CONTI SVIZZERI E SOCIETA’ IN CANADA: I TRUCCHI DEL MOSE
GLI INQUIRENTI SONO ARRIVATI ALLA CRICCA VENEZIANA GRAZIE AL DEPOSITO ESTERO DELLA MOGLIE DI CUCCIOLETTA
Una società in Canada, Saxstone Trading Ltd, che acquista materiale in Croazia per realizzare il Mose a Venezia e si fa pagare le fatture in conti accesi in Svizzera e nella Repubblica di San Marino.
Tutto è funzionato alla perfezione, fino alla prima verifica fiscale nel 2010 alla Mantovani.
Una semplicissima operazione del nucleo tributario della Guardia di Finanza che ha però scoperto che le registrazioni nei libri contabili non tornavano: perchè una fattura con materiale in partenza per 250 mila euro dalla Croazia poi diventava il doppio? Perchè la società canadese cura la lavorazione oltre al trasporto e a tutto ciò che è necessario, è stata la prima difesa di Giovanni Mazzacurati, all’epoca presidente della Mantovani.
Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno avviato le indagini e scoperto che gli uffici della Saxstone Trading erano una scrivania e poco più e soprattutto che i bonifici arrivavano sul conto corrente 2120.001.01 aperto presso la banca Tulius Baer di Zurigo e intestato alla signora Chiara Gherardi, moglie del presidente Magistrato alle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta .
E la serenissima cricca ha così cominciato a prendere forma.
Da allora in tre anni di indagini gli uomini del nucleo tributario della Guardia di Finanza e i pubblici ministeri della procura di Venezia, Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) hanno ricostruito un giro di fatture gonfiate per creare 40 milioni di euro in fondi neri all’estero.
E, assieme a questo, verificato il coinvolgimento in quello che è stato definito dal procuratore Capo Carlo Nordio “un sistema corruttivo più sofisticato di Tangentopoli” di un giudice della Corte dei Corti e di due magistrati delle acque, Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, oltre a numerosi politici tra cui l’ex ministro egovernatore del Veneto, Giancarlo Galan, e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni.
Complessivamente 35 arrestati, 25 in carcere e 10 ai domiciliari. E questo, hanno garantito gli inquirenti è solamente l’inizio: a quanto si apprende ci sono almeno altri tre filoni di indagine ancora aperti.
Il sistema corruttivo era semplice.
Secondo quanto ricostruito Mazzacurati guidava una sorta di cordata di imprenditori interessati a mettere le mani sul Mose e su altre opere in Regione, tra cui il nuovo ospedale di Padova.
Ma il Mose aveva bisogno di finanziamenti da Roma, quindi dal Cipe.
Per ottenerli aveva così creato una rete di politici amici, capitanata da Galan — ricostruiscono gli inquirenti — che aiutava a instaurare rapporti nel Palazzo.
Ma anche l’ex ministro Altero Matteoli, indagato per la bonifica di Porto Marghera (un’altra opera di interesse di Mazzacurati), aveva contribuito a presentare esponenti dell’allora governo Berlusconi, come Gianni Letta.
“L’intervento è andato a buon fine”, intercettano gli inquirenti tra i colloqui di Mazzacurati che si riferisce all’operato di Marco Milanese, all’epoca consigliere fidato di Giulio Tremonti, interessato ad “accellerare” alcune pratiche al Mef.
Quindi da una parte la cricca serenissima si era creata la rete protettiva nei Palazzi, dall’altra aveva bisogno di garantirsi il minor numero possibile di controlli e per questo era riuscita ad arruolare i due magistrati delle acque, il giudice della Corte dei Conti, l’ex generale della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante, tra gli altri. Tutti stipendiati regolarmente. Da Milanese a Spaziante.
Ma l’inchiesta è destinata ad allargarsi. Sono in corso anche le verifiche su tutte le società che hanno avuto rapporti con Cvn e Mazzacurati per verificare ulteriori creazione di fondi neri con false fatturazioni.
Al momento sono stati accertati 40 milioni e di questi per ben 22 milioni gli inquirenti hanno ricostruito l’uso che ne è stato fatto.
C’è poi da ricostruire il mondo delle aziende legate in cooperativa e controllate da Pio Savioli.
Non si esclude dunque che il giro individuato sia solo una minima parte e che dal Mose il sistema possa esseri allargato anche ad altre opere realizzate in Veneto, dalla Pedemontana al Passante di Mestre, dalle bonifiche dell’area di Marghera all’ospedale di Mestre.
A dare una mano alle indagini potrebbero essere gli stessi arrestati.
Oggi infatti cominciano i primi interrogatori di garanzia del gip Alberto Scaramuzza. Il primo sarà Giorgio Orsoni, stamani nell’aula bunker di Mestre, seguito da quello dell’ex assessore Renato Chisso, per rogatoria, detenuto nel carcere di Pisa.
Ogni Tangentopoli ha il suo Mario Chiesa.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply