CHI HA AIUTATO LA SPIA RUSSA ARTEM USS A SCAPPARE DAI DOMICILIARI NONOSTANTE IL BRACCIALETTO ELETTRONICO?
C’E’ LA MANO DEI SERVIZI SEGRETI RUSSI, MA QUALCHE AUTORITA’ ITALIANA E’ COINVOLTA?… L’ALLARME SCATTATO IN RITARDO E I CARABINIERI CHE ARRIVANO SOLO UN’ORA DOPO DALLA FUGA
A quasi una settimana dalla fuga da Bosco Vione di Basiglio del manager, figlio del governatore di una regione siberiana, gli investigatori parlano quasi con certezza di una trama raffinata «di ruoli e compiti precisi»
Una spystory che dal Parco Sud di Milano arriva direttamente in Russia. A quasi una settimana dalla fuga da Bosco Vione di Basiglio dell’imprenditore russo Artem Uss, figlio del governatore di una regione siberiana, ora gli investigatori sostengono sempre di più l’ipotesi di una rete strutturata di uomini, servizi segreti e numerosi complici, che avrebbero messo in atto un raffinato piano di evasione.
«Un blitz chirurgico» spiegano gli inquirenti, che ora affermano quasi con certezza un ruolo decisivo dei servizi segreti del Cremlino. Artem Uss sarebbe già all’estero, ma l’identità di chi a Milano lo abbia aiutato potrebbe essere svelata molto presto. Lo scorso 17 ottobre l’imprenditore era stato fermato a Malpensa su mandato d’arresto internazionale dell’autorità giudiziaria di New York. Si trovava ai domiciliari nella sua casa a Basiglio, in provincia di Milano, in attesa della sentenza della Corte d’Appello.
L’estradizione e la scomparsa
Il 21 marzo scorso è stata poi concessa l’estradizione negli Stati Uniti, ma il cittadino russo ha fatto perdere completamente le sue tracce. Gli investigatori che lavorano senza sosta per cercarlo ricostruiscono di ora in ora una rete complessa di complici, «con ruoli e compiti ben precisi», che avrebbe messo in atto per conto del manager «un piano organizzato nei minimi dettagli». Già lo scorso ottobre, all’epoca dell’arresto di Uss, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, aveva pronunciato frasi che oggi sembrano piuttosto profetiche: «Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss», aveva detto.
A fine novembre Artem Uss viene scarcerato dai giudici della quinta sezione della Corte d’Appello su richiesta dei legali italiani Vinicio Nardo e Fabio De Matteis. I giudici gli concedono i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento che la moglie Maria Yagodina affitta per lui a Basiglio. Poi la storia dell’estradizione concessa e la sparizione.
Le armi da guerra
Sull’inchiesta coordinata dal pm Giovanni Tarzia c’è anche l’attenzione del procuratore Marcello Viola, capo del pool antiterrorismo che poche ore fa ha avuto un incontro con le autorità statunitensi: questo anche per le accuse mosse dagli Usa, che oltre alla violazione dell’embargo con il Venezuela, ipotizzano un ruolo attivo dell’imprenditore Artem Uss nell’acquisto di tecnologie hi-tech di guerra proprio per conto del presidente russo. Armamenti che il Cremlino utilizzerebbe nel conflitto con l’Ucraina.
L’irruzione in casa e la ricerca del telefonino
La moglie di Uss, Maria Yagodina possiede una casa nell’ex cascina Vione trasformata in un abitazione di lusso. Ma al momento dei domiciliari, l’appartamento si trovava in ristrutturazione, da qui la decisione di affidare una casa a Basiglio. Il 13 marzo 2023 la donna sparisce e torna in Russia. Pochi giorni dopo sarà Uss ad allontanarsi: intorno alle 14.00 di mercoledì 22 marzo un uomo con un’utilitaria si presenta a Basiglio inquadrato dalle telecamere di sorveglianza mentre aiuta Uss a salire nell’auto parcheggiata in un punto isolato.
Gli investigatori scopriranno che l’uomo originario dell’Est non è il reale utilizzatore della macchina. Le immagini fissano il momento preciso del prelevamento alle 14.07, ma l’allarme del braccialetto scatta con qualche minuto di ritardo. I carabinieri entreranno quasi un’ora dopo a casa di Uss dopo l’intervento dei pompieri per sfondare la porta blindata. I militari troveranno solo pochi vestiti: la certezza però è che che Uss avesse anche un telefonino, finora mai trovato, utile per parlare con la moglie e con i legali.
I conti per milioni di euro
Figlio del governatore di una regione siberiana, Artem Uss ha numerosi conti in tutto il mondo: gli inquirenti parlando di disponibilità per milioni di euro. Due le società principali intestate all’imprenditore: la Luxury sardina e la Hotel don Diego con sede fino al 2016 in piazza Cavour 3 a Milano. Gli inquirenti continuano a lavorare anche sui tabulati del telefono di Uss e sul sospetto che fosse in contatto con la sua rete di complici in Italia. Dopo essere stato prelevato, il manager avrebbe effettuato «il cambio macchina» pochi chilometri dopo, con molta probabilità per raggiungere il confine svizzero o sloveno via terra.
(da Open)
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