COMUNALI NAPOLI: PATTO PD-M5S, C’E’ MANFREDI MA SE SI SBLOCCA ROMA AVANZA FICO
TUTTO DIPENDE DALLA TRATTATIVA PER LA CAPITALE
Guai a immaginarli in competizione tra loro. I due si conoscono, si stimano. E sanno che si ritrovano involontariamente in pista l’uno accanto all’altro. Ai nastri di partenza per strappare la candidatura a sindaco di Napoli.
Solo uno dei due dovrebbe spuntarla: si tratta di Gaetano Manfredi, ex ministro dell’Università ed ex rettore della Federico II, e Roberto Fico, presidente della Camera in quota M5s. Sono i due nomi su cui si stringe per chiudere l’alleanza di centrosinistra allargata ai Cinque stelle.
Meno quotato ormai Enzo Amendola, sottosegretario al governo Draghi. Sale Manfredi in questa fase. Perché in grado di tenere insieme il gradimento di Pd, Cinque stelle – sponda Conte, l’ex premier con cui ha un rapporto strettissimo – e finanche del governatore Vincenzo De Luca. L’ex rettore candidato in pectore? Non ancora.
Perché il destino di Napoli si incrocia inevitabilmente con quello degli altri Comuni al voto. In particolare con Roma. E nelle ultime ore fervono gli incontri per provare fino all’ultimo a sbloccare l’alleanza al primo turno tra Pd e 5s nella capitale.
Significa per i 5 stelle rinunciare alla candidatura di Virginia Raggi. A quel punto su Roma andrebbe un candidato Pd: il sogno si chiama Nicola Zingaretti. E su questa partita si incastra un pezzo di Napoli: a rappresentare l’area politica di Zingaretti a livello nazionale c’è Nicola Oddati, ex coordinatore della segretaria Pd ed ex assessore a Palazzo San Giacomo.
Voci dal Nazareno dicono che frequenti sono i contatti tra Oddati e il segretario Enrico Letta: i due si sarebbero incontrati anche nelle ultime ore. Ecco il piano: sbloccare la trattativa Pd- M5s su Roma spianerebbe la strada a Fico su Napoli.
Nonostante la difficoltà dell’avvicendamento alla presidenza della Camera alla vigilia dell’elezione per il nuovo presidente della Repubblica. Ma è un’opzione, quella di Fico, tenuta ancora in caldo anche dalla segreteria napoletana dei dem. È scattato ormai il conto alla rovescia: si conta di chiudere entro fine aprile, inizio maggio con il nome del candidato e la definizione dell’alleanza. Non convince l’ipotesi delle primarie, caldeggiata in primis dai renziani.
Il primo a non aver gradito la difesa di uno strumento di partecipazione che ha mostrato i suoi limiti a Napoli nel 2011 e nel 2016 sarebbe proprio De Luca. Il quale, più restio all’intesa con l’M5s, farebbe ormai il tifo per Manfredi e sa bene che l’ex ministro non parteciperebbe mai alle primarie. Non solo.
Manfredi chiede garanzie sulla norma ad hoc per risollevare le finanze del Comune. E vorrebbe mano libera sulle scelte di governo: nomine in giunta, nelle partecipate. Scelte in autonomia che darebbero qualche fastidio ai primatisti di voti del Pd napoletano: in particolare, il capogruppo in Regione Mario Casillo. Tant’è che rumors – non confermati – raccontano di Casillo che guarda con favore alla candidatura dell’imprenditore Riccardo Maria Monti. Per il programma elettorale il Pd lancia il 23 e 24 aprile una due giorni sull’ambiente e per l’inizio della settimana prossima riconvoca il tavolo con gli alleati di centrosinistra e M5s.
Intanto a sinistra è pronta la campagna di affissione promossa da un comitato con 3 mila adesione per lanciare la candidatura di Sergio D’Angelo, leader delle coop Gesco e commissario dell’acquedotto Abc. E Antonio Bassolino, già candidato, ricorda di essere “uno dei fondatori del Pd e di essere in campo per vincere”. Nel centrodestra si aspetta l’ok del magistrato Catello Maresca, figura in grado di attrarre anche pezzi di De Luca.
Fratelli d’Italia e Forza Italia non ne vogliono sapere di rinunciare ai loro simboli sulla scheda elettorale. Ed è tensione tra i berlusconiani, con le dimissioni da coordinatore cittadino di Stanislao Lanzotti, consigliere comunale, che lavora a una lista autonoma di moderati.
(da “La Repubblica”)
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