CO.CO.PRO, IN CALO DEL 22% IN UN ANNO: SMONTATE LE INTENZIONI DI RENZI
LE COLLABORAZIONI A PROGETTO NON SONO PIU’ LA FORMA PREVALENTE TRA I PARA-SUBORDINATI… IN COMPENSO BISOGNEREBBE AGIRE SUL PART -TIME CHE NASCONDE IL NERO
Uno dei punti chiave della lotta alla precarietà del lavoro, su cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha intenzione di mettere mano con il Jobs Act, forse non necessita di un intervento del governo.
Si tratta dei Cocopro, le collaborazioni a progetto, una delle forme più flessibili d’ingresso nel mercato del lavoro: secondo il report Datagiovani, pubblicato dal Sole 24 Ore, e sviluppato sui dati dell’Osservatorio sui lavoratori parasubordinati dell’Inps, i collaboratori a progetti sono in calo del 22% nel 2013 rispetto all’anno precedente (-145mila).
Un trend che segue quello del 2012, dove sono diminuiti del 6,5%.
I cocopro non sono più la forma prevalente tra i contratti di lavoratori para-subordinati: questo perchè il calo si è registrato negli ultimi due anni per effetto della Legge Fornero che è intervenuta direttamente sulla questione, fissando paletti precisi. Ora il ‘progetto’ deve essere specifico, ben descritto e collegato a un risultato effettivo e individuabile.
Non solo: il compenso deve essere adeguato alle forme di prestazioni lavorative e comunque legato ai minimi salariali stabiliti da Contratti nazionali assimilabili alle mansioni che si ricoprono.
Non solo: scrive ancora il Sole 24 Ore che “il 30% dei Cocopro ha meno di trent’anni ed è proprio in questa classe che si sono verificate le più gravi perdite numeriche rispetto al 2012 (-30%).
Una classe d’età che guadagna meno di tutti: nemmeno 5mila euro di media, da cui scaturiscono contributi pensionistici di media entità .
Inoltre, un caso su tre i giovani non riescono a vedere accreditato nemmeno un mese di contributi, mentre circa il 44% accantona da uno a cinque mesi di contributi pensionistici”.
Come annunciato dal premier Renzi, il governo con la riforma del lavoro intende intervenire proprio sui contratti a progetto e sui cococo: questi ultimi però, dopo l’intervento del 2003, restano in vigore solo per alcune categorie di lavoratori (professionisti, sindaci di società ecc).
Su altre forme di lavoro precario, invece, per il momento non si è deciso di intervenire, ma bisognerà comunque aspettare i decreti delegati al Jobs Act, dopo l’approvazione della legge delega da parte del Parlamento.
Per avere un’idea chiara ci vorrà quindi del tempo.
“Ma se la legge Fornero sembra aver prodotto risultati positivi sul fronte dei Cocopro, c’è il rovescio della medaglia: secondo Italia Oggi, è in costante crescita il lavoro part-time, ma dietro un terzo dei contratti si nasconde “una quota di lavoro non dichiarata”. Nero, quindi:
Nel 2000 gli occupati a tempo parziale erano meno di tre milioni, nel 2013 sono diventati più di quattro milioni, con una crescita del 40%. Ma la progressione più significativa si è registrata negli ultimi anni, quelli della crisi economica e della riforma Fornero.
Secondo l’Istat, in parallelo è cresciuto anche il fenomeno dei falsi part-time, contratti che nascondono in realtà un tempo pieno o strumento di flessibilità in grado di adattarsi senza troppe complicazioni alle esigenze produttive dell’azienda.
Più di un quinto di questi contratti sarebbe fasullo. Le ore realmente lavorate sarebbero il 40% in più di quelle dichiarate”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply