CONFRONTO SKY SINDACI ROMA, IL GIUDIZIO DEGLI ESPERTI: “NESSUNO ERA SICURO DI SE’, FREDDI IN UNA CITTA’ CALDA”
MAURIZIO COSTANZO E KLAUS DAVI GIUDICANO IL CONFRONTO: “PIATTI, SENZA GUIZZI E COLPI DI SCENA”… I MENO PEGGIO? MARCHINI E GIACHETTI
Maurizio Costanzo e Klaus Davi concordano: i candidati a sindaco di Roma, nel confronto Sky, sono risultati piatti, con pochi guizzi e nessuno ha regalato colpi di scena. Insomma, secondo gli esperti, poca sicurezza.
Anche per “colpa del format, che di fatto ingabbiava il confronto e non prevedeva un botta e risposta tra i singoli”. Il che però ha favorativo l’illustrazione dei punti del programma.
I candidati dunque “non hanno scaldato e non hanno convinto veramente il pubblico”, spiega Klaus Davi, esperto di comunicazione.
Nessuno quindi è risultato essere un fuoriclasse davanti alla telecamera riuscendo a prevalere sugli altri.
Per Costanzo, che di mestere televisivo ne ha parecchio, lo scontro — se di scontro si può parlare – è stato tra la candidata pentastellata e Meloni: “Non si sono simpatiche e forse la Raggi ha detto cose che davano fastidio alla Meloni che infatti alzava sempre gli occhi. Poi tutti si sono coalizzati contro la Raggi”.
Però, dice ancora Costanzo, “nessuno era sicuro di sè, forse la grillina lo sembrava un po’ di più, ma nessuno ha trasmesso sicurezza. Non è stato uno scontro verbale da mercato, ma uno scontro fatto più di sguardi e di movenze. La Raggi è stata ripetitiva. Alla fine, secondo me, ha vinto Giachetti, ma confesso di avere una simpatia per lui. Il più convincente invece in termini televisivi è stato Alfio Marchini, più distacato e al di sopra. A seguire Giachetti”.
A proposito di movenze, secondo Davi, “la Raggi è la più costruita negli atteggiamenti. La Meloni a volte un po’ bulla e aggressiva, forse per recuperare voti. Alla fine la candidata M5S ha fatto un appello nervoso e poco incisivo, molto da baci perugina”.
L’esperto di comunicazione passa quindi i candidati in rassegna uno per uno: “Marchini impeccabile ma algido. È partito alla grande ma poi l’ho visto indebolirsi, è un centrometrista non un maratoneta. Non so dire che difetti abbia ma nell’insieme non convince”.
Secondo Davi, il candidato del Pd “era vestito male, ma i contenuti mi sono piaciuti, ha fatto un grande sforzo. A lui è toccata la prova più difficile: far dimenticare Ignazio Marino. E secondo me ci è abbastanza riuscito. All’inizio era molto nervoso, poi si è rilassato. Per competenza avrei premiato Giachetti, ma tra la barba e il fatto che non indossava la cravatta è bocciato. Mia mamma si spaventa. Non è rassicurante per un’anziana”.
Infine “Stefano Fassina il candidato di Sinistra italiana non mi è dispiaciuto per niente. L’ho trovato appassionato e non saccente. Anzi, dirò di più, si è tolto la saccenza del bocconiano. Era più diretto. Gli ha fatto bene essere stato eliminato per quell’errore nella presentazione delle liste e poi riammesso. Alla fine però – conclude Davi – nessuno ha scaldato, il problema era il format, ottimo in altri contesto ma mal si concilia con la romanità che è tutta fisica emotiva e calda. Insomma, in un format freddo per una politica calda, le due donne hanno vinto”.
E Carlo Freccero? Il consigliere Rai ha visto Gomorra. “Non sono masochista”.
(da “Huffingtonpost”)
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