennesima sgrammaticatura in una vicenda che fa acqua da tutte le parti.
E allora viene da chiedersi se sia solo un pasticciaccio brutto o una precisa strategia. Se il futuro di Roma (in attesa da 21 giorni dell’Assessore che dovrà occuparsi del suo disastrato bilancio) sarà di dialogo e confronto o di fuga e silenzio.
E, soprattutto, se mai qualcuno degli alfieri della trasparenza vorrà spiegarci cosa è successo davvero.
Speriamo solo di non doverlo scoprire attraverso l’ennesima, anonima pubblicazione di mail rubate.
Myrta Merlino
(da “Huffingtonpost”)
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